Luca Ronconi

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Luca Ronconi

Messaggioda vivelaboheme1 » sab 21 feb 2015, 23:43

Viaggio a Reims, Don Carlo, Wozzeck con Abbado

Fetonte, Lodoiska con Muti


Basterebbero e avanzerebbero questi...... GIGANTESCO

Inchiniamoci a Luca Ronconi, scomparso oggi


marco vizzardelli
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Re: Luca Ronconi

Messaggioda DottorMalatesta » dom 22 feb 2015, 13:02

Nei prossimi giorni spero di trovare il tempo (anche se temo sarà dura, queste per me sono giornate terribili : Hurted : ) di ritornare sulla figura di Luca Ronconi regista d'opera.
Cose da dire sul suo conto ce ne sarebbero, e davvero molte.

Doveroso, assolutamente doveroso, ricordare il ruolo di Gae Aulenti, al fianco di Ronconi in praticamente tutte le sue regie operistiche.

In occasione del suo compleanno, un anno fa il Teatro alla Scala pubblicava sul suo sito alcune immagini dai suoi spettacoli d'opera rappresentati nel teatro milanese:

http://www.teatroallascala.org/it/stagi ... nconi.html

Così, in ordine sparso:





Immagine







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Re: Luca Ronconi

Messaggioda teo.emme » dom 22 feb 2015, 14:29

Perdita immensa per il teatro italiano e non solo. Ho visto tanti suoi spettacoli - di prosa e d'opera - e tutti hanno lasciato un segno. Ci sarebbe davvero molto da dire, ma voglio evitare polemiche.
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Re: Luca Ronconi

Messaggioda DottorMalatesta » dom 22 feb 2015, 19:39

Ma... insomma! Nessuno che abbia voglia di scrivere qualcosa su Ronconi? E sì che negli ultimi anni di regie d'opera di Ronconi in Italia se ne sono viste...
Oggi sulla stampa è tutto un leggere di Ronconi come uno dei più grandi registi d'opera e di teatro italiani...
Nessuno che voglia proporre un ricordo o un commento?
Chi rompe il ghiaccio?
:roll:

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Re: Luca Ronconi

Messaggioda pbagnoli » dom 22 feb 2015, 19:56

Io confesso di non essere fra quelli che lo hanno amato.
Ho visto diversi suoi spettacoli: Guglielmo Tell, Europa riconosciuta, Aida (gigantesca rispetto a queste ultime, ma pur sempre lontana dai miei desideri per quest'opera), Ernani, Vec Makropoulos, Elektra e altri ancora. Non sono mai uscito veramente felice e appagato, ma probabilmente è un limite mio.
Dicono che i suoi vertici vanno ricercati altrove, per esempio nell'ampia produzione per il teatro di prosa, ma lì la mia incompetenza è abissale.
Le mie idee di regia di teatro d'opera vanno altrove.
E' stato un Grandissimo; sono io che non sono stato in grado di riconoscerne la grandezza...
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Re: Luca Ronconi

Messaggioda pbagnoli » lun 23 feb 2015, 16:18

Vorrei che non rimanesse il mio parere come ultimo: come dicevo, sono ignorante sul tema Ronconi (nonostante un notevole numero di spettacoli visti) e il mio parere non conta nulla.
Vorrei che ne parlasse in particolare chi ha avuto modo di apprezzarne le virtù in ambito di prosa!
Grazie!
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Re: Luca Ronconi

