Maria Callas

Moderatori: DocFlipperino, DottorMalatesta, Maugham

Callas

Messaggioda Luca » sab 16 giu 2007, 21:44

la Norman va addirittura oltre sino a sfiorare il grottesco.
=============================================
Mentre facevo cenno nel post alle artefazioni, caro Pietro, pensavo proprio come la Norman ha portato a compimento (ma in modo artificioso, quindi lontano dalla geniale intuizione callasiana del personaggio) quanto la Callas cantava e applicava nei termini di destino al personaggio della sigaraia.
Se vogliamo fare un parallelo con la cultura filosofica sono sempre dell'idea che la Callas per molti aspetti assomiglia a S. Agostino (per lo scavo interiore, ma anche per un'umanità che, può anche apparire dura e scontrosa, ma sussiste e questo anche prescindendo dal dato cristiano).

Quanto poi alla Berganza ho il video di Londra con la Ricciarelli e Domingo diretti, se non erro, da Pretre (questo sì che mi sta sulle s.........e in tutto ciò che fa). Ne viene fuori una Carmen elegante e a posto vocalmente, non passionale in termini di canto ma piuttosto scolaretta, lontana le mille miglia tanto da un approfondimento in senso esistenzialista, quanto da una revisione e ridefinitura in un'ottica nuova della femme fatale e assetata (diciamolo, perché è così) di uomini; in una parola del lato sensuale. In questo le tiene ottima compagnia anche la De los Angeles dell'edizione di Beecham.


Saluti domenicali.
Luca.

PS.: Sarebbe interessante aprire una nuova discussione su opera e figure di filosofi, ossia associando alcuni interpreti della scena lirica a pensatori che hanno segnato i sentieri della cultura e ciò in base a caratteristiche vocali, interpretative oppure della lor personalità.
Luca
 
Messaggi: 1184
Iscritto il: ven 06 apr 2007, 0:25
Località: Roma

Messaggioda dottorcajus » dom 17 giu 2007, 0:53

La prestazione di un cantante non credo che sia solo farina del suo sacco. Certo lui mette capacità e personalità ma al risultato finale contribuiscono molti fattori altrettanto importanti. Per primo la o le persone con cui il cantante ha studiato la parte poi il direttore poi l'atmosfera generale in cui si realizza la rappresentazione.
Trovo la Callas una grandissima ma mi sembra riduttivo ricondurre a lei, come ad altri cantanti, il merito di cambiamenti epocali. La qualità artistica di un cantante è sicuramente frutto della sua personalità ma anche dell'ambiente che respira, della cultura che gravita intorno al suo mondo.
Sicuramente non mi sto spiegando bene ma voglio dire che una rivoluzione artistica è frutto di un insieme di fattori ed in questo caso la Callas o chi altro non è altro che uno di questi fattori che senza gli altri non avrebbe prodotto i risultati che le si riconoscono.
Non conoscendo a fondo la Callas preferisco non addentrarmi nello specifico.
Roberto
dottorcajus
 
Messaggi: 246
Iscritto il: dom 15 apr 2007, 22:54

Messaggioda MatMarazzi » ven 06 lug 2007, 11:58

Mi sono accorto per caso che quest'anno ricorre il trentennale della morte della Callas.
Avete notato come è passato sotto silenzio?
La nauseata che ci siamo presi l'anno scorso con Mozart ci ha finalmente fatto capire che non bisogna eccedere con queste celebrazioni?

In tutti i casi mi fa una certa impressione che siano già trascorsi trent'anni.
Ne avevo sette soltanto quando avvenne, ma ricordo ancora l'annuncio al telegiornale.

Salutoni
Matteo
Avatar utente
MatMarazzi
 
Messaggi: 3182
Iscritto il: gio 05 apr 2007, 12:34
Località: Ferrara

Messaggioda Riccardo » ven 06 lug 2007, 15:40

MatMarazzi ha scritto:Mi sono accorto per caso che quest'anno ricorre il trentennale della morte della Callas.
Avete notato come è passato sotto silenzio?
La nauseata che ci siamo presi l'anno scorso con Mozart ci ha finalmente fatto capire che non bisogna eccedere con queste celebrazioni?

In tutti i casi mi fa una certa impressione che siano già trascorsi trent'anni.
Ne avevo sette soltanto quando avvenne, ma ricordo ancora l'annuncio al telegiornale.

Salutoni
Matteo

A Torino a settembre le dedicano la sala del caminetto del Regio. Ovviamente ci sarà la Simionato.

