La crisi discografica.

Storia del disco, politiche e strategie, firme e case discografiche

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La crisi discografica.

Messaggioda MatMarazzi » sab 24 lug 2010, 21:45

Ok, è un dato di fatto che non si vendono più i dischi d'opera (a parte la Bartoli che - essendo una dilettante, del tutto impreparata musicalmente e culturalmente - vende sei milioni di dischi a prezzo pieno! E non certo con "mamma" e il "blu dipinto di blu" come Pavarotti, ma con monografie di Salieri, Gluck, Vivaldi, ecc...). :D :D :D :D :D :D
(scusate ma se non ci fossero i coglioni a questo mondo la vita sarebbe più triste...)

Comunque, perché secondo voi non si vendono più dischi d'opera?
Secondo voi le ragioni della "crisi" sono da ricercare nelle violente e rapide mutazioni del sistema (internet, la possibilità di duplicare, scaricare, piratare) oppure ...le mutazioni del sistema sono qualcosa di genetico, che sempre c'è stato e sempre ci sarà e dunque quello che manca è la capacità culturale e manageriale dei discografici di cavalcarle e adeguarvisi?

Io penso che sia più vera la seconda ipotesi.
Voi?

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Re: La crisi discografica.

Messaggioda pbagnoli » sab 24 lug 2010, 23:34

Credo che il disco d'opera come l'abbiamo conosciuto ed amato noi, della nostra generazione, vada a scomparire.
Avremo sempre meno nuove incisioni di Bohème, Butterfly e Rigoletto perché:
:arrow: tutto quello che si doveva dire è già stato detto (?)
:arrow: i dischi costano a farsi e a vendersi
:arrow: mancano i dominghi e i pavarotti a far vendere il prodotto. Sia chiaro: non sto rimpiangendo i bei tempi, sto solo costatando che i grossi nomi conosciuti anche dal grande pubblico inesperto d'opera si stanno estinguendo come i dinosauri
:arrow: è più interessante e comodo vendere un dvd o un blu ray: non devi montare un cast per una registrazione, hai già lo spettacolo, devi scegliere solo le serate migliori da assemblare. In più l'utente non deve immaginare: ha lo spettacolo completo, magari con una regia interessante

Quali saranno, quindi, gli spazi per il nostro vecchio amico disco?
:idea: recitals. Come quelli della Bartoli, per esempio: vendono milioni di copie e sono interessantissimi. Poi, se vogliamo, possiamo discutere lo stile sino all'infinito, ma il prodotto è spesso unico nel suo genere
:idea: recitals di altro genere, quelli per promuovere un cantante in fase di lancio. Penso per esempio a Measha Brueggergosman, sponsorizzata dalla DGG. Ogni tanto salta fuori qualcosa di carino
:idea: esperimenti strani e bizzarri, come le melodie francesi registrate da Jarrouski
:idea: repertorio non ancora esplorato, come per esempio il barocco tanto in uggia ai nostri amici grisiani. Prendiamo per esempio le incisioni di opere mai registrate o francamente sconosciute di Haendel realizzate da Curtis, o quelle del corpus vivaldiano della Naive

Prepariamoci quindi ad una rivoluzione copernicana del concetto di disco.
Può darsi che questo sito finisca per immortalare una stagione che sta finendo e il suo trascolorare nella visione ad alta definizione.
Un po' di nostalgia? Forse.
Oddio: stiamo diventando anche noi vecchie ciabatte passatiste!
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
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Re: La crisi discografica.

Messaggioda Tucidide » sab 24 lug 2010, 23:51

pbagnoli ha scritto: :arrow: è più interessante e comodo vendere un dvd o un blu ray: non devi montare un cast per una registrazione, hai già lo spettacolo, devi scegliere solo le serate migliori da assemblare. In più l'utente non deve immaginare: ha lo spettacolo completo, magari con una regia interessante

Questo è il punto! :D
Secondo me, il DVD, che pure è un ibrido come dissi tempo fa, ha relegato in soffitta il disco perché ci si è resi conto che il CD era un prodotto parziale, insufficiente a dare una corretta e piena valutazione di un'opera e di un artista.
Il video è quanto di più simile alla realtà teatrale sia al momento realizzabile. Non dico che sia simile "in assoluto", ma lo è relativamente al disco. Logicamente, per un'opera nota, non ha più senso registrare un CD, se puoi fare il DVD.
Il CD resterà per opere strane, che non siano facilmente rintracciabili nelle programmazioni dei teatri, oppure, come dice Pietro, per i recital dei cantanti famosi, per i lanci pubblicitari e per gli esperimenti.
Il problema è che per molti un DVD non è equiparabile ad un'incisione. E' un fatto di mentalità.
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: La crisi discografica.