Messaggioda teo.emme » lun 23 feb 2015, 18:35

Dico la mia Pietro (e mi scuso in anticipo se riporto in parte le impressioni espresse altrove, ma il discorso non può cambiare). Credo davvero che con la scomparsa di Ronconi – scomparsa ancora più amara perché il Maestro era ben lungi dal ritiro e, anzi, negli ultimi anni la sua creatività era più che mai fertile (gli ultimi spettacoli al Piccolo lo testimoniano, a partire da quel capolavoro che fu “La compagnia degli uomini” e poi “La modestia”, “Il panico”, "Santa Giovanna dei macelli", "La Celestina" sino al debutto di questi giorni con quella “Lehman Trilogy” che sarà, giocoforza, il suo testamento teatrale) – scompaia l’ultimo grande del teatro italiano. L’unico plausibile successore di Strehler in termine di prestigio e autorevolezza oltre che di dimensione internazionale (anche se i rispettivi modi di far teatro erano praticamente opposti). Impossibile riassumere in poche righe una carriera tanto ricca, sia nel teatro di parola che in quello musicale. Impossibile ricapitolare i ricordi di tanti spettacoli. Impossibile scindere il ricordo del regista dalle emozioni della “scoperta” (perché, anagraficamente, Ronconi ha accompagnato tutta la mia formazione teatrale). C'è molto da dire sul suo teatro: l’approccio architettonico alla scena, la reinvenzione della macchina barocca, l’estrapolazione del meccanismo collettivo teatrale al di sopra del singolo personaggio/attore, le scelte testuali complesse e inedite, la presenza sottolineata dell’ambiente storico in cui il testo venne composto o scritto, l’eccesso scenico, la capacità di lavorare sul testo spremendolo senza forzarlo. Ricordo che ogni suo spettacolo era davvero un evento, a prescindere, poi, dal giudizio finale o dalla riuscita o meno. Sì, perché non sempre i suoi spettacoli erano immuni da critiche, ma anche quelli meno riusciti non lasciavano mai indifferenti e se pur si tornava a casa insoddisfatti o perplessi, poi, nei giorni successivi ci si ripensava, ci si ritornava con la mente: perché quello di Ronconi era un teatro di idee. Dicevo che la mia formazione teatrale ha avuto Ronconi come protagonista che mi ha accompagnato tra prosa e lirica, con spettacoli per me indimenticabili. Penso all’Aida con i ruderi che spuntavano dalle sabbie del deserto e che che riportavano la mente all’Egitto reinventato dagli studiosi ottocenteschi o all'immaginario dei primi esploratori (senza cedere al circo zeffirelliano); l’Ernani certamente irrisolto, ma con momenti di grande fascino (l'apertura così romantica o la tomba di Carlo Magno), il Tell genialmente statico e sottratto al bozzettismo, ma immerso nella natura (tradotta tecnologicamente nei video, intesi come versione moderna delle complicate macchine barocche), la Lodoiska con le sue prospettive ardite, La Damnation de Faust, la meravigliosa Ariadne auf Naxos ispirata all’isola dei morti di Bocklin, etc… Ma l’opera è solo una parte del magistero di Ronconi: ancora più ricca infatti è la produzione di prosa e anche qui ripercorrerne le tappe è difficile e complesso. Non si può non citare, però, il suo impegno al Piccolo di Milano (dopo Strehler) con spettacoli storici. “La compagnia degli uomini” spietata parabola della forza distruttiva del capitalismo (in uno spettacolo kolossal), “Fahrenheit 451″, “La vita è sogno” di Calderon de la Barca, “Il Ventaglio” di Goldoni (così diverso dalla classica leggerezza goldoniana, ma corale, pensoso, drammatico), il doppio spettacolo “Odissea” (due testi dati in contemporanea nella stessa giornata e che in un determinato punto "comunicavano" tra loro)…sino alla produzione di quello che è forse il suo capolavoro e uno dei grandi momenti del teatro italiano di ogni tempo: “Gli ultimi giorni dell’umanità” di Karl Kraus allestito al Lingotto di Torino, uno spettacolo fiume per un testo immenso ridotto a 18 ore di “recitato” svolto su più palchi contemporaneamente (e quindi racchiuso in circa 4 ore di spettacolo grazie alle scene simultanee) e lasciando libero lo spettatore di camminare tra un palco e l’altro, come ad una mostra teatrale sulla Grande Guerra, dalla corte di Vienna alla redazione dei giornali, dai caffè borghesi al fronte, dalle casematte dei soldati alla piazza, dalla stazione ferroviaria (dove giunge su una vera locomotiva il feretro dell’Arciduca mentre sferza la pioggia sugli ombrelli neri dei dignitari imperiali sulle note del Requiem di Mozart) agli ospedali colmi di feriti sino all’allucinata parata finale (ne fu trasmessa anche una riduzione televisiva – quando la RAI era ancora roba seria – reperibile facilmente i rete). Momenti di grande teatro che resteranno per sempre nel cuore e negli occhi. Sono davvero molto triste.
Ultima modifica di teo.emme il lun 23 feb 2015, 23:19, modificato 2 volte in totale.
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Re: Luca Ronconi

Messaggioda DocFlipperino » lun 23 feb 2015, 21:59

Meraviglioso il ricordo di Teo che ringrazio per la bellissima disamina.
E per aver ricordato uno degli spettacoli che più ho amato di Ronconi. La damnation de Faust!
Teo, vista la tua grande esperienza su Ronconi, mi piacerebbe avere una tua opinione su uno dei suoi spettacoli più controversi, accusato di macelleria e altro..... l'Ekektra.
Lo hai visto e amato? Oppure ti ha lasciato perplesso?
Ovviamente parlo dell'Elektra di Strauss.

