Milano - Teatro alla Scala

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Re: BIGLIETTERIA TEATRO ALLA SCALA

Messaggioda Alberich » mar 08 nov 2011, 0:26

MatMarazzi ha scritto:
Alberich ha scritto:Noooooooo...mi becco D'Arcangelo! :cry:


Ma dai, va benissimo! :)
Me lo becco anche io!

In fondo il Mattei me lo cuccai al suo debutto in Don Giovanni! :)
Aix 1989, con Claudio Abbado e Peter Brook!
Grande ricordo!

Salutoni,
Mat


E' un cantante che trovo molto scontato, mentre ho una venerazione per Mattei. Ma quindi sei lì il 20? :D
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Re: BIGLIETTERIA TEATRO ALLA SCALA

Messaggioda MatMarazzi » gio 10 nov 2011, 9:22

Alberich ha scritto: Ma quindi sei lì il 20? :D


Ahimé no.
In teoria sarei lì il 16, in pratica ho ceduto il mio biglietto.
All'interno del Wanderer Club c'è stata una lotta ai coltelli per aggiudicarsi questo Dongio, e così ho rinunciato io!
Me lo guarderò su schermo e mi consolerò pensando a quante cose potrò fare con tutti quei soldi risparmiati! :)

Mi raccomando: poiché sarai l'unico (mi pare di capire) a vedertelo dal vivo, ci aspettiamo una delle tue recensioni coi fiocchi.

Salutoni,
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La Scala in formato "Expo"?

Messaggioda VGobbi » sab 11 feb 2012, 16:25

Su segnalazione di un altro celeberrimo forum, riporto il link che mi ha attirato subito l'attenzione e che penso possa interessare pure voi.

Ecco cosa riporta "Il giornale della musica" : http://www.giornaledellamusica.it/news/?num=110258

Se son rose, fioriranno ... Non e' tutto oro quel che luccica, ma ci sono tante, tantissime belle cose ... ad esempio il cast del Lohengrin, la presenza di Terfel nell'Olandese Volante, la Traviata del trio Gatti/Damarau/Tcherniakov, la Turandot della Stemme, il Macbeth di Gergiev ... insomma ce n'è di carne al fuoco!!!

E voi cosa ne pensate? E' arrivato forse il momento per tornare ad abbonarsi alla Scala?
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: La Scala in formato "Expo"?

Messaggioda pbagnoli » sab 11 feb 2012, 22:32

Non so Vittorio.
Abbonarsi forse è un po' troppo, ma prenotarsi per un po' di spettacoli sì. Ammesso, ovviamente, che le pre(pro)messe vengano rispettate, cosa che - come ben sappiamo - non è affatto scontata.
Però, chi vivrà vedrà!
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
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Re: La Scala in formato "Expo"?

Messaggioda vivelaboheme » mar 14 feb 2012, 16:13

A parte la speranza che le promesse vengano mantenute, molte delle proposte-Lissner per gli anni a venire sono affascinanti e fra l'atro coraggiose nelle scelte degli allestimenti.
Il vero problema è un altro (e mi risulta che lo stesso Lissner ne sia perfettamente conscio). La Scala è diventata quasi insopportabile, ambientalmente, a) per la presenza di una squadra di guastatori inviperiti, che vengono a teatro con il solo scopo di urlare, inveire, disturbare glui esiti degli spettacoli, una ormai insopportabile corte d'assise, b) per aver coltivato un pubblico sempre più, mediamente, "vecchio" e chiuso nel gusto. Traviata con regia di Tcherniakov o Ballo con regia di Michieletto, che altrove sono la contemporaneità e la norma di geniali registi ampiamente riconosciuti, qui sono una perenne "sfida". Per un altro verso, proprio stasera alla Scala va in onda un Aida (con regia "archeologica" - ma è operazione legittima - di Zeffirelli) che è però (e vi assicuro che respiro il clima che c'è qui, ed è triste) diretta da un direttore che ha due "torti" irreparabili agli occhi di certe frange. E' giovane ed è ebreo (ripeto: vi assicuro che respiro il clima che c'è qui, ed è davvero triste).