Messaggioda MatMarazzi » sab 24 lug 2010, 23:57

pbagnoli ha scritto: :arrow: tutto quello che si doveva dire è già stato detto (?)

per questo una soluzione c'è. Basta proporre nuovi titoli sui quali c'è una disperata fame discografica. Quanti "Cavalieri di Ekebu" ci sono in disco? Quanti "Belisari"? Quanti "Osud" di Janacek? Quanti "Roberto il Diavolo".
Sui titoli famosi, agisce il fascino delle edizioni critiche e delle versioni alternative. Diceva giustamente Ric, perché ad esempio la Bartoli non fa finalmente una versione dei Puritani-Malibran seria, ora che l'edizione critica è pronta?


:arrow: i dischi costano a farsi e a vendersi


E questa è una sacrosanta argomentazione su cui le case discografiche dovrebbero ragionare.
Se il supporto tradizionale costa troppo, cambiamo supporto. Perché non potenziare (e in alta qualità) la possibilità di scaricare via internet.
Diceva giustamente Maugham: le case discografiche non capiscono che la diffusissima pirateria non è tanto questione di soldi, quanto di "comodità".
E' più semplice fare un click che andare in un negozio di dischi (sempre più rari e sempre meno riforniti).
Se uno avesse la possibilità di scaricarsi il file ufficiale (e in qualità elevata) direttamente dal sito della casa discografica, probabilmente ...copierebbe di meno e comprerebbe di più.
Il successo strepitoso di I-tunes lo dimostra. Non c'è più il tempo di andare nei negozi e scartabellare per ore, come facevamo noi da giovani.
ora la gente cerca una cosa specifica e la vuole scaricare subito.

:arrow: mancano i dominghi e i pavarotti a far vendere il prodotto.

Ecco questo per me non è assolutamente vero. Ci sono movimenti di massa intorno ai divi di oggi che, ti assicuro, intorno a Pavarotti e Domingo non c'erano.
Quando cantava Domingo ti assicuro che i biglietti li trovavi.
Oggi se cantano la Netrebko o Villazon o Kauffman devi votarti a qualche santo se non vuoi stare fuori.

:arrow: è più interessante e comodo vendere un dvd o un blu ray: non devi montare un cast per una registrazione, hai già lo spettacolo, devi scegliere solo le serate migliori da assemblare. In più l'utente non deve immaginare: ha lo spettacolo completo, magari con una regia interessante


Vero, e questo è un fatto importante.
La diffusione del DVD ha permesso un notevole innalzamento nella consapevolezza critica e culturale del pubblico: oggi chiunque può vedersi un Wagner o uno Strauss e capirlo (grazie ai sottotitoli) e divertirsi pure (grazie all'efficacia di molte regie). Oggi - grazie ai dvd, le trasmissioni satellitari, youtube - persino noi poveracci italiani possiamo uscire dal pantano locale e vedere quel che si fa altrove.
Resta il fatto che i DVD ufficiali continuano a costare troppo. E a non potersi acquistare se non nei negozi.
E poi i produttori si lamentano che la gente non compri.

Quali saranno, quindi, gli spazi per il nostro vecchio amico disco?
:idea: recitals. Come quelli della Bartoli, per esempio: vendono milioni di copie e sono interessantissimi. Poi, se vogliamo, possiamo discutere lo stile sino all'infinito, ma il prodotto è spesso unico nel suo genere
:idea: recitals di altro genere, quelli per promuovere un cantante in fase di lancio. Penso per esempio a Measha Brueggergosman, sponsorizzata dalla DGG. Ogni tanto salta fuori qualcosa di carino
:idea: esperimenti strani e bizzarri, come le melodie francesi registrate da Jarrouski
:idea: repertorio non ancora esplorato, come per esempio il barocco


Dici poco?
E' tantissimo... Se ci pensi anche nell'epoca del 78 giri (prima del microsolco) non si incidevano che rarissimamente opere intere.
Oggi, come è giusto, l'Opera intera resti affidata al DVD; e tuttavia c'è uno spazio vastissimo per tutto ciò che è collaterale.
La Bartoli lo dimostra.

i grisiani.


Chi?

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Re: La crisi discografica.

Messaggioda pbagnoli » dom 25 lug 2010, 7:13

MatMarazzi ha scritto:
pbagnoli ha scritto: :arrow: tutto quello che si doveva dire è già stato detto (?)

per questo una soluzione c'è. Basta proporre nuovi titoli sui quali c'è una disperata fame discografica. Quanti "Cavalieri di Ekebu" ci sono in disco? Quanti "Belisari"? Quanti "Osud" di Janacek? Quanti "Roberto il Diavolo".
Sui titoli famosi, agisce il fascino delle edizioni critiche e delle versioni alternative. Diceva giustamente Ric, perché ad esempio la Bartoli non fa finalmente una versione dei Puritani-Malibran seria, ora che l'edizione critica è pronta?

