VGobbi ha scritto:Scusa, ma guarda che sei stato tu a lamentarti del fatto che avessero chiamato la Silja per interpretare il ruolo della Croissy. Che poi l'esito e' stato da par suo trionfale o meno, e' un altro paio di maniche.
Non è affatto vero! Avevo osservato che - secondo me - era più adatta a fare Mere Marie; questo non toglie che se anche l'esito non fosse stato trionfale per vedere il debutto della Silja in questo ruolo molti appassionati sono venuti da lontano. Un debutto del genere fa rizzare le orecchie ai redattori delle riviste internazionali e a tutti gli appassionati del settore.
Che poi la Scala di Muti di debutti del genere ne abbia avuti pochi è vero: non si sono visti debutti rilevanti della Von Otter, per esempio, o della Gruberova, o della Varady, o della Lott, o di Bryn Terfel, di Kurt Streit, di Nathan Gunn... tutto questo è vero.
Però questi debutti autorevoli non si vedono nemmeno oggi.
Al tempo di Muti qualcosa si è visto: per oltraggioso che sia stato l'esito (e il comportamento dei beceri loggionisti scaligeri) la presenza della Fleming nella sua prima Lucrezia Borgia fu importante. Lo fu anche la prima e unica Donna del Lago della Anderson; lo fu il primo Papageno di Keenlyside (ad apertura di stagione), così come l'audacissima scelta di affidare a un grande baritono britannico (Michaels Moore) il ruolo solitamente tenorile di Licinio nella Vestale. Fu Muti a rilevare in Italia Alagna e Cura, fu lui a dare a Florez grande risalto addirittura nell'inaugurazione della stagione con Armida di Gluck. E visto che parliamo di Armida, ho trovato geniale certi debutti richiesti all'Antonacci, come Armida o la Nina di Paisiello. La Urmana a me non piace, ma è più interessante sentirla in Ifigenia che in lady Macbeth. La Malfitano venne alla Scala a debuttare la sua prima Marie del Wozzeck. Un idolo di Bayreuth come Wottrich fece alla Scala i suoi primi passi (debuttò nei Dialoghi delle Carmelitane). Anche la Graves debuttò nei Dialoghi, ma prima ancora aveva fatto la sacerdotessa della Vestale (altro debutto). Heppner apparve prestissimo alla Scala, con Meistersinger e soprattutto Oberon (debutto). E la Studer? Piaccia o non piaccia, era una delle cantanti più famose al mondo e alla Scala debuttò non meno di tre ruoli diversi. Pavarotti fu un Don Carlos penoso, ne convengo, ma questo ruolo rappresentava un debutto di interesse mondiale... sperperato, ok, non di meno prestigioso.
Si poteva fare di più e meglio, questo l'ho sempre detto. I cast dell'era Muti, nonostante tutto, odoravano di provincialismo, con scelte che non erano mai veramente sballate (come quelle che talora ci propina Lissner) ma discutibili e parrocchiali.
Il punto è: ora è cambiato qualcosa?
Cosa hanno di diverso questi cast di Lissner?
Ti ripeto che l'aver ascoltata la Silja nel ruolo di Kostelnicka, seppur alla veneranda eta' di 67 anni, e' stata una delle piu' belle esperienze che ho vissuto a teatro. Come non potrei essere riconoscente a Lissner?
Se è per questo, l'avevano ascoltata anche a Lione e Praga! E ben prima che alla Scala!
Ok, vogliamo confrontare i soldi di cui dispongono Lione e Praga con quelli della Scala?
Vogliamo confrontare il prestigio che questi teatri possono mettere sul tappeto, nel momento in cui si rivolgono a un artista, con quello della Scala?
Trovo davvero un po' tenero e malinconico mettere il dito sul bilancio attivo (anzi un po' meno passivo) o sul fatto che - grazie al cielo - abbiamo avuto qualche vecchia diva che si presenta a rifare anche per noi - poveri scaligeri - quel che ha già fatto in ogni periferia.
Non stiamo parlando di Piacenza o di Livorno... stiamo parlando del teatro che macina più soldi di tutt'Italia, uno dei più ricchi e prestigiosi del mondo.
Piantiamola con i piagnistei e cominciamo a valutare Lissner per quel che fa, ossia la programmazione artistica.
Salutoni
Matteo