Per tutte queste considerazioni, apprezzo doppiamente le scelte di Lissner, sperando siano accettate dall'ambiente. Come ho detto, so che lo stesso Lissner è conscio di tutte queste difficoltà, e talora - forse - sconsolato da tutte queste ristrettezze mentali


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Re: La Scala in formato "Expo"?

Messaggioda va2786 » ven 17 feb 2012, 16:04

A parte la speranza che le promesse vengano mantenute, molte delle proposte-Lissner per gli anni a venire sono affascinanti e fra l'atro coraggiose nelle scelte degli allestimenti.
Il vero problema è un altro (e mi risulta che lo stesso Lissner ne sia perfettamente conscio). La Scala è diventata quasi insopportabile, ambientalmente, a) per la presenza di una squadra di guastatori inviperiti, che vengono a teatro con il solo scopo di urlare, inveire, disturbare glui esiti degli spettacoli, una ormai insopportabile corte d'assise, b) per aver coltivato un pubblico sempre più, mediamente, "vecchio" e chiuso nel gusto. Traviata con regia di Tcherniakov o Ballo con regia di Michieletto, che altrove sono la contemporaneità e la norma di geniali registi ampiamente riconosciuti, qui sono una perenne "sfida". Per un altro verso, proprio stasera alla Scala va in onda un Aida (con regia "archeologica" - ma è operazione legittima - di Zeffirelli) che è però (e vi assicuro che respiro il clima che c'è qui, ed è triste) diretta da un direttore che ha due "torti" irreparabili agli occhi di certe frange. E' giovane ed è ebreo (ripeto: vi assicuro che respiro il clima che c'è qui, ed è davvero triste).

Per tutte queste considerazioni, apprezzo doppiamente le scelte di Lissner, sperando siano accettate dall'ambiente. Come ho detto, so che lo stesso Lissner è conscio di tutte queste difficoltà, e talora - forse - sconsolato da tutte queste ristrettezze mentali


No ragazzi, veramente quando leggo queste dichiarazioni non riesco a non rispondere: il più grande teatro italiano nelle mani di un direttore che non conosce minimamente le basi del repertorio operistico italiano e che oltretutto ci propina i cantanti con cui lavora a Berlino (come se i cast di Berlino fossero all'altezza di quello che dovrebbe essere il tempio della lirica mondiale) e per di più impone un suo giovane assistente per dirigere aida col risultato che non ha il torto di essere giovane ed ebreo bensì quello di non avere nè le qualità interpretative nè quelle tecniche per farlo (e si è sentito benissimo già in tosca). L'orchestra della scala è abbandonata a se stessa e ridotta com'è sotto gli occhi di tutti, specie quando è diretta da lui o dal suo pupillo; è la terza volta in 5 anni che viene proposta aida: non ci sono altre opere di verdi o altre opere italiane da proporre? Da quanti secoli manca alla scala uno chenier, una favorita, un puritani, una norma o, più di recente parlando di verdi, una forza, un ballo, un trovatore? Quanto alla genialità di certi registi, vanno benissimo se proposte ogni tanto: non che la normalità deve essere lo stravolgimento dei luoghi, dell'azione ecc. e la straordinarietà la proposta di un allestimento "normale": semmai il contrario! Non condivido la maleducazione di certe frange di pubblico che si mettono a fare discussioni o comizi nei pochi secondi di silenzio prima degli attacchi, ma condivido in pieno il malumore per questa gestione. Consiglio però di fischiare e buare (com'è nel diritto ma oggi mi viene da dire nel dovere...) alla fine delle arie e/o dell'opera ma sempre senza creare un clima di guerra. Sarebbe anche interessante sapere cosa ne pensa l'orchesstra che è stata descritta in quest'occasione come svogliata e fracassona di proposito:che sia un boicottaggio verso Wellber che non gradiscono? Continuo comunque a chiedermi che senso abbia avere un direttore pseudo-stabile utile solo per Wagner a cui non può venire affidata nessuna opera italiana....a questo punto non era meglio avere uno chailly o un gatti (che dirigono rossini, verdi, puccini...) e per wagner affidarsi a direttori ospiti e non viceversa? Troppo facile se il discorso fosse semplicemente fare la cosa migliore per il teatro...ma temo ci sia molto altro sotto purtroppo e la nomina di barenboim per altri 5 anni lo conferma...
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Re: La Scala in formato "Expo"?