Siamo sempre lì, Matteo: montare un'incisione discografica chiamando nomi famosi (che, possibilmente, siano anche adatti al ruolo: prova a pensare di trovare tutti - ma proprio tutti - i cantanti per una nuova incisione degli "Ugonotti"! A partire dal tenore, e già li sono cazzi acidi...) che giustifichino un'operazione del genere, sperare di vendere il prodotto ad un pubblico che è disinteressato, oppure a una fetta di appassionati che, però, si darà da fare per scaricare in vari modi (non sempre legali) il prodotto, può essere un gioco che non vale la candela.
Paradossalmente è molto più facile registrare un'opera barocca sconosciuta: ormai ci sono tanti cantanti, direttori e orchestre che hanno guadagnato una credibilità notevole in questo repertorio: non è un problema assemblare un cast per registrare la Berenice di Haendel. I costi - immagino, ma vorrei che qualcuno mi confermasse la mia idea, oppure mi smentisse - non sono molto elevati: gli interpreti sono per lo più professionali e funzionano anche bene, ma forse una Silvia Tro Santafé non ha gli stessi costi d'ingaggio di una Bartoli: è lì che ti giochi tutto
Per i Puritani non ti basta la Bartoli: devi metterle accanto anche il tenore all'altezza, e possibilmente un baritono e un basso che non affossino il risultato complessivo. Il tenore magari lo trovi: un Cutler, o un Osborn, per esempio. Ma lo devi pagare per bene, e già devi pagare la Bartoli. Poi cosa fai, risparmi sul direttore? Certo che no. E alla fine quante copie prevedi di vendere? Se sono poche, il gioco vale la candela?
Queste sono le domande.


MatMarazzi ha scritto:
:arrow: mancano i dominghi e i pavarotti a far vendere il prodotto.

Ecco questo per me non è assolutamente vero. Ci sono movimenti di massa intorno ai divi di oggi che, ti assicuro, intorno a Pavarotti e Domingo non c'erano.
Quando cantava Domingo ti assicuro che i biglietti li trovavi.
Oggi se cantano la Netrebko o Villazon o Kauffman devi votarti a qualche santo se non vuoi stare fuori.

C'è del vero, ovviamente, in quello che dici.
Ma tu parli del pubblico dei teatri, che è diverso dal pubblico discografico.
Il pubblico discografico non si compone di soli addetti ai lavori come, in fondo, siamo noi: e per noi i nomi che hai detto sono famosissimi.
Il pubblico discografico è fatto anche dalla sciura Pina che non sa una pera di Cavalieri di Ekebù, ma ne prenderebbe il disco se dalla copertina le strizzasse l'occhio il Placidone. Perché è un nome che la sciura Pina conosce molto bene grazie ad una visibilità che Domingo ha avuto avendo cavalcato la stagione ruggente degli LP degli Anni Settanta-Ottanta.
Oggi è tutto cambiato.
Lo spostamento - giusto e doveroso - dell'asse degli spettacoli sul dvd ha fatto sì che il faro splenda un po' di più su altri artefici della rappresentazione: in primis i registi che, com'è giusto che sia, hanno dato rilievo affatto particolare alla fetta della rappresentazione di loro stretta competenza.
In altre parole: una volta anche l'utente ignaro si comprava l'edizione di Bohème da tenere nella discoteca scegliendo quella Decca perché c'erano Pavarotti e Karajan (e, se era un po' più smaliziato, c'era il caso che avesse sentito parlare anche della Freni); oggi, se domandi al corrispettivo ferrarese della sciura Pina se si comprerebbe la Butterfly di Kaufmann, probabilmente ti risponderebbe che pensava che la Butterfly fosse di Puccini...


MatMarazzi ha scritto:
i grisiani.


Chi?

Salutoni,
Mat

E smettila!
Anche tu sei una vecchia ciabatta passatista, cosa credi?!
Ti guardi allo specchio alla mattina?!
Non rifletti mai sulla tua insana passione per una vecchia carampana berlinese che ancora si ostina a cantare (?) nonostante le quasi settante primavere?! : WohoW :
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Re: La crisi discografica.

Messaggioda MatMarazzi » dom 25 lug 2010, 13:32

pbagnoli ha scritto:Siamo sempre lì, Matteo: montare un'incisione discografica chiamando nomi famosi (che, possibilmente, siano anche adatti al ruolo: prova a pensare di trovare tutti - ma proprio tutti - i cantanti per una nuova incisione degli "Ugonotti"! A partire dal tenore, e già li sono cazzi acidi...) che giustifichino un'operazione del genere, sperare di vendere il prodotto ad un pubblico che è disinteressato, oppure a una fetta di appassionati che, però, si darà da fare per scaricare in vari modi (non sempre legali) il prodotto, può essere un gioco che non vale la candela.


