Sena Jurinac

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Sena Jurinac

Messaggioda pbagnoli » mer 23 nov 2011, 17:34

Anche lei ci ha lasciati, giusto ieri :(

Tanto per fare qualcosa di diverso dalle solite note agiografiche, secondo voi questa grandissima artista - una delle mie preferite, tanto per la precisione - ha lasciato un'eredità?
C'è una cantante che le assomiglia per vocalità e inclinazione?
Io a suo tempo avevo proposto la DiDonato, però...
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(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Sena Jurinac

Messaggioda VGobbi » mer 23 nov 2011, 20:37

Che grandissima interprete, che superba cantante. Ne sono profondamente dispiaciuto.
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: Sena Jurinac

Messaggioda Riccardo » ven 25 nov 2011, 13:55



Ich habe eine italienische Technik von meiner Mutter bekommen.
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Re: Sena Jurinac

Messaggioda MatMarazzi » ven 02 dic 2011, 21:26

pbagnoli ha scritto:Anche lei ci ha lasciati, giusto ieri :(

Tanto per fare qualcosa di diverso dalle solite note agiografiche, secondo voi questa grandissima artista - una delle mie preferite, tanto per la precisione - ha lasciato un'eredità?
C'è una cantante che le assomiglia per vocalità e inclinazione?
Io a suo tempo avevo proposto la DiDonato, però...


Bella domanda!
Non saprei dare una risposta secca (un nome per intenderci), però ritengo che la Jurinac (di tutte le "dive" dell'ottetto viennese nell'immediato dopo-guerra) fosse quella più facilmente imitabile, meno ribelle alla tradizione.
Mentre infatti la Schwarzkopf e la Della Casa (ma anche la Seefried) avevano spogliato il corpo sonoro riducendolo a aliti e trasparenze (il colorismo per la prima volta applicato a Mozart, Strauss e la Liederistica), la Jurinac - forse per la sua formazione più orientale - non rinunciò mai al suo velluto e alle rotondità del suono.
In pratica si collocò a metà strada fra il lirismo sopranile tradizionale e le sperimentazioni coloristiche proposte nella sua Vienna.

Il risultato (buffo, se ci pensate) è che in Verdi e Puccini apparve anche ai suoi anni assai più moderna e lucida delle coeve "liricone" italiane (le Tebaldi, le Stelle), mentre in Mozart la si trovava fin troppo tradizionalista e vecchio stampo, rispetto alle colleghe specialiste.

A farmi notare la cosa fu Angelo Sguerzi, che ebbe la fortuna di sentirla dal vivo tante volte negli anni '50.
Mi disse che allora - negli anni felici in cui le dive "straniere" frequentavano abitualmente la penisola - la si andava a sentire con una certa diffidenza in Mozart ("che sarà mai al confronto della Schwarzkopf!"), mentre quando faceva Suor Angelica, Elisabetta di Valois o Lisa della Dama di Picche si accorreva come a una rivelazione!
Anche il concetto di "modernità" è dunque relativo.

Un'altra testimonianza sulla Jurinac è quella che raccolsi da Frau Brigitta Grabner, che negli anni '50 e '60 fu nello staff organizzativo della Staatsoper di Vienna.
Le chiesi se ricordava la celebre produzione (regia di Rennert) della Jenufa del 1964.
In particolare mi interessava sapere come era stata accolta la (per me) deludente Kostelnicka di Martha Moedl.
La Grabner mi rispose che non ricordava niente in particolare della Moedl perché in quell'allestimento il debutto della Jurinac annichilì qualsiasi altra prestazione.
Tutti gli occhi furono abbagliati da lei. Anche i giornali non parlarono d'altro.

Frau Grabner aveva ragione: Vienna salutò in Sena Jurinac la maggiore Jenufa del '900. E il CD live lo conferma.
Eccola in un breve stralcio al terzo atto con Kment (scarsino): è poco... , però anche da pochi minuti si coglie la sintesi di profondità e freschezza che la nostra seppe sprigionare.



Scrivendo mi viene in mente un'altra testimonianza che la riguarda.
Nel 1987, come ho già raccontato, ebbi l'onore di cenare con Leyla Gencer.
Parlando della sua carriera, notai come, ogni volta che si accennasse a una collega, non mancasse mai nella diva turca il guizzo cinico e malandrino.
Arrivammo a parlare del suo maggiore trionfo al Covent Garden, quando tenne al battesimo - come donna Anna - la nuova faraonica produzione di Zeffirelli, poi continuamente riallestita per i vent'anni successivi.
La Gencer si dilungò sell'avvenimento (a cui assistette la regina), sui rapporti con Solti e sul grande cast riunito per l'occasione.
Elencò gli splendori di Casare Siepi (Don Giovanni), di Mirella Freni (Zerlina), di Geraint Evans (Leporello), di Richard Lewis (Ottavio) e concluse con un meraviglioso "e poi c'era la Jurinac in Donna Elvira... ecco, lei era brava davvero" :D :D :D

Ecco il terzetto delle maschere tratto da quella recita.



Personalmente, mi piace ricordare la sua curiosità d'artista, che la portò, specie negli ultimi quindici anni di carriera, a cercare nuovi spazi.
Tutto cominciò con un Wozzeck alla televisione tedesca (1971) dove nessuno si sarebbe aspettato di trovare proprio lei, ex Cherubino nel fiore dei suoi 50 anni, come Marie.
Al suo fianco un altro gigante: Toni Blankenheim.



Salutoni,
Mat
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