Maria Callas

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Re: Maria Callas

Messaggioda Tucidide » ven 04 dic 2009, 10:57

Voglio omaggiarla con una delle sue interpretazioni che preferisco:
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Maria Callas

Messaggioda MatMarazzi » ven 04 dic 2009, 13:26

Luca ha scritto:Oggi avrebbe avuto 86 anni se le cose fossero andate diversamente. :(
.


Io non ho mai creduto che fosse del 23.
Per me è di qualche anno più vecchia.
All'epoca, quando una cantante arrivava a imporsi sulla trentina, era normale che si togliesse qualche anno (dicolo che anche la Gencer se ne sia tolti 4, non parliamo di Domingo...).
A voi sembra possibile che nei Vespri Siciliani o nel Macbeth avesse 28 o 29 anni? Ma vi pare possibile?
Una retrodatazione della sua nascita spiegherebbe un po' meglio anche il precipitoso declino (non è così incredibile che sui quarant'anni una voce molto sollecitata si stanchi; è successo anche alla Gencer, alla Sills, alla Caballè).
Provate a guardare il suo volto nella seconda metà degli anni '60: vi pare il volto di una poco più che quarantenne o di una quasi cinquantenne? Pensatela nel film con Pasolini, dove avrebbe dovuto avere 45 anni e ditemi se non ne dimostra piuttosto 50?
Infine c'è l'assurdità di quella Santuzza in Grecia... a 15 anni???? Ma fatemi il piacere! E la De Hidalgo avrebbe permesso un debutto simile in un ruolo simile a una che probabilmente era appena uscita dalla muta vocale?

Secondo me la Callas doveva avere pressapoco l'età della sua amica Schwarzkopf, o magari un po' più giovane (potrebbe essere del 18 o del 19).
Solo che arrivando - con pessima fama - dagli stati uniti a più di 30 anni, probabilmente in difficoltà a farsi prendere sul serio (se non fosse stato per Serafin, forse la sua carriera italiana non sarebbe esplosa così facilmente), avrà pensato di farsi passare per una 24enne, tanto per non dovere dare troppe spiegazioni sul perché - in America - era stata tanti anni senza che nessuno la facesse cantare... invisa a teatri e direttori artistici.

Salutoni,
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Re: Maria Callas

Messaggioda Tucidide » ven 04 dic 2009, 13:39

MatMarazzi ha scritto:Io non ho mai creduto che fosse del 23.
Per me è di qualche anno più vecchia.

In questo modo apparirebbe anche più credibile l'ipotesi di indentificazione della Callas con la famigerata Nina Foresti del concorso radiofonico.
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Re: Maria Callas

Messaggioda MatMarazzi » ven 04 dic 2009, 14:45

:shock: Non avevo mai letto niente del genere.


Che fossero congetture l'avevo ben specificato, usando il verbo "credere" e il complemento di limitazione "per me".
Quindi questo era acclarato.
Più interessante è concentrarci su quella serie di "stranezze" relative alla biografia e all'evoluzione vocale della Callas, che ho elencato e che la mia "congettura" giustificherebbe.
L'unica mia perplessità in merito a una retrodatazione della data di nascita della Callas è che un inverosimile numero di studiosi si è concentrato sul suo caso e probabilmente una simile enormità sarebbe emersa... C'è tuttavia da chiedersi quanti di loro siano andati a verificare le anagrafi greche (ammesso che non siano lacunose, visto che parliamo degli anni immediatamente successivi la prima guerra mondiale).
Per quanto mi riguarda, io continuo a ritenere possibile che la vera nascita della Callas sia da collocarsi ben prima della fine del 1923.

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Re: Maria Callas

Messaggioda Alberich » ven 04 dic 2009, 15:04

Ma non è nata a New York?
Caro Mat, le tue congetture sono estremamente interessanti, anche non fossero vere: se son sbagliate nel merito, rimangono comunque uno spunto di riflessione interessante per capire l'evoluzione (e il crollo rapido) della sua voce.
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Re: Maria Callas

Messaggioda krausforever » ven 04 dic 2009, 16:03

Tucidide ha scritto:
MatMarazzi ha scritto:Io non ho mai creduto che fosse del 23.
Per me è di qualche anno più vecchia.

