Robert Wilson

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Robert Wilson

Messaggioda VGobbi » sab 02 nov 2013, 12:21

Ragazzi, chi meglio di questo sito puo' illuminarmi sulla idea di fare teatro di un regista? Ecco allora che in questo periodo sto vedendo su Sky Classica, il Pelleas et Melisande (opera che adoro da morire) con la regia di Wilson.

Non l'ho ancora terminata e non voglio soffermarmi tanto sulla vocalita' od interpretazione dei cantanti (magari ne parlero' piu' avanti a visione ultimata). Solo mi domandavo che questo regista mi sembra un bel furbacchione ... annientando completamente la gestualita' dei cantanti, rendendole vere figure etrusche, giocando moltissimo sui colori (a dir poco fascinosi ma forse alla lunga stancante) e con una scenografia fatta di pochissimi mezzi se non addirittura nessuno.

A voi che impressioni vi fa?

Conoscete questo Pelleas? Avete visto altri lavori di WIlson, che per inciso, visto uno si conoscono tutti gli altri, talmente sono uguali. O mi sbaglio?
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Re: Robert Wilson

Messaggioda pbagnoli » sab 02 nov 2013, 13:06

Confesso di aver poca esperienza di Bob Wilson, ma è nota la sua collaborazione con Philip Glass (Einstein on the Beach): credo che con lui sia fondamentale la fusione della musica con le immagini per poter fruire in pieno dell'esperienza percettiva.
Qualche esempio.
Einstein on the Beach


Ed ecco il tuo Pelleas:


E questo è Monteverdi:
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Robert Wilson

Messaggioda DottorMalatesta » sab 02 nov 2013, 13:30

Io ho un´autentica idiosincrasia per Wilson. E sí che di lui ho visto varie cose (dal vivo e in DVD): Orfeo, Freischutz, Madama Butterfly, Orfeo ed Euridice di Gluck.
OK, i primi esperimenti in ambito registico potevano pure avere un senso (penso al Lohengrin con la Silja come Ortrud di cui ho letto qualcosa e ho visto qualche foto), anche se -dopo l´innovazione registica luce-colore-simbolo di Wieland Wagner- non piú di tanto.
Il fatto è che sono decenni che Wilson continua a riproporre, fotocopiati, sempre gli stessi spettacoli. E´mutatis mutandis il Pizzi del Texas :mrgreen: !
Nessun lavoro sul personaggio, pscologia zero, una gestione delle luci che (come Lehnhoff) rimanda direttamente a Wieland Wagner (sai che originalitá), una gestualitá modellata sul teatro giapponese No e comunque con suggestioni figurative orientalizzanti o arcaicizzanti (trovo molto appropriato il riferimento di Vit alle figure etrusche!)... Su tutto regna la noia.

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Re: Robert Wilson

Messaggioda mattioli » sab 02 nov 2013, 14:39

Ci fu un tempo, diciamo vent'anni fa, in cui Robert Wilson era nuovo e interessante. Portava nel teatro d'opera la cultura dell'East Coast americana, contaminata dal teatro orientale, specie il No. Da allora, Wilson ha fatto tutto dappertutto (anche un Ring, a Zurigo, forse il più noioso che abbia visto in vita mia), è diventato un manierista di se stesso, è assurto alla status di classico. Il problema è che in vent'anni il mondo è cambiato, Wilson no. Continua a fare gli stessi spettacoli, sempre uguali.
Perfino in Italia, dove c'è ancora chi blatera di Carsen come "avanguardia" (giuro: sentita, anzi letta, con questi occhi) Wilson è ormai perfettamente metabolizzato. La sua Madama Butterfly passò a Bologna senza il minimo problema e semmai con una certa noia, tipo: ancora? Unica trionfale eccezione, manco a dirlo l'Opera di Roma, dove l'Aida di Wilson suscitò lazzi e schiamazzi con urla di "Ridateci Verdi!". Ricordo che all'epoca scrissi un pezzo intitolato "Facciamoci un parcheggio" (riferito all'Opera di Roma, ovviamente, non all'Aida di Wilson) e quelli si inc... (automoderato) moltissimo.
L'opera (con la minuscola) è davvero lo spettacolo più pazzo del mondo...
Baci baci

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Re: Robert Wilson

Messaggioda DottorMalatesta » sab 02 nov 2013, 15:00

mattioli ha scritto:Ci fu un tempo, diciamo vent'anni fa, in cui Robert Wilson era nuovo e interessante.



Dici?
Boh...
Io l´ho sempre trovato una (brutta) copia di Wieland Wagner (molto più avanti anche in termini di riferimenti di pensiero "Jung" che figurativi: penso alle sculture di Henry Moore o ai richiami all´arte figurativa greco-romana).
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Re: Robert Wilson

Messaggioda VGobbi » sab 02 nov 2013, 18:08

Ho appena finito di visionare questo Pelleas et Melisande. A bocce ferme, confermo che non approvo assolutamente il ripristino al teatro NO che annulla del tutto la capacita' dell'interprete di saper recitare. Lo trovo personalmente una scelta di comodo, senza uno scavo profondo del personaggio che ogni opera giustamente richiede.

Quanto agli interpreti, ho trovato davvero un'ottima esecuzione, tra le migliori da me sentite.

Degout quale Pelleas e' uno dei pochi che ha saputo gestire l'infido personaggio senza impiccarsi. Forse e' stato aiutato dal fatto che non aveva problemi di recitazione e quindi si e' concentrato tutto sul canto? :twisted:
A parte gli scherzi, davvero molto ma molto bravo.

Pollice su anche per la bravissima (sconosciuta per me) Tsallagova che non ci dona la solita Melisande impaurita. Pur nella sua immobilita' imposta da Wilson, la sua capacita' di dare spessore al personaggio con una vocalita' giocata sugli accenti ed una mobilita' del viso, impercettibile quanto comunque visibile e riscontrabile. Penso ai duetti con Golaud, cui e' ben chiaro come Melisande lo prenda in giro, mostrandosi donna scaltra e malfidente.

Nei panni di Golaud c'era Le Texier, praticamente uno specialista di questo ruolo e l'ha dimostrato ampiamente in questa recita. Una padronanza della lingua ed un'immedesimazione che teme pochi riscontri. Sarebbe stato curioso come avrebbe recitato, se avesse avuto briglia sciolta ...

Genevieve era impersonata da von Otter, praticamente extralusso. La lettura della lettera resta il paradigma della sua interpretazione.

Josef Selig quale Arkel e' stato uno dei meglio cantati che abbia mai sentito, un vocalista prestato per un ruolo da declamatore, giocando piu' sul fraseggio e sulla bellezza della linea vocale, piuttosto che sull'aggressivita' della prosodia francese. Un bel sentire ... non c'e' che dire! Il culmine e' stato il finale d'opera con un "Attention ... attention" quasi alitato e d'intensissima commozione.

Bravi i comprimari, Mathevet (Yniold) e Varnier (dottore).

Direzione solida, corposa e per nulla diafana di Philippe Jordan. Insomma mi e' piaciuto tutto tranne la regia.
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