Messaggioda vivelaboheme » ven 17 feb 2012, 17:45

Nel suo post si è mischiata la citazione del mio precedente con il suo commento, comunque ho letto e compreso lo stesso. Non mi trovo d'accordo sulla considerazione sulla Tosca a mio parere ben eseguita ed interpretata (pur con un allestimentoa mio parere infelice) da Omer Wellber alla Scala lo scorso anno, ma questo non ha importanza, la diversità di opinioni è sempre un bene e una ricchezza. Invece, le confesso, mi allarma il resto del suo discorso; la considerazione su una maggior attenzione ai cast nell'opera italiana (parlo soprattutto di cast vocali: il direttore Wellber ha diretto benissimo Aida e Trovatore, nonché Tosca in altri luoghi) aprirebbe senz'altro una giusta riflessione. Ma tutto il resto, cioé la sua riflessione sugli allestimenti, non fa che riconfermarmi nel timore espresso prima, che cioé la Scala sia vissuta come la vestale della conservazione del teatro d'opera. Una specie di museo vivente, in sostanza. Scusi, ma me ne dissocio.

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Re: La Scala in formato "Expo"?

Messaggioda pbagnoli » ven 17 feb 2012, 20:01

va2786 ha scritto: il più grande teatro italiano nelle mani di un direttore che non conosce minimamente le basi del repertorio operistico italiano e che oltretutto ci propina i cantanti con cui lavora a Berlino (come se i cast di Berlino fossero all'altezza di quello che dovrebbe essere il tempio della lirica mondiale) e per di più impone un suo giovane assistente per dirigere aida col risultato che non ha il torto di essere giovane ed ebreo bensì quello di non avere nè le qualità interpretative nè quelle tecniche per farlo (e si è sentito benissimo già in tosca).

Caro va2786,
innanzitutto benvenuto su Operadisc.
Mettiamo i puntini sulle "i": potrà non essere il Più Grande Direttore di Tutti i Tempi, ma dire che Barenboim non conosce minimamente le basi del repertorio operistico italiano mi sembra un'affermazione demagogica e totalmente priva di fondamento. Ripeto: potrà non piacere - io non sono fra i suoi estimatori - ma è un professionista piuttosto rodato che forse non ha il bisogno del placet dei melomani de noantri.
Quanto alla pretesa superiorità di Milano su Berlino nel repertorio operistico italiano, mi spiace ma mi sembra un'affermazione sciovinista totalmente destituita di fondamento: come dire che l'unica zuppa di pesce degna di tal nome è la bouillabaisse e quindi se vuoi mangiare una zuppa di pesce devi andare in Francia. Io penso che questi presunti crediti sul repertorio italiano - se anche esistevano (e, per me, non è così) - ce li siamo giocati definitivamente in vent'anni di gestione autoreferenziale e culturalmente involuta: tutto ciò che ci è stato imposto da Muti. E fra Muti e Berlino, io personalmente sceglierei Berlino: in vent'anni di Muti, alla Scala non abbiamo MAI avuto per esempio un'interprete verdiana vera come Julia Varady.
Ah già, scusa: non è italiana! Quindi non ha avuto le stigmate della vera voce verdiana!
Piuttosto, Barenboim o non Barenboim (e la scelta dei cast e degli allestimenti è soprattutto responsabilità di Lissner), quello che diceva Vizzardelli è sacrosantemente vero: alla Scala ci vanno falangi di persone che non hanno un cazzo di meglio da fare, con il solo scopo preconcetto di fischiare. Cioè: sanno già in anticipo che assisteranno a uno spettacolo pietoso, ma ci vanno lo stesso per dimostrare che la sanno lunga, che gliela fanno vedere loro.
Ora, a me personalmente una cosa del genere non mi piglierà mai.
Voglio dire: anch'io ho avuto le mie puntate nazional-popolari.
Ricordo per esempio la ripresa di un Otello agli Arcimboldi con una modesta regia di Vick, già molto modestamente diretto da Muti all'andata (trovò un bruttissimo finale terzo alternativo scartato da Verdi e lo impose come filologico) e peggio ancora diretto dal suo scagnozzo Rizzi Brignoli al ritorno (tanto per continuare nella metafora calcistica) e la presenza di un tenore di cui in questo momento non ricordo il nome che riuscì a farsi sovrastare da Bruson e che durante il Giuramento alla fine del secondo atto voleva scappare...
Ricordo l'Aida del 2006 in cui una pessima Urmana (peggio, molto peggio di Oksana Dyka) ruppe il do dei "Cieli azzurri", ma fu lo stesso infinitamente superiore al tenore che quella sera ne condivise i tormenti sulla scena e portò i miei a un livello insopportabile, e cioè Walter Fraccaro. E si taccia pietosamente dello spettacolo, uno di quelli che tu auspichi in quell'ambito di aurea normalitas che tanto ti rassicura e che a me, personalmente, irrita.
In entrambi casi ebbi i biglietti in regalo e in entrambi i casi scappai ben prima della fine dello spettacolo.
Ripeto: nel primo caso gestione Muti, nel secondo gestione Lissner.
Non conosco Wellber: di solito non perdo il mio tempo già molto limitato a vedere spettacoli in cui ci sono personaggi di secondo piano; a meno che, come nei casi sopra citati, non abbia nulla di meglio da fare e mi regalino i biglietti. Non succede spesso e, se capita, solitamente come ti dicevo non riesco a arrivare alla fine : Nar :
Di solito, per andare a teatro devo essere stimolato dalla presenza di almeno un elemento outstanding. In questa Aida non ce n'è nemmeno uno, per cui - coerentemente - me ne sto a casa.
Gli altri invece ci vanno per fischiare.
Beati loro che hanno tutto questo tempo a disposizione...