In questo modo apparirebbe anche più credibile l'ipotesi di indentificazione della Callas con la famigerata Nina Foresti del concorso radiofonico.

Come come? cos'è questa storia?
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Re: Maria Callas

Messaggioda Luca » ven 04 dic 2009, 19:44

Al di là di date, fatterelli più o meno gossipari o altro, la Callas resta la grande rivoluzione vocale del '900. Vi invito ad elencare una e una sola esecuzione callasiana che secondo voi ne tratteggia al meglio l'intelligenza vocale ed interpretativa. A mio avviso, la grande aria "D'amor al dolce impero" dell'Armida rossiniana eseguita a Firenze nel '52 resta una sorta di carta di identità della maestria della Callas, oltre che una pietra miliare nell'esecuzione di quell'aria così accidentata (resta il rammarico - detto fra le proverbiali parentesi - che la Sutherland non abbia lasciata l'esecuzione, perdendosi dietro ad arie francesi). Due anni dopo eseguirà nuovamente l'aria in un concerto, ma già lì è meno spettacolare (di poco, è chiaro, eppure... ).

E per voi qual'è il top callasiano ? La domanda non è sulla preferenza, ma resta aperta ad ulteriori riflessioni su un caso musicale - la Callas appunto - che supera la pura esecuzione canora.
Saluti, Luca.
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Re: Maria Callas

Messaggioda Tucidide » ven 04 dic 2009, 21:36

krausforever ha scritto:
Tucidide ha scritto:
MatMarazzi ha scritto:Io non ho mai creduto che fosse del 23.
Per me è di qualche anno più vecchia.

In questo modo apparirebbe anche più credibile l'ipotesi di indentificazione della Callas con la famigerata Nina Foresti del concorso radiofonico.

Come come? cos'è questa storia?

Racconta John Ardoin (L'eredità Callas, pp. 22-23) che circolò una voce secondo cui la Callas, adolescente, si sarebbe presentata come concorrente ad un concorso radiofonico, Amateur Hour, condotto da Edward "Major" Bowes, prima del 1937.
Lo studioso callasiano ascoltò tutti i nastri dell'Amateur Hour dal 1935 al 1937, e l'unica papabile ad essere identificata con la Callas era una giovane che si era iscritta come Anita Duval ma che all'audizione, nel 1935, si fece chiamare Nina Foresti.
Ardoin ammette che la voce della Foresti / Duval, alle prese con "Un bel dì vedremo", non assomiglia molto a quella della futura Callas, mentre è sorprendentemente simile nel parlato.
La Callas, ove fosse nata nel 1923, nel 1935 avrebbe avuto 12 anni, ma Anita Duval / Nina Foresti dichiarò di avere 16 anni.
Se si trattasse davvero della Callas, la sua nascita potrebbe essere retrodatata al 1919.

Non mi sbilancio: per chi voglia approfondire la cosa, ecco il brano "incriminato":
Ultima modifica di Tucidide il ven 04 dic 2009, 22:31, modificato 1 volta in totale.
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Re: Maria Callas

Messaggioda Tucidide » ven 04 dic 2009, 21:40

Luca ha scritto:E per voi qual'è il top callasiano ?

Al volo, il recitativo d'entrata di Norma "Sediziose voci". In quei tre minuti c'è TUTTA la grandezza della Callas. Immensa.
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Re: Maria Callas

Messaggioda MatMarazzi » sab 05 dic 2009, 14:05

Luca ha scritto:"Belcantismo", la scelta di un unico brano era solo una esemplificazione. Sono d'accordo anche io che la Callas ha una miriade di accenti, inflessioni (che sono le gemme di cui tu parli...) però dalla pluralità di elementi portati era possibile far ripartire ed ampliare il discorso.

Saluti, Luca.


Allora, a costo di sorprendervi, io citerò la pazzia di Ofelia del disco EMI 1958 (non quella dei live). Lì, nonostante il declino vocale, la Callas dà fondo a tutte le sue risorse musicali e drammaturgiche, ottiene qualcosa di semplicemente allucinante, il tutto in un brano che di solito è poco più che un esercizio (per lo meno prima dell'avvento della Dessay).
Sentire a confronto in questo brano la Callas del cosidetto "declino" e la Sutherland del fulgore (DECCA 1960) è significativo di ciò che intendo.

