Die Frau ohne Schatten: interpreti

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Die Frau ohne Schatten: interpreti

Messaggioda pbagnoli » mar 17 mag 2011, 22:44

E' lo spettacolo dell'anno venturo che - probabilmente - aspettiamo di più.
Io sono cresciuto con la registrazione live di Bohm, con Rysanek, King, Nilsson (stra-or-di-na-ria) e Berry, ma poi ne ho prese altre, anche se l'impatto di quella registrazione per me è ancora immutato.
Noi avremo la Magee e Botha come coppia di Imperatori: nessuno dei due - sulla carta - mi soddisfa; d'altra parte sono due ruoli talmente iperbolici che è difficile trovare una vera quadratura.
Dovessimo pensare a un cast davvero all stars, a chi ci affideremmo?
Comincio io:

Imperatrice: Irène Theorin (e già qui Matteo avrà da ridire) o Eva-Marie Westbroeck
Imperatore: Klaus Florian Vogt (con qualche dubbio)
Amme: Angela Denoke
Farber: Michael Volle
Farberin: Evelyn Herlitzius

Direttore: Kent Nagano
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Re: Die Frau ohne Schatten: interpreti

Messaggioda marco » mer 18 mag 2011, 11:56

pbagnoli ha scritto:E' lo spettacolo dell'anno venturo che - probabilmente - aspettiamo di più.
Io sono cresciuto con la registrazione live di Bohm, con Rysanek, King, Nilsson (stra-or-di-na-ria) e Berry, ma poi ne ho prese altre, anche se l'impatto di quella registrazione per me è ancora immutato.
Noi avremo la Magee e Botha come coppia di Imperatori: nessuno dei due - sulla carta - mi soddisfa; d'altra parte sono due ruoli talmente iperbolici che è difficile trovare una vera quadratura.
Dovessimo pensare a un cast davvero all stars, a chi ci affideremmo?
Comincio io:

Imperatrice: Irène Theorin (e già qui Matteo avrà da ridire) o Eva-Marie Westbroeck
Imperatore: Klaus Florian Vogt (con qualche dubbio)
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la Westbroek doveva farla alla Scala ma la rinuncia implica che lei stessa non lo senta più un ruolo suo, credo proprio a livello meramente esecutivo e penso che abbia ragione;
Vogt credo lo farà a baden-baden con Thielemann nel '13;
e ricordo che il prossimo anno a Vienna verrà ripreso l'allestimento di Carsen di cui lessi meraviglie e ci sarà l'Herlitzius
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Re: Die Frau ohne Schatten: interpreti

Messaggioda Maugham » mer 18 mag 2011, 15:52

pbagnoli ha scritto:Imperatrice: Irène Theorin (e già qui Matteo avrà da ridire) o Eva-Marie Westbroeck

Netrebko
Imperatore: Klaus Florian Vogt (con qualche dubbio)

Sentito ad Amsterdam. Piccino ed algido per un personaggio così carnale e sensuale.
Butto lì. Cura o Richards.
Amme: Angela Denoke

OK. Anche la Meier.
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Anche se Volle è un mio mito preferirei Finley. Anche se in alto... O Goerne.
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Ecco lì vorrei la Westbroek.
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Io vorrei sentire Currentzis o Metzmacher. (un ingrassatore e uno sgrassatore tutti e due però sui generis, lontano qundi dai modelli Thielemann e Sinopoli)
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Re: Die Frau ohne Schatten: interpreti

Messaggioda MatMarazzi » sab 21 mag 2011, 11:05

pbagnoli ha scritto:Noi avremo la Magee e Botha come coppia di Imperatori: nessuno dei due - sulla carta - mi soddisfa; d'altra parte sono due ruoli talmente iperbolici che è difficile trovare una vera quadratura.
Dovessimo pensare a un cast davvero all stars, a chi ci affideremmo?