Io, a proposito di nauseabonde celebrazioni, temo fin da ora il 2013 (quello italiano naturalmente, che com'è ovvio sarà fazioso)
Avatar utente
Riccardo
 
Messaggi: 608
Iscritto il: mer 23 mag 2007, 19:39

Si avvicina il trentennale della Callas......

Messaggioda stecca » mar 11 set 2007, 11:55

30 anni fa moriva a Parigi Maria Callas

54 anni di vita (N.Y 02.12.23/Parigi 16.09.77) sono stati, nel caso di Maria Callas, più che sufficienti a creare una leggenda imperitura ed ineguagliata ed oltretutto in un arte poco popolare, ma va detto che tra gli appassionati di opera la cantante era già una “leggenda” a 25 anni, molto prima quindi che quello sgraziato e corpulento soprano greco sbarcato dagli USA con una valigia legata da uno spago si trasformasse in quella sofisticatissima icona di arte e di glamour del jet set internazionale che oggi tutti conoscono e celebrano.
Ma se il clamoroso dimagrimento (45 kg in 2/3 mesi), il passaggio in corso di crociera dall’ anziano marito all’armatore più ricco del mondo (futuro sposo della più famosa vedova del dopoguerra), l’ostinato rifiuto a rapportarsi con la propria madre, gli amori non corrisposti per i due più famosi registi omosessuali italiani, i vari scandali e le interviste al vetriolo verso celebrati colleghi e chi più ne ha più ne metta spiegano abbondantemente il mito del “personaggio” da rotocalco (con la sua vita si potrebbero scrivere decine di romanzi estivi....), è il mito della suprema Artista quello che merita oggi di essere ricordato, perchè anche 30 anni dopo la sua morte, l’ascolto di una singola nota di Maria Callas provoca ancora a tutti, appassionati e non, uno speciale brivido emotivo, che mai nessuna/o nè prima nè dopo, ha più saputo ricreare.
La celebre attrice Jude Dench disse, a proposito di una sua Medea al Covent Garden di Londra, di “non avere mai più visto nessuno recitare così”, aggiungendo significativamente “e poi mi pare che dovesse pure cantare...”, Luchino Visconti disse di averle visto istintivamente assumere, durante le prove scaligere di Vestale, una posizione in scena che era esattamente quella storica riportata in un libro raro della sua collezione che tuttavia la Callas non aveva mai.... visto, e qui mi fermo con la anedottica Callas perchè tutte le più grandi personalità artistiche del dopoguerra hanno riversato su di lei centinaia di ricordi che disvelano la sua unicità di artista totale e completa e ben aldilà della cantante.
Ma questo appunto è il “mito” ed i miti hanno origini che poco importa analizzare, i dischi ed i tanti nastri pirata sono invece realtà attuale e (fortunatamente) fruibile al mondo intero, ed ancora oggi costituiscono la più straordinaria e tangibile prova della sua arte ineguagliata, anche e soprattutto quando a cantare quella trasfigurata Lucia o quella febbrile Gioconda o quella sacrale Norma o quella siderale Armida o quella tempestosa Elena o quella consunta Violetta etc. etc. era, come si è detto, una goffa ragazzona, perchè il mito, ovvero la sua grandezza che ha determinato quel mito (e non certo viceversa !!!) è tutto lì, in quelle straordinarie ed irripetibili creazioni musicali che ha saputo inventare praticamente da sola quando era una...bambina.
Si parla infatti di una carriera “storica” ricompresa in poco più di dieci anni e costruita tra i 23 (1947 debutto italiano in Gioconda) e i 35 anni di età (1958 ultima grande stagione scaligera), in pratica quando la maggior parte dei soprani si affaccia alla prima ribalta lei aveva già fatto tutto, proponendo al mondo intero un modo di cantare del tutto nuovo e riscoprendo le opere più dimenticate e degli autori più diversi, e che solo lei seppe tramutare in capolavori (Vestale, Ifigenia, Vespri, Bolena, Pirata, Medea, Alceste etc. etc.) !!!!
Come diavolo ha fatto ?
Rimane il più grande mistero non solo della lirica ma della storia moderna, non era colta, non aveva un soldo, non proveniva da alcuna tradizione musicale, non era italiana, non era fascinosa, non era dotata di una voce bella o particolarmente potente, non ebbe neppure questi grandi consiglieri al suo fianco (i “grandi” vennero dopo, attratti da quel fenomeno di musicista), era miope come una talpa (quindi non vedeva il direttore), eppure....eppure quando venne in Italia a soli 23 anni per debuttare in Gioconda nell’agosto del 1947 alla Arena di Verona, la superba cantante era già pronta, vocalmente era già quel fenomeno che in meno di 2 anni avrebbe sconvolto il mondo provinciale della lirica.
Si sa che, giovanissima, aveva studiato giorno e notte con Elvira de Hidalgo, il famoso soprano leggero che al conservatorio di Atene le insegnò quelle incredibili agilità che le consentiranno poi di trionfare nel belcanto italiano, ma fu lei stessa a costruirsi, con studio e pazienza, quelle celebri “3 voci” che ne contraddistingueranno lo stile del tutto anomalo.