va2786 ha scritto:L'orchestra della scala è abbandonata a se stessa e ridotta com'è sotto gli occhi di tutti, specie quando è diretta da lui o dal suo pupillo; è la terza volta in 5 anni che viene proposta aida: non ci sono altre opere di verdi o altre opere italiane da proporre? Da quanti secoli manca alla scala uno chenier, una favorita, un puritani, una norma o, più di recente parlando di verdi, una forza, un ballo, un trovatore?

Be', caspita, mi lasci senza fiato!
Complimenti per l'audacia delle scelte artistiche!
Sai, in oltre trent'anni che ascolto l'opera mi sono fatto l'idea che ci sia ben altro che non questi quattro-titoli-quattro di cui, personalmente, non sento affatto la mancanza. A meno che non siano allestiti in modo diverso: in modo cioè che mi facciano ricredere sulle quattro convinzioni che ho maturato in materia.
Altrimenti, tanto per cambiare, se per fare una Forza del Destino devo chiamare Alvarez, Fantini o Carosi, Vassallo o Vratogna (sai... le voci italiane o che cantano all'italiana... le uniche autorizzate a eseguire il repertorio italiano), magari con una bella regia di Pier'Alli, be', allora una volta di più preferisco starmene a casa mia e lasciare la Scala a quelli che vanno a fischiare. O una Norma con la Cedolins...
No, piuttosto che reiterare il grande repertorio con interpreti che so già non valere un'unghia di chi li ha preceduti, meglio fare altro.
Se vuoi proporre il grande repertorio, devi imporre personalità che spariglino le carte; oppure, piuttosto che perdere tempo a teatro, meglio masturbarsi con i dischi della Callas o della Sutherland. Tanto quelli ce li abbiamo tutti

va2786 ha scritto:Quanto alla genialità di certi registi, vanno benissimo se proposte ogni tanto: non che la normalità deve essere lo stravolgimento dei luoghi, dell'azione ecc. e la straordinarietà la proposta di un allestimento "normale": semmai il contrario!

Dipende cosa intendi per "normale".
Io oggi mi sono commosso sino alle lacrime per il meraviglioso allestimento dei Dialogues des Carmelites di Tcherniakov di Monaco di un anno fa.
E' uno spettacolo (tra l'altro, splendidamente cantato) di una tale bellezza da dare i brividi; ma la drammaturgia, pur lineare, cambia completamente le carte in tavola.
Per me non è un problema: lo faceva anche Carsen vent'anni fa e anche lui mi commosse a tal punto da diventare per me un paradigma, come il primo bacio, quello su cui si paragonano tutti quelli che verranno dopo.
Cos'è per te la normalità nei Dialogues? Le suorine vestite di bianco? La ghigliottina sullo sfondo?
Per me la normalità in un allestimento teatrale è la linearità della narrazione, la chiarezza espositiva, al limite anche il cambiamento di prospettiva se spiegato bene.
Per te cos'è?

