Dietrich Fischer-Dieskau

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Dietrich Fischer-Dieskau

Messaggioda beckmesser » ven 18 mag 2012, 15:09

Ho appena letto sulle agenzie di stampa che poco fa è morto Dietrich Fischer-Dieskau. È strano, se ne è parlato tantissimo, ma non mi sembra ci fosse un thread apposito. Comunque ciascuno lo voglia giudicare, uno di quegli artisti che segnano un prima e un dopo e con cui si dovrà sempre fare i conti...

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Re: Dietrich Fischer-Dieskau

Messaggioda Ilaria » ven 18 mag 2012, 17:26

Ho appreso la notizia con grande commozione. Andammo in un gruppetto a Salisburgo nel 2006, ed uno degli intenti dichiarati era quello di poterlo conoscere dal vivo (dirigeva un paio di matinée); la conoscenza si limitò ad una stretta di mano (già parecchio artritica, ma dal piglio ancora deciso) e ad una foto con firma. Al concerto non riuscimmo nemmeno ad entrare, tanto era esaurito: no way nemmeno fino all'ultimissimo secondo (e pensare che, per tentare il tutto per tutto, arrivammo nella cittadina mozartiana la sera prima e dormimmo in macchina!). Ma vedere lui e la bella Varady insieme, in un'elegante stanza del Mozarteum arrangiata a mo' di camerino, è stata una grande emozione. Per molti di noi giovani melomani è il conte d'Almaviva delle Nozze per antonomasia, il cui ricordo nel video ponnelliano rimarrà insuperato nonostante i forse più bravi Keenlyside, Mattei, Finley... E poi, che liederista. Ma, per quanto mi riguarda, credo che si tratti soprattutto di una questione affettiva.

Ciao, DFD
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Re: Dietrich Fischer-Dieskau

Messaggioda pbagnoli » ven 18 mag 2012, 17:42

Completamente d'accordo con te, Sixtus.
Per molti della mia generazione è stato il primo, vero confronto con il baritono chiaro di scuola tedesca, sillabatore straordinario, di eloquio ricchissimo di inflessioni e capace di illuminare la frase con una luce che nessuno di noi, "corrotti" - absit iniuria verbis - dai vari Cappuccilli, Carroli e simili che sentivamo nei nostri teatri - aveva mai percepito in questa maniera. E - credo - nemmeno il baritono di scuola grand seigneur - l'ultimo dei quali dovrebbe essere stato Bruson - aveva prodotto risultati simili sulla qualità della parola, sul suo risuonare, sul suo avvitarsi sulla frase musicale. Ma, come al solito, in Italia siamo sempre pronti a dare le patenti basandoci sul fatto che la sappiamo più lunga.

Per molti della mia generazione è stato il primo, vero confronto con il declamatore non solo di scuola tedesca, ma in senso lato: una sorta di archetipo con cui avremmo confrontato tutti quelli dopo.
E' solo dopo che avrei scoperto i grandi baritoni di scuola tedesca, di cui lui è stato l'epigono: penso soprattutto a Schlusnus e Metternich. Lui comunque ha sviluppato un linguaggio espressivo che è stato veramente solo suo: quello che gli ha permesso di spaziare con autorità dal repertorio lirico classico di un baritono sino, ovviamente, ai lieder.
Non sempre mi è piaciuto: a volte l'ho trovato veramente un po' stucchevole. Tuttavia certi suoi personaggi per me sono grandiosi.
Il suo Scarpia, per esempio: per il mio gusto è favoloso quel modo che ha di alternare una calma pericolosissima a scoppi di furore isterico terrificante.
Oppure il suo Posa: finalmente un vero Grande di Spagna!
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Re: Dietrich Fischer-Dieskau

Messaggioda vivelaboheme » ven 18 mag 2012, 19:28

Ascoltato dal vivo. Poche volta ho avuto la sensazione così forte che parola e suono possano tradursi in opera d'arte, di per se stesse. Cioé: non solo per Schubert o Mahler o Mozart, ma per le parole dette così da lui e il suono usato così da lui fino a farne un'opera d'arte.
Con lui accadeva questo.


