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Re: nuovi articoli in home

Messaggioda Tucidide » gio 30 apr 2009, 23:18

MatMarazzi ha scritto:L'equazione è semplicemente falsa, persino stupida, e in tutti i casi lontanissima dal dibattito originale, sia che ci mettiamo dalla parte dei secondi, con talebana difesa dell'arte, sia che ci mettiamo (paternalisticamente) dalla parte dei primi, ammettendo generosamente che ..."poverini, sì, c'è posto anche per loro... anche se noi (sia chiaro!!!) abbiamo gusti ben diversi".

D'accordo sulla falsità dell'equazione, anche se è stata senza alcun dubbio suggerita proprio dalla tua storia del calzolaio... :wink: Io l'ho solo portata avanti. :)
Una precisazione: almeno da parte mia non c'è davvero alcun'intenzione paternalistica verso chi la pensa diversamente da me, né un atteggiamento di compassione per l'inferiore.
Io non amo essere deriso o trattato come un povero cretino che non capisce niente e che si fa abbagliare dalla pubblicità e dai lustrini. Davvero non lo sopporto. Pertanto, ritenendolo atteggiamento abietto, non lo adotto. :)
Al massimo posso fare un commento lievemente cinico alla Sparafucile: "peggio per voi". :D :mrgreen:
Il fatto è che i PASSATISTI possono essere coltissimi (altro che popolari... passatista è anche chi afferma che dopo Tauber non esistono più veri liederisti) e i PRESENTISTI possono essere popolarissimi (le orde di fans della Fleming, ad esempio, escludendo i coltissimi presenti... ;) )

Naturalmente! :D
(La Fleming esalta il lato trash dell'appassionato d'opera. :mrgreen: )
La distinzione fra passatisti e presentisti, però, andrebbe delineata un po' meglio.
Fra i cosiddetti passatisti, ci sono da un lato quelli che guardano ai tempi della loro gioventù, per i quali cioè la storia si sarebbe dovuta fermare a quando loro hanno cominciato a seguire l'opera. Poi ci sono quelli che invece sono scontenti anche del tempo della loro gioventù, e guardano con nostalgia al passato che non hanno potuto sperimentare sulla loro pelle. E' possibile che i primi siano stati in gioventù come i secondi, ma poi invecchiando abbiano rivalutato quello che avevano ascoltato da giovani.
Dal canto loro, i presentisti veri sono solo quelli che risultano del tutto disinteressati al passato, perché ritenuto in blocco remoto e poco interessante. Atteggiamento che non capisco né condivido.
Io, personalmente, sono d'accordo con questa frase:
é giusto o no (nell'arte come in qualsiasi altra cosa) che un fruitore si dissoci dall'evoluzione del genere? (non da questa o quella evoluzione, sia chiaro! Proprio dal principio che il genere possa e debba cambiare...)
Io l'ho detto: chi invoca l'immobilismo, invoca la fine del genere che dice di amare. Dopo due o tre generazioni, il genere declinerà perché non sarà più capito.

e infatti, per parte mia, mi ritengo aperto almeno a cercare di capire i cambiamenti: poi, non sempre li trovo di mio gusto, ma questo è un altro paio di maniche.
Comunque ti do ragione sul mutamento dei linguaggi espressivi.
Qualche mese fa passavo sotto i portici del Comunale di Bologna mentre la diffusione stava trasmettendo "Meco all'altar di Venere" cantata da Corelli. Un ragazzo di circa venticinque anni che passava di lì ha scimmiottato un portamentone di Corelli in modo enfatico, per poi sghignazzare con l'amico. Io ho riso, ma non per compassione ("ignorante! Non sai che questo è un fior di Pollione"), bensì per comprensione: "già - mi son detto - questo è davvero un canto antiquato: sa di "operistico", di stantio, di polveroso, da lontano un chilometro." Poi, io trovo strepitoso il Pollione di Corelli (personaggio unidimensionale fin che si vuole, ma delineato in maniera mirabile), ma ciò non toglie che se volessi "far appassionare" un profano all'opera, MAI E POI MAI glielo farei ascoltare come prima cosa. Avrei paura che fuggisse a gambe levate, o che in alternativa credesse che l'opera sia solo palestra di atletismi vocali.
Però, sempre restando a Norma, farei ascoltare dieci, cento, mille volte l'Oroveso di Pasero, che per me è ancora insuperato per maestosità e solennità d'accento, e - perché no? - tecnica. E' un'incisione del 1937, ma credo che "parli" all'uomo del 2000 meglio di molti altri.

Spesso chi lamenta la "crisi" di un genere, è qualcuno che non frequenta più il genere, e quindi non ne può nemmeno essere considerato "pubblico".
Il Calzolaio di cui vi parlavo non andava all'opera da vent'anni, prima di quel Ballo in Maschera. Ed è andato a quel Ballo proprio perché aveva sentito dire che il tenore era uno di quelli "d'na volta". :)
Allo stesso modo, chi contesta il degrado della Disney è quasi sempre l'adulto, ossia colui che non va più da 3 o 4 decenni a vedere i cartoni animati, e se ci va è solo perchè vi è costretto (suo malgrado) dai figli.