La Callas, infatti, si diceva avesse “tre voci” diverse, perchè a quei suoni bassi così sonori si attaccava un registro medio meno robusto ma di sapore notturno e dolente al termine del quale riesplodeva un patrimonio di riverberanti acuti e sovracuti fino al suo celebre celebre mi bemolle (e talvolta persino al Fa, vd. variazioni di Proch del concerto M&R).
Quella voce che fece dire ad una corista scaligera, dopo la prima prova dei Vespri inaugurali del 1952, che aveva sentito un soprano “cantare in basso con la voce grave di Cloe Elmo e in alto con la voce acuta di Toti dal Monte” era infatti tutta “costruita”, non c’era nulla di naturale, ma è proprio lì che la giovanissima Callas aveva posto le basi granitiche per tutto quello che sarebbe venuto dopo.
Quella voce costruita le consentiva infatti, caso più unico che raro, di eseguire alla perfezione tutte le note scritte da tutti i compositori in tutte le opere (ecco perchè non ebbe problemi ad imparare da sola ed in 3 giorni la parte belcantista di Elvira di Bellini mentre cantava alla Fenice la drammatica Walkiria di Wagner !!!), e fu su quella onnipotenza esecutiva che la Callas potè poi costruire la sua successiva supremazia di Artista nel senso più completo del termine, e così definitivamente sbaragliare ogni concorrenza.
Quando a 31 anni di età si accorse che le sue straordinarie creazioni vocali avevano pur sempre il limite del suo poco credibile aspetto fisico, ella, da grande donna di Teatro quale era, decise di perfezionare anche quell’aspetto (che per chiunque altro sarebbe stato considerato “inutile”), e così in pochi mesi divenne la donna glamour che tutte le foto oggi ritraggono, ed iniziò così l’epoca delle leggendarie creazioni Teatrali della Callas.
In pratica, così come la grande musicista aveva “adattato” (rectius: domato) la propria voce di natura sgraziata al rispetto rigoroso di tutti i segni di espressione prescritti dal compositore, così la grande donna di Teatro “adattò” (rectius: domò) il proprio corpo di natura altrettanto sgraziato al rispetto rigoroso delle esigenze scenico-espressive del dramma, ed in tal modo la sua Violetta scaligera del 1955, sotto la sapiente regia di Visconti, non era più la straordinaria vocalista del disco Cetra del 1952 ma diventava in scena quella sfortunata eroina consunta dalla vita di Dumas che al 3° atto muore di tisi.
Tutto questo dimostra a mio parere l’amore totale ed incondizionato dell’interprete verso l’autore, il rispetto assoluto e la dedizione sacrificale della Callas musicista ed attrice verso i vari Bellini, Verdi, Puccini etc. etc. e le loro sublimi creazioni, Maria Callas, negli anni in cui ha cantato in tutto il mondo e con quella generosità quel repertorio sovrumano e micidiale che avrebbe stroncato una squadra intera di soprani, è stata una vera e propria vestale dell’arte.
Maria Callas infatti ogni qualvolta raffigurava un personaggio del melodramma pareva infondergli un pezzo della propria anima, il tremore della sua voce produceva un canto stravolto, si verificava una sorta di immedesimazione musicale totale, e questo, si badi, fino alla sua ultima nota emessa, anche negli anni del declino.
Nulla di strano quindi se giunta alla soglia dei 40 anni abbia deciso di “vivere” e di essere Maria la donna, e non più solo “la Callas”...., purtroppo, e come spesso capita ai grandi, la donna Maria non ottenne nella “vita” gli stessi risultati, ma questo è altro discorso.
Oggi a tutti coloro che acclamano la più famosa cantante lirica della storia, nonchè la diva dalla vita irripetibile nel bene e nel male, insuperata musa dei più grandi artisti del 20° secolo, voglio solo ricordare che “dietro” a tutto questo c’era per prima cosa la più fenomenale vocalista che avesse mai calcato le scene dell’opera, ed ecco perchè, aldilà del mito e dei romanzi, ancora oggi se si deve fare venire la pelle d’oca agli spettatori in una scena straziante del film Filadelfia, un bravo regista non deve neppure sforzarsi tanto di immaginazione, paga i diritti alla EMI e ci ficca dentro la voce della Callas di 50 anni fa, magari tratta da un’opera che non era neppure tra le sue meglio riuscite....
E’ ovvio che prima e dopo di lei ci siano stati altri grandi soprani, cosiccome è più che naturale che il personale orecchio di ciascheduno possa preferire in alcuni brani (non parlerei di ruoli, perchè sulla resa complessiva di un intero ruolo la Callas, che scolpiva ogni più remoto accento del meno rilevante dei recitativi, non credo abbia rivali....) la voce sontuosa di una Tebaldi, oppure le magie virtuosistiche di una Sutherland, tanto per fare due nomi a caso, ma non è questo il punto.
Il punto è che tutte le altre, prima e dopo, comunque e pur sempre cantavano (magari benissimo) i loro personaggi, la Callas invece diventava...loro, ed il suo immortale segreto, può sembrare banale, era tutto qui, il segreto di quello che è stato probabilmente il più importante fenomeno artistico dell’era moderna !!!!







