Milano - Teatro alla Scala

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Messaggioda MatMarazzi » mar 05 giu 2007, 11:01

VGobbi ha scritto:Scusa, ma guarda che sei stato tu a lamentarti del fatto che avessero chiamato la Silja per interpretare il ruolo della Croissy. Che poi l'esito e' stato da par suo trionfale o meno, e' un altro paio di maniche.


Non è affatto vero! Avevo osservato che - secondo me - era più adatta a fare Mere Marie; questo non toglie che se anche l'esito non fosse stato trionfale per vedere il debutto della Silja in questo ruolo molti appassionati sono venuti da lontano. Un debutto del genere fa rizzare le orecchie ai redattori delle riviste internazionali e a tutti gli appassionati del settore.
Che poi la Scala di Muti di debutti del genere ne abbia avuti pochi è vero: non si sono visti debutti rilevanti della Von Otter, per esempio, o della Gruberova, o della Varady, o della Lott, o di Bryn Terfel, di Kurt Streit, di Nathan Gunn... tutto questo è vero.
Però questi debutti autorevoli non si vedono nemmeno oggi.
Al tempo di Muti qualcosa si è visto: per oltraggioso che sia stato l'esito (e il comportamento dei beceri loggionisti scaligeri) la presenza della Fleming nella sua prima Lucrezia Borgia fu importante. Lo fu anche la prima e unica Donna del Lago della Anderson; lo fu il primo Papageno di Keenlyside (ad apertura di stagione), così come l'audacissima scelta di affidare a un grande baritono britannico (Michaels Moore) il ruolo solitamente tenorile di Licinio nella Vestale. Fu Muti a rilevare in Italia Alagna e Cura, fu lui a dare a Florez grande risalto addirittura nell'inaugurazione della stagione con Armida di Gluck. E visto che parliamo di Armida, ho trovato geniale certi debutti richiesti all'Antonacci, come Armida o la Nina di Paisiello. La Urmana a me non piace, ma è più interessante sentirla in Ifigenia che in lady Macbeth. La Malfitano venne alla Scala a debuttare la sua prima Marie del Wozzeck. Un idolo di Bayreuth come Wottrich fece alla Scala i suoi primi passi (debuttò nei Dialoghi delle Carmelitane). Anche la Graves debuttò nei Dialoghi, ma prima ancora aveva fatto la sacerdotessa della Vestale (altro debutto). Heppner apparve prestissimo alla Scala, con Meistersinger e soprattutto Oberon (debutto). E la Studer? Piaccia o non piaccia, era una delle cantanti più famose al mondo e alla Scala debuttò non meno di tre ruoli diversi. Pavarotti fu un Don Carlos penoso, ne convengo, ma questo ruolo rappresentava un debutto di interesse mondiale... sperperato, ok, non di meno prestigioso.
Si poteva fare di più e meglio, questo l'ho sempre detto. I cast dell'era Muti, nonostante tutto, odoravano di provincialismo, con scelte che non erano mai veramente sballate (come quelle che talora ci propina Lissner) ma discutibili e parrocchiali.
Il punto è: ora è cambiato qualcosa?
Cosa hanno di diverso questi cast di Lissner?

Ti ripeto che l'aver ascoltata la Silja nel ruolo di Kostelnicka, seppur alla veneranda eta' di 67 anni, e' stata una delle piu' belle esperienze che ho vissuto a teatro. Come non potrei essere riconoscente a Lissner?


Se è per questo, l'avevano ascoltata anche a Lione e Praga! E ben prima che alla Scala!
Ok, vogliamo confrontare i soldi di cui dispongono Lione e Praga con quelli della Scala?
Vogliamo confrontare il prestigio che questi teatri possono mettere sul tappeto, nel momento in cui si rivolgono a un artista, con quello della Scala?
Trovo davvero un po' tenero e malinconico mettere il dito sul bilancio attivo (anzi un po' meno passivo) o sul fatto che - grazie al cielo - abbiamo avuto qualche vecchia diva che si presenta a rifare anche per noi - poveri scaligeri - quel che ha già fatto in ogni periferia.
Non stiamo parlando di Piacenza o di Livorno... stiamo parlando del teatro che macina più soldi di tutt'Italia, uno dei più ricchi e prestigiosi del mondo.
Piantiamola con i piagnistei e cominciamo a valutare Lissner per quel che fa, ossia la programmazione artistica.