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Re: Maria Callas

Messaggioda Rodrigo » sab 05 dic 2009, 16:06

Ritengo che uno degli aspetti più stupefacenti del fenomeno Callas sia la costante ricerca di nuovi colori vocali, di un fraseggio sempre più significante, di accenti inediti. E questo anche quando la voce ha cominciato a non essere più salda: la vocalista è franata con rapidità sconcertante, ma l'interprete anche nell'ultima fase è restata caparbiamente sulla breccia. Giusto il contrario di tanti colleghi per i quali, alle prime avvisaglie del declino vocale, si accompagna un fraseggiare, se non sommario e trasandato, certo ben attento a non uscire dai comodi sentieri già tracciati.
Sull'ultima Callas, come è stato scritto, ci sarebbe da osservare che - anziché insistere su impossibili Norme e Tosche- avrebbe ben potuto affrontare partiture nuove, meglio adatte alle sue condizioni. Carmen è stata in questo senso un'eccezione. Forse mancarono le persone giuste in grado di proporre, convincere e sostenere.
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Re: Maria Callas

Messaggioda Luca » dom 06 dic 2009, 12:15

Rodrigo, hai ragione soprattutto nell'ultima parte e penso a ruoli come Eboli, Amneris nel repertorio italiano (e azzarderei addirittura la Zia Principessa dell'Angelica pucciniana), ma anche Ortrud oppure Eglantine dell'Euryanthe. Forse non gliel'hanno proposto o forse non erano ruoli da protagonista assoluta. Resta nel novero delle domande insolute sulla carriera di questa cantante e che, se ci si riflette, ha contribuito alla finta realizzazione di sogni impossibili, facendo costruire artificiosamente - ad esempio - la famosa Turandot Callas-Tebaldi.

Saluti, Luca.
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Re: Maria Callas

Messaggioda Rodrigo » dom 06 dic 2009, 16:20

Considerazioni più che logiche le tue Luca, soprattutto se rapportate al contesto musicale di quegli anni. Mi pare che, tra l'altro, almeno le arie di Eboli siano state proposte (e incise?) sotto la guida di Pretre in sede di recital.
Io pensavo però anche a certi ruoli barocchi, al mondo dell'oratorio o al recitar cantando di Carissimi (la figlia di Jephte) o di Monteverdi (la messaggera in Orfeo, Penelope nel ritorno di Ulisse in patria), ma sono davvero fantasie domenicali! : Chessygrin : : Chessygrin : : Chessygrin :
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Re: Maria Callas

Messaggioda Triboulet » dom 03 gen 2010, 14:56

Milady ha scritto: Legge ha poi sempre preferito nettamente all 'opera italiana quella tedesca, tanto è vero che non fece incidere alla Callas non solo il Don Carlo ed altri titoli del meno vieto repertorio verdiano , dove avrebbe fatto faville,ma neppure, passando ad altri autori nelle corde della Callas dell'età d'oro , Lucrezia Borgia e Semiramide.

E, aggiungo che una cantante, sua sincera amica, che ebbe modo di cantare qualche volta con lei- mi disse che ,anche nel periodo aureo,la Callas , pur osando l'inosabile perimporsi, temeva lo scotto da pagare per l'oneroso e precoce repertorio affrontato negli anni del suo apprendistato greco.


Che belle queste testimonianze dirette! si può dire chi era la cantante in questione? sono curioso... :roll:
Credo che l'oneroso repertorio giovanile sia stato solo uno dei fattori del declino precoce della Callas. Anche se secondo me non fu il principale, e il declino non fu poi così precoce in relazione al suo modo di cantare.