Bah... scusa, ma questa è un po' tirata per i capelli. :)
Il fatto che il tuo amico calzolaio (a proposito, è bravo? Non si sa mai... dovessi averne bisogno... :mrgreen: ) non andasse a teatro da vent'anni non significa che i passatisti siano persone che ancora usano i lumi a petrolio. :D
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: nuovi articoli in home

Messaggioda MatMarazzi » ven 01 mag 2009, 8:30

Tucidide ha scritto:D'accordo sulla falsità dell'equazione, anche se è stata senza alcun dubbio suggerita proprio dalla tua storia del calzolaio... :wink: Io l'ho solo portata avanti. :)

La storia del calzolaio evidentemente è stata raccontata male (oppure, come direbbe Madame Lidoine, male interpretata).
Ciò di cui parlavo era l'atteggiamento di chiusura verso il presente. Il calzolaio era un "passatista", il fatto che avesse inoltre gusti popolari era solo una sua specificità.
Al suo posto avrei potuto citare un professore di Ferrara (ben noto al dottor Cajus) uomo di vastissima cultura e collezionista di rarità a 78 giri.
E' passatista a sua volta, mille volte più del calzolaio, nonostante la raffinatezza dei suoi ascolti.
Non penso, Tuc, che tu abbia interpretato il mio esempio come un atto di accusa verso i calzolai...
Allo stesso modo non voleva esserlo contro chi ha gusti popolari...
Semplicemente stavo parlando d'altro.
Tanto più che avevo pure messo in evidenza che, nonostante i gusti popolari, il calzolaio da giovane non era affatto "passatista".
Ho raccontato come sfidasse per l'amore dell'opera grandi difficoltà (le gite in bicicletta a Verona, i costi allora salatissimi dei dischi, ecc...). Ho anche scritto che forse ai suoi anni avrebbe mal giudicato un passatista come Alvarez, uno cioè che negli anni '50 si ponesse come obbiettivo di far piangere le nonne.


Una precisazione: almeno da parte mia non c'è davvero alcun'intenzione paternalistica verso chi la pensa diversamente da me, né un atteggiamento di compassione per l'inferiore.
Io non amo essere deriso o trattato come un povero cretino che non capisce niente e che si fa abbagliare dalla pubblicità e dai lustrini. Davvero non lo sopporto. Pertanto, ritenendolo atteggiamento abietto, non lo adotto. :)


Molto lodevole! :)
Ma resta il fatto che qui nessuno derideva nessuno.
Mi sono solo permesso di osservare (rileggere per credere) che l'atteggiamento del "passatista" - intendendo con questa parola non chi ama e studia il passato, ma chi vorrebbe negare al presente il diritto di essere diverso - è oggettivamente nocivo nei confronti del genere.
La tendenza a negare la NECESSITA' del cambiamento, rischia - se presa sul serio - di arrecare gravi danni proprio al genere che si afferma di amare.
Oggi siamo tutti capaci di ridacchiare sul volonteroso impegno dell'Appendix Probi... e lo studiamo proprio per gli errori che voleva emendare!
E non di meno è oggettivo che, ai suoi anni, l'estensore fece, a suo modo, anche qualche danno, come tutti i maestrini del vecchio: contribuì a rallentare la formazione di quel volgare da cui, poco dopo, sarebbe nata la lingua di Dante e Petrarca.


Fra i cosiddetti passatisti, ci sono da un lato quelli che guardano ai tempi della loro gioventù, per i quali cioè la storia si sarebbe dovuta fermare a quando loro hanno cominciato a seguire l'opera. Poi ci sono quelli che invece sono scontenti anche del tempo della loro gioventù, e guardano con nostalgia al passato che non hanno potuto sperimentare sulla loro pelle. E' possibile che i primi siano stati in gioventù come i secondi, ma poi invecchiando abbiano rivalutato quello che avevano ascoltato da giovani.


Giusta osservazione, però secondo me le due categorie sono molto legate fra loro. Nel senso che i giovani che rimpiangono il passato a loro precedente, potrebbero averne comunque subito un imprinting, ad esempio attraverso i dischi.
Anche io negli anni '80 rimpiangevo gli anni '50... ma questo perché i miei primi sei-sette anni di operista erano stati dedicati all'ascolto dei dischi di venticinque anni prima. A teatro (anzi, nei teatrucoli italiani dove potevo permettermi di andare) non ritrovavo le Callas e le Gencer e quindi ci restavo male.
Quando ho scoperto le meraviglie che si potevano fare nel presente (le grandi personalità, le riletture registiche, le ricerche nella filologia esecutiva) mi si è aperto un mondo: ho continuato ad amare le Callas e le Gencer, ma nel frattempo vivevo il presente e nel mio piccolo, con la mia passione e le mie idee, vi contribuivo.