Salutoni
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Messaggioda beckmesser » mar 05 giu 2007, 18:11

Sinceramente, questo dipingere l’era Muti come un periodo buio della storia della Scala mi sembra eccessivo. E comunque, quello della scelta dei cast (qualcuno sbagliato, molti discutibili, diversi interessanti, comunque nella media di quel che avviene, meglio avveniva, negli altri teatri) mi sembra l’ultimo dei suoi problemi. Personalmente, ritengo che le cose serie da criticare siano state altre, e soprattutto: 1) la programmatica esclusione di grandi registi (cosa diversa dai grandi nomi della regia), conseguenza dell’evidente convinzione che la regia debba essere “l’umile ancella” della direzione (opinione discutibilissima ma, appunto, opinione, peraltro ancora sostenuta da buona fetta del pubblico…); 2) il totale monopolio di una fetta fondamentale di repertorio: salvo alcuni episodi, per circa 15 anni alla Scala non si è sentito altro Mozart, altro Verdi, altro Wagner, altro Gluck che quello di Muti, cosa che nessun teatro può permettersi senza restare indietro sui tempi (tanto per fare un esempio: il Mozart di Muti mi sembrava sublime e quasi senza rivali negli anni 90, mentre adesso resta molto interessante ma ci sono, eccome, alternative…). Quanto a Lissner, anche a me la stagione prossima ha un po’ deluso, ma non sono d’accordo sul fatto che tre anni siano sufficienti per avere la disponibilità di certi artisti. Tanto per fare un esempio, in un’intervista lo stesso Lissner diceva che ha già diversi contratti firmati con Heppner a partire dal 2009, ma che prima era stato impossibile averlo, e credo che lo stesso valga per molti altri.
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Messaggioda MatMarazzi » gio 07 giu 2007, 11:56

beckmesser ha scritto: Quanto a Lissner, anche a me la stagione prossima ha un po’ deluso, ma non sono d’accordo sul fatto che tre anni siano sufficienti per avere la disponibilità di certi artisti. Tanto per fare un esempio, in un’intervista lo stesso Lissner diceva che ha già diversi contratti firmati con Heppner a partire dal 2009, ma che prima era stato impossibile averlo, e credo che lo stesso valga per molti altri.


I limiti della gestione Muti sono stati esattamente quelli che hai scritto.
Io sono perfettamente d'accordo (il Bagnolo ricorderà che esattamente queste cose le scrivevamo su It.Arti.Musica.Classica ancora negli anni '90, raccogliendo invariabilmente le folgori di tutti - compresi critici e musicologi togati, che ora inneggiano a Lissner - e varie accusa di esterofilia).
Diciamo che, poiché mi piace l'obbiettività, in queste tre stagioni il livello non si è alzato come ci aspettavamo: sai, io frequento fin da ragazzo alcuni teatri che Lissner aveva letteralmente esaltato, come lo Chatelet e Aix; avevo visto quasi tutti i grandi spettacoli proposti là. Proprio ora sono tornato da Amsterdam dove ho visto uno spettacolo fantasmagorico (da una casa di morti) che tradisce in tutto e per tutto il pensiero di Lissner, che vi è dietro.
Quindi ero il più autorizzato a gioire della sua presenza alla Scala.
Eppure, proprio per questioni di obbiettività, devo dire che la delusione è cocente: le produzioni novecentesche e barocche sono delicatamente "progressive" ma in realtà già vecchie come spirito e gusto (tanto per accontentare quella fetta di pubblico, come i miei vecchi amici abbadiani, che solo a sentir parlare di Janacek o di Monteverdi si sentono autorizzati a inneggiare alla Rivoluzione! o che godono fisicamente a vedere ragazzini riccioluti e sud-americani alle prese col Don Giovanni ); le produzioni ottocentesche sono invece un omaggio talmente smaccato e malinconico al loggione (leggi: consiglio di amministrazione) da essere peggiori di quanto avesse mai fatto Muti, che almeno - in questo repertorio - aveva dei criteri: condivisibili o no, ma ce li aveva.
Così facendo, Lissner, accontenta tutti, ma non combina nulla e, quel che è peggio, il teatro resta periferico e disertato dai grandi nomi.