Grazie.
Marco
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Re: Luca Ronconi

Messaggioda teo.emme » lun 23 feb 2015, 23:29

DocFlipperino ha scritto:Teo, vista la tua grande esperienza su Ronconi, mi piacerebbe avere una tua opinione su uno dei suoi spettacoli più controversi, accusato di macelleria e altro..... l'Ekektra.
Lo hai visto e amato? Oppure ti ha lasciato perplesso?
Ovviamente parlo dell'Elektra di Strauss.

Grazie.
Marco

Lo vidi, e fu tra quelli che mi lasciarono perplesso: l'idea era forte e visivamente accattivante, ma Elektra è opera di individui e il linguaggio di Ronconi era più adatto a forme teatrali corali e complesse. Il teatro di Ronconi è macchina, mito e architettura, la vicenda di Elektra è gesto e sguardo. Lo dice lo stesso Ronconi quando afferma: devo confessare di non sentirmi particolarmente attratto dalla tragedia di Hofmannsthal, quanto dall’espressione musicale sottesa al dramma. In altri termini, se mi fosse stata proposta Elektra per le scene di prosa, probabilmente avrei rifiutato perché, con tutto il rispetto per il valore poetico del testo, oggi mi sento molto lontano da un certo tipo di estetismo, e anche il discorso freudiano mi pare largamente superato. Quello che invece trovo un tema affascinante da approfondire è il divario tra la musica che sento sorprendentemente attuale e la parola sospesa e ancorata nel suo tempo. È su questo rapporto che trovo stimolante lavorare. E infatti la violenza visiva vuole tradurre la musica senza riuscire/volere penetrare il testo. Molto più congeniale al suo linguaggio fu Ariadne (e infatti il risultato è ben più alto), perché lì la parodia di Strauss si fa epica e diventa idea e metafisica (così come Capriccio). Peccato non abbia affrontato la Donna senz'ombra.
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Re: Luca Ronconi

Messaggioda DottorMalatesta » mar 24 feb 2015, 21:53

Riprendendo da altro thread...

teo.emme ha scritto:Solo un appunto: leggo anche qui, purtroppo, la bizzarra considerazione sull'apporto "fondamentale" di Gae Aulenti sino a chiedersi che ne sarebbe stato del Ronconi regista senza di lei. Esattamente quel che ne è stato, dico. Già perchè questo apporto aldilà delle inesattezze giornalistiche è molto più ridotto e si limita, a conti fatti, a pochi titoli (Wozzeck, Viaggio a Reims, Zar Saltan, Elektra e Ricciardo e Zoraide - oltre a due giornate di Licht di Stockhausen), una minima parte e non la più emblematica del teatro di Ronconi, la cui scenografa e collaboratrice storica fu Margherita Palli, lei si coautrice delle sue visioni. Peraltro nel 77 (anno del primo incontro per il Wozzeck) Ronconi era già in piena carriera e aveva alle spalle molti titoli teateali e musicali tra cui i fondamentali Siegfried e Walkure scaligeri (spettacoli rivoluzionario che anticipano e ispirano il successivo Ring di Chereau).


Innazitutto grazie per esserti preso la briga (è proprio il caso di dirlo :mrgreen: ) di aver letto i miei commenti. Hai, naturalmente, ragione. Ma il connubio Aulenti-Ronconi (anche per l'intrinseco valore dei due artisti) è uno di quelli che subito si impone nell'immaginario collettivo, quasi che il risultato finale sia superiore alla somma dei due. Grazie comunque per avermi segnalato l'inesattezza. Va anche detto che molti degli spettacoli scaligeri (Don Carlo, Tosca, Ernani, Aida, Guglielmo Tell) furono realizzati con scenografi diversi.
La questione di fondo, quella di una regia (con Ronconi vera "messa in scena") che nasceva in stretta relazione con la scenografia, quasi a formare un tutt'uno inscindibile, mi sembra rimanga.