Dal canto loro, i presentisti veri sono solo quelli che risultano del tutto disinteressati al passato, perché ritenuto in blocco remoto e poco interessante.


Questa è una semplificazione forzata e contestabile esattamente come l'equazione di cui sopra.
Non è affatto vero.
E' come dire che la destra è conservatrice e la sinistra progressista.
C'è anche la destra che vorrebbe cambiare tutto e la sinistra che difende decennali privilegi.
Il presentista vero è quello che vive il presente. Punto.
Poi c'è il presentista che ama il passato e c'è il presentista a cui non interessa.

Io, personalmente, sono d'accordo con questa frase:
é giusto o no (nell'arte come in qualsiasi altra cosa) che un fruitore si dissoci dall'evoluzione del genere? (non da questa o quella evoluzione, sia chiaro! Proprio dal principio che il genere possa e debba cambiare...)
Io l'ho detto: chi invoca l'immobilismo, invoca la fine del genere che dice di amare. Dopo due o tre generazioni, il genere declinerà perché non sarà più capito.


ehm... Allora sei d'accordo con tutto ciò che ho cercato di dire finora! Questa frase ne è l'esatta sintesi! :D
Fammi capire... la ragione di questo dibattito? :)


farei ascoltare dieci, cento, mille volte l'Oroveso di Pasero, che per me è ancora insuperato per maestosità e solennità d'accento, e - perché no? - tecnica. E' un'incisione del 1937, ma credo che "parli" all'uomo del 2000 meglio di molti altri.


Dici?
Io avrei molti dubbi invece: quel modone da statua, da mausoleo non evoca più nulla oggi. Non dà l'idea dell'uomo religioso, nè del padre, nè del patriota (sto parlando delle orecchie attuali). Un giovane scapperebbe a gambe levate - per me - ben più che da Corelli.
Ma ammettiamo che sia come dici tu, ossia che qualche artista del passato possa funzionare oggi esattamente come ieri.
Può succedere: io cito spesso la Callas in questo senso. Anche il più impreparato neofita ne resta stregato.
Ma siamo sicuri che sia solo un pregio della Callas? O non piuttosto un difetto degli interpreti successivi, che non sono stati in grado di portare oltre la sua lezione?
Quando un grande resta perfettamente attuale cinquanta anni dopo, c'è sempre da preoccuparsi. Ciò significa staticità del genere.

Bah... scusa, ma questa è un po' tirata per i capelli. :)
Il fatto che il tuo amico calzolaio (a proposito, è bravo? Non si sa mai... dovessi averne bisogno... :mrgreen: ) non andasse a teatro da vent'anni non significa che i passatisti siano persone che ancora usano i lumi a petrolio. :D

Non ho detto che usano i lumi a petrolio. Ho detto che spesso non frequentano più quel genere.
Il calzolaio non usava i lumi a petrolio, ma all'opera non ci andava più.
L'adulto che contesta i cartoni animati di oggi vede ormai solo i film polizieschi.
Io non so più cosa sia il tennis.
Tutti e tre abbiamo in comune che non siamo più "pubblico" di quei generi di cui - pure - rimpiangiamo il degrado... e non usiamo i lumi a petrolio.

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Re: nuovi articoli in home

Messaggioda Tucidide » ven 01 mag 2009, 11:29

MatMarazzi ha scritto:
Dal canto loro, i presentisti veri sono solo quelli che risultano del tutto disinteressati al passato, perché ritenuto in blocco remoto e poco interessante.


Questa è una semplificazione forzata e contestabile esattamente come l'equazione di cui sopra.
Non è affatto vero.
E' come dire che la destra è conservatrice e la sinistra progressista.
C'è anche la destra che vorrebbe cambiare tutto e la sinistra che difende decennali privilegi.
Il presentista vero è quello che vive il presente. Punto.
Poi c'è il presentista che ama il passato e c'è il presentista a cui non interessa.

Chiarisco un punto perché mi sono espresso male sopra.
Non intendevo dire che il presentista odia il passato.
Intendevo dire invece che per conto mio, se vogliamo fare un'equazione fra passatismo e presentismo, allora dobbiamo dire che, come il passatista odia il presente, così il presentista odia il passato e magari nemmeno lo conosce.
Io credo che chi trova stimolante, valido e degno di attenzione, di ascolto e di comprensione il presente, ma al contempo è interessato all'evoluzione del genere, alla sua storia, ai suoi lasciti, NON sia da chiamare presentista. Potremmo chiamarlo, che so io?, storicista. :D
Se lo chiamiamo presentista, rischiamo di sottintendere che non sia interessato al passato.
Il mio era solo un appunto alla nomenclatura.