Milano avrebbe solo bisogno di una cosa: un teatro alternativo, con cui sviluppare una bella competizione. Come New York, Parigi, Londra, Berlino, Vienna... ecc...
In passato proprio Muti cercò in tutti i modi di affossare voci alternative a Milano. Vediamo ora nell'illuminata era del progressista Lissner cosa accadrà.

Il caso di Heppner, comunque, non mi pare significativo.
Come il tenore dice in tutte le sue interviste, ha un bisogno fisico di restarsene per almeno sette-otto mesi l'anno in Canada dalla sua famiglia e dai suoi bambini. Per cui accetta scritture fuori dal nord-america solo per pochi mesi l'anno e (fra l'altro) mai sotto natale.

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Re: Maria StuFarda

Messaggioda VGobbi » lun 13 ago 2007, 18:22

DA ALTRO THREAD

MatMarazzi ha scritto:Dovrebbero essere altre le inaugurazioni della Scala: altro che Aida dei tangheri o Tristano dei pensionati.


Sull'Aida dei tangheri potrei essere d'accordo, anche se presentava la novita' di Alagna nel ruolo di Radames, ma sul Tristan dei pensionati assolutamente no.

E' colpa nostra se il Wagner di Barenboim lo gustiamo con una decina d'anni di ritardo? Ritengo la scelta assolutamente felice, anche se avrei caso mai proposto un cast diverso (specie la presenza di Ian Storey nei panni del protagonista, dopo averlo sentito in Jenufa :? ).
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Messaggioda MatMarazzi » mar 14 ago 2007, 10:17

VGobbi ha scritto:
MatMarazzi ha scritto:Questa doveva essere un'inaugurazione alla Scala: altro che Aida dei tangheri o Tristano dei pensionati.

Sull'Aida dei tangheri potrei essere d'accordo, anche se presentava la novita' di Alagna nel ruolo di Radames, ma sul Tristan dei pensionati assolutamente no.


Sì vit...
Lo sappiamo che per te il fatto stesso che si proponga Wagner e con qualcuno di appena noto è un'audacia sconvolgente.

Io non metto in discussione il tuo diritto di essere felice all'idea di quel (metallo) Tristano.
Ma ribadisco che non è un'inaugurazione scaligera per come la si dovrebbe intendere: ossia un avvenimento in grado di attirare l'interesse del mondo e cambiare le prospettive critiche su un certo repertorio.
L'unica cosa effettivamente originale è la regia di Chéreau, il quale però è indubbiamente un pensionato.

Quindi, quali che siano i tuoi gusti, questa resta una inaugurazione periferica.

Quanto ad Alagna, ti preciso che non era una novità.
Io l'avevo già visto in Radames in almeno due diverse produzioni (Copenaghen e Orange).

Saluti
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Messaggioda pbagnoli » mar 14 ago 2007, 14:25

Forse quello che intendeva dire Vittorio - e che mi trova perfettamente consenzziente - è che la proposta di Alagna come Radames eraa un tentativo di uscire dal tragico provincialismo italiano, anche se Rototo era già stato Radames in almeno altre due occasioni.
In questi giorni di vacanza e di relax sto raggiungendo la pace dei sensi e mi rendo conto che le rivoluzioni non portano mai a risultati duraturi; meglio qualche innesto giusto, poco per volta, ogni anno. In tal senso, forse vedremo i risultati della cura Lissner fra una decina d'anni.
Io comunque sono contanto di un Tristan Barenboim-Chèreau; magari per vedere qualcosa di veramente innovativo mi unirò ad un viaggio dei Wanderer. Prima o poi... :roll:
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Messaggioda Luca » mar 14 ago 2007, 16:14