[/b]
stecca
 
Messaggi: 219
Iscritto il: mar 11 set 2007, 11:49

Re: Si avvicina il trentennale della Callas......

Messaggioda MatMarazzi » mar 11 set 2007, 12:34

stecca ha scritto:30 anni fa moriva a Parigi Maria Callas


Tutto quel che dici è proprio giusto e vero! Almeno per me, che lo condivido alla lettera.

Però mi piacerebbe che sfruttassimo questo nuovo thread per andare a interrogarci su qualche aspetto solitamente in ombra della Callas.
Per esempio, ferma restando la sua dirompente capacità di rottura di tradizioni e conformisi, siamo proprio sicuri che il suo caso nascesse dal nulla, come un fiore nel deserto?

A mio parere sarebbe interessante investigare, anzitutto, i suoi rapporti con alcuni modelli precedenti, in primis Ester Mazzoleni e Rosa Ponselle.
Cosa ne dici?
Qualcuno ha qualche opinione in merito?
Non sarebbe male che anche i nostri "esperti" di disco antico (Gianluigi e Dottor Cajus) ci dicessero la loro idea.

Salutone e.... BENVENUTO.
Matteo
Avatar utente
MatMarazzi
 
Messaggi: 3182
Iscritto il: gio 05 apr 2007, 12:34
Località: Ferrara

Messaggioda Domenico Donzelli » mer 12 set 2007, 9:46

parto dalla perplessità, che condivido ossia se la Callas nascesse dal nulla.
Non credo proprio, nasceva da alcuni elementi latenti o meno.
Mi spiego:
a) la tecnica della Callas che consentiva a voci diverse da quelle dei soprani leggeri l'esecuzione di acrobazie le più spericolate era stata praticata da molti soprani non di coloratura. Lo testimoniano le registrazioni di Lilli Lehman, Marcella Sembrich. E per completezza anche di voci maschili.
Quindi come disse alla TV francese nel 1990 un centenario soprano francese ( Madelain Mathieu, zia della cantante di musica leggera) la Callas aveva scoperto l'acqua calda. E la Mathieu lo diceva riferendosi alle esibizioni della Lehman nel 1909 a Parigi.
Nell'ultima intervista rilasciata pochi mesi prima della morte Amelita Galli Curci sposa la stessa tesi, riferendosi a Callas e, naturalmente Sutherland.
Certo è che il fenomeno Callas, amplificato da quelli che allora erano i mezzi di comunicazione portò ad un interesse per un metodo di canto, che i soprani più in voga negli anni trenta e quaranta non avevano praticato .
Anche se soprani e mezzosoprani esemplari per tecnica ce n'erano e non poche anche nel vilipeso periodo verista.
b) l'opera aveva cessato di essere prodotta diciamo da vent'anni allorchè la Callas debuttò.
Era logica l'operazione di recupero di un repertorio (e con esso del gusto e della tecnica acconce per l'esecuzione) dimenticato o, almeno scarsamente praticato.
Anche qui non era una novità perchè nella stagione 1909 alla Scala ( dirigevano Mugnone e Serafin, se non mi sbaglio) proposero alcuni titoli -Medea di Cherubini- che sarebbero stati della Callas e fra i vessilli del "rinnovamento di repertorio".
Iniziative come il Maggio Musicale erano nate a quello scopo. Ante Callas erano state riprese Vestale, Borgia, Semiramide.
E per di più non fu sola la Callas artefice dn questa riproposizione, però fu la più costante e la più significativa. Sopratutto nei primi anni di carriera. Quando era una "grassona" e cantava Armida, Vespri e Macbeth. Perchè, credo quella è la Callas più significativa. Più Callas.
c) l'interesse rinato a regia ed allestimento. Spiace che non vi siano i filmati della Callas, attrice ottima anche a 100 kili, ma e questo lo possono dire solo coloro che la videro dal vivo, attrice molto sobria, molto composta e sempre attenta alle ragioni del canto.
Ma anche sotto questo profilo credo che il fenomeno nascesse dal fatto che solo nel momento del debutoo della Callas certi interessi si fossero concentrati sul melodramma.
Poi credo ci sia l'imponderabile ossia una "grassona" greca, che esegue con una voce non bella in natura, ma bella perchè emessa benissimo le agilità legate, staccate e persini martellate del quartetto "sventurata or che mi resta" di Armida o che con voce sinistra, ma sempre messa al posto giusto incita alla rivolta i palermitani. E questo prima che diventasse la patinata diva dei salotti milanesi e del jet set internazionale, ma quando era una vera ARTISTA.
Davanti a questi fatti le considerazioni storiche, sociali etc non so, proprio, che peso abbiano.
Scusate la lunghezza!!!!
Domenico Donzelli
 