L'accostamento tra il Ring di Chèreau e Sigfried-Walkure di Ronconi è sempre stato fatto in sede critica, ma non so quanto sia fondato. Ho il libro (Histoire d'un Ring) in cui Chéreau/Boulez/Peduzzi/Schmidt raccontano come nacque il Ring del Centenario. E non mi risulta che Chéreau si sia mai detto debitore nei confronti delle opere wagneriane messe in scena da Ronconi (mentre ha sempre fatto il nome di Herz, per prendere le distanze dal suo celebre Ring "proletario" di Lipsia). Però è possibile che questa sia stata una sorta di rimozione più o meno inconscia ma al contempo rivelatrice...

Francamente non concordo molto con le tue osservazioni: Ronconi certamente reinventa il barocco ed esalta la funzione della macchina e della tecnica,


Non era, a parer mio, solo questo. Il barocco era inteso anche come concezione di un modo di fare teatro in cui l'uomo perde la propria centralità, il proprio "essere sole" delll'antica concezione tolemaica, per diventare minuscolo corpo che vaga senza senso e meta nell'infinità dell'universo copernicano. Di qui il senso di vacuità, di fragilità dei personaggi nelle sue regie d'opera, spesso assimilati a manichini, automi, pupazzi, ingranaggi di una macchina minacciosa ed incombente, elementi di una scenografia, attori-strumenti funzionali alla "messa in scena".

ma non era per nulla inchiodato alla propria maniera, anzi proprio la ricchezza di punti di vista e verità rendeva il suo teatro mobilissimo. Era teatro di idee che aveva come fulcro il testo (senza stravolgimenti modaioli). Si nota molto nel teatro di prosa.


Io mi riferivo nello specifico al suo teatro d'opera (quello che conosco meglio: penso di aver visto in tutto circa 16 sue regie d'opera). In tutta onestà, come concezione di fondo, come "maniera" (sì, maniera, proprio in termini "barocchi") non vedo così grandi differenze tra - tanto per dire - l'Ernani degli anni '80 e il Barbiere degli anni 2000, o tra il suo Orlando (spettacolo di prosa, d'accordo) di quasi cinquant'anni fa e l'Armida della scorsa estate. Non so, trovo che nel suo programmatico porsi come un teatro fuori dal tempo quello di Ronconi sia un teatro che non riesca mai ad essere pienamente attuale. Un teatro che si atteggia, che si mette in posa, e che in fondo non riesce a coinvolgere. Il rischio nelle regie d'opera "fuori tempo" di Ronconi è, a mio parere, quello che siano considerate "fuori tempo massimo".

Sarei felice che tu o qualche altro amico del forum mi aiutasse a considerare il teatro d'operadi Ronconi da un'altra prospettiva.

DM

P.S.: se non si fosse capito ho trovato molto intrigante, ancorché discutibile, il suo Rossini "dark"...
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Re: Luca Ronconi

Messaggioda teo.emme » mar 24 feb 2015, 23:20

Io non credo che il teatro di Ronconi sia fuori dal tempo, nè inattuale. Certo è un teatro antinaturalistico - in questo senso "barocco", non realistico e fondato sulla macchina (che è insieme strumento di "meraviglia" in ossequio al principio secentesco per cui essa è il fine dell'arte/artista, tecnocrazia disumanizzante e parodia mitica) - antiborghese, antibozzettistico, ma attenzione a scambiare contenuto e contenitore. Per Ronconi il teatro è artificio (macchina) che comunica idee concrete e reali. Queste idee si sviluppano attraverso il contrasto tra tecnologia e umanità disumanizzante come se non riuscissero a svilupparsi da sole. In questo senso il teatro di prosa dà spunti essenziali per comprendere la poetica ronconiana perché la scelta dei testi è più personale. Nell'opera Ronconi ha affrontato anche titoli lontani dalla sua sensibilità perché mancanti di dimensione mitica, corale, ideale e così ha deluso ogni sua incursione nel classico intreccio borghese (Elektra compresa per cui infatti si è concentrato sulla sola musica).
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