Quanto ad Alagna, ti preciso che non era una novità.
Io l'avevo già visto in Radames in almeno due diverse produzioni (Copenaghen e Orange).
==============================================
A proposito di Alagna: ho visionato il suo Trovatore di Orange (31 luglio 2007). Inizierebbe benino, ma poi il lirico prevale sul drammatico (e nemmeno con tanta precisione musicale) e.... bisogna accontentarsi... A me piace poco !
Bene il resto del cast: la Neves è valida, il baritono Ko molto bravo, la Nioradze è una buona Azucena e ben truccata da sembrare veramente una stregaccia. Noseda dirige bene.

Salutoni, Luca.
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Messaggioda pbagnoli » dom 09 set 2007, 19:16

Riapro il thread perché sono andato oggi a rivedermi la stagione sul sito della Scala e mi sono re-incavolato, al punto di aprire un nuovo thread sull'argomento, salvo che poi Matteo mi ha tirato le orecchie e mi ha detto che l'avevo già fatto..., motivo per cui ho cancellato quello che avevo scritto.
In realtà l'occasione è buona per vedere se qualcuno di noi ci ha ripensato e ha trovato qualche motivo per riabilitare la stagione imminente.
Io, evidentemente, no.
E voi?
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Messaggioda teo.emme » lun 10 set 2007, 17:42

Rispondo volentieri in merito alla stagione scaligera. L'ho riguardata e sono sempre più deluso. Per 2 motivi:

1) La scelta dei titoli: assolutamente priva di una logica e una idea di fondo. Mi sembra anzi fatta più per compiacere certe "intellettualità" piuttosto che rispondere al ruolo che dovrebbe avere la Scala in Italia. Ma su questo non voglio insistere: il problema è l'esiguità dei titoli, 10 opere sono un'indecenza se si pensa alle 25/30 dei maggiori teatri europei (con una stagione più corposa si accontenterebbero tutte le esigenze, dal belcanto al '900). Oltretutto quando si decideranno a valorizzare l'Arcimboldi e ad usarlo per i titoli di più vasto richiamo??? Purtroppo grande assente è l'opera barocca (ma ormai ho perso le speranze).

2) Cast e direttori. Inutile mettere il coltello nella piaga: dov'è la rinascita post Muti??? Non c'è, semplice...anzi: abbiamo un netto scadimento. Prima almeno c'era Muti, ora bisogna cuccarsi Gatti (meno che mediocre), l'ex bambino prodigio Harding (sopravvalutato in modo indegno e scimmiottatore di Abbado), l'incompleto Dudamel (che non riesce a trovare una sua linea interpretativa) e poi...Oren???? Ecco il risultato della cacciata di Muti. Oren alla Scala al massimo potrebbe entrarci come spettatore... E lo stesso vale per i cast. Davvero c'è da ridimensionare la leggenda nera mutiana: come tutti ha fatto spettacoli belli e brutti, come tutti ha un suo repertorio di elezione, come tutti è un egocentrico (mi fa ridere chi si scandalizza per le sue presenze sul podio del Piermarini..quasi esclusive: ma andiamo, Karajan faceva dirigere i Berliner a chiunque??? Comunque meglio un direttore troppo presente - ma che cura al dettaglio le prove e impone disciplina e serietà - che lo sfacelo odierno dell'orchestra scaligera - che sbaglia attacchi, suona male, stecca, in buca chiacchiera e ride facendo cadere leggii e strumenti etc... in barba ad ogni professionalità), ma mentre era lui Direttore Principale, alla Scala sono venuti Sawallisch, Rostropovich, Sinopoli, Gergiev, Pretre, Plasson, Davis, Ozawa, Wung Chung, Bychkov, Gavazzeni, Chailly (ho controllato TUTTE le stagioni dal 1989 ad oggi)..oggi dopo 3 anni di restaurazione Lissner ci toccano Gatti e Oren, le opere vengono tagliate (come Lohengrin o come Traviata) e i cast sono pietosi.... Ma l'importante era cacciare il tiranno vero? Io credo che alla fine sia stato cacciato per motivi politici, dalle lobby sindacali e orchestrali e dalla fronda di fedeli a Fontana (uno dei peggiori sovrintendenti scaligeri, colpevole, tra l'altro, di non aver voluto allestire la camera ardente per la Tebaldi all'interno del Teatro..che si vergogni).