Io, personalmente, sono d'accordo con questa frase:
é giusto o no (nell'arte come in qualsiasi altra cosa) che un fruitore si dissoci dall'evoluzione del genere? (non da questa o quella evoluzione, sia chiaro! Proprio dal principio che il genere possa e debba cambiare...)
Io l'ho detto: chi invoca l'immobilismo, invoca la fine del genere che dice di amare. Dopo due o tre generazioni, il genere declinerà perché non sarà più capito.


ehm... Allora sei d'accordo con tutto ciò che ho cercato di dire finora! Questa frase ne è l'esatta sintesi! :D
Fammi capire... la ragione di questo dibattito? :)

Il fatto che io sia d'accordo non implica che condivida l'atteggiamento sospettoso verso chi la pensa al contrario. :)
Io mi pongo una domanda, e mi rendo conto che il mio pensiero non è condiviso (e aggiungerei, grazie a dio).
Poi, non ritengo che l'atteggiamento di chiusura da parte di una parte del pubblico sia davvero l'unico motivo del provincialismo.
La colpa, ripeto, è di chi cerca (ma occorre dire che solo di rado ci riesce) di accontentare solo una certa fetta di pubblico.
La colpa è sempre del palazzo e non della piazza, anche se il palazzo cerca di venire incontro alla piazza.

Ma ammettiamo che sia come dici tu, ossia che qualche artista del passato possa funzionare oggi esattamente come ieri.
Può succedere: io cito spesso la Callas in questo senso. Anche il più impreparato neofita ne resta stregato.
Ma siamo sicuri che sia solo un pregio della Callas? O non piuttosto un difetto degli interpreti successivi, che non sono stati in grado di portare oltre la sua lezione?
Quando un grande resta perfettamente attuale cinquanta anni dopo, c'è sempre da preoccuparsi. Ciò significa staticità del genere.

Questo è un punto molto interessante. Ecco un bello spunto di discussione. Si potrebbe ampliare.

Non ho detto che usano i lumi a petrolio. Ho detto che spesso non frequentano più quel genere.
Il calzolaio non usava i lumi a petrolio, ma all'opera non ci andava più.
L'adulto che contesta i cartoni animati di oggi vede ormai solo i film polizieschi.
Io non so più cosa sia il tennis.
Tutti e tre abbiamo in comune che non siamo più "pubblico" di quei generi di cui - pure - rimpiangiamo il degrado... e non usiamo i lumi a petrolio.

Il discorso del lume a petrolio era iperbolico. :D
Semplicemente, io non credo che il passatismo alligni solo in chi all'opera non ci va più.
E' vero, esistono persone così. Gente che è melomane, ma che all'opera non ci va, e ascolta solo i dischi. Io, ad esempio, ho cominciato solo dopo diversi anni di ascolto solo discografico, ad andare a teatro. Cosa rischiosissima, peraltro...
Ma non sono tutti così.
Poi, ti posso dire una cosa? :) Secondo me non è molto serio dire "non ci sono più i cantanti di una volta, i tennisti di una volta, i cartoni animati di una volta", se poi non si sa nemmeno di cosa si sta parlando. :roll:
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Re: nuovi articoli in home

Messaggioda MatMarazzi » sab 02 mag 2009, 16:01

Tucidide ha scritto:Non intendevo dire che il presentista odia il passato.
Intendevo dire invece che per conto mio, se vogliamo fare un'equazione fra passatismo e presentismo, allora dobbiamo dire che, come il passatista odia il presente, così il presentista odia il passato e magari nemmeno lo conosce.

Io credo che chi trova stimolante, valido e degno di attenzione, di ascolto e di comprensione il presente, ma al contempo è interessato all'evoluzione del genere, alla sua storia, ai suoi lasciti, NON sia da chiamare presentista. Potremmo chiamarlo, che so io?, storicista. :D
Se lo chiamiamo presentista, rischiamo di sottintendere che non sia interessato al passato.
Il mio era solo un appunto alla nomenclatura.

Ok, Tuc. ora capisco il tuo pensiero.
Però la questione PASSATISTI - PRESENTISTI doveva riguardare - come avevo scritto - solo il loro diverso rapporto col presente.
Chi ne accetta l'evoluzione, e ci si trova bene, è un Presentista.
Chi non ne accetta o non ne conosce l'evoluzione, e quindi ci si trova male, è un passatista.

Se fossi un artista - ad esempio un cineasta o un pittore - mi rivolgerei solo ai "presentisti", in questa accezione.
Se poi uno dei presentisti che compongono il mio pubblico conosce anche benissimo la storia del Cinema o della Pittura, meglio per lui. A me non fa molta differenza: a me importa che usi Internet, partecipi ai dibattiti del mondo, viaggi, insomma viva il nostro tempo e si aspetti di vederlo riflesso in ciò che faccio.
Il pubblico di Kaufmann o della Fleming è fatto certamente di "presentisti", ma non è detto che costoro odino o ignorino il passato.
Molti di loro - come io e te - vi sguazzano. Credi che Kaufmann o la Fleming abbiano per noi un trattamento di favore?
No, ci trattano come tutto il resto del loro pubblico, compresi quelli che hanno scoperto l'opera da un paio d'anni e che non sanno nemmeno chi era la Tebaldi.
Il loro canto dovrà parlare a loro come a noi. Gli unici a cui non parla sono i passatisti.


Il fatto che io sia d'accordo non implica che condivida l'atteggiamento sospettoso verso chi la pensa al contrario. :)
Io mi pongo una domanda, e mi rendo conto che il mio pensiero non è condiviso (e aggiungerei, grazie a dio).
Poi, non ritengo che l'atteggiamento di chiusura da parte di una parte del pubblico sia davvero l'unico motivo del provincialismo.
La colpa, ripeto, è di chi cerca (ma occorre dire che solo di rado ci riesce) di accontentare solo una certa fetta di pubblico.
La colpa è sempre del palazzo e non della piazza, anche se il palazzo cerca di venire incontro alla piazza.


Se è solo un "pensarla in modo diverso" allora hai ragione tu.
Se invece nella discussione riusciamo a trovare elementi condivisi (non voglio dire "oggettivi" perché se no Alberich si arrabbia, giustamente ;) ) che ci permettano di andare su un piano diverso, meglio.
Se vuoi passeggiare in maglietta per Faenza d'inverno sotto la neve, sei libero. Nessuno discute i tuoi gusti.
Però se io ti dico che così facendo rischi di ammalarti, non mi limito a "pensarla diversamente". Sto sostenendo qualcosa la cui validità è meno soggetta all'arbitrio del "chiunque può pensarla come vuole".
E' un dato medico, che tu sei libero di ignorare ovviamente. Sei anche libero di contestarlo scientificamente, ma la tua contestazione dovrà porsi su piani diversi che non il semplice "io la penso così e voglio che mi rispetti perché io rispetto ogni idea"
Qui non stiamo discutendo - è tanto che lo dico - sulla libertà dei gusti, sul "guardare con sospetto chi è diverso da noi", ma sull'ipotesi che un certo tipo di atteggiamento (ciò che io chiamo passatismo) possa rivelarsi obbiettivamente dannoso al genere "opera", alla sua capacità di restare viva.

L'Opera in Italia è in crisi non perché gli italiani non capiscono nulla, ma perché - da parte della piazza e da parte del palazzo - il passatismo è diventato regola di vita. Lo si pratica per ignoranza (il palazzo), per comodità o per isterismo da intenditori (la piazza). Soprattutto lo si pratica per pigrizia.
Mi avete citato il Trovatore del Met con Alvarez. Giusto. Ma sapete di chi è la regia? vi dice nulla il nome di Mc Vicar?

io non credo che il passatismo alligni solo in chi all'opera non ci va più.


Infatti ho usato il termine "spesso".
Il ché non significa "solo", ma "spesso" sì! :)
Penso che la maggior parte di chi rimpiange il passato in un determinato campo dello scibile, sia qualcuno che da quei campi è rimasto fuori.
In questo atteggiamento c'è la nostalgia, ma anche - come diceva qualcuno - la disperata consapevolezza di non contare più, di essere fuori dalla dialettica del tempo.
Prova a fare mente locale sui tuoi amici e conoscenti appassionati d'opera.
Chi di loro è disposto a viaggiare, spendere, passare ore a scegliere un cd da acquistare, arrabattarsi per scaricare l'ultimo video da internet... il presentista o il passatista?
Il passatista di solito viaggia e spende poco per le opere: a lui bastano i salotti, dove trovarsi con altri passatisti a sentire vecchie incisioni; al massimo va nel teatrino dietro caso a sentire la solita Traviatuzza con cantanti di serie B, appositamente per scuotere la testa sul degrado del presente.

In un bel libro "Memorie di un ascoltatore" Celletti si metteva nei panni di un signore ottocentesco che usciva scandalizzato dalla "Lucia di Lammermoor" al San Carlo, piena di corvacci, castelli cadenti, cieli tempestosi, omicidi, gente pazza, sangue in scena...
E rimpiangeva i bei tempi in cui, vent'anni prima, tutta Napoli era in festa per le nuove opere di Rossini, dove c'era l'entusiasmo e la luce che sprizzavano da ogni nota. Dopo qualche trita considerazione sui giovani, il personaggio terminava con un interrogativo amaro e profondissimo.
"Ma non sarà forse che vent'anni fa andavo a teatro con la gioia di vivere, mentre oggi ci vado con la paura di morire?"
E' per queste scintille che Celletti dimostra di essere un grande, nonostante tutte le falsificazioni storiche che ha causato.


Poi, ti posso dire una cosa? :) Secondo me non è molto serio dire "non ci sono più i cantanti di una volta, i tennisti di una volta, i cartoni animati di una volta", se poi non si sa nemmeno di cosa si sta parlando. :roll:


Ma bravo, Tuc! :)
Solo che il termine "serio" non va bene secondo me. Diciamo "triste".
Il punto è se è giusto permettere a questi "tristi" (a cui va tutta la mia umana comprensione) di arrecare danno al genere di spettacolo che noi tutti amiamo.

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Re: nuovi articoli in home

Messaggioda Tucidide » sab 02 mag 2009, 16:53

MatMarazzi ha scritto:L'Opera in Italia è in crisi non perché gli italiani non capiscono nulla, ma perché - da parte della piazza e da parte del palazzo - il passatismo è diventato regola di vita. Lo si pratica per ignoranza (il palazzo), per comodità o per isterismo da intenditori (la piazza). Soprattutto lo si pratica per pigrizia.

Cominciamo a convergere. :wink:
Dico subito che condivido al 100 % la diagnosi di pigrizia nei riguardi del "palazzo", cui aggiungerei, giuste le considerazioni di Beck, la fifa.
Sul pubblico, continuo ad avere una visione più mite. :) Non è detto che sia comodità o foia da numi tutelari dell'arte (atteggiamento antipatico anzi che no). Può essere anche educazione, oppure indole naturale. C'è che dice che dopo Petrarca la letteratura italiana è andata in continuo calando. C'è che dice che l'ultimo artista italiano degno di questo nome è stato Michelangelo. C'è chi dice che le donne, belle come erano negli anni '50, non lo sono più. :)
Non so se in questo atteggiamento ci sia solo una posa da intenditori infoiati: io credo che possa anche rispecchiare un effettivo modo di pensare, dunque perfettamente in buona fede. Come dico, oltre all'indole, che può essere "geneticamente" portata a guardare al passato, contano anche l'educazione, i primi contatti con l'arte, le persone che fanno da guida, e tutta una serie di tante piccole cose.
In Italia, come dicevi, il passatismo è molto di moda. Io credo che sia un atteggiamento congenito all'italiano, se non altro per la propria storia.
A scuola ti insegnano esaltatissimi il Risorgimento, la conquista dell'indipendenza, di Trento e Trieste, la Resistenza e la Liberazione dall'invasore. Nella sua canzone "Io non mi sento italiano" Gaber risponde così a chi liquida gli Italiani come spaghetti e mandolino: "gli sbatto sulla faccia cos'è il Rinascimento". Ti pareva! :D Il Rinascimento! :) Non una cosa di adesso. No: il Rinascimento! Ci facciamo belli con quello che han fatto i nostri predecessori, e dunque, contestualmente, sviliamo il presente.
Con queste premesse è ovvio che l'italiano in media creda che "il meglio" sia dietro alle spalle, nel passato.
In America, paese quasi senza storia, che solo da un secolo è uscito dall'isolazionismo ed è divenuto in pochi decenni il faro del mondo occidentale, è chiaro che si pensi che il meglio sia l'oggi, il presente (anche se qualche nube neanche poco preoccupante comincia ad addensarsi all'orizzonte).

In un bel libro "Memorie di un ascoltatore" Celletti si metteva nei panni di un signore ottocentesco che usciva scandalizzato dalla "Lucia di Lammermoor" al San Carlo, piena di corvacci, castelli cadenti, cieli tempestosi, omicidi, gente pazza, sangue in scena...
E rimpiangeva i bei tempi in cui, vent'anni prima, tutta Napoli era in festa per le nuove opere di Rossini, dove c'era l'entusiasmo e la luce che sprizzavano da ogni nota. Dopo qualche trita considerazione sui giovani, il personaggio terminava con un interrogativo amaro e profondissimo.
"Ma non sarà forse che vent'anni fa andavo a teatro con la gioia di vivere, mentre oggi ci vado con la paura di morire?"
E' per queste scintille che Celletti dimostra di essere un grande, nonostante tutte le falsificazioni storiche che ha causato.

Bello! :D
Memorie di un ascoltatore mi manca. Cercherò di procurarmelo.
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Un altro backstage di Adriana Guglielmini

Messaggioda pbagnoli » dom 03 mag 2009, 20:47

Nella sezione backstage trovate uno splendido scritto di Adriana Guglielmini.
Stante la struttura del sito, purtroppo non ancora modificabile, sono costretto a mettere solo una foto fra quelle inviate da Adriana. So che lei ritiene essenziale poterle mettere tutte ma, al momento, non è possibile; magari in futuro sì, ma per adesso purtroppo no.
Io però vi consiglio caldamente di leggerlo perché è un eccellente pezzo di letteratura, che a me è piaciuto tantissimo: godetevelo!
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: nuovi articoli in home

Messaggioda Teo » lun 04 mag 2009, 10:28

Interessante discussione.

Non so se il paragone tra i cartoons della Walt Disney e il concetto di Presentista o Passatista sia così calzante, ma visto e considerato che mi ha fatto riflettere, provo ad esprimere nel merito ciò che penso sperando di non confondere ulteriormente le acque.

Io adoro i cartoons formato Disney da sempre e non solo, vi dirò di più, il genere cartoons e il genere fumetti, è una delle mie grandi passioni.

Tornando alla Disney, quello che dice Matteo in linea di massima mi trova d'accordo e credo che la maggior parte delle persone ancorate a schemi del passato, si fermano davvero agli Aristogatti.

Però Matt permettimi di dire che questi sono fruitori legati alle "nostalgie del passato", più per un fatto emotivo che storico artistico.

Tento di spiegarmi.

E' mia opinione credere che il vero appassionato del genere cartoons, cerchi sempre qualcosa che stimoli e alimenti la propria passione.
L'esempio che citi della Callas penso calzi a pennello, però non credo che il problema si debba limitare al solo fatto di "andare oltre" ciò che ha detto la grande interprete greca.
Ci sono linguaggi diversi e nuovi nell'attuale panorama fumettistico e cartoons in genere, ciò non toglie che vi siano anche dei must che non tramontano mai (penso ad esempio a Tex o a film della Disney come il libro della giungla che interessano sia il pubblico vecchio e giovani in egual misura).
Certamente come sostieni tu, è importante che il mondo dell'arte esprima il presente, racconti il nostro tempo e sappia cogliere il cambiamento e proporre nuove e diverse strade, ma personalmente non me la sentirei di mettere tutto quanto in un unica pentola (mi si passi il termine...).

Certo che le zavorre non aiutano mai e su questo per quanto mi riguarda sfondi una porta aperta, ciò nonostante credo che così come esiste un pubblico che si ferma agli Aristogatti e si mette un bel paio di fette di salame sugli occhi, per non vedere un mondo che nel frattempo è "andato avanti" per paura o per pigrizia o per qualsiasi altra ragione, esiste anche un pubblico che è in grado di saper valutare il mondo che ci sta dietro agli Aristogatti rispetto al recente Bolt, e non per essere un Passatista sceglie cento, mille volte il vecchio film.

Nella sostanza, c'è nel vecchio qualcosa che serve e che piace ancora oggi, c'è qualcosa nel nuovo che non per forza di cose funziona per il solo fatto che "è nuovo", e ti dirò di più, io sono convinto che anche in questo banale esempio, la linea di demarcazione spesso non è così chiara lampante.
Potrei dirti ad esempio che Kaufmann è un grande artista e nel contempo criticarne alcuni aspetti che si potrebbero rifare ad un idea di canto (parlo in generale) vecchia.

Pensa Matt, ogni mese compro mediamente tra i 7 e i 10 fumetti e tra questi ci sono autori e personaggi vecchi (anzi vecchissimi :D ) e nuovi (e stupendi allo stesso tempo).

Complimenti per le riflessioni proposte.

Salutissimi.

Teo
l'idea è creatrice di vocalità...
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Refusi

Messaggioda pbagnoli » mar 19 mag 2009, 15:11

Chiedo scusa a tutti: Luca mi ha fatto notare che c'è un certo numero di errori e refusi nel testo. Provvederò a correggerli non appena torno a casa perché qui a Messina non ho i parametri per connettermi al server.
Scusatemi ancora :(
Pietro
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Di nuovo in viaggio...

Messaggioda pbagnoli » mer 27 mag 2009, 9:06

Oggi parto per Olbia per un altro congresso.
Seguirò le attività tramite il portatile, ma chiaramente non è la stessa cosa, più che altro per la diversa velocità di connessione. D'altra parte, non è che le attività recenti del forum richiedano - per essere seguite con attenzione - un'elevata velocità di connessione :(
Sto proseguendo con l'attività recensoria discografica: è lo scopo per cui questo sito è nato e, tutto sommato, il numero di accessi quotidiani ci dà ragione: si sentiva la necessità di "rimettere mano" a tutto il materiale discografico esistente, che non è davvero poco.
Come avete visto, sia Matteo che WS Maugham sono molto impegnati e non riescono ad essere assidui sul sito, motivo per cui la gestione del tutto ricade fatalmente sulle mie spalle; e, a mia volta, causa impegni famigliari e lavorativi, fù quel che poss.
Arriveranno tempi migliori; ma, nel frattempo, sappiate che gradisco molto l'assiduità con cui frequentate queste pagine che si sforzano di dire qualcosa di diverso!
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Nonostante tutto e contro tutti...