Vedi, Pietro.
Che quelle che tu elenchi siano le difficoltà è ovvio.
Lo sappiamo tutti che fare dei dischi oggi presenta dei problemi.
Il fatto è che i problemi sono la parte più sana di ogni lavoro: quelli che noi chiamiamo problemi sono solo evoluzioni fisiologiche del mercato, evoluzioni che costringono chi produce qualsiasi cosa a ripensarsi continuamente, a venire incontro alle mutazioni e a riflettere per aggiornare il prodotto, il modo di presentarlo, il modo di venderlo.
So che in una società che urla e strepita di fronte a ogni cambiamento (con i sindacati che inculcano nei giovani la sciagurata e infernale idea del "posto fisso", promettendo loro la prospettiva radiosa di morire inchiodati alla stessa scrivania, a fare sempre lo stesso lavoro, anche quando il mondo intorno a loro è mutato radicalmente mille volte), le mie tesi sono impopolari. Eppure è così: o si cambia radicalmente e si cavalcano le mutazioni, o si diventa inutili: e se sei un privato cambi mestiere, ...se sei un dipendente pubblico fai sciopero, come se lo sciopero potesse frenare l'evoluzione della storia!

Sto divagando e torno al tema.
Le case discografiche sono andate avanti per decenni lavorando in un certo modo, con prodotti scarsi ben pubblicizzati, una fitta rete di distributori che portava i loro prodotti in centinai di migliaia di negozi di dischi in tutto il mondo, la certezza di un'utenza piccola (la classica non ha mai venduto tanto) e l'impossibilità tecnica di copiare i dischi se non con un calo mostruoso di qualità (le audiocassette... te le ricordi?).

Poi tutto è cambiato: ciò è avvenuto negli anni '80.
La liberalizzazione delle incisioni "pirata" (radiofoniche e trasferite su disco) ha fatto esplodere il mercato. Poi è apparso il VHS che ha cominciato a far capire al pubblico che la visione di un'opera (e non il semplice ascolto) era un modo più completo di valutare un'interpretazione.
Ma la vera esplosione è stata internet (che permetteva non solo di acquistare i dischi su negozi anche dall'altro lato del mondo, confrontando prezzi, rintracciando copie di proprio interesse anche se fuori catalogo, senza attendere che il negozietto di fiducia facesse ordini facendoti perdere settimane e mesi; ma ha persmesso anche di scaricarne copie abusive, gratuitamente e senza perdere tempo).
La tecnologia ha rapidamente consentito di copiare i propri cd e dvd mantenendo intatta la qualità.
Infine sempre internet permette di placare le "curiosità" che noi vecchi sappiamo essere state alla base dei nostri acquisti più appassionati.
Noi eravamo capaci di comprare un album doppio della Deutekom solo per la curiosità di sentirla nell'aria di Turandot: ora per avere un'idea di un cantante o di un'aria ti basta Youtube...
Insomma oggi le cose sono cambiate.
La formula della distribuzione tradizionale (la vendita nei negozi di dischi) non funziona più. La gente vuole comprare da casa, dal pc, non vuole "cercare", non vuole "girare", non vuole "perdere tempo".
E' un fatto negativo? Sì, da un certo punto di vista, perché tutti i negozi di dischi (a parte i magazzinoni nelle città più popolose, come la Fnac a Parigi sotto la Bastille) sono destinati a chiudere e a cambiare mestiere, togliendo a produttori e distributori un'antica certezza.
Bene... diamoci da fare per vendere su Internet.
Basta mettere online TUTTO IL PROPRIO CATALOGO, e in una qualità audio elevata, scaricabile con libretti annessi, note di copertina, immagini.
Ovviamente il risparmio sul materiale, sui distributori, sui dettaglianti dovrà rendere questo tipo di acquisto molto più a buon mercato. Infatti uno dei problemi delle vendite è che il costo di cd e dvd è elevatissimo, in considerazione della facilità con cui si trovano oggi le stesse cose illegalmente ma gratuitamente.
Se ogni casa discografica avesse un database con tutto il proprio archivio scaricabile (ai prezzi di itunes, e magari anche più bassi), non ci sarebbero più titoli in catalogo e fuori catalogo, in stampa o in ristampa: tutto sarebbe facilmente reperibile e anche le case discografiche non spenderebbero più nulla (tranne per le nuove incisioni), potrebbero licenziare i tre quarti dei loro dipendenti, e vivere anche solo del ricavato di quanto viene scaricato.

Questo è solo un esempio...
Veniamo ai titoli.
Tu dici che gli Ugonotti è difficile metterli insieme. E chi ti dice che devi fare gli Ugonotti (che in fondo hanno già molti esemplari discografici).
Invece se uno vuole approfondire il caso Zandonai (che sta tornando di moda: la Francesca da Rimini sarà proposta a Parigi con Alagna e al Met con la Westbroek in Francesca!!!!!!), dove trova i Cavalieri di Ekebu? Giusto un paio di live vecchissimi e irreperibili.
Opera Rara e Naxos hanno capito che occorre coprire i buchi della discografia (e non proporre il decimillesimo don Giovanni o il ventimillesimo Meistersinger, solo perché oggi Mozart e Wagner vanno di moda).