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Re: Dietrich Fischer-Dieskau

Messaggioda TaO » ven 18 mag 2012, 20:08



Il segreto? Se c'è, è la simbiosi tra suono e testo, il mantenimento della piena naturalezza dei suoni vocali (alcuna "pomposità/forzatura") che gli ha consentito di cantare i repertori più diversi - io l'ho ascoltato ad es. in diverse Cantate-Bach dei primi anni 50 quindi inizi-carriera e là riusciva a non "importarvi alcuna impronta-pesantezza lirico-vocale..segno di una duttilità fuori dal comune) e di epoche diverse - dal settecento ai contemporanei 900 - e in lingue diverse (basta ascoltare il suo Rigoletto per es per rendersi conto di quanto fosse consapevole di ogni "sillaba", non di ogni parola....ascoltate i vari e diversi laran larà ...dove l'avran nascosta...ogni larà racchiude una tinta diversa ...con la naturalezza di chi è madrelingua appunto). Il segreto per me sta là. Avercene d'altri! Grazie di ogni cosa che ci hai cantato :idea:
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Re: Dietrich Fischer-Dieskau

Messaggioda Ilaria » mar 22 mag 2012, 10:49

http://www.youtube.com/watch?v=0sALuGY8yfw

A me questo lascia letteralmente senza fiato. E' una meraviglia interpretato così.
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Re: Dietrich Fischer-Dieskau

Messaggioda Luca » mer 23 mag 2012, 15:20

Apro ora questo thread e apprendo la notizia: grandissimo cantante e mi trovo d'accordo totalmente con Pietro e TaO: da sempre sostengo che è stato un grandissimo Rigoletto; in Italia forse non compreso (lo stesso Celletti ne biasimava alcune esecuzioni!), ma se si resta fermi a Bechi-Gobbi-Bastianini-Cappuccilli come comprendere un analitico dicitore come Fischer Dieskau?

Saluti, Luca.
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Re: Dietrich Fischer-Dieskau

Messaggioda Triboulet » mer 23 mag 2012, 18:27

Grande dispiacere per la scomparsa di questo grande artista... oltre - e più - che per suoi ruoli verdiani, con cui certo sdoganò dal baritonismo "ferro e fuoco" (il più riuscito per me fu Macbeth, forse il migliore in disco), ma per i quali preferivo un McNail ad esempio... io lo ricorderei per cose come:



min 31 e segg.


e non dimentichiamo Wozzeck e Barbablù...

altre due chicche:

scritto per lui



e, con un "accompagnatore" d'eccezione:
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Re: Dietrich Fischer-Dieskau

Messaggioda MatMarazzi » sab 02 giu 2012, 9:47

pbagnoli ha scritto:Per molti della mia generazione è stato il primo, vero confronto con il declamatore non solo di scuola tedesca, ma in senso lato: una sorta di archetipo con cui avremmo confrontato tutti quelli dopo.
E' solo dopo che avrei scoperto i grandi baritoni di scuola tedesca, di cui lui è stato l'epigono: penso soprattutto a Schlusnus e Metternich. Lui comunque ha sviluppato un linguaggio espressivo che è stato veramente solo suo: quello che gli ha permesso di spaziare con autorità dal repertorio lirico classico di un baritono sino, ovviamente, ai lieder.


Non sono ancora riuscito (lavoro maledetto) a esprimere in questa sede un omaggio al grande Fischer Dieskau, una delle bombe che hanno ridefinito il "suono operistico" in quei vivaci, sperimentali anni '50 e le cui rivoluzioni ci condizionano ancora oggi.
Forse nemmeno lo stesso Dieskau, consapevole - fin troppo - della propria superiorità intellettuale rispetto ai normali cantanti d'opera, si rese conto fino in fondo della rivoluzione tecnica che portò: un rivoluzione simile a quella di Giuseppe di Stefano (in termini esclusivamente tecnici) ma infinitimente più riuscita, in quanto Di Stefano non riuscì a gestire le proprie novità, ne rimase vittima, e soprattutto perché lo sperimentalismo in Di Stefano non fu mai sorretto da un progetto artistico, culturale, poetico degno di questo nome.
In pratica è come se entrambi fossero arrivati a dimostrare che si può guidare per km andando in prima... solo che Di Stefano, sia pure in prima, guidava a capocchia, faceva il bullo per le strade e ha presto fuso il motore, mentre FD ci ha ragionato sopra da accademico dell'automobile, ha elaborato un nuovo stile di guida, una tecnica per non danneggiare la macchina pur guidando in quel modo, e ha dimostrato quante possibilità in più possono esserci in quel modo di guidare che, solo dieci anni prima, veniva considerato "suicida".

In pratica entrambi hanno cominciato a "cantare aperto", svestendo la voce degli armonici dell'amplificazione classica, denundando i colori della voce, esponendone le asperità, tendendo il passaggio di registro all'estremo.
In pratica hanno scoperto il "colorismo" in un ambito (come quello del canto operistico) in cui fino a quel momento era sempre sembrato un'eresia.

Ecco perché non posso essere d'accordo con la tesi di Pietro.
Declamatore Fischer Dieskau?
Be', ok. sono solo parole... Possiamo definire declamatore anche lui, ma allora dobbiamo intenderci.
Perché se definiamo declamatore lui, non potremmo più usare lo stesso termine per le migliaia di bassi e baritoni wagneriani che l'hanno preceduto e la maggioranza di quelli che l'hanno seguito.

In sostanza, se decidiamo che questo è un declamatore...



...allora non potremmo dire che anche questo è un declamatore


...e nemmeno questo


Non è questione di voce (ovvio che fossero diverse) ma proprio di suono... di tecnica... di emissione di base.

Fischer Dieskau era tanto lontano dal declamato tedesco, quanto Di Stefano era lontano dal vocalismo italiano.
E la loro lontananza si dovette alla stessa rivoluzione tecnica: la liberazione del suono canoro dalle prigioni dell'amplificazioni facciali, in pratica il canto "aperto" (come lo chiamava Celletti) o "colorista" come lo chiamavo io.
Sarebbe interessante chiedersi come due tipi così diversi, così opposti (umanamente e artisticamente) possano essere approdati alla medesima conquista; ma in realtà la domanda è oziosa.
La vera risposta, infatti, sta nel pubblico: quel che conta è che il pubblico degli anni 50 era pronto ad accettare una simile svolta, pronto ad avallare il canto "aperto" (che solo dieci anni prima avrebbe dato scandalo) e l'ha fatto premiando l'uno e l'altro, elevandoli a miti.


Bagnolo afferma che Fischer Dieskau in realtà sarebbe un continuatore dei grandi baritoni liederisti e vocalisti dell'era interbellica.
Magari lo era a livello espressivo, poetico, ma non a livello tecnico.
Secondo me non c'è assolutamente continuità in questo senso.

In questo brano di Wolf, Schlussnus sembra effettivamente ricordare la poetica di Dieskau a livello interpretativo.
Ma se ci concentriamo sul suono siamo agli antipodi: i suoni sono tutti raccolti, coperti, immascherati; il passaggio di registro anticipato, oscurato; i falsetti antichi. Insomma questo è un canto vocalistico, che rispetto a ciò che avrebbe combinato Fischer Dieskau vent'anni dopo appare splendido sì, ma anche superato: l'espressione di un universo nobile ma finito.


Infatti se sentiamo nello stesso brano Fischer Dieskau si comprende l'incredibile svolta tecnica da lui operata

L'emissione è aperta, il suono è spogliato, si nutre del vero colore della voce e la confessione lirica assume una verità incredibile, una modernità viva.

Il modo "colorista" con cui FD ha cominciato ad eseguire il Liederismo di Schubert e Wolf ha fissato un prima e un dopo, proprio come il Bellini della Callas.
Ed ha potuto farlo perché, prima di essere una rivoluzione espressiva (che forse non fu), fu una rivoluzione tecnica!
Dopo FD non c'è un grande interprete di Lieder che non si sia ispirato alla sua tecnica.

Sentite, sempre in Wolf, Bo Skovhus.


Oppure Hampson in Mahler


O Goerne in Schubert


E' ovvio che tutti loro appartengono al "dopo".
non per questo sono imitatori di Fischer Dieskau: semplicemente quando le rivoluzioni tecniche sono così clamorosamente vincenti, tornare indietro è impossibile.

In questo trhead ho letto che molti elogiano l'eloquenza, l'incredibile espressività di Fischer Dieskau.
Be'... certo: espressivo lo era, ma da questo versante secondo me non era poi così geniale come taluni vogliono presentarlo.
Era un po' la scappatoia di Celletti, che si rendeva conto che Fischer Dieskau esprimesse cose assai più moderne ed emozionanti (per il pubblico dei suoi anni) di quanto non potessero fare i suoi vecchi idoli vocalistici, pur contravvenendo a tutte le regole che egli spacciava per tecnica universale.
E così aderì furbescamente alla tesi che, sì, non aveva tecnica, sì, non sapeva cantare... ma si riscattava con un'espressività grandiosa!
Come si faccia e "esprimere nel canto" senza possedere tecnica, resta per me un mistero! :)