Colgo l'occasione per qualche riflessione sulla parabola vocale, più che artistica, della cantate greca.
La giovanissima Maria doveva apparire già con una voce estremamente corposa, tant'è che nè la Trivella nè la De Hidalgo ebbero dubbi sul fatto che lei fosse un vero soprano drammatico sin dalla tenera età. Nei suoi primi saggi Maria canta Weber, Tosca, Aida (1938). Insiste lei stessa per cantare Cavalleria (che in realtà era stata affidata ad un altro soprano) e alla fine dello stesso anno (1939) canta una selezione dal Ballo in Maschera. Cambia quindi conservatorio e va a studiare con la De Hidalgo (decisamente migliore come insegnante), la quale le fa studiare Norma, Aida, Gioconda. E' nei duetti di queste 3 opere che i greci la ascolteranno per radio per la prima volta, 1940.
Apro una parentesi sull'età della Callas, in risposta a un vecchio intervento di Mat.
Io ho sempre pensato che la Callas del 40 avesse almeno 21 anni. Francamente mi pare impossibile che a 17 anni si possa cantare Gioconda, per dirne una. Basta poi guardare la data di debutto di altri grandi soprani (Olivero, Tebaldi, Gencer ecc.), avevano almeno 21-22 anni, che poi corrisponde all'età del completo sviluppo.


Nel 1941 debutta al Teatro Reale dell'Opera di Atene, dove praticamente è una delle primedonne (altro che gavetta!). Canta però solo opera tedesca (Boccaccio, Tiefland, Fidelio, e studia l'Olandese Volante) e verismo italiano (Tosca, Cavalleria, e studia Fedora). E' già in carriera, ruoli da protagonista, recite a iosa (considerando che è una giovanissima debuttante), locandine a caratteri cubitali, recitals e perfino un concerto di addio tutto suo, quando dovrà partire per gli Stati Uniti. Nel 1942 le celebrazioni del 150enario della nascita di Rossini le aprono un nuovo mondo, e le consentono di portare in concerto Semiramide, Otello, Barbiere, Cenerentola. Ma è solo diletto il suo. Però insiste con la De Hidalgo, pregandola di farle studiare anche il repertorio "leggero". Studia pure l'intero Ratto dal Serraglio, nella speranza di fare da sostituta. Negli anni 40 Maria aspettava già l'occasione buona per cambiare repertorio. E' intimamente convinta delle proprie potenzialità e ha dei gusti molto precisi ma è consapevole di essere assolutamente improponibile sul mercato come soprano di coloratura, a meno che la cosa non accada per caso. E' probabile anche che quei famosi Puritani della svolta, nel 49, li avesse già studiati e messi nel cassetto, pronti a tirarli fuori al momento opportuno.
E allora dobbiamo aspettare il 1952 per una decisa virata verso il repertorio belcantistico con, ancora, Puritani, Ratto dal Serraglio alla Scala, Armida e, finalmente, Lucia. Sono, dal 41 al 51, 10 anni di repertorio drammatico, sicuramente non intensi come quelli a venire, ma ai quali la Callas ha retto senza, nel 52, mostrare ancora segni minimi di cedimento. Probabilmente con la sua tecnica (e la sua voce!) avrebbe continuato a fare il soprano drammatico per altri 10 anni senza accusare grossi problemi. Ma, grazie al cielo, non ne aveva alcuna intenzione.

I problemi veri, quelli a cui si riferisce Legge parlando delle sessioni per La Forza (anche se erano in realtà piccole difficoltà, ancora), arrivano col dimagrimento e relativo riassetto della voce, e specie in studio la Callas si impegna per cercare di organizzare meglio i registri (specie quelli estremi) e correggere l'emissione di certe note. Ma la sua voce deve soprattutto fare i conti col "nuovo stile Callas", ovvero un costante adattamento del suono ad ogni frase, con cambiamenti continui del colore e del peso vocale... insomma quella famosa sensazione che, intuitivamente, ci fa dire che la Callas avesse più voci e le intercambiasse di ruolo in ruolo o, talvolta, all'interno della stessa opera o anche all'interno di una stessa frase musicale. Forza la voce oggi e forza domani se in 10 anni non era successo niente, sono bastati 4 anni così per rovinarsi definitivamente. La Callas 54-58 è vocalmente sempre in bilico, alterna momenti di splendore purissimo a momenti di evidente difficoltà, sempre. Furono anni certo molto intensi, ma non era nè la prima nè l'ultima ad aver avuto una carriera frenetica, anzi la Callas era in una posizione abbastanza privilegiata, dato che negli anni d'oro faceva perlopiù la spola tra Milano e New York.
Eppure non si risparmia mica. Canta di tutto (non solo 700 e belcanto, ma anche la Medea wagnerizzata, Tosca, Chenier, cose non certo più leggere di Aida), non si risparmia tranne in casi di estremo malessere (Lucia al Met nel 56). Nello stesso anno accetta (dopo Norma, Traviata e Barbiere) persino di tornare su Wagner, per un Parsifal scaligero che andrà a monte a causa della morte di Kleiber. Nel 57 litiga con Bohm (che abbandona) per un concerto nel quale è decisa ad alternare Turandot a Dinorah, Trovatore a Lucia, incide 5 opere (3 da contratto e 2 sua sponte) e in tourneè fila i mi naturali nella Sonnambula con sprezzante disinvoltura...si sente insomma ancora onnipotente, oppure (dico io) vuol fare finta che i problemi non esistano. Nel 58 comincia a pagare.

