Secondo me avete ragione un po' tutti.
La Dessay è coloratura, assolutamente. E' vero che si era fatto anche di meglio, con le note più sgranate e senza aspirazioni, ma non in
quel modo, con quella sfrontatezza, quel senso di superaramento del limite quasi frenetico, nevrotico. Anche la stratosfera, però, ha giocato un ruolo principe nel successo della grandissima Natalie. E anche in questo caso, è stata la sfrontatezza, la mancanza totale di ritegno, di pudore. I sovracuti della Dessay sono nudi, esposti, lanciati al pubblico con la provocante ingenuità di una Lolita che indossa vestiti succinti mostrando le proprie grazie.
Tornare indietro, rispetto a lei, sarebbe senz'altro un passo indietro, ma anche qui io porrei un distinguo, vedendo quel che è successo nel recente passato in un caso analogo.
Anche Blake rivoluzionò il tenorismo rossiniano. La sua coloratura virile, sfrontata, sottilmente angosciante nel suo ossessivo martellare, e il suo timbro aspro, i suoi acuti pieni, facilissimi eppure ruvidi, grattanti, hanno fatto scuola. Gli Alva, i Misciano, i Benelli, i Monti sembravano definitivamente mandati in pensione. I Kunde e i Ford si posero su quella strada, seppure mitigandone certi aspetti. Chi non aderì alla rivoluzione "rockwelliana"
dovette mettersi a cantar altro (Araiza) o restò in secondo piano (Palacio e Giménez).
Poi... è arrivata la nuova generazione tenorile rossiniana, che di fatto si è rifatta al passato, quel passato che pareva definitivamente finito. Florez è un Alva, oppure un Benelli, più tecnico e accattivante, ma del tutto estraneo, mi pare, alla concezione di Blake.
Eppure, ha saputo anch'egli ritagliarsi uno spazio. Dove? Nei ruoli nei quali l'approccio-Blake si era rivelato buono ma non insostituibile, specialmente nelle opere buffe e semiserie. Vabbè, non continuo perché sono cose che si sanno...
Adesso, solo Brownlee e in parte Michael Spyres (teniamolo d'occhio, ragazzi! Questo ne sa a pacchi, come si dice in gergo giovanile
) stanno fuori dal tracciato dominante.
Quel che voglio dire è che non è impossibile prescindere dalla Dessay nel repertorio di coloratura. Lo è in quei ruoli in cui il suo approccio è risultato fondamentale. Zerbinetta su tutte, direi.
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...