In realtà secondo me dal punto di vista espressivo FD era molto più limitato di quanto ci hanno fatto credere: molto vocato all'espressione elegiaca (ma anche in questo caso senza velleità rivoluzionarie) era totalmente incapace di gestire i registri del comico e del grandioso: con allarmante frequenza si rifugiava pertanto - contrariamente a quanto ho letto anche in questo thread- nell'enfasi la più inammissibile o, altrettanto spesso, nel macchiettismo e nel manierismo.
Molte sue interpretazioni, anche nell'ambito del Lied, risultano esteriori, eccessive, intaccate da artefazione e compiacimento.
E tuttavia, è vero, da lui si ricavava sempre l'impressione di una forza comunicativa fuori dal comune.
Come è possibile?

Anche questo, a mio parere, si spiega con la forza della sua rivoluzione tecnica: un canto così aperto, naturale, parlante, così febbricitante di colori, era già destinato - specie per un pubblico abituato alle "maschere" del canto vocalistico e declmatorio - a imporre una verità di emozione e una facilità di comunicazione nuove ed esplosive. E questo ci porta, giustamente, a enfatizzare anche i meriti interpretativi, sui quali invece si potrebbero aprire ulteriori capitoli.

Spero che la discussione prosegua e intanto un salutone.
Mat
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Re: Dietrich Fischer-Dieskau

Messaggioda DottorMalatesta » gio 12 lug 2012, 17:35

Non so se Dio esista né se abbia una voce. Ma se esiste, Dio ha la voce di Dietrich Fischer-Dieskau.

Questo, solo questo, ho pensato senza alcuna retorica appena appresa la notizia (per caso, naturalmente, ti sembra che i giornali italiani o la TV dedichino spazio ad un gigante della cultura?) del grande DFD, una delle personalità più immense della storia della musica.
DFD è stato innanzitutto, sembra banale ricordarlo, un grande liederista. Lo è stato sempre, anche nel canto d'opera, nel suo Rigoletto, nel suo Rodrigo, nel suo Falstaff, nel suo Wotan, nel suo Macbeth, nel suo Kurwenal...). Il Lied per voce maschile ha un solo nome, il suo (forse quello per voce femminile ha quello della Schwarzkopf, ma non ne sarei altrettanto sicuro). La sua capacità analitica portata talmente all'estremo da sfiorare talvolta il manierismo (era l'accusa rivoltagli più volte in sede critica), era lo specchio di un'intelligenza di chi si era nutrito di quella Cultura che poi era la stessa di Goethe, Schiller, della grande filosofia tedesca dell'Ottocento.

E' un dato di fatto, DFD è stato uno spartiacque nella storia del canto. Così come c'è stata un'era prima-Callas e un'era dopo-Callas, così ogni cantante che dopo di Lui abbia affrontato il repertorio lederistico deve far i conti con un'eredità tanto pesante, tanto ricca, tanto bella. Ed ogni confronto (per affinità o contrapposizione) rischia di essere perso in partenza.

Grandi liederisti oggi per fortuna non mancano (Goerne, Gura, Quasthoff, Kaufman), e chissà, forse un giorno potremo ascoltare un Lied di Schubert (solo per un attimo, per carità!) come fosse la prima volta, senza che l'ombra del dio DFD non riempia del suo ricordo la nostra mente. A volte capita, ma è cosa rara (mi è successo ad esempio di dimenticare solo per un istante la presenza fisica, palpitante della Callas vedendo in scena Natalie Dessay in Traviata).


Ripensandoci, forse Dio esiste e ha la voce di Dietrich Fischer-Dieskau.

Francesco
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Re: Dietrich Fischer-Dieskau

Messaggioda michele cesareo » dom 05 gen 2014, 18:49

Condivido appieno la conclusione di Francesco. E, naturalmente, quant'altro avete detto.
Dio esiste ed ha sicuramente la voce di DFD
Non può non essere così !
PS: ignoravo che il " ricongiungimento" fosse già avvenuto.....LeggerVi è stato confortevole
Grazie
michele
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Re: Dietrich Fischer-Dieskau

Messaggioda Alberich » gio 27 feb 2014, 12:00

Penso che quanto scritto da Mat, riguardo la tecnica e riguardo l'espressività, sia da incidere nel marmo: concordo parola su parola
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Re: Dietrich Fischer-Dieskau

Messaggioda DottorMalatesta » ven 28 feb 2014, 14:09

Alberich ha scritto:Penso che quanto scritto da Mat, riguardo la tecnica e riguardo l'espressività, sia da incidere nel marmo: concordo parola su parola


Molti scritti dell'amico Matteo sono (già) incisi nel marmo!