Messaggioda pbagnoli » lun 20 lug 2009, 9:02

...l'attività del sito - che, lo ricordo, non è limitato al solo forum - continua.
In home sono comparse due nuove recensioni discografiche che potenziano il nostro database, a questo punto credo senza paragoni nel panorama internettaro quanto meno italico.
Sono due recensioni diversissime fra di loro, vuoi per argomento - Norma e Rheingold - vuoi per mano di chi le ha stese, perché una volta tanto non le ho fatte io: una, quella di Norma, è del nostro amico Pruun, l'altra del wagnerofilo Vittorio Viganò.
Entrambi hanno spontaneamente e gentilmente offerto una parte del loro tempo per raccontarci le loro impressioni sugli ascolti che fanno.
Entrambi hanno in programma altri lavori: ci vorrà un po' di tempo, ma aspettiamo con ansia.
Mantenere attivo un sito costa fatica: chi scrive, non diversamente dai moderatori attualmente in Baviera ove hanno assistito a due spettacoli meravigliosi, lavora, ha famiglia, impegni e rogne varie che lo portano alle volte a desiderare qualunque cosa fuorché mettere articoli su un sito. Ieri sera, per esempio, non ne avevo particolarmente voglia, ma l'ho fatto convinto che un sito, non diversamente da un giornale, prende un impegno con i lettori.
E per questo che ringrazio particolarmente Gabriele/Pruun e Vittorio: hanno i loro impegni e i loro casini, come tutti, ma si prendono un impegno e dimostrano di esserci, e di essere affezionati a queste quattro pagine
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Re: Nonostante tutto e contro tutti...

Messaggioda VGobbi » lun 20 lug 2009, 10:50

Grazie Pietro, ma non c'era bisogno di ringraziarmi ! :oops:

Colgo l'occasione di rilanciare la proposta "Un'opera al mese" da vivisezionare, magari sfruttando il canale di OS, dove tutti possono liberamente scaricare. Non e' cosi' fantastico commentare un'incisione che tutti possono avere? Non e' splendido confrontare le proprie opinioni, magari rivedendole od abbattendo vecchi pregiudizi che sembravano oramai radicati.

So che adesso, causa anche i mesi festivi, non e' forse il momento adatto per farlo. Pero', per lo meno, potremmo raccogliere le adesioni a chi ci sta. Dopo tutto non richiede cosi' tanto tempo, si tratta dell'ascolto di un'opera nell'arco del mese, esprimendo le proprie considerazioni.

Per la scelta dell'opera, io la designerei esclusivamente agli amministratori/moderatori del sito. Risparmieremmo fatica d'intenderci a chi tocca scegliere il titolo del mese.
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: Nonostante tutto e contro tutti...

Messaggioda Tucidide » lun 20 lug 2009, 11:04

Complimenti agli autori delle due nuove recensioni. :D Conosco la Norma di San Francisco della Verrett e condivido in toto le osservazioni di Pruun. Invece, non ho mai sentito il Rheingold recensito da Vit.

Quanto alla proposta di "Un'opera al mese", per me va bene; anzi, secondo me sarebbe davvero un'iniziativa molto interessante, e anche economica, visto che di fatto non costerebbe nulla e fungerebbe da incentivo per il confronto e l'arricchimento reciproco.
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Nonostante tutto e contro tutti...

Messaggioda Pruun » lun 20 lug 2009, 12:09

Grazie a te Pietro, soprattutto della pazienza :wink:
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Re: Nonostante tutto e contro tutti...

Messaggioda pbagnoli » lun 20 lug 2009, 12:42

Ragazzi,
l'idea dell'opera al mese è splendida, ma richiederebbe un impegno straordinario per un sito in cui anche l'ordinario risulta difficile e complesso.
Io ero e rimango molto scettico, ma siccome non sono solo io a decidere, rimando ai miei soci ogni ulteriore decisione in merito.
Basterebbe considerare il dibattito pressoché inesistente che si sviluppa intorno alle recensioni discografiche, alcune delle quali sono di registrazioni talmente famose che sono conosciute praticamente da tutti
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Re: Nonostante tutto e contro tutti...

Messaggioda VGobbi » lun 20 lug 2009, 14:53

pbagnoli ha scritto:Ragazzi,
l'idea dell'opera al mese è splendida, ma richiederebbe un impegno straordinario per un sito in cui anche l'ordinario risulta difficile e complesso.
Io ero e rimango molto scettico, ma siccome non sono solo io a decidere, rimando ai miei soci ogni ulteriore decisione in merito.
Basterebbe considerare il dibattito pressoché inesistente che si sviluppa intorno alle recensioni discografiche, alcune delle quali sono di registrazioni talmente famose che sono conosciute praticamente da tutti

Per me sbagli, anzi, credo che sia un impulso a dedicarci parte del proprio tempo libero all'ascolto del mese. Per questo, prima di partire con l'iniziativa, l'ideale era sondare il terreno a chi ci stava.

Comunque, capisco a fondo tutti i tuoi timori. Ed il mio non era altro che nuova linfa per ridar vita ad un forum, in effetti, un po' spento.
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