Da quì il declino vero e proprio... e l'ostinazione. Nel 59, con già falle irreparabili al suo strumento, ancora accetta di cantare Lucia dal vivo con esiti, stando alle cronache, vocalmente tutt'altro che entusiasmanti. Poi lo stop dei primi anni 60 le dà il colpo di grazia. Poi ancora la folle idea di voler ricantare Norma (dove anche nelle serate migliori è costretta a pietosi compromessi) e Medea, più alla sua portata ma forse ancora più massacrante per la voce. E la più folle idea, ancora una volta, di voler cantare Traviata nel 1968!! Va bene in studio, ma anche on stage?! con Visconti e Giulini?! Nostalgia canaglia...
La Emi vuole proseguire sul filone di Carmen facendole incidere Werther, ma lei preme per Traviata. A me l'idea di "Callas artista saggia" non ha mai convinto. Certo il suo acume interpretativo procedeva in maniera inversa al suo declino vocale, ma per dare forma alle idee ci vuole pure la voce adatta. Maria rincorreva l'idea di se stessa e il suo passato, si dava obiettivi troppo alti, non ammetteva un cambio di repertorio e in questo era abbastanza incoscente. Aveva il terrore che la gente pensasse: "ecco è scesa a compromessi" o forse il suo orgoglio le impediva di fare "marcia indietro" (quando il confronto con gli anni d'oro era decisamente peggiore). Poi si scontrava con la realtà, e si rendeva conto di non farcela, ma poi si illudeva di nuovo. Fino al 1969 studierà per riorganizzare la voce, ancora con la De Hidalgo. E a quest'epoca risalgono gli abbozzi delle sue ultime incisioni vocalmente dignitose. Tutto sommato avrebbe potuto ancora cantare - altri repertori, certo - con quella voce (non più con quella di qualche anno dopo) come tante sue colleghe hanno fatto, ma era prigioniera di un meccanismo psicologico che includeva troppe "variabili personali" (oltre che difficoltà e ostacoli nella vita privata) che con la coscienza artistica avevano poco a che fare. Potenzialmente sempre 30 anni di carriera furono, non tanto meno della Tebaldi o della Gencer.

La Callas e Verdi. Ho già parlato altrove del rapporto controverso con questo compositore. Si pensi solo che prima di una delle sue ultime Aide dal vivo (1953) disse all'impresario "niente mi bemolle, se volete sentirlo allora scritturatemi nei Puritani". Penso che la frase faccia capire tutto :D
Così l'anno dopo non si fa tanti scrupoli nell'annullare un'Aida all'Arena di Verona. Quel forfait è in qualche modo il gesto-giro di boa. L'anno precedente c'avrebbe pensato due volte a cancellare, ma di lì a qualche mese è pronto il debutto negli Stati Uniti (Traviata, Norma e Lucia a Chicago) e la Vestale alla Scala con Visconti. Di Aida, Rigoletto, Forza, Vespri ecc. la Callas non ha più bisogno (e suo malgrado canterà in seguito il Ballo alla Scala, ma è pur sempre un Sant'Ambrogio).