va2786 ha scritto:Non condivido la maleducazione di certe frange di pubblico che si mettono a fare discussioni o comizi nei pochi secondi di silenzio prima degli attacchi, ma condivido in pieno il malumore per questa gestione. Consiglio però di fischiare e buare (com'è nel diritto ma oggi mi viene da dire nel dovere...) alla fine delle arie e/o dell'opera ma sempre senza creare un clima di guerra.

Interessante: si tratterebbe quindi di fischiare con educazione? Ah, be', se il problema è tutto questo basta saperlo!... 8)
Parli di dovere di fischiare: dipende qual'è la tua prospettiva.
Se la tua prospettiva massima è circoscritta alla sala del Piermarini, allora penso che ti manchi qualcosa. In un aspetto hai ragione: l'opera non nasce né muore a Milano

va2786 ha scritto:Sarebbe anche interessante sapere cosa ne pensa l'orchesstra che è stata descritta in quest'occasione come svogliata e fracassona di proposito:che sia un boicottaggio verso Wellber che non gradiscono?

Lo dissero anche quando protestarono Muti. Certo che questi orchestrali della Scala sono proprio turbolenti! Non conosco nessun'altra orchestra così frenetica nel protestare i direttori!

va2786 ha scritto:Continuo comunque a chiedermi che senso abbia avere un direttore pseudo-stabile utile solo per Wagner a cui non può venire affidata nessuna opera italiana....a questo punto non era meglio avere uno chailly o un gatti (che dirigono rossini, verdi, puccini...) e per wagner affidarsi a direttori ospiti e non viceversa? Troppo facile se il discorso fosse semplicemente fare la cosa migliore per il teatro...ma temo ci sia molto altro sotto purtroppo e la nomina di barenboim per altri 5 anni lo conferma...

A parte il fatto che Gatti, oggi come oggi, mi sembra più che altro iscritto nella categoria dei direttori italiani mitteleuropei (come Abbado e Sinopoli) ed è quindi uno che "rende" molto meglio in Wagner e Strauss, mi sembra che ricadi di nuovo nell'idea preconcetta e priva di fondamento culturale "repertorio italiano-->direttore italiano".
Su questa base contestarono anche non solo Barenboim e Wellber, ma anche, per esempio, Karajan quando venne a Milano a dirigere una Traviata con una limitata Mirella Freni; oppure, vado sempre a memoria, Ozawa quando diresse una Tosca a fine Anni Settanta. Cos'è, siccome Ozawa è giapponese può dirigere solo i concerti di samisen? Pensa che io invece lo ritengo uno dei più languidi e decadenti (nel senso buono, ovviamente) direttori del repertorio mitteleuropeo.

Comunque grazie per gli interessanti spunti di discussione!
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Re: La Scala in formato "Expo"?

Messaggioda VGobbi » ven 17 feb 2012, 20:19

Pietro, quel famigerato Otello arcimboldiano ... credo proprio che fosse Lantsov!!! Io lo sentii alla Scala e fuggii alla fine del terzo atto ... Che strazio, mamma mia!!!
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Re: La Scala in formato "Expo"?