Messaggi: 47
Iscritto il: dom 29 lug 2007, 21:02

Messaggioda stecca » mer 12 set 2007, 10:18

Solitamente non mi va di parlare di voci troppo antiche per essere state da me ascoltate in modo accettabile ma il "caso" Callas me lo sono posto anche io e più volte ovvero se fu un fenomeno venuto dal nulla oppure no...
Ebbene magari sbaglio ma tendo ancora oggi a privilegiare la prima ipotesi nel senso che è proprio la sua tecnica (quell' incredibile sfruttamento delle risonanze della cd. maschera che le consentiva di modulare a piacimento il volume del suono e quella paziente costruzione delle sue tre voci e della sutura delle stesse) oltre che il suo sconvolgente istinto musicale e drammaturgico a non trovare a mio parere confronti o padrini nè prima nè durante nè dopo. Tutto giusto quanto ricordato da Donzelli per carità ma a mio parere non è risolutivo, ovvio che la Callas non ha inventato la lirica e neppure certi personaggi della lirica ma risulta evidente il suo approccio e soprattutto la sua resa affatto originale e del tutto nuova e priva di validi epigoni. Prova ne sia che dopo i più importanti soprani del dopo-guerra sono dovuti ricorrere ad altre e più canoniche risorse la Sutherland esaltando il versante virtuoso, la Caballè abusando della soavità della sua emissione, la Scotto esagitando la fantasia interpretativa, la Price colorando di accenti sensuali il suo Verdi e via discorrendo, ma quel modo di cantare non si è più risentito....
Anche la "fòla" del soprano drammatico di agilità, nata probabilmente sull'onda della emozione del binomio Brunilde-Elvira oppure Gioconda-Lucia non mi ha mai convinto....nessuna infatti e con tutto l'impegno lo è più stata, non lo è stata la Gencer (che era un lirico quasi leggero che scuriva i suoni per darsi drammaticità ma era fasulla) non lo erano certo nè la Sutherland (non a caso superba primo-ottocento ma già inadeguata a Verdi) nè la Caballè (un lirico versatile ma pur sempre un lirico) forse ci provò la Suliotis ma sappiamo con quali risultati....
In pratica i drammatici rimasero drammatici, i lirici rimasero lirici e i leggeri rimasero leggeri ma un soprano in grado come la Callas di infondere nerbo epressivo nel pieno rispetto dei segni di espressione del compositore fossero Lucia o Amina o fossero Norma o Elena dei Vespri non c'è più stata senza contare che come ricordava Donzelli nessuna ha mai più emesso le note che si sentono nei live di Armida, Nabucco, Aida (Città del messico) etc. etc.
Tendo quindi a riconoscere i giusti meriti a chi la precedette nonchè a chi la seguitò ma resto della idea che si trattò sostanzialmente di un fenomeno unico e probabilmente irripetibile....
stecca
 
Messaggi: 219
Iscritto il: mar 11 set 2007, 11:49

Messaggioda pbagnoli » gio 13 set 2007, 21:38

MatMarazzi ha scritto:Mi sono accorto per caso che quest'anno ricorre il trentennale della morte della Callas.
Avete notato come è passato sotto silenzio?