Bell'argomento.
Io trovo il cast scaligero veramente modesto e in buona parte sbagliato.
Ciò che più mi rattrista è che molti di quegli errori derivano da tendenze cristallizzate nel tempo ma illogiche rispetto alla natura dei ruoli.
Anche l'imperatore (creato da Karl Aagaard Østvig), proprio come Bacchus e i successivi Menelas e Apollo appartiene a una singolare tipologia di eroismo, che solo per pigrizia è stato poi associato all'heldentenor bayreutiano (ossia tenore baritonale, possente nei centri, declamatore). Il tenore eroico straussiano è sensibilmente più acuto, più splendente e con una formazione tecnica principalmente vocalistica: i modelli sono i Jadlowker, per altro creatore di Bacchus, i Roswaenge, gli Anders, a sua volta creatore del messaggero Piemontese, insomma quei tenori "vocalisti" e spettacolari che furoreggiavano in area tedesca e si estinsero nei primi anni 50.
Per il Kaiser la pessima consuetudine di chiamare vocalità centralizzanti, bronzee ma pesanti e affaticate in acuto, tradisce il personaggio, la sua natura radiosa e (appunto) imperiale.
Ci vorrebbero voci più chiare e eroiche, sì, ma nel senso di brillante, squillanti come trombe, capaci di dinamica.
Botha è invece il solito tenorone baritonale e declamatorio, dal canto aspro e violento. Passi se fosse un grande interprete o un grande musicista (come era Thomas); e passi se la sua voce fosse effettivamente impressionante (come era il timbro meraviglioso di King), ma Botha non è niente di tutto questo. E' solo una banale scelta, che sposa una banale consuetudine.

In teoria l'ipotesi Vogt avrebbe potuto funzionare: purtroppo in pratica non funzionò (l'ho sentito dal vivo ad Amsterdam) perché il tenore risultava come congelato, intimidito.
Forse avrebbe avuto bisogno di un direttore più attento a una vocalità come la sua.
Se non fosse per l'assurdo gioco col suo cognome, io sosterrei per questi ruoli la causa di Joseph ...Kaiser.
Vocazione declamatoria ce l'ha pure lui, ma con grande senso della leggerezza e della sfumatura e buona facilità all'acuto.
Inoltre ha ottime capacità attoriale e vigore scenico.

Per l'imperatrice, Pietro, resto di stucco di fronte alle tue ipotesi.
L'imperatrice è creatura spirituale, aerea, a cui Strauss riserva la scrittura più "virtuosistica" immaginabile.
la grande Rysanek (sdoganando, con la sua meravigliosa interpretazione, l'ipotesi Jugendlisch-Dramatische) ci ha un po' imbrogliati. Il ruolo non è per declamatrici.
Vi sono re sopracuti! Vi sono picchettati! Vi sono lunghe frasi in pianissimo.
E poi tutta la parte dovrebbe distinguersi dall'altra (la moglie di Barak) per la propria scarsa femminilità: l'umana è un vulcano di ardore femminile, potenza di sentimenti, urlo della carne; l'imperatrice è opposta in tutto e dovrebbe avere nel suono una sorta di non-umanità, una trasparenza cristallina (il cristallo appunto non proietta ombra).
Anche in questo caso l'ossessione della banalità ci ha spinto a sollecitare le straussiane tuttofare, mentre avremmo dovuto puntare a mozartiane, a virtuose, paradossalmente a belcantiste.
Oggi io vedrei nell'Harteros un'interprete abbastanza adeguata. Quindici anni fa l'avrei vista nella Fleming; trent'anni fa nella Te kanawa; cinquanta anni fa nella Della Casa.
Più ci penso, più avrei sognato di sentire in questo ruolo (nei primissimi anni 60) un Sutherland, almeno in disco.
La Westbroek è un'esplosione tellurica di femminilità: non si capirebbe la differenza fra lei e moglie di Barak. Non parliamo poi di cosa combinerebbe sui re naturali e bemolli sopracuti, lei che persino sul si bemolle è in difficoltà.

La coppia terrena dovrebbe opporsi a quella divina anche in termini di vocalità. la loro voce dovrebbe esaltare la carne, la sensualità, la materia, e quindi le passioni dell'essere umano.
Quindi assolutamente e rigogliosamente declamatori.
La Herlitzius è la Tintora irraggiungibile dei nostri anni; quindi la sua scelta è perfetta.
la Westbroek (come dice Maugham) sarebbe una gran scelta.
Come Barak, Volle ha tutto quel che ci vuole, tranne il fatto che è un uomo estremamente distinto, raffinato, elegante.
Il personaggio deve esplodere di umanità semplice, disarmata, popolana.
Fischer Dieskau si fa ridere dietro (come sempre quando cerca di fare il bonhomme).
E' la stessa ragione per cui (afonie e durezze a parte) non mi piacerebbe nemmeno Goerne.
Ci vorrebbe un interprete sensibile e buono (e già maturo), con una dolcezza che giustifiche l'amore travolgente della moglie e la tenerezza della Kaiserin, ma anche istintivamente popolare, con i modi del brav'uomo che la sera va al bar a parlare di calcio.
Drammaturgicamente Gilfry sarebbe stato giusto, ma non vocalmente; peccato che Terfel si sia lasciato scappare l'occasione al momento buono; ora è tardi. Maltman è troppo giovane, ma fra qualche anno sarà un Barak fantastico.
Mi piacerebbe, nel ruolo, sentire Bo Schovus, o, fra i giovani, Franco Pomponi.

