da mattioli » sab 09 nov 2013, 20:49
La prima delle molte volte che ascoltai Pavarotti dal vivo fu nel 1986 al Comunale di Modena. Avevo 17 anni e, per forza di cose, non una grande esperienza. Il Pavarone faceva Rodolfo di Bohème, l'insieme era piuttosto provinciale e lui non era già più quello degli anni d'oro (i Settanta): sono quasi sicuro che il do della speranza fosse abbassato.
Detto questo, non posso dimenticare l'impressione di bellezza assoluta che questa voce comunicava. Poi, per carità, si può dire tutto: che non fosse un grande musicista e nemmeno un musicista mediocre, che non fosse un grande interprete, che non fosse un grande attore. In seguito mi sono appassionato di altre voci e di altre "figure", se posso dire così, di interprete d'opera. E certamente la concezione del teatro musicale che aveva Pavarotti e Pavarotti in qualche modo rappresentava non è la mia.
Però un "suono" del genere (che fra l'altro, come dice Pietrone de' Pietronis, riempiva la sala e le orecchie con una facilità disarmante) l'ho sentito poche volte. E' un effetto istintivo, se volete, poco mediato, per nulla razionale, forse anche un po' animalesco. Ma, insomma, se ci ripenso mi vengono ancora i brividi. La bellezza primordiale del suono. Tutto qui.
Buon week-end a chi lo fa.
Baci baci
AM
PS: riletta una lettera della Sciura Peppina sul tenore Giuseppe Fancelli, secondo il di lei marito maestro Verdi "bella voce, ma zuccone" (sic). Scrive la Strepponi: "Ma che voos quel Fancelli! Chiudendo gli occhi mi sarei fatta cantare venti volte "Morir sì pura e bella": che voos!". Ecco, anch'io io quella gelida manina me la sarei fatta cantare venti volte...
Twitter: @MattioliAlberto