Purtroppo però "la Legge è Legge" (passatemi il gioco di parole). Era un'epoca in cui le opere da incidere venivano scelte SOLO sulla base della loro popolarità (con la certezza che la Callas le avrebbe cantate tutte). A teatro, compatibilmente con le offerte, si poteva scegliere, accettare o rifiutare; i contratti con la casa discografica erano invece un'altra cosa. L'unica arma in possesso della Callas per immortalare su disco i SUOI personaggi era il recital. "Callas alla Scala" e "Mad Scenes" (in pratica un "Callas alla Scala parte II") nascono col preciso intento di salvare dall'oblio le interpretazioni della Divina in opere che lei immaginava non le avrebbero mai fatto incidere, opere nelle quali peraltro furoreggiava (Bolena, Pirata, Vestale, Sonnambula e Medea, che pure inciderà con non poche difficoltà burocratiche). L'idea che le facessero registrare titoli allora poco noti come Borgia o Semiramide, che mai neanche aveva fatto in teatro, era poi pura fantascienza.
Anche il primo recital verdiano nasce principalmente dall'esigenza di incidere qualcosa dal Macbeth che la Callas in quel periodo aveva studiato ex-novo in maniera estremamente meticolosa in vista del debutto di un nuovo allestimento al Met.
E in quel recital "Tu che le vanità" è l'unico brano che non sia del Verdi giovanile, tassello mancante alle sue incisioni tardo-verdiane (e forse tra queste l'incisione più riuscita), ricordo unico delle perdute recite scaligere. Curiosità: la Callas prova in queste sessioni per la prima volta l'aria di Eboli "O don fatale". Il progetto poi, chissà perchè, venne abbandonato quasi subito, per essere ripreso negli anni 60, assieme all'idea di incidere il duetto finale nell'abortito recital con Corelli.
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Re: Maria Callas