Quanto alla Denoke in Amme non solo sarebbe la miglior scelta possibile, ma basterebbe lei in questo ruolo a dare un senso a tutta la produzione, almeno per me.

Salutoni,
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Re: Die Frau ohne Schatten: interpreti

Messaggioda pbagnoli » sab 21 mag 2011, 12:27

MatMarazzi ha scritto:
Per l'imperatrice, Pietro, resto di stucco di fronte alle tue ipotesi.
L'imperatrice è creatura spirituale, aerea, a cui Strauss riserva la scrittura più "virtuosistica" immaginabile.
la grande Rysanek (sdoganando, con la sua meravigliosa interpretazione, l'ipotesi Jugendlisch-Dramatische) ci ha un po' imbrogliati. Il ruolo non è per declamatrici.
Vi sono re sopracuti! Vi sono picchettati! Vi sono lunghe frasi in pianissimo.

OK, va bene.
Me la sto ascoltando in questi giorni nell'interpretazione della Voigt con Sinopoli e ammetto di essermi lasciato sviare. E tuttavia non si può negare che quello che tu sembri definire "l'equivoco Rysanek" abbia tenuto banco sino ai nostri giorni ( tu sentisti, fra le altre, Luana DeVol), con qualche eccezione: la Varady - nemmeno lei adattissima, in teoria - e la Studer, sulla carta la più adeguata.
La Harteros, per come la conosco e per come l'ho sentita, non mi sembra adeguata alla bisogna. La Netrebko nemmeno: temo per la tenuta della parte.
Ti contro-proporrei la Nylund: ci siamo più vicini? Oppure...la Radvanovsky?... Mhm, forse no: la parte è troppo acuta

Ci vorrebbero voci più chiare e eroiche, sì, ma nel senso di brillante, squillanti come trombe, capaci di dinamica.
Botha è invece il solito tenorone baritonale e declamatorio, dal canto aspro e violento. Passi se fosse un grande interprete o un grande musicista (come era Thomas); e passi se la sua voce fosse effettivamente impressionante (come era il timbro meraviglioso di King), ma Botha non è niente di tutto questo. E' solo una banale scelta, che sposa una banale consuetudine.

In teoria l'ipotesi Vogt avrebbe potuto funzionare: purtroppo in pratica non funzionò (l'ho sentito dal vivo ad Amsterdam) perché il tenore risultava come congelato, intimidito.
Forse avrebbe avuto bisogno di un direttore più attento a una vocalità come la sua.
Se non fosse per l'assurdo gioco col suo cognome, io sosterrei per questi ruoli la causa di Joseph ...Kaiser.
Vocazione declamatoria ce l'ha pure lui, ma con grande senso della leggerezza e della sfumatura e buona facilità all'acuto.
Inoltre ha ottime capacità attoriale e vigore scenico

Botha è un tenorastro: vale Berti o giù di lì.
Su Kaiser sono davvero concorde: mi sembra una scelta eccellente
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Re: Die Frau ohne Schatten: interpreti

Messaggioda Tucidide » sab 21 mag 2011, 16:05

Bello quest'argomento!
Sulla base delle caratteristiche dei personaggi, montare un cast per la FrOSch non è facile, eh...

Sull'imperatrice sono d'accordo con Matteo, è un personaggio astrale, disincarnato. Se avesse più voce, la farei fare alla Dessay :mrgreen: , mentre la Netrebko e la Westbroek proprio no, non ce le vedo. Ti dirò, Mat, che l'idea che una decina d'anni fa la Fleming potesse cantare la Kaiserin mi sarebbe piaciuta assai, :D ma in lei non trovo davvero questa diafana trasparenza, anzi... Sì, la Harteros non sarebbe male, e devo dire che anche la Pieczonka sentita lo scorso anno a Firenze se la cavò decisamente bene.

