Rossiniano ha scritto:Caro MatMarazzi, e tu che ne pensi?
Penso che sono d'accordo con te.
La Caballé (spero che nessuno si offenda) non era di quelle cantanti che possono sopravvivere allo splendore dello strumento.
Sulla bellezza del suono ha sempre (troppo) costruito le sue esecuzioni; giusto contrappasso è che appena lo strumento si appanna, tutto perde di significato.
Come tu hai detto, Elvira (scritta per la Grisi) è impietosamente alta come tessitura. La Caballé se la sarebbe mangiata a colazione fino ai primissimi anni 70. Ma nel 79 no.
I suoni chiocci, le stridenze in alto, le agilità laboriose... tutto comunica un senso di fatica e di disagio che (una volta tanto) svela anche il pressapochismo ritmico e i recitativi monocordi.
PERO'... (è un però che sicuramente condividerai, visto che vi hai alluso un po' anche tu) c'è qualcosa di istintivamente largo, direi montuoso, scottiano, in quel colore scuro e denso, in quel modo "romantico" di assaporare le frasi.
E quel qualcosa è tanto, tanto sottolineato da Muti (e anche questa è una cosa che hai detto pure tu).
Insomma... grava su questi Puritani un'atmosfera di cieli nuvolosi e dirupi scozzesi, di colori cangianti alla "turner".
Mi ricordano l'intuizione, anzi la solitaria battaglia del vecchio Serafin del dopo guerra, quando incontrò la Callas, quel giovane soprano dalla voce dura, possente, stridente, adatta a Turandot e Gioconde.
Serafin prese sotto braccio la Callas e la condusse in tutti i suoi debutti belliniani (Norma e Puritani) e Wagneriani (Walkiria, Isolde, Kundry).
Bellini-Wagner; Wagner-Bellini.
I primi anni della Callas in Italia sembrano concentrarsi su questa bipolarità. Anche nei suoi primissimi 78 giri (proprio del 49) la Callas si presentò con Norma, Puritani e ...Isolde? Niente Verdi... niente Puccini...
E in questo rapporto Wagner-Bellini della giovane Callas, Serafin c'è sempre in mezzo!
Anche nel caso più estremo, più di rottura rispetto alla tradizione: i Puritani di Venezia del 49 (perché Norma in fondo, era roba da soprani drammatici).
Si dirà... ma la Callas cantò i Puritani per caso, per sostituire la Carosio, essendo già a Venezia per cantare la Walkiria (ancora Wagner).
...Nulla è un caso!
Chi doveva dirigerla in Walkiria? Serafin.
E chi la diresse in Puritani? Serafin.
Ci credete voi che la Callas non avesse già pronta la parte?
E che non l'avesse studiata proprio con Serafin, come già Norma?
Secondo me non era un caso: era il disegno che Serafin pensava di realizzare, il suo antico sogno, reso possibile da questa giovane, strana cantante: rileggere Bellini alla luce di Wagner.
E infatti i Puritani discografici di Serafin hanno una dimensione romantica assolutamente insolita, un'intensità procellosa di colori, una vastità di orizzonti che solitamente non si ascolta.
E la sua Elvira (sentita con le orecchie di allora) stordiva per i colori aspri, rocciosi, le leghe impure e gli slanci grandiosi, sublimi, assoluti.
Oggi siamo abituati a sentire la Callas nei ruoli che la tradizione aveva affidato ai lirici-leggeri.
Anzi, semmai troviamo che in Elvira sia anche troppo "pesante".
Ma allora questa Elvira (prima di Lucia, MOLTO prima di Amina) guardava lontano, oltre il mare, oltre alla Scozia!
Guardava verso l'Irlanda!
Scusate la divagazione, ma ho come la sensazione che Muti (e la Caballè) siano stati gli unici a riprendere quel discorso e a tentare un Bellini visto con gli occhi del poi... preannunciatore del sogno wagneriano.
E non c'è nulla di più bello (per chi ha la fortuna di venire dopo) che scoprire in una musica suggestioni implicite ed embrionali che solo la storia avrebbe svelato.
Che ne dite?
Salutoni
Matteo