Ecco perchè penso di andare a vedere il solo Tristan, più per l'opera e Chereau che per il resto.... Mi spiace solo che la propaganda anti mutiana abbia finito per prevalere e che stia convincendo molti di essere di fronte alla "migliore delle stagioni possibili" (come direbbe Voltaire) tirando in piedi il solito trucchetto del "non sapete che condizioni abbiamo trovato". In 3 anni se si vuole si cambia: Lissner avrà incontrato gli stessi problemi di tutti, Muti compreso: sindacalizzazione diffusa in ogni ganglo del teatro, dall'orchestra al coro ai tecnici agli impiegati...volti tutti a mantenere i propri privilegi, sforzandosi di fare il meno possibile... Se questa è la nuova Scala rimpiango la vecchia...
teo.emme
 

Messaggioda Alberich » lun 10 set 2007, 17:58

A me la stagione piace. I cantanti interessanti sono molti (possono piacere o no, ma sono quelli che cantano in tutto il mondo: Meier, Domingo, Nucci, Urmana, Frittoli, Lipovsek, Alvarez, Cedolins, Bruson, Salminen, Remigio, Devia, ecc), i direttori pure, le opere (a parte qualche titolo) mi interessano assai. Sono contentissimo di rivedere il Macbeth, di sentire il Wagner di Barenboim dal vivo con Chereau, di sentire finalmente Alfano e Dallapiccola e anche il Trittico, pur non amando affatto Puccini. Ci sono molte cose che mi lasciano perplesso, ma il disfattismo mi sembra fuori luogo.

Saluti
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Messaggioda teo.emme » lun 10 set 2007, 19:12

Più che disfattismo la mia è delusione. Rispetto alle attese e ai proclama... Doveva cambiare tutto e invece? Non è mutato nulla, anzi... dal punto di vista dei direttori è andato peggiorando, la disciplina orchestrale è sparita e i cantanti (tolti 2 o 3 nomi di richiamo, ma chissà poi se confermeranno e quante recite canteranno: penso a Domingo) non brillano di certo..

Sulle opere presentate, il problema è l'esiguo numero di titoli, in tutti i teatri più importanti d'Europa ne fanno almeno il doppio... Ecco mi sarebbe piaciuto che Lissner seguisse questa strada. Credo che con 20 titoli e con un uso accorto delle collaborazioni con altri teatri e le riprese, si accontenterebbero tutti e si risparmierebbe pure (mi domando sempre quanto è costato lo schifoso Don Giovanni di Mussbach quando c'era - gratis - nei magazzini del teatro lo splendido allestimento di Strehler).
teo.emme
 

Messaggioda MatMarazzi » mar 11 set 2007, 12:46

teo.emme ha scritto:Sulle opere presentate, il problema è l'esiguo numero di titoli, in tutti i teatri più importanti d'Europa ne fanno almeno il doppio... .


Sì, ma sono teatri di repertorio...
I teatri come la Scala (prendi lo Chatelet, prendi il Nederlandse di Amterdam, o il An der Wien di Vienna) hanno su per giù gli stessi titoli.
Io non credo che una decina di titoli sia poco...
Sono invece d'accordissimo con te sulle perplessità a livello artistico.
Siamo di fronte alla terza stagione senza voli e senza brividi dell'era Lissner).
Strano e triste...