Già... le mode...
E' ovvio che occorre inseguire le mode, adeguarvisi... se si vuole vendere. Ma c'è modo e modo.
Se ci si nutre delle mode in modo paranoico, se ne provocherà il collasso.
Io trovo incredibile che continuino a uscire Idomenei e Don Giovanni (l'ossessionante moda mozartiana) quando la discografia è completamente satura.
Ma i discografici veri (quando producono nuovi titoli) non devono semplicemente buttarsi sulle mode; devono condizionarle, nutrirle, lanciarne di nuove.
Un tempo (pensa a Culslhaw) lo facevano!
Oggi pare che i dirigenti discografici non sappiano più nulla di cosa avviene nel mondo dell'opera, dell'evoluzione dei gusti, dei tanti settori che si vorrebbe approfondire.
Maugham ieri mi ha fatto al telefono un esempio impressionante...

Nel catalogo CBS, come sai, c'è l'unico Prophète di Meyerbeer mai inciso in studio. Quello con la Horne e la Scotto.
Naturalmente è fuori catalogo da tempo immemorabile e nessuno si sogna di ripubblicarlo! E per carità...
Chi se lo comprerebbe un disco di Meyerbeer!!! Oggi tutti vogliono Mozart e Wagner! Oppure la Netrebko e Kaufmann!
Guai...
Però, mi ha fatto notare Maugham, se facessero un giro non dico sui siti e sui blog, ma semplicemente su Amazon, si accorgerebbero che proprio di quel Prophete una copia "nuova" trovata in qualche fondo di magazzino è stata messa in vendita ieri a 300 dollari (300!!!! come andare in platea a Salisburgo) ed è stata venduta nel giro di un'ora.
Ora se ne trova una usata (chissà in che stato) a 124 dollari.
Ma nessuno di loro lo sa! E continuano a pensare che venderanno molto di più con l'ennesimo Don Giovanni.
Perchè, si sa, oggi la gente vuole solo Mozart... Oppure con la milionesima Butterfly, perché ci sono la Gheorghiou e Kaufmann.

Il problema dei discografici è che loro pensano di conoscere le mode; in realtà non le conoscono per niente... se non quando sono talmente vecchie da essere già logore. E solo a quel punto le inseguono...
Poi, se nessuno compra i loro dischi, si sorprendono, si guardano intorno smarriti e pensano che oggi la classica è finita.

Quello che vorrei dire, anche se in modo un po' arruffato, è che è facile lamentarsi sui cambiamenti, solo perché non si sanno cogliere le opportunità che quegli stessi cambiamenti si portano dietro.
La mia opinione è che oggi le grandi multinazionali del disco sono in mano a gente impreparata, che non conosce per niente il mercato (giovane, nuovo, trasformato) dei fruitori di musica classica.
Invece noi siamo qui, e siamo in tantissimi (visto che la globalizzazione, con tutti i suoi difetti, ha ampliato a dismisura il numero dei potenziali fruitori di classica: un tempo non ci si avventurava su Korngold o su Marschner o su Bruneau, perché acquistare i dischi era costoso; oggi vai su Youtube, ti senti Korngold e Marschner e Bruenau in tutte le salse e puoi persino innamorartene).
Siamo qui, dicevo; sono loro che non ci danno quel che vogliamo... ossia prodotti che costano meno, facili da scaricare in alta qualità, in linea con l'evoluzione dei nostri gusti e dei nostri interessi.

La crisi discografica, secondo me, è tutta qua.
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Re: La crisi discografica.

Messaggioda mattioli » mar 27 lug 2010, 11:01

Ahi, ahi: la Fnac sotto la Bastille ha chiuso
Ciao ciao (anche alla Fnac)
AM
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Re: La crisi discografica.

Messaggioda MatMarazzi » mar 27 lug 2010, 11:33

mattioli ha scritto:Ahi, ahi: la Fnac sotto la Bastille ha chiuso
Ciao ciao (anche alla Fnac)
AM


Ma no!! :O
Ma se c'ero stato l'anno scorso... Pazzesco.

Comunque anche questo è un segno! :)
O si cambia, o si chiude!

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Re: La crisi discografica.

Messaggioda Riccardo » mar 27 lug 2010, 12:55

pbagnoli ha scritto:
MatMarazzi ha scritto:
pbagnoli ha scritto: :arrow: tutto quello che si doveva dire è già stato detto (?)

per questo una soluzione c'è. Basta proporre nuovi titoli sui quali c'è una disperata fame discografica. Quanti "Cavalieri di Ekebu" ci sono in disco? Quanti "Belisari"? Quanti "Osud" di Janacek? Quanti "Roberto il Diavolo".
Sui titoli famosi, agisce il fascino delle edizioni critiche e delle versioni alternative. Diceva giustamente Ric, perché ad esempio la Bartoli non fa finalmente una versione dei Puritani-Malibran seria, ora che l'edizione critica è pronta?