Messaggioda va2786 » ven 17 feb 2012, 23:58

mamma mia quante cose...allora per come la vedo io la scala dovrebbe tornare ad avere una superiorità sul repertorio italiano (anche se l'ha persa negli ultimi 20-30 anni) perchè è il suo tratto distintivo:non basta un buon wagner e qualche allestimento interessante per essere veramente "La Scala" che per me non dovrebbe essere come un qualsiasi altro teatro europeo:sarà campanilismo ma la vedo così, non ci si chiama "la Scala" a caso. Per quel che riguarda julia varady, l'avrei gradita come interprete verdiana perchè non penso affatto che bisogna essere obbligatoriamente italiani per essere grandi interpreti del repertorio italiano e così rispondo anche alla battuta finale su ozawa e karajan: bisogna essere grandi direttori (italiani e non) per dirigere qualsiasi cosa alla scala e karajan e ozawa così come bernstein o kleiber lo sono stati mentre barenboim,wellber e rizzi brignoli no. Per il resto, non sono nemmeno d'accordo che un teatro qualsiasi (figuriamoci la scala) possa permettersi di ignorare titoli come quelli già citati solo perchè non ci sono più la caballè, la callas o corelli: i titoli di repertorio vanno riproposti, specie se italiani e soprattutto alla scala: si prenda esempio dal regio di torino che accanto a ballo in maschera e norma propone la butterfly di micheletto e l'angelo di fuoco diretto da gergiev. Non si può non vedere più dal vivo chenier, norma o puritani (per puritani poi quanti ne vuoi di tenori al giorno d'oggi!?) solo perchè non si possono più raggiungere i livelli delle passate esecuzioni: da questo punto di vista allora non si potrebbe più allestire quasi nulla! Se poi uno va all'opera solo per le genialità registiche in repertori stranieri e può tranquillamente passare sopra alle mende vocali anche in quei casi, allora abbiamo proprio una visione totalmente diversa sullo spettacolo operistico. Sulla regia, mi vanno benissimo tutti i cambiamenti di luoghi, libretto e quant' altro (anche se ribadisco che ogni tanto vedere una forza con il chiostro o un don carlo con castello, prigione e quant'altro può fare solo che bene specie considerando il "capolavoro" del 2008...) purchè si rispetti "la linearità della narrazione e la chiarezza esposiva" (come hai detto tu!). Quando parlo del dovere di fischiare intendo dire che troppo spesso negli altri teatri italiani ma soprattutto nei grandi teatri all'estero viene applaudito qualsiasi tipo di porcata vocale (o direttoriale): mai il pubblico farà sentire la sua voce mai ai direttori artistici verrà il minimo scrupolo (anche se mi pare che alla scala da questo punto di vista nemmeno quelli servono, tanto vengono trattati come contestatori a priori, tacciati di disturbare i trionfi ma quali? mah... e richiamano sempre la solita gente). Aggiungo che se radio3 non avesse deciso di trasmettere questa ennesima quanto inutile ripresa ben sapendo i risultati prevedibilissimi di semi-disastro (spesso basta leggere le locandine o al massimo ascoltare i primi minuti per capire come andrà a finire..) questa discussione da parte mia non sarebbe nata. Perchè non trasmettere l'attila di lavia-luisotti dell'anno scorso o la luisa miller di noseda-martone del prossimo giugno? chissà
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Re: Milano - Teatro alla Scala

Messaggioda beckmesser » ven 20 apr 2012, 14:03

Bene bene, alla fine ahnno pubblicato la stagione completa. Direi che nella sfida a due, Wagner batte Verdi in modo deciso. Gli allestimenti wagneriani hanno tutti, chi più chi meno, qualche motivo di interesse. Quelli verdiani, a parte forse Falstaff per Terfel-Carsen, nessuno. Curiosità per il Ballo di Michieletto, ma il cast :shock: Molta curiosità per il Nabucco di Nucci, ovviamente :lol: , ma il resto... Credo fosse inevitabile dato il doppio bicentenario (già è difficile inventarsi qualcosa con uno, figuriamoci due), ma per mio conto ci sono dei passi indietro rispetto alla stagione in corso. E, soprattutto, si conferma il totale stato di confusione per quanto riguarda il repertorio italiano dell'800. Che, trattandosi di una stagione per metà omaggio a Verdi, non è roba da poco... Vedremo e sentiremo...

Saluti,

Beck
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Re: Milano - Teatro alla Scala

Messaggioda VGobbi » ven 20 apr 2012, 17:35

Concordo con quanto scritto dal saggio beckmesser.

C'era grande entusiasmo leggendo i cast dei primi spettacoli, per poi scemare in una grossissima delusione. Ripresentare Nabucco con Nucci e' davvero dimostrare una poverta' d'idee semplicemente imbarazzante.

Da sentire of-course, per il mio modesto parere, tre spettacoli : il Lohengrin di Guth con Kaufmann, il Falstaff e l'Olandese Volante con Terfel. Stop!
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Re: Milano - Teatro alla Scala

Messaggioda VGobbi » sab 21 apr 2012, 23:03

Ma nessun commento sulla nuova stagione scaligera?
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Re: Milano - Teatro alla Scala

Messaggioda MatMarazzi » sab 21 apr 2012, 23:38

VGobbi ha scritto:Ma nessun commento sulla nuova stagione scaligera?