Messaggioda Milady » gio 07 gen 2010, 0:33

Carissimi amici,
vorrei sottoporre alla vostra attenzione un dato non musicale, ma che, secondo me, ha contribuito in maniera notevole alla precoce usura della voce di Maria Callas : il suo difficile e spigoloso cattere con le inevitabili ricadute personali e pubbliche .
Attingo "in primis" solo a quanto ho visto e sentito personalmente e che mi è rimasto impresso, anche se- o forse proprio perché- allora, nei primi anni 50, ero una bambina sui 10 anni o giù di lì.
Sulla scena la Callas aveva un portamento regale e recitava con grande naturalezza.
Mi pareva invece una sorta di attrice "pososa" nella vita quotidiana .
La sua voce ,potentissima sulle scene ,diventava una vocetta cantilenante , con inflessioni vagamente settentrionali, quando si allontanava fuori dal palcoscenico, dove sfoggiava una pronuncia perfetta.
Ora aveva improvvisi e furibondi scatti davvero sopra le righe , ora appariva manierata ed affettata,anzi particolarmente leziosa e stucchevole col suo "Titta" -Meneghini .
"Titta"mi sembrò un signore molto vecchio, attaccato ai soldi , privo dell' "allure" di un "grand seigneur " - ed anche lei non aveva certo a quei tempi modi da gran signora- , sempre tra i piedi a dir la sua , pronto a dare sempre ragione alla moglie- soprattutto quando non l' aveva- e a gettare così altri galloni di benzina sul fuoco greco -(newyorkese): questo era anche l' unanime giudizio dei presenti.
Maria diceva spesso la parola sbagliata, nel momento sbagliato ed alla persona sbagliata :aveva le reazioni "stonate" tipiche delle persone fragili ,profondamente timide e insicure . (Questo lo capii in seguito).
Era assolutamente obbediente e ansiosa di imparare ( e di imporsi) : accettava con umiltà i suggerimenti dei grandi registi e dei Direttori d'orchestra capaci di far respirare l'orchestra insieme ai cantanti,
Le uscivano di bocca osservazioni , giuste nella sostanza, quanto , sul piano formale ,talvolta sin troppo risentite verso i colleghi (anche se più celebri) come pure verso il coro, quando riteneva che gli altri non si impegnassero a fondo in tutte le pagine di un' opera .
Allora usava concentrarsi pittosto sui beni e romanze più celebri e risparmiare la voce riguardo al resto che restava in secondo piano : o tirato via o affidato al gusto ed al rispetto dello spartito e del pubblico , ossia alla variabile indipendente dei vari esecutori.
la Callas si comportava allo stesso modo quando era convinta che venisse annullato un particolare effetto vocale da lei lungamente meditato alla luce dello spartito ed al pianoforte o, peggio ancora, se riteneva che fossero tradite per incuria o pigrizia "routiniére" le vere intenzioni dell'autore.
Poiché non aveva nemmeno quella piccola dose di diplomazia necessaria a stabilire rapporti umani accettabili , era sincera e maldestra fino all'autolesionismo,suscitando di frequente ,forse senza rendersene del tutto conto ,un muro di ostilità nei suoi confronti.
"Bisogna servire la Musica ",la ricordo compitare , tutta compunta ,questa frase .
Quindi , da vera perfezionista, si sottoponeva ( e sottoponeva colleghi e coristi , spesso recalcitranti) a prove estenuanti, senza risparmiarsi.
Si sentiva allora mormorare - si fa per dire- soprattutto dalle coriste ( e non solo ):" Senza il marito ricco non avrebbe fatto nulla"," Ma chi si crede di essere? Vuol dare lezioni a tutti",""E' una grassona", "Si veste male","E' un'arrivista","E' una raccomandata di ferro"," Che lavativo! Perché non si dà una calmata?", "E' antipatica ", "Canta con la patata in bocca , non è spontanea", e , incredibile, ma vero :"Non ha voce " ( con le sue tre ottave perfettamente impostate riempiva la sala...)
"E' nata in America, no è una greca, non è italiana , insomma non è italiana ": veniva rispolverato un amor patrio del tutto fuor di luogo nel mondo "globale"per eccellenza della musica,in una comoda e preverdibile difesa del proprio orticello privato, messo in mortale pericolo da una cantante- attrice stakanovista, dalla voce estesissima , dalla personalità magnetica e in possesso di una tecnica allora trascendentale e inusitata .
Altro costante réfrain : " E' cattiva ,non ha cuore, figuriamoci che non vuol bene nemmeno alla sua mamma": la prima condanna al pubblico abominio sul piano umano.
La retorica mammarola nei primi anni '50 era assolutamente di rigore e in "auge" .
Tanto è vero che , all'avvento della TV , fece furore, ad es. il "répéchage" di "Mamma" ,cantata da Gigli , adorno di una bionda parrucca coi riccioloni da angiolotto (parecchio avanti con gli anni) .
Fu anche mandato in onda varie volte persino lo spezzone del song "Mamy", cantata - con intermezzo parlato strappacore in ginocchio- da Al Johnson, truccato da cantante negro , ossia con pesanti strati di cerone testa di moro sul viso e la bocca aureolata rozzamente di bianco , nel primo film parlato ( "IL cantante pazzo", del 1929, se non vado errata).
E non contiamo, "si parva licet componere magnis ", Villa, Tajoli ... impegnati allo spasimo in questo pezzo - per me insipido e troppo zuccheroso- notoriamente capace di far tirare fuori il fazzoletto anche al pubblico più coriaceo.
Che i rapporti tra la Callas e sua madre fossero pessimi " ab initio" è un dato indubitabile.