Siamo sempre lì, Matteo: montare un'incisione discografica chiamando nomi famosi (che, possibilmente, siano anche adatti al ruolo: prova a pensare di trovare tutti - ma proprio tutti - i cantanti per una nuova incisione degli "Ugonotti"! A partire dal tenore, e già li sono cazzi acidi...) che giustifichino un'operazione del genere, sperare di vendere il prodotto ad un pubblico che è disinteressato, oppure a una fetta di appassionati che, però, si darà da fare per scaricare in vari modi (non sempre legali) il prodotto, può essere un gioco che non vale la candela.
Paradossalmente è molto più facile registrare un'opera barocca sconosciuta: ormai ci sono tanti cantanti, direttori e orchestre che hanno guadagnato una credibilità notevole in questo repertorio: non è un problema assemblare un cast per registrare la Berenice di Haendel. I costi - immagino, ma vorrei che qualcuno mi confermasse la mia idea, oppure mi smentisse - non sono molto elevati: gli interpreti sono per lo più professionali e funzionano anche bene, ma forse una Silvia Tro Santafé non ha gli stessi costi d'ingaggio di una Bartoli: è lì che ti giochi tutto
Per i Puritani non ti basta la Bartoli: devi metterle accanto anche il tenore all'altezza, e possibilmente un baritono e un basso che non affossino il risultato complessivo. Il tenore magari lo trovi: un Cutler, o un Osborn, per esempio. Ma lo devi pagare per bene, e già devi pagare la Bartoli. Poi cosa fai, risparmi sul direttore? Certo che no. E alla fine quante copie prevedi di vendere? Se sono poche, il gioco vale la candela?
Queste sono le domande.

Ma con tutti i Puritani Rubini che si fanno in giro, perché dovrebbe essere così difficile trovare un buon tenore per cantare l'Arturo Duprez pensato per Napoli (ad uso e consumo della Malibran)? Per di più Riccardo diventa un tenorino di contorno...insomma per i Puritani Malibran basta veramente la primadonna, così come per quelli di Parigi senza tenore l'impresa è fallita...

Secondo me è solo questione di vitalità intellettuale di chi nel mondo dei dischi e dei video ci lavora. Come si diceva, in certi ambiti i dischi e i video si producono ancora... Monaco e Zurigo sfornano dvd ogni anno, le opere "nuove" tirano (è appena uscito il cd della Medea in Corinto di San Gallo), dive e divi tirano - vedi Gruberova Netrebko Kaufmann Bartoli... -
Ovvio che oggi non si incida più così facilmente un Rigoletto in studio o una Bohème che non sia con Bocelli. Ma questo poco ci deve importare...
Il mondo dell'opera e della musica mi sembra sempre vitalissimo; al di là della crisi e delle difficoltà economiche - anzi forse proprio in ragione di queste - la richiesta è alta.

Per quanto riguarda i dischi bisogna anche tenere conto che oggi si vola per due lire e la Netrebko si può andarla facilmente a sentire quasi ovunque...una volta il melomane medio non poteva andare a Londra per 20€ per cui doveva accontentarsi del disco.
Senza contare le facilitazioni di youtube etc che però sono proprio quei mezzi che stanno sempre più diffondendo a livello globale la febbre musicale..
Ich habe eine italienische Technik von meiner Mutter bekommen.
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Re: La crisi discografica.

Messaggioda MatMarazzi » mar 27 lug 2010, 13:46

Riccardo ha scritto:Ma con tutti i Puritani Rubini che si fanno in giro, perché dovrebbe essere così difficile trovare un buon tenore per cantare l'Arturo Duprez pensato per Napoli (ad uso e consumo della Malibran)? Per di più Riccardo diventa un tenorino di contorno...insomma per i Puritani Malibran basta veramente la primadonna, così come per quelli di Parigi senza tenore l'impresa è fallita...


Giustissimo.
E' più facile, in teoria, trovare oggi un buon "neo-Duprez" che un "neo-Rubini".
Proprio i cantanti citati da Pietro (Osborn e Cutler) sarebbero più a loro agio nell'Arturo della versione Malibran, che in quello della versione Parigi.
Ma ciò che più conta, come dici anche tu, disponiamo di una diva popolarissima che si sta da anni concentrando sul fenomeno Malibran, ne sta ricercando le peculiarità, le costanti e le sta applicando su di sé con una tenacia e consapevolezza che ben pochi artisti possiedono.
Un "Puritani-Malibran" con la Bartoli sarebbe una grande scommessa discografica.

Salutoni,
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PS: non ci dici nulla del Lohengrin di Monaco?
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Re: La crisi discografica.