Qualcuno alla TV dev'essersene ricordato.
Ieri sera hanno ripassato il fumettone "Callas & Onassis", in cui l'aspetto più inquietante è la somiglianza del protagonista con l'originale Aristoteles.
Interessante poi sentire parlare Maria con cadenza napoletana e doppiata anche nel canto ( da chi, a proposito? ).

Una curiosità: sul mio posto di lavoro, sapendo della mia passione per l'opera, ogni tanto qualcuno mi chiede pareri. Be', curioso che, anche in questo periodo, mi chiedano sempre più sulla Callas che non su Pavarotti (e nessuno sa del trentennale).
Ha proprio cambiato tutto,eh?...
E mi chiedono anche perché sia stata così rivoluzionaria.
Io dò la mia risposta (che poi vi dirò); voi cosa rispondereste a questa domanda?...
Avatar utente
pbagnoli
Site Admin
 
Messaggi: 4006
Iscritto il: mer 04 apr 2007, 19:15

Messaggioda Luca » gio 13 set 2007, 21:46

voi cosa rispondereste a questa domanda?...
======================================
Che la Callas è davvero rivoluzionaria per il particolare modo di fare opera con una voce 'brutta' capace di piegarla in modo infinitesimale a fraseggi di un'espressività sensazionale, mentre Pavarotti è una 'voce solare e splendididissima (alla Oscar)', ma che di vero rivoluzionario ha poco.

Salutoni, Luca.
Luca
 
Messaggi: 1184
Iscritto il: ven 06 apr 2007, 0:25
Località: Roma

Messaggioda MatMarazzi » ven 14 set 2007, 12:46

Carissimi Donzelli e Stecca,
ho letto con piacere i vostri interventi e devo dire che mi colloco abbastanza nel mezzo! :)

Riconoscere l'esistenza di "prolegomena" rispetto al caso Callas, di fenomeni che ne hanno in qualche modo preparato il terreno è un conto.
E' anche giusto sottolineare come questo terreno fosse (negli anni della Callas) particolarmente favorevole alla sua rivoluzione.
Ma questo non deve portarci al punto di misconoscere tale rivoluzione, che comunque c'è stata ed è stata devastante.

Io avevo citato la Ponselle e la Mazzoleni.
Tu, Donzelli, hai citato le operazioni della Scala dei primi del secolo.

Anche qui non era una novità perchè nella stagione 1909 alla Scala ( dirigevano Mugnone e Serafin, se non mi sbaglio) proposero alcuni titoli -Medea di Cherubini- che sarebbero stati della Callas e fra i vessilli del "rinnovamento di repertorio".


Questi titoli poterono essere riproposti perché anche allora si disponeva di una cantante (rarissima) in grado di realizzarli.
Ester Mazzoleni, che infatti avevo citato.

Costei cantò alla Scala la Vestale, i Vespri, la Lucrezia Borgia, ovviamente la Norma e perfino Medea.
Quindi anche allora non fu un intento di "riscoperta" ma un allargamento reso possibile per valorizzare una grande, grande artista.

La domanda però è: come mai, dopo le interpretazioni al calor bianco della grande Mazzoleni, queste opere rimasero lettera morta?
E' pur vero che Serafin e Siciliani (quando si trovarono di fronte la giovane Callas) dovettero pensare: "ecco finalmente, dopo quarant'anni, un'altra Mazzoleni".
C'è anche da dire che in Medea alla Scala (1909) la Mazzoleni non raccolse un vero trionfo: il risultato lascò per la prima volta circospetti critica e pubblico.
Lei stessa, così attenta a lasciare tracce discografiche delle sue "riscoperte" evitò di incidere l'aria di Medea.
Il confronto con la Callas (che in questo ruolo sconvolse l'intero mondo al punto da far rientrare perentoriamente l'opera in repertorio) è francamente impensabile.

la tecnica della Callas che consentiva a voci diverse da quelle dei soprani leggeri l'esecuzione di acrobazie le più spericolate era stata praticata da molti soprani non di coloratura. Lo testimoniano le registrazioni di Lilli Lehman, Marcella Sembrich.


Escluderei, per partire, il caso di Marcella Sembrich.
Infatti non era un soprano drammatico, nè per tecnica, nè per vocalità, nè per repertorio, ma un tipico soprano di coloratura alla tedesca da Belle Epoque (come la Kurz, la Abendroth, la Ivogun, la Hempel, la Siems, la Kiurina).
E' vero che tutte queste artiste - molto simili ai corrispettivi soprani leggeri italiani e spagnoli - cantavano anche ruoli che, sul versante latino, consideravamo più drammatici (leonora del Trovatore, Marescialla...) ma non di meno nessuno le avrebbe allora definite "drammatiche".