Sua madre era una donna autoritaria, frustrata , avida di denaro e di notorietà (diretta o riflessa) .
Appena vide in Maria la gallina dalle uova d'oro in ogni senso , cominciò a farle richieste continue di denaro, e ad ogni diniego, dava il via a rumorose lagnanze -pubbliche e a mezzo stampa- verso la figlia ingrata che, dopo tanti sacrifici compiuti da mamma sua , rifiutava di darle le somme richieste per soèpravvivere e la gettava - sorella compresa- sul lastrico.
Dal canto suo, la figlia la rimproverava per aver messo a dura prova e troppo presto la propria giovanissima voce nel periodo greco .
E reagiva con risposte secche , riportate col megafono, che le si ritorcevano inesorabilmente contro:errore fatale.
E non voleva ascoltare, lo seppi vari anni dopo, neppure i consiglì ispirati dal più comune buonsenso : "Maria, dalle un "tot" mensile , con doppia firma su un accordo stilato da un legale o da un notaio , vedrai che la metterai a tacere e ti lascerà in pace".
Inoltre, qualcosa , sul piano umano e affettivo, si era rotto irreversibilmente tra madre e figlia , perché Maria affermava di essere stata costretta da sua madre ad un tipo di vita a lei del tutto sgradito durante il periodo dell'occupazione militare della Grecia.
Su questo argomento la cantante cui ho accennato in un mio precedente intervento fu molto riservata , per rispettare la privacy dell'amica di un tempo, che le aveva confessato con dolore e risentimento alcune vicende molto personali.
Non ho insistito per le stesse ragioni, sia pure a malincuore... Cercavo infatti di di capire i moventi psicologici di questa donna tormentata che riportava un successo dopo l'altro sulla scena e che si danneggiava con le sue stesse mani nella vita quotidiana.
Comunque stiano le cose , quegli anni in Grecia avevano lasciato una cicatrice indelebile nell'animo di Maria.
(Non ho letto -per principio e per il costo eccessivo- "Callas inconnue" di Petzalis Diomedes - si scrive così?-, anche perché il gossip non mi interessa e , dato che incisioni del primissimo periodo callasiano non esistono, per me il libro in questione può restare negli scaffali delle librerie).
Qualunque cosa facessero le mamme, "La mamma è sempre la mamma" era l'undicesimo comandamento ,di stretta ed universale osservanza , almeno esteriore, in un'epoca conformista e largamente ipocrita, come gli anni '50: bisognava passare sopra ad ogni cosa in silenzio e comportarsi da bravi figli , pena il totale e imperituro ostracismo da parte dei benpensanti.
E la rivale,la buona figliola , aveva sempre la madre accanto.
Le voleva davvero bene ed era davvero una figlia affettuosa e piena di attenzioni.
Ed è la pura verità : vidi che c'era tra loro un profondo e sincero legame , dato che la figlia buona ( e dalla voce bellissima) trovava nella madre amore, conforto e aiuto , un incrollabile punto fermo in ogni circostanza della vita da girovaga di una cantante (giustamente) di grandissimo successo.
Per ragioni musicali principalmente, ma anche extra musicali,si formarono subito nella mia città due partiti , "l'un contro l'altro armati" ,più velenosi , polemici e rissaioli dei Guelfi e Ghibellini.
E va detto che la Callas non faceva nulla per calmare i "bollenti spiriti" di ammiratori e detrattori.
Tutte le chiacchiere da cortile sopracitate crebbero poi in misura esponenziale con la sua iresistibile ascesa alla celebrità nazionale .
Quando comincio ad avvertire le prime crepe nell'assetto vocale, vuoi per il repertorio troppo oneroso affrontato, vuoi per l'usura nervosa o per il dissennato dimagrimento, o per la sua vita continuamente sotto pressione, la Callas cominciò ad avere paura di certi critici e soprattutto delle reazioni del pubblico, sino a sentire un vero e prorio timor panico,molto spesso dominato completamente, altre volte no.
" Si chiudeva nel camerino varie ore prima della recita per entrare nel personaggio. Ad un certo punto cominciò ad essere inquieta : dal palco in cui mi trovavo la vidi pallida , insicura e coi lineamenti tirati, al momento di entrare in scena". Così la cantante di cui sopra.
La fonte cui attingo è sempre la stessa, ma io sono un Calaf dalla bocca cucita.
In un vecchio documentario su Lauri Volpi trasmesso dalla nostra TV molto tempo fa,il celebre tenore lesse una letetra della Callas.
Il Maestro Serafin l'aveva pregata vivamente di tornare con lui sulle scene in Italia.
Lei, pur pienamente consapevole dell'immenso debito di riconoscenza verso il Maestro, essendo rimasta scottata dalle esagerate ed umilianti reazioni giornalistiche - e non soltanto- seguite a al suo abbandono dopo il primo atto della Norma a Roma, si confessava costretta a dire di no , poiché affermava di sentirsi di entrare in una fossa di leoni pronti a divorarla , quando cantava per il pubblico italiano.
Aggiungo infine che con gli ammmiratori era una persona di estrema cortesia : lo posso testimoniare tranquillamente , sia per quanto riguarda il mio primo imprinting , che per un'altra occasione, vari anni dopo, quando la rividi esile come un giunco, vestita e truccata con grandissima eleganza. La voce di un tempo non c'era più. L'interprete era , sembra impossibile, ancor più geniale.
Questo è tutto.
Scusatemi se vi ho annoiato con cose trite e ritrite.
Buona notte
Milady
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