Messaggioda stecca » mar 27 lug 2010, 16:22

tutto giusto quello che avete (ed anche molto bene) detto, tenete anche conto però che in generale è il disco che non si vende più e vale anche nel rock o in altri generi di musica, per svariate ragioni si è perduto il gusto di andare per negozi a comprare dischi non lo fanno i giovani perchè ricorrono ad altro e non lo fanno più i vecchi perchè l'hanno fatto già in passato e a casa hanno tanti di quei dischi che manco fanno in tempo a vivere per sentirseli tutti...
P.S: peraltro anche sul fronte libri e cinema la crisi è evidente e basta vedere come ormai raggruppano in poche multisale o multilibrerie il tutto, in questo sono rimasto piacevolmente sopreso di recente da Parigi dove trovi ancora in centro tantissimi cinema di essai e tante librerie e...poche banche, ma solo a Parigi temo...
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Re: La crisi discografica.

Messaggioda Maugham » mar 27 lug 2010, 17:43

Riccardo ha scritto:Secondo me è solo questione di vitalità intellettuale di chi nel mondo dei dischi e dei video ci lavora.


Verissimo.
A questo aggiungo l'incapacità di guardare avanti, requisito obbligatorio in tutti i mestieri, nel campo tecnologico, poi, fondamentale.
Perchè nella tecnologia non si torna mai indietro. Non si scappa. Qualunque conquista tecnologica, giusta o sbagliata che sia, è una tappa che non ti permette più di tornare sui tuoi passi.
Per questo sorrido quando sento i discografici concionare su leggi, bavagli, oscuramenti vari per impedire il file-sharing o roba simile.
Oppure quando pensano che una massiccia promozione possa riportare la gente dentro i negozi di dischi.
Il web e la musica riprodotta ormai sono partiti.
Questo noin è solo l'oggi, ma anche il domani e, immagino, il dopodomani.
Ormai - e lo scrivo su questo forum da tempo- l'ascolto avviene nel 90% dei casi tramite mezzi che non sono il nostro caro disco.
Mio figlio non ha mai, dico mai, messo su un CD in un lettore. Ha due pennette, un Pc e un Ipod ballonati di musica.
Quindi il disco solo audio, come supporto, è ormai definitivamente finito. Se fossi un discografico non vorrei neppure più occuparmene.
Ma guarderei alla rete e alle sue infinite possibilità.
Veramente bisognava capirne il potenziale una decina di anni fa. Ma c'è ancora tempo.
Comunque, lancio una proposta.
Limitiamoci al campo delle opere complete solo audio, registrate, diciamo, dal 1910 ad oggi. Quante sono? Giudici ne scheda nella sua bibbia circa 2300. Vogliamo esagerare? Diciamo 2500.
Ora, ogni opera ha una durata media di 180 minuti circa. Quanto spazio occorre, in mb, per convertire tre ore di musica in digitale senza perdita di qualità? Circa 2000 mbyte, faccio cifra tonda. 5 opere, perdonatemi l'arrotondamento, sono 10 GB. Un terabyte contiene già 500 opere complete. Bastano 5 hard-disk da un terabyte ciascuno per contenere tutte le opere complete registrate nell'ultimo secolo.
Vogliamo allargare il discorso ai recital, alla sinfonica, alla cameristica, insomma al catalogo completo audio delle case discografiche dell'ultimo secolo?
Bene, avremo bisogno, butto lì, di 100 hard disk da un terabyte. O se volete stare larghi anche di 150 o di 200.
Pensate la bazzecola, 150/200 terabyte possono contenere tutta la storia della musica registrata senza perdita di qualità e senza nessuna compressione.
Ora, trasferiamo questo nostro malloppo dagli hard disk ingombranti in un server mondiale.
Che server sarà? Ma un serverino, di quelli piccoli-piccoli, niente a paragone dei giganteschi storage di Rapidshare o Megaupload.
Un serverino che ce l'ha un comune di piccole/medie dimensioni per tenere un po' di atti in archivio.
Una volta messo il materiale lì dentro (previo accordo tra le varie case discografiche) basta fornire la possibilità di accedere, ovviamente a pagamento, a questo server per ascoltare in streaming, via satellite, via radio, via quello che volete voi tutto questo ben di dio.
Il concetto del "tuo-per-sempre" (perchè ti porti a casa un pezzo di plastica tondo da mettere in scaffale) finirebbe nel giro di poco. Perchè, con l'abbonamento sarebbe "tuo per sempre" anche senza averlo tra le pareti domestiche.
Ci potrebbe essere un portale con le novità, diverse formule di abbonamento secondo i generi, ascolti a bassissimo prezzo ma limitati a un numero preciso di volte, non so....
E' vero che non tutti hanno la banda larga e non tutti hanno un computer. Però, insomma, smettiamo di pensare a tutti quelli che non ce l'hanno e pensiamo a quelli che, invece, ce l'hanno e che sono la maggioranza dei fruitori costanti di musica classica riprodotta.
Io penso che, con un servizio così strutturato, si potrebbe risollevare un mercato ormai inesistente... ma forse sbaglio.
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Re: La crisi discografica.

Messaggioda Tucidide » mar 27 lug 2010, 19:57

Maugham ha scritto:Mio figlio non ha mai, dico mai, messo su un CD in un lettore. Ha due pennette, un Pc e un Ipod ballonati di musica.

... :shock:
Ma quindi, vuoi dirmi che io, che ho la casa piena di CD, che ho fatto in tempo, da ragazzino, ad usare le audiocassette, originali e registrate, che addirittura ho provato l'ebbrezza di far suonare su un vecchio giradischi a valigetta i 45 gg dei miei, sono oramai un rottame, un residuato dell'Età del Bronzo? :cry: :cry: :cry:
Vabbè... l'ho già detto e lo ripeto. Gli iPod, le pennette USB e gli HD pieni di musica sono comodi, tutto quello che vuoi, ma il possesso fisico del supporto ha un fascino tutto suo.
Vuoi mettere la soddisfazione di trovare, in un negozietto, un CD che temevi di non trovare mai in una vita? Figurati che a me sembra fin troppo "facile" anche l'acquisto su internet! : Blink :
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: La crisi discografica.

Messaggioda MatMarazzi » mar 27 lug 2010, 20:46

Tucidide ha scritto:Vuoi mettere la soddisfazione di trovare, in un negozietto, un CD che temevi di non trovare mai in una vita? Figurati che a me sembra fin troppo "facile" anche l'acquisto su internet! : Blink :


Caro Tuc,
io ti capisco, sai... profondamente! Ma a questo mondo non c'è posto per le nostalgie!

Ti racconto un aneddoto che mi riguarda.
Premetto che fra le passioni viscerali della mia adolescenza c'era Inge Borkh.
Tu ora non ci crederai, ma Inge Borkh era, venti-trent'anni fa, quasi una perfetta sconosciuta da noi...
Qualcuno la conosceva solo perché era "quell'urlatrice nella Turandot con Del Monaco e la Tebaldi".
Oggi sembra fantascienza, ma ti giuro che era così.
Io andavo alla ricerca di tutto il suo materiale più strano, mai distribuito in Italia, fuori catalogo persino in Germania...
E snobbavo le Elektre e le Salome, naturalmente! :) Quelle le aveva chiunque.
Noi, io mi mettevo in capo di trovare la sua Forza del Destino in tedesco... La sua Monna Lisa di Schillings... la sua "tragedia irlandese" di Egk... l'Antigone di Orf, l'Ifigenia in Aulide, l'Euryante di Firenze, i Guerrelieder, la Lady Macbeth di Mszensk in italiano, persino i brani scelti di Toten Augen di D'Albert o il Macbeth di Bloch!
E nota che non c'era Internet, non c'era Wikipedia, non c'era niente. Nemmeno monografie, nemmeno biografie...
Solo quello che potevi trovare sulle copertine dei dischi o sulle riviste.
Che esistessero queste cose (da qualche parte, forse...) lo ricavavo dalle ricerche stravaganti, articoli, spunti disseminati qua e là, persino lettere spedite a esperti e collezionisti (arrivai fino a scrivere al Teatro Sao Carlos di Lisbona per sapere se qualche radio aveva registrato la sua unica recita di Ariane e Barbe-Bleu di Dukas nel 1963: nessuno mi ha risposto).

Credo di poter dire che tutto quello che esiste della Borkh (o quasi)... io l'ho trovato.
Ma ci sono voluti vent'anni! E non ti dico cosa mi è costrato!

Un paio di anni fa ho fatto sentire qualcuna delle mie rarità borkhiane a un ragazzo melomane che avrà avuto la tua età e non conosceva la signora se non di nome. Ovviamente è rimasto molto impressionato.
Bene...il giorno dopo aveva già trovato su Internet (fra Operashare e E-mule) e scaricato in una bella cartella del suo PC TUTTO quello che io avevo raccolto in vent'anni spendendo tempo, energie e SOLDIIIIII! Montagne di soldi!
Anzi... aveva trovato anche qualcosa che io non avevo. E se la ascoltava di gusto...

Ecco! Non ti dico il mio fegato come si è conciato!
Sai cosa me ne faccio del tuo "fascino" dell'oggetto e del gusto della ricerca?

Meglio che mi moderi! :(

Salutoni,
Mat
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Re: La crisi discografica.

Messaggioda Maugham » mer 28 lug 2010, 10:12

Tucidide ha scritto:
Maugham ha scritto:Mio figlio non ha mai, dico mai, messo su un CD in un lettore. Ha due pennette, un Pc e un Ipod ballonati di musica.

... :shock:
Ma quindi, vuoi dirmi che io, che ho la casa piena di CD, che ho fatto in tempo, da ragazzino, ad usare le audiocassette, originali e registrate, che addirittura ho provato l'ebbrezza di far suonare su un vecchio giradischi a valigetta i 45 gg dei miei, sono oramai un rottame, un residuato dell'Età del Bronzo? :cry: :cry: :cry:


No, sei semplicemente un feticista. :D
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