Il Kaiser... Vero, tenore acuto, squillante. Cura lo proponesti tu, Mat, se non erro, per estremizzare il lato animale, passionale e carnale del personaggio. Sotto questo aspetto anche Kaufmann andrebbe bene (meglio, direi, almeno a livello musicale...) Però è vero che ci vuole squillo. Botha secondo me non è così male. Ha una formazione declamatoria e wagneriana, vero, ma il timbro di base è chiaro, e gli acuti non gli danno fastidio. Rifacendomi alla tradizione dei tenori come Jadlowker, di matrice rossiniana, butto là... Kunde! :shock: Sarebbe assurda forse, come scelta, ma per una volta sentiremmo gli acuti dell'Imperatore come lame squillanti, eppure anche un canto aspro e carnoso nei centri.

Herlitzius e Westbroek come Färberin OK, così come la Denoke come Amme.

Barak... Non so se Maltman sarebbe davvero adatto, anche fra un po' di anni. Al di là del suo Don Giovanni "maledetto", a me sembra un elegante signorino molto a suo agio nei salottini alla moda... Credo molto nell'idea Terfel, anche se forse (forse) è un po' tardi; il suo Wotan del Met mi ha un bel po' deluso. :( Skovhus sì, ma condivido maggiormente l'ipotesi Finley.
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Die Frau ohne Schatten: interpreti

Messaggioda MatMarazzi » sab 21 mag 2011, 22:45

Mi è venuta in mente un'altra idea per il Kaiser decisamente più felice di Botha.

E' il tenore asiatico Yonghoon Lee che oggi canta Tosca e Don José in tutto il mondo e che io vidi proprio nella Carmen ad Amsterdam, con la regia di Carsen.
Bravissimo interprete, voce sonora e lucente, acuti dardeggianti. E' anche un bel ragazzo e il fatto di essere asiatico renderebbe il suo Imperatore "delle Isole Orientali" particolarmente adatto.
Eccolo nello strepitoso duetto finale di quella Carmen.



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Re: Die Frau ohne Schatten: interpreti

Messaggioda pbagnoli » dom 22 mag 2011, 9:16

MatMarazzi ha scritto:Mi è venuta in mente un'altra idea per il Kaiser decisamente più felice di Botha.

Credo che qualunque idea sia meglio di Botha: forse anche Alvarez, se non fosse ormai così tanto in difficoltà sul registro acuto

MatMarazzi ha scritto:E' il tenore asiatico Yonghoon Lee che oggi canta Tosca e Don José in tutto il mondo e che io vidi proprio nella Carmen ad Amsterdam, con la regia di Carsen.
Bravissimo interprete, voce sonora e lucente, acuti dardeggianti. E' anche un bel ragazzo e il fatto di essere asiatico renderebbe il suo Imperatore "delle Isole Orientali" particolarmente adatto

Davvero molto interessante. Lo conoscevo solo di nome ma non l'avevo ancora sentito. Mi sembra un'ottima idea.
Sto vedendo un po' di video su Youtube: davvero bravo, anche dal pdv dell'interpretazione, molto moderna e coinvolgente.
Qui per esempio c'è un ottimo E lucevan le stelle; non sarà stratosferico come quello di Kaufmann, ma è davvero bello:
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Re: Die Frau ohne Schatten: interpreti

Messaggioda mattioli » dom 22 mag 2011, 11:28

Botha è invece il solito tenorone baritonale


Caro GM, qui non sono affatto d'accordo. Nell'ultimo anno ho ascoltato Botha tre volte, in due Tannhauser (a Torino e a Londra) e come Siegmund a Bayreuth. Non lo sentivo da un'infinità di tempo e mi ha sorpreso trovare una vocalità ancora fresca, un timbro chiaro, acuti squillanti e perfino una certa morbidezza.
Detto questo, Botha non mi piace perché:
1) è inguardabile;
2) è musicalmente rozzo;
3) è pedestre nel fraseggio.
Peccato perché, in questo momento, dal punto di vista della "voce" non avrebbe rivali.