Salutoni
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Messaggioda Alberich » mar 11 set 2007, 17:41

La mancanza di voli e brividi, effettivamente, c'è. Però a me sembra che qualcosa si muova (e non solo a livello artistico) e ciò mi fa ben sperare per il futuro.
Un brivido, però, c'è: la qualità dell'orchestra in nettissimo scadimento. Si spera che anche la dirigenza della Scala abbia le orecchie e stia pensando a cosa fare.
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Messaggioda teo.emme » mar 11 set 2007, 19:23

Non so..io non vedo molte cose muoversi, sia a livello artistico che gestionale. Penso poi che in 3 anni si poteva/doveva fare molto di più e invece è palese la tendenza a "vivacchiare" sulla spendibilità del marchio "Scala". Insomma, mi aspettavo sinceramente la rivoluzione che tutti hanno proclamato..e mi secca aver perso Muti a favore di Oren (per esempio). Quanto si deve aspettare per vedere risultati? 10 anni? Nemmeno la ricostruzione post-bellica è durata tanto!
E poi lo scadimento orchestrale evidente, dici bene Alberich...è scandaloso, ma pare vada bene così, pare che siamo noi i difficili.
Io vedo una situazione molto grigia: Lissner incapace di imprimere una svolta vera, Barenboim troppo occupato in impegni internazionali (con altri progetti e teatri) per occuparsi a tempo pieno della direzione scaligera (e io credo che il Direttore Principale dovrebbe essere la guida di orchestra e programmazione) come si nota dallo scarso numero di sue esecuzioni, orchestra inevitabilmente allo sbando (senza una guida vera e una ferrea disciplina), progetti allarmanti per il futuro (penso alla trilogia di Monteverdi assolutamente inadatta al palcoscenico e all'orchestra della Scala), e poi una politica assurda negli allestimenti (riprese di spettacoli osceni, nuove e inutili produzioni di spettacoli che funzionavano e sperpero di denari in costosi nuovi allestimenti affidati a registi senza idee e spendaccioni: Ronconi ancora, e poi Pizzi, che costerà una fortuna e ci propinerà le solite colonne e le solite scalinate - per ben 2 opere, e saranno le stesse, pagate dalla Scala 2 volte)..
Non so, ma così non si va davvero da nessuna parte!

Per Matteo: è vero la Scala non è Teatro di repertorio (ma perchè non indirizzarsi verso questa realtà, mi chiedo), ma ad Amsterdam, Vienna e Parigi però ci sono almeno 3 teatri e tutti funzionanti.. A Parigi ogni anno ci sono quasi 50 titoli diversi da vedere e a prezzi molto più bassi con un livello medio incommensurabilmente più elevato.
teo.emme
 

Messaggioda MatMarazzi » mer 12 set 2007, 12:33

teo.emme ha scritto: io credo che il Direttore Principale dovrebbe essere la guida di orchestra e programmazione



Ecco, su questo punto io non sono d'accordo.
Il direttore onnipotente (alla Muti) è secondo me una iattura sotto tutti i punti di vista. E accusare Lissner (che è giusto e sacrosanto) non deve però farci rimpiangere una situazione che era diventata la barzelletta del mondo intero.
Proprio i grandi teatri che citi (dall'Opéra di Parigi allo chatelet, al nederlandse di amsterdam, ecc...) non hanno il direttore principale e...se ce l'hanno COSTUI NON OSA METTER BECCO NELLA PROGRAMMAZIONE, nè nelle scelte di altri direttori, nè dei registi, giusto giusto dei cantanti nella produzioni dove LUI dirige.

Essere un teatro di repertorio è, a mio parere, una scelta oggi sbagliata: se lo possono permettere solo teatri con tradizioni "turistiche" eccezionali (e ceramente New York o Parigi o Londra hanno più turisti di... Milano).
Basterebbe fare programmi più interessanti, con gente più importante.
E, per questo, in teoria LIssner sarebbe la persona giusta.
Tu citi lo Chatelet: io ci andavo tutti gli anni nell'era Lissner e ti assicuro che la programmazione era fantasmagorica.
Stesso dicasi per l'era LIssner a Aix.
Io temo che alla Scala debba tener buono un consiglio di amministrazione che cerca solo la facile autocelebrazione e che odia intellettualismi di sorta....
Mi spiace tanto dirlo, ma temo sia così.
Certo lo colpa è anche di Lissner, che dovrebbe (almeno un po') farsi valere.

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Ultima modifica di MatMarazzi il dom 14 ott 2007, 14:51, modificato 1 volta in totale.
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