8)

Recentemente ho ascoltato i Lieder di Nietzsche (compositore a tempo perso): DFD straordinario!

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Re: Dietrich Fischer-Dieskau

Messaggioda pbagnoli » sab 01 mar 2014, 0:07

DottorMalatesta ha scritto:Recentemente ho ascoltato i Lieder di Nietzsche (compositore a tempo perso): DFD straordinario!

Il caso vuole che proprio contemporaneamente a noi anche in altro sito Internet si parli di DFD in termini - a essere eufemistici - radicalmente diversi.
Ovviamente i gusti sono gusti e non si discutono; ma l'impressione che se ne ricava leggendo quelle pagine è che si stia parlando di un pomposo imbecille, che si è trovato per sbaglio a fare una carriera nettamente superiore alle sue reali potenzialità.
Quando per amore della boutade, per il gusto di farla sempre fuori dal vaso, si dice che DFD non ha passato un suono corretto per tutta la propria vita e che cinquant'anni fa non avrebbe fatto carriera in Germania, ci si... autodefinisce e si dà ragione a chi all'Estero ritiene che gli italiani siano pesantemente arretrati in campo culturale.
DFD è stato un genio della comunicazione, l'archetipo di tutti i coloristi di area germanica che, però, aveva le sue radici nel canto di Schlusnus, Metternich e altri con caratteristiche analoghe, guarda caso prevalentemente di area tedesca. Se si rifiuta questo concetto, ovviamente non si può accettare un canto comunicativo e sfaccettato come quello di DFD, che cantava apertissimo, molto alto e che quindi appare l'antitesi di quella scuola che definitivamente non può più essere considerata la buona scuola, semplicemente perché non solo non lo è, non solo è ormai sorpassatissima, ma oltrettutto NON E' l'unica.
DFD, figlio di un'altra civiltà di canto, ha creato regole sue che hanno aperto la strada a tutti i baritoni coloristi che adesso conosciamo e che hanno spostato il loro baricentro geografico prevalentemente in area britannica. Queste regole ormai si stanno progressivamente impadronendo di tutto il repertorio che una volta era dominato dai cantanti di scuola italiana, che hanno progressivamente perso le loro posizioni per questioni che abbiamo più e più volte analizzato su queste pagine.
Può non piacere. Va benissimo.
Una volta stravedevo per il suo Rigoletto, oggi sicuramente non più o, comunque, non come una volta.
Ma non per questo gli negherò una statura storica in buona parte di ciò che ha affrontato.

Non canta come Galeffi e Stracciari?
Certo che no.
E meno male...
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Re: Dietrich Fischer-Dieskau

Messaggioda VGobbi » sab 01 mar 2014, 15:35

pbagnoli ha scritto:Non canta come Galeffi e Stracciari?
Certo che no.
E meno male...

Posizione condivisibilissima la tua Pietro, ma che si perde con un finale che a mio avviso dai modo di replicare a chi pensa che DFD non sia un grande cantante. Galeffi, piu' che Stracciari (di cui lo conosco molto di meno), ha lasciato un Giorgio Germont tra i piu' belli che mia memoria storica abbia avuto la fortuna di ascoltare. Per fortuna un'incisione integrale e dove assolutamente non si puo' sminuire l'altissima, e' il caso di ribadirlo e sottolinearlo, civilta' musicale che Galeffi ha saputo tramandere nei dischi. Paragonarlo ad un DFD non ha assolutamente senso, perche' non porta a nessuna verita' storica oltre che deleterio per entrambi.

DFD e' stato un autentico rivoluzionario nell'affrontare i propri ruoli (amo molto i suoli ruoli verdiani, Rigoletto e Marchese di Posa su tutti, amo il suo Wagner, specie nel Tannhauser, e ammiro tantissimo il suo Wozzeck), ma non si puo' e non si deve sminuire l'arte di un Galeffi, per elogiare l'arte di DFD. Lui stesso non ne avrebbe assolutamente bisogno.

Te lo dice uno che non si puo' certo definire un amante dei vocalisti allo stato puro.
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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