Diverso il caso di Lili Lehmann, vero prodigio tragico-vocalistico, che - partita da ruoli di coloratura - passò a personaggi tragici pur mantenendo la spettacolarità della tecnica e l'estensione.
Ma si tratta, per l'appunto, di un caso isolatissimo anche ai suoi anni (benché abbia prodotto alcune emule come la Nordica).
E comunque tra lei e la Callas restano sessant'anni di distanza.

Va inoltre aggiunto che quella della Callas è stata anche una rivoluzione stilistica, che ha riportato alla luce non solo un certo repertorio, ma il modo in cui illuminarlo. I ruoli Pasta ad esempio hanno acquisito una nuova veste.
La Lehmann non si sarebbe mai sognata di perdere tempo con personaggi caduti in disgrazia come Anna Bolena; nè si sarebbe "abbassata" a cantare Amina della Sonnambula (già allora considerata roba per sopranini): nemmeno la Lehmann quindi (quali che fossero le sue strepitose possibilità vocali e tecniche, il suo disumano eclettismo e la sua longevità) non ha operato alcuna rivoluzione.
Non ha portato a galla nulla, non ha imposto un nuovo stile, non ha ridefinito una prospettiva valida per alcun repertorio dimenticato.
Anzi, il suo Wagner era considerato troppo "belliniano" e il suo Bellini troppo "antico".

Insomma, dire che la CAllas ha scoperto l'acqua calda mi sembra davvero troppo.
Il suo contributo è da tutti i punti di vista incalcolabile, anche se è giusto (a differenza di Stecca) riconoscere che - come ogni vera rivoluzione - nasce da una tradizione, sia pure sparuta e dispersiva come era quella del belcantismo primo-novecentesco.

Sopratutto io avevo citato la Ponselle (in particolare Vestale, Gioconda e Norma) perché la Callas stessa - con il suo rigore e la sua onestà artistica - ha più volte ammesso il proprio debito verso l'autorità stilistica e tecnica della cantante americana.

Debito che si sente, ascoltando la Callas, anche se trasfigurato da una personalità che non teme di confrontarsi e da un gusto, questo va riconosciuto, assai più moderno.

Iniziative come il Maggio Musicale erano nate a quello scopo. Ante Callas erano state riprese Vestale, Borgia, Semiramide.


Non è un caso che nessuna di queste opere ebbe poi un vero seguito, prima che se ne impossessasse la Callas.
Ah... per inciso, la VEstale al Maggio la fece proprio Rosa Ponselle.


Anche se soprani e mezzosoprani esemplari per tecnica ce n'erano e non poche anche nel vilipeso periodo verista.


Ce n'erano è vero (anche se non così tante): la Arangi Lombardi, la Amerighi Rutili... ecc...
Ma quante di loro alternavano rigoletto e puritani a Norma?
Quante si buttavano nel repertorio meno conosciuto?
E soprattutto quante di loro, oltre a saper fare agilità, avevano anche approntato uno stile musicale ed espressivo corretto per questo repertorio e non semplicemente derivato da Aida (più qualche trillo).
Secondo me sono pochissime (la già citata Mazzoleni, la Russ, in parte la BOninsegna e, in America, la Ponselle). NOn ne trovo altre....
E comunque nessuna di loro aprì un vero spaccato nella storia interpretativa.

Era logica l'operazione di recupero di un repertorio (e con esso del gusto e della tecnica acconce per l'esecuzione) dimenticato o, almeno scarsamente praticato.


Che fosse logico il recupero non significa che lo si sapesse realizzare.
E' vero che nei primi anni '50 tutti i teatri italiani si lanciarono su Handel, ma con quali risultati?
Corelli, la Barbieri, la Tebaldi, Bastianini in Handel?
Non basta programmare un titolo o un autore...


Sopratutto nei primi anni di carriera. Quando era una "grassona" e cantava Armida, Vespri e Macbeth. Perchè, credo quella è la Callas più significativa. Più Callas.


NOn concordo nemmeno su questo. ;)
Per me la vera Callas è quella delle diaboliche alchimie coloristiche degli anni della "maturità": è quella che ha cambiato la storia.
Ma questo è altro argomento! :)

Ma anche sotto questo profilo (ndr attorale) credo che il fenomeno nascesse dal fatto che solo nel momento del debutoo della Callas certi interessi si fossero concentrati sul melodramma.