Vit, non ho molto da aggiungere ai commenti di chi mi ha preceduto.
Rossini disse a un giovane compositore che gli sottopose la sua opera (la citazione è abusata, ma cade a fagiolo): c'è del bello e c'è del nuovo. Peccato che il bello non è nuovo e il nuovo non è bello.
Applicherei la stessa battuta alla stagione milanese del centenario.

Il Wagner "anni '90" e i grandi divi coinvolti sono una garanzia e siamo contenti. Ma non c'è nulla di nuovo.
E tuttavia era in Verdi che avremmo dovuto raccogliere (alla Scala!!) i frutti maggiori.
E invece i soliti cast da sopravvivenza, nessun debutto di rilievo, registi e direttori - tranne Harding nel Falstaff - da operosa periferia.

Il Falstaff di Carsen - che siamo d'accordo è imperdibile - è una ripresa (guardacaso di uno spettacolo degli anni '90)
Mi attira il Ballo in Maschera di Michieletto ma non mi pare che possa bastare come bandiera Verdiana nel bicentenario e nel teatro di Verdi.

Resta poi da chiedersi... come mai, negli anni in cui Carsen produceva quel Falstaff a Colonia, Lissner lo ostracizzava sia allo Chatelet, sia a Aix.
E ora invece compra i suoi vecchi spettacoli facendone una colonna della Scala...
Mi chiedo anche come mai Lissner si accorga di un così promettente giovane regista ITALIANO come Michieletto (addirittura affidandogli un'opera chiave come il Ballo in Maschera) solo dopo che costui è stato scritturato in grandi teatri esteri, come Zurigo e Salisburgo.
Era così difficile affidargli un'opera (magari meno impegnativa del Ballo) qualche anno fa? Quando il suo caso esplose in Italia?
Evidentemente Lissner non è l'uomo delle grandi intuizioni... che legge nel talento dei giovani e apre le piste! :)

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Re: Milano - Teatro alla Scala

Messaggioda pbagnoli » dom 22 apr 2012, 12:40

VGobbi ha scritto:Ma nessun commento sulla nuova stagione scaligera?

Triste stagione, almeno sulla carta.
Triste per Wagner, con un assemblaggio in cui l'unico spettacolo attraente sembra essere il Lohengrin con Kaufmann-Harteros (sai l'audacia...) e Guth, che finirà per essere l'unico elemento di interesse.
Il Ring di Cassiers perde per strada la Stemme e guadagna - si fa per dire - la Theorin, Uusitalo e Storey :shock: come Siegfried :shock: :shock: :shock:
Una - sulla carta - interessante co-produzione (con Zurigo) dell'Olandese con Terfel e la Kampe

Ma triste soprattutto per Verdi, e qui concordo in pieno con Matteo.
Chapeau alla lunga militanza del vecchio Leo, ma si deve pensare a come obbligarlo a starsene a casa.
Un Nabucco con Nucci! Ragazzi, ma ci pensate?!?
O, in alternativa, per i vociomani veri e puri, quelli che hanno paura che la voce non si senta, Ambrogio Maestri.
Il Don Carlo di Braunschweig, ancora in italiano e in 4 atti, con tale Massimo Cavalletti (chi è? l'erede di Bastianini ?) nel ruolo sublime di Rodrigo, con Sartori e Martina Serafin.
L'orribile ultima Aida di Zeffirelli con Marco Berti, Ambrogio Maestri e altri personaggi da Regio di Parma (si parva licet).
Il Macbeth di Barberio Corsetti con la Garcia (!) e Vassallo (!!!)
Falstaff, ancora con Ambrogione nostro e Terfel per tre recite.
E' il centenario verdiano di Maestri, non si discute.
Sulla piazza non c'era proprio nessun altro cantante da eleggere a simbolo della verdianità?

Avevo pensato di dedicare un editoriale alla stagione.
Poi ho cambiato idea.
Fortunatamente abbiamo ben altri argomenti con cui impreziosire la nostra home
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