L'ipotesi Kaiser è affascinante ma, IMHO, impraticabile. Intanto, ascoltato dal vivo (quattro volte in tutto: Onegin a Salisburgo, Theodora ancora lì, Faust a Chicago, Fortunio all'Opéra-Comique) non è affatto squillante. E poi nella Frau alla Scala non si sentirebbe oltre la seconda fila di poltrone. Io sarò senz'altro un cinico, ma Tu sei il solito utopista (accusa che di solito fa uscire dai gangheri il GM).
Quanto a Lee, non l'ho mai sentito. Gossip : Nar : : quando la Scala si trovò nei guai per l'affaire Filianoti (un po' diverso da come lo si è raccontato, anche qui), era una delle soluzioni. Poi invece si scelse Neill...

Ossequi a tutti e complimenti per i cinque anni di OC.
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Re: Die Frau ohne Schatten: interpreti

Messaggioda pbagnoli » dom 22 mag 2011, 13:37

mattioli ha scritto:
Quanto a Lee, non l'ho mai sentito. Gossip : Nar : : quando la Scala si trovò nei guai per l'affaire Filianoti (un po' diverso da come lo si è raccontato, anche qui), era una delle soluzioni. Poi invece si scelse Neill...

Già, a proposito...
Stuart Neill non è un fenomeno ed è anche un po' sgraziato fisicamente, però la parte potrebbe reggerla, no?
Quanto a Botha, probabilmente bisognerebbe vederlo "vero" come hai fatto tu. Per quello che sento in registrazione (fra qui anche una terribile Aida vista a casa del Divino con la presenza del GM: bellissima serata, per inciso), mi sembra improponibile

mattioli ha scritto: Ossequi a tutti e complimenti per i cinque anni di OC.
AM

Oooh grazie!
E continuiamo pure a contestare il GM e le sue farnet..., ehm, volevo dire le sue idee : Sig :
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Re: Die Frau ohne Schatten: interpreti

Messaggioda mattioli » dom 22 mag 2011, 13:49

a casa del Divino


Che bello! Com'è? Nubi? Cherubi? Prologo in cielo? Lui sfolgorò di divino raggio?
Il povero Botha è meno peggio di quello che sembra, ma meno meglio di quello che sembra a molti...

E continuiamo pure a contestare il GM e le sue farnet...,


Un uomo a tratti geniale, quindi pericolosissimo... Bisogna tenerlo sotto controllo, altrimenti è capace di proporre Orietta Berti come Violetta e Lady Gaga come Regina della notte (però!....).

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Re: Die Frau ohne Schatten: interpreti

Messaggioda pbagnoli » dom 22 mag 2011, 13:59

mattioli ha scritto:
a casa del Divino


Che bello! Com'è? Nubi? Cherubi? Prologo in cielo? Lui sfolgorò di divino raggio?

Stupendo.
E stupenda serata.
Ricordo che, tornato in albergo, dovetti cambiarmi la biancheria intima: vedere spettacoli ripugnanti con il Divino e il GM è un'esperienza quasi mistica, ti sbudelli dalle risate e se cominci a essere un po' prostatico - come nel mio caso - può succedere qualche inconveniente

mattioli ha scritto:Il povero Botha è meno peggio di quello che sembra, ma meno meglio di quello che sembra a molti...

Ecco.
E' questo secondo aspetto che mi sembra di aver colto con discreta precisione

mattioli ha scritto:
E continuiamo pure a contestare il GM e le sue farnet...,


Un uomo a tratti geniale, quindi pericolosissimo... Bisogna tenerlo sotto controllo, altrimenti è capace di proporre Orietta Berti come Violetta e Lady Gaga come Regina della notte (però!....).

A suo tempo propose il povero Robert Tear come possibile Otello. Otello di Verdi, ovviamente
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Re: Die Frau ohne Schatten: interpreti

Messaggioda mattioli » dom 22 mag 2011, 14:03

Quando sarò imperatore del mondo gli affiderò un teatro. Giusto per il gusto di assistere al linciaggio da parte degli spettatori inferociti...
Ma dov'é? Che fa? Qui gli si fanno le pulci e lui tace mai sempre... : CoolGun :
Mah, misteri marazzeschi...

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Re: Die Frau ohne Schatten: interpreti

Messaggioda Maugham » dom 22 mag 2011, 17:23

mattioli ha scritto:
a casa del Divino


Che bello! Com'è? Nubi? Cherubi? Prologo in cielo? Lui sfolgorò di divino raggio?

Molto meno. Più dalle parte del Mephistophelès di McVicar. Piadina, salami, fumo di sigaretta...

Il povero Botha è meno peggio di quello che sembra, ma meno meglio di quello che sembra a molti..


E'vero. Il problema, lo ammetto, per me sta nell'inguardabile e quindi nell'indirigibile da parte di ciascun regista. Guth a Vienna lo ha piazzato lì, a fare da paracarro.

Comunque io tutta questa tessitura astrale che Tucidide vede nell'Imperatore non la vedo. Ha un do (facoltativo) e un si (anche quello facoltativo perchè sta nel pezzo del bergkristall che di solito viene mozzato fin dai tempi di Strauss) per il resto picchia duro nel registro centrale e scende fino al si in piena tessitura da baritono. Boh, forse mi sbaglio.
Per me sarebbe perfetto Jovanovich. L'ho visto in quella splendida Jenufa con la Westbroek e la Polaski a Monaco.
E comunque anche l'Harteros (anche se sempre meglio della Magee) la vedrei in difficoltà nelle stratosfere dell'Imperatrice. Come Elsa, benissimo. Ma nell'Alcina della Scala faticava non poco. E non solo per le agilità.
Saluti
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Re: Die Frau ohne Schatten: interpreti

Messaggioda MatMarazzi » dom 22 mag 2011, 22:11

mattioli ha scritto:
Botha è invece il solito tenorone baritonale


Caro GM, qui non sono affatto d'accordo. Nell'ultimo anno ho ascoltato Botha tre volte, in due Tannhauser (a Torino e a Londra) e come Siegmund a Bayreuth. Non lo sentivo da un'infinità di tempo e mi ha sorpreso trovare una vocalità ancora fresca, un timbro chiaro, acuti squillanti e perfino una certa morbidezza.


Caro Mattioli,
non entro nel merito su quanto sia o non sia "bravo" Botha.
Mi interessa di più la questione se è o non è un bravo Kaiser.
Non lo è musicalmente, e su questo concordi. Non lo è interprativamente, e anche su questo concordi.
Ora io ti dico che non lo sarà nemmeno vocalmente. E provo (da quell'utopista sognatore che sono) a motivare la mia profezia.
In ballo c'è una tessitura abbastanza acuta, anzi, notevolemente acuta, pressoché inaccessibilmente acuta per il classico tenorone wagneriano.
Tu però opponi a questa affermazione le tue testimonianza di acuti squillanti e "morbidezza" (:O ), ma in che ruoli?
Tannhauser e Siegmund, la cui scrittura - appunto - ha un baricentro di un paio di toni più basso del Kaiser.
Siegmund poi è talmente baritonale che lo potrebbero eseguire disinvoltamente un terzo dei baritoni attualmente in carriera (Hampson ci aveva persino pensato su).
Dovevi, semmai, oppormi l'esempio del fulgido Radames che Botha ha regalato al met e che è ascoltabile in Dvd. Ecco... Radames ha un baricentro già più vicino a quello del Kaiser.
Io inoltre potrei citarti l'unica volta che ho sentito Botha dal vivo a Monaco nel concerto di addio di Levine ai Philharmoniker (2004). Lui cantava nel Lied von der Erde, la cui tessitura è a sua volta alta (anche un pelo di più, per essere precisi, rispetto al Kaiser). E anche lì, come ogni volta che si chiama un pachiderma wagneriano in tessiture acute, l'unica cosa che si sentiva - e non tanto oltre la quinta fila - erano note lacerate, tese, spasmodiche e si bemolle e naturali che più gridati e afoni di così non era possibile.

La tua contestazione mi pare risenta delle vecchie etichette "volume-colore"; la mia tesi (utopistica e delirante, ma che finora non ha sbagliato molte profezie) è che molto più importante, per dominare un ruolo, è il pieno dominio della sua esatta tessitura.
Tanti anni fa (quasi un secolo fa, ma c'è chi difende queste tesi ancora oggi, per la felicità di gente come Berti e Armiliato) si pensava che un certo colore e un certo numero di decibels fossero i criteri in base ai quali distribuire le parti.
E se un personaggio ha velleità eroiche, come il Kaiser, allora bisogna per forza affidarlo agli specialisti dell'eroismo (che in passato erano, per il repertorio tedesco, gli habitués di Tristan e Siegmund).
Poco importa che la parte sia stata scritta per un tenore che aveva Manrico, Tamino e Faust in repertorio (tutti ruoli nei quali prego il Cielo e tutti gli Dei di non sentire mai Botha)... Eroico è? Allora va dato a tenoroni bayreuthiani.
Eroico è Otello? Idem... Eroico è Florestano? Idem...
E cosa succedeva se il Kaiser (ma vale per anche per Otello e Florestano) in realtà era scritto per tessiture più elevate? per scuole tecniche più antiche? Niente di grave: solo un'interminabile sequela di suoni strozzati e acuti gridati, il tutto giustificato da mitologiche "difficoltà" di scrittura.
Io invece penso che in nessun ruolo si debba gridare, e che per farsi sentire davvero (ben oltre la quinta fila) basta cantare nella propria naturale tessitura.
Il che significa che (per Otello, Florestano e il Kaiser, ma anche per Norma e Lady Macbeth) per farsi sentire oltre la quinta fila di una platea non ci vogliono voci possenti (di cui, oltre la quinta fila, senti solo le urla), ma voci "giuste" per la scrittura. E se trent'anni di opera dal vivo mi hanno insegnato qualcosa è che una voce (qualunque voce) vibra e risuona senza timore quando è all'altezza giusta: anche la Schaefer era capace di coprire l'enorme orchestra di Humperdink nell'enorme spazio del Met e la sua voce è "davvero" piccola, non come quella di Kaiser.

E così arrivamo a Joseph Kaiser, il quale è stato (sempre in virtù delle solite vetero-etichette) collocato fra i tenori lirici che oggi sono quelli che guadagnano di più: vuoi successo? canta Lensky, canta Romeo et Juliette, canta Faust.
Ed è proprio questa la ragione per cui ancora, nonostante le straordinarie potenzialità, Kaiser non è approdato al successo che merita.
La gente lo sente in tessiture troppo alte e in ruoli troppo leggeri ed esprime legittima perplessità. Solo che a nessuno viene in mente che il problema non sta nel cantante (potenzialmente straordinario) ma nelle scritture inadeguate.

Qaundo sentii la prima volta Kaiser dal vivo (nello stesso Oniegin che hai visto tu) io non ero in quinta fila: ero in fondo al Grossesfestspielhaus. Benché cantante declamatore (e già questo dovrebbe tenerlo lontano da Lensky) la sua voce era talmente timbrata e perentoria che arrivava benissimo fino a me.
Semmai arrivavano anche durezze e tensioni che, immediatamente, attribuii al fatto che Lensky era ruolo troppo "lirico" per la sua voce.
Un paio di anni dopo l'ho risentito in un teatro all'aperto (anche se di acustica favolosa): Aix.
E qui fu strepitoso perché la parte era giusta.
Admeto dell'Alceste,infatti, pur svettando su la naturali (che nessun Botha potrebbe permettersi) ha tessitura più centralizzante di Lensky, espressività più virile e (sia pure in senso settecentesco) eroicizzante: essendo più comoda la tessitura, gli acuti di Kaiser erano elettrizzanti, la bellezza bronzea del timbro finalmente si liberava con facilità e soprattutto la dinamica era varia, alleggerita, tutte cose che un declamatore può ottenere solo se canta nell'ambito più vero della sua voce.
Nella modesta recensione che, di quell'Alceste, ho postato su questo forum, avevo espressamente asupicato per Kaiser, dopo l'Admeto, una svolta verso ruoli da declamatori "acuti", come quelli eroici di Strauss, e soprattutto una pronta rinuncia ai Romeo, i Lensky e i Tamino (non parliamo dei Faust) che, oltre a non valorizzarlo, rischiano di affaticargli lo strumento.


Il solito auspicio delirante del solito utopista?
Sarà... ma noto con piacere che, dopo l'Alceste, non sono previsti più per Kaiser i Faust e i Lensky, bensì i Pilade, gli Steva di Jenufa e (proprio a Parigi) quel Matteo dell'Arabella che molti tenori usano come trampolino verso lo Strauss eroico.
Forse non solo io a partorire simile facezie.

Ancora negli anni 80 auspicai la stessa cosa per Wimbergh, quando ancora veniva regolarmente pernacchiato dai critici e appassionati italiani! Quando dicevo che Wimbergh, da tutti odiato quale Ernesto e Ferrando, avrebbe dovuto semplicemente passare a Lohengrin, le accuse che ricevetti di pazzia si sprecarono.
Fortunamente era un utopista anche Pereira, che lo chiamò come Lohengrin nel 93 e gli assicurò una svolta gloriosa alla carriera.

Scusate come sempre le lungaggini.
Salutoni
Mat
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