A parte che avrei da ridire anche su questo (Rheinardt, Appia, Chraig sono tutti precedenti la seconda guerra mondiale), posso ammettere che in Italia fossimo un po' in ritardo.
Ma proprio per questo se si confrontano i pochi filmati della Callas a quelli di cantanti coeve, sia ha la sensazione di un abisso.
Io poi non credo che la Callas schiacciasse la sua scenosità sulle ragioni del canto: anzi, la sua abilità di far coincidere mimica facciale e colorismo vocale la rivela per una attrice-cantante strepitosa, come - sicuramente - ce ne sono state prima e dopo di lei... ma non tante. :)

Un salutone,
Matteo
Avatar utente
MatMarazzi
 
Messaggi: 3182
Iscritto il: gio 05 apr 2007, 12:34
Località: Ferrara

Messaggioda pbagnoli » dom 16 set 2007, 20:55

Il trentennale, come sapete, è oggi.
E' una ricorrenza importante e il nostro sito ha voluto ricordare la grande cantante con un editoriale in home.
Naturalmente sul forum il discorso potrebbe proseguire con quello che la Callas rappresenta per ognuno di voi
Avatar utente
pbagnoli
Site Admin
 
Messaggi: 4006
Iscritto il: mer 04 apr 2007, 19:15

La Callas alla Scala

Messaggioda IlBarbiereDiSiviglia » dom 16 set 2007, 23:15

Anche io oggi ho potuto ascoltare la Callas alla Scala, emozione grande, un emozione difficile da tradurre in parole scritte!
Lei morì due anni prima che io nascessi e perciò impossibile anche con tutta la buona volontà, poterla ascoltare “live”.
Oggi, grazie all’omaggio che il teatro le ha dedicato per i 30 anni dalla sua scomparsa, ho potuto ascoltarla proprio nella sala del Piermarini. Sicuramente non è un evento paragonabile a quelli che la Callas l’hanno sentita cantare in carne ed ossa proprio sul palcoscenico, ma vi posso garantire che la cosa non mi ha lasciato indifferente, tutt’altro, a lasciato in me un'impronta indelebile!
IlBarbiere
Avatar utente
IlBarbiereDiSiviglia
 
Messaggi: 9
Iscritto il: mar 11 set 2007, 23:05
Località: Svizzera

Messaggioda Pruun » lun 17 set 2007, 1:46

Se volete comincio io, anche se è già il 17...
Una cosa mi ha sempre colpito della Callas, ovvero lo stupefacente modo che aveva di illuminare, letteralmente, la lingua italiana.
Lei, americana di origine greca, credo abbia insegnato agli italiani quanto partito si poteva trarre non solo dalla dizione, ma dalla cura dell'ultimo dei recitativi fino al più bello dei cantabili.
Voglio citare una delle incisioni peggiori: La Forza del destino EMI. Un ruolo, quello di Leonora, inadatto a lei, oppure un periodo di scarsa forma fisica... non so: eppure, anche in quell'incisione così singolarmente malriuscita, sentire come fa palpitare il recitativo prima del "Me pellegrina ed orfana", come la voce prende partito dalle consonanti e dalle vocali per una tinta tutta sua... come le bilabiali di "troppo" sembrino scoppiare del dolore del mondo... un fraseggio, per inciso, per nulla invecchiato, a mio avviso.
Ecco, anche in un contesto come quello della sua resa vocale in questa Forza, oggettivamente poco felice, questo è quello che mi colpisce della Callas: una capacità recitativa ai limiti del virtuosismo.

Spero di essermi spiegato e di non risultare troppo retorico.
Ciao
G.
Orrenda orrenda pace
la pace dei sepolcri
Avatar utente
Pruun
 
Messaggi: 392
Iscritto il: mar 11 set 2007, 2:10

Messaggioda Zarevich » mer 19 set 2007, 12:24

Ho un’antica scatola armonica. È molto bella, intarsiata e preziosa. Ma l’unico difetto, ci sono solo 12 melodie. Le melodie sono belle e famose, ma ce ne sono solo 12. Le stesse melodie, le stesse melodie, le stesse melodie dalla mattina alla sera. Si può andare intorno, roteare e girare la stessa melodia ma questo va al di là delle nostre possibilità. Le 12 melodie di una scatola armonica può mandare ad ognuno il cervello a zonzo. Forse occorre cambiare la scatola o le melodie?
I miei cari saluti!
Zarevich
Avatar utente
Zarevich
 
Messaggi: 145
Iscritto il: lun 16 apr 2007, 14:45
Località: Mosca Russia

PrecedenteProssimo

Torna a SOPRANI, MEZZOSOPRANI, CONTRALTI

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite