Va bene, proviamo a movimentare un po' questo mortorio.
Ieri, viaggiando in treno (tornavo da Roma) mi sono ascoltato la "Forza del destino" registrata dalla Callas per la Emi. Gran bella registrazione, con un Tucker di notevole presenza; e lo dico come uno che, normalmente, non ama molto Tucker. Ciò che però mi ha un po' deluso è Tagliabue come Carlo di Vargas.
Ok, lo so: adesso tutti si solleveranno come un sol uomo dicendomi "Sei pazzo? L'ultimo esponente della schiatta dei grand seigneur?".
Eppure è così: lo trovo pomposo, artificioso, caricato, privo di umanità e di spontaneità.
Oggi, parlando con il prof. Marazzi l'ho trovato d'accordo con me.
Ecco quindi a voi una carrellata di celeberrimi baritoni che si misurano con questo ruolo celeberrimo; vediamo se, fra tanti, riusciremo a trovare una parvenza di quadratura del cerchio. Cominciamo proprio da Tagliabue:
Adesso facciamo un salto indietro e attraversiamo il San Gottardo: siamo al cospetto di colui che io ritengo il Più Grande di Tutti, Heinrich Schlusnus. Questa è la vera voce del baritono verdiano, ed è davvero straordinaria, ma... siamo sicuri che sia quella giusta per questo ruolo? Non vi sembra troppo posato, serio, preoccupato di rendere rotonda l'emissione? Il Prof. Marazzi sosteneva che Carlo di Vargas è più giovane della sorella e di Alvaro: è irruento, assatanato, violento. Lui nella sua foga distruttrice vorrebbe affidare questo ruolo a un tenore scuro e declamatore, io non sono d'accordo. Comunque Schlusnus è un grande classico:
Ecco un altro che aveva il senso della parola verdiana! Leonard Warren, uno dei più importanti baritoni di tutti i tempi, poteva contare su acuti sfolgoranti e scansione eccezionale della frase. A me piace immensamente. Secondo me, la scuola di baritoni americani, ha prodotto cantanti verdiani di straordinario valore:
Con questo scendiamo di molti gradini. Non ce l'ho pregiudizialmente con Piero Cappuccilli- è stato il mio primo Rigoletto, l'ho visto un sacco di volte alla Scala - ma è proprio la negazione di quello che cerco io in questo personaggio. Certo, c'è l'impeto brado, ma cavoli!, è proprio brado e selvaggio. Mano destra sul cuore, mano sinistra rivolta al pubblico ed ecco inventata la figura del baritono posteggiatore. Non mi piacciono i paragoni, ma certo ascoltare i singhiozzoni di Cappuccilli dopo la nobilissima linea di canto di Warren, sembra proprio di essere proiettati in un altro universo:
Eccone un altro che, decisamente, non è mai stato un fine dicitore. Di voce ne aveva un fiume: potente come lui, a teatro, ho sentito solo Ambrogio Maestri. Anche lui è un Carlo di Vargas che non risponde alla mia definizione, eppure una certa torva grandezza ce l'ha:
Torniamo ad attraversare l'oceano con un altro dei miei beniamini: Sherrill Milnes. Il baritono dell'Illinois è qui colto a margine della sua stagione migliore. Linea di canto sfrontata, il suo Carlo nel recitativo è un uomo aggressivo e profondamente offeso; nel cantabile, però, riesce a rendere benissimo lo smarrimento di chi è ancora in dubbio. Notate come anche in un concerto sappia recitare e comunicare con il pubblico:
Già che siamo in tema americano, eccone il progenitore: Lawrence Tibbett, qui colto in un classico broadcast, introdotto nientemeno che da Lionel Barrymore.
Splendido cantante, Tibbett: in lui c'è già tutto quello che io amo nei grandissimi baritoni americani. Tuttavia mi sembra il più invecchiato, e non solo anagraficamente: è molto classico, ma non è diverso dai grandi baritoni europei. In più ha difficoltà con le prese di fiato di questa difficilissima aria:
Torniamo in Italia con un altro grandissimo: Giuseppe Valdengo. Fa un piccolo erroruccio testuale nel recitativo, ma la linea di canto è di notevole prestanza. L'unico problema è che era alla vigilia del ritiro, e quindi la voce non poteva essere al top. Devo dire che complessivamente mi convince molto. Una piccola nota di colore: nella foto proposta non vi ricorda un po' Stan Laurel? A parte gli scherzi, eccolo qui:
Boh, provate a sentire e, eventualmente, integrate!