Venerdì, 19 Aprile 2024

Backstage: Tamerlano di Handel al Teatro alla Scala – di Francesco Brigo

Aggiunto il 07 Ottobre, 2017

Orchestra del Teatro alla Scala su strumenti storici - Nuova Produzione Teatro alla Scala. Direttore: Diego Fasolis, Regia: Davide Livermore, Scene: Davide Livermore e Giò Forma, Costumi: Mariana Fracasso, Light Designer: Antonio Castro, Video: Videomakers d-Work. Tamerlano: BejunMehta, Bajazet: Kresimir Spicer, Asteria: Maria Grazia Schiavo, Andronico; Marco Fagioli, Irene: Lucia Cirillo, Leone: Christian Senn.
La presente recensione si riferisce alla recita del 4 Ottobre 2017

Che Handel torni alla Scala è già di per sé una notizia. Che poi si decida di rappresentare una sua opera, il Tamerlano, con controtenori nei ruoli originariamente previsti per castrato e con un'orchestra di strumenti antichi e guidata da uno specialista nel repertorio barocco, non è solo una notizia. E' un avvenimento. Curioso leggere alcune recensioni di questo spettacolo apparse sui giornali. Scelte esecutive che, altrove, rappresentano da molti anni una prassi consolidata, nel nostro Paese vengono salutate con un misto di curiosità ed interesse, quasi fossero una novità assoluta e un po' stravagante. Inutile piangere sull'arretratezza culturale della programmazione di molte istituzioni teatrali italiane, nelle quali il teatro di Handel in generale e l'opera barocca in particolare continuano ad essere – in controtendenza rispetto a quanto accade nel resto d'Europa – quasi completamente assenti.
Temo che la rappresentazione di questo Tamerlano scaligero non sarà sufficiente a colmare il vuoto e a garantire al repertorio barocco un avvenire di sicuro successo sulle scene teatrali italiane. Va comunque riconosciuto al Teatro alla Scala di aver proposto un'opera settecentesca con uno spettacolo che, dal punto di vista musicale e registico, ha cercato di allinearsi a quanto accade nel resto del mondo.
E' però un peccato che, nonostante le ottime premesse, il risultato musicale si sia dimostrato piuttosto deludente. Alcuni musicisti dell'orchestra scaligerahanno affiancato il complesso de “I Barocchisti” della RSI- Radiotelevisione Svizzera suonando su strumenti d'epoca, sotto la guida di Diego Fasolis. E' chiaro che l'esecuzione su strumenti originali comporta inevitabilmente qualche imprecisione. Ma purtroppo alla Scala si è ascoltata un'esecuzione nella quale i troppi difetti hanno rischiato di far passare in secondo piano alcune scelte esecutive apprezzabili (tra cui la decisione - perfettamente in linea con lo spirito e le convenzioni teatrali barocche - di integrare nell'orchestra gli ottoni o di sostituire un'aria con un'“aria di baule” dall'Amadigi per esaltare la vocalità del protagonista). Strumenti a fiato dall'intonazione precaria, archi dalla sonorità arida e puntuta, continue sfasature fra buca e orchestra hanno compromesso quasi irrimediabilmente l'esito musicale della serata. A questo si aggiungano variazioni nei da capo così eccessive da rendere quasi irriconoscibile la linea melodica di molte arie. Dal punto di vista vocale, si segnala la sostanziale estraneità stilistica di molti gli interpreti: Maria Grazia Schiavo ha cantato il ruolo di Asteria con l'estroversione di una verdiana Leonora, Kresimir Spicer sembrava deciso ad imitare – nel bene e nel male - il Bajazet di Domingo, mentre Christian Senn è parso a disagio nella tessitura grave di Leone. Brava invece la giovane Lucia Cirillo, intervenuta in extremis in sostituzione di Marianne Crebassa, malata, nel ruolo di Irene. Decisamente meglio i due controtenori. Franco Fagioli non ha grande volume e tende ad evidenziare in maniera forse fin troppo marcata le disomogeneità fra registro di testa e di petto, il che può essere inizialmante fastidioso ma a lungo andare si dimostra affascinante. Anche perché Fagioli è interprete di straordinaria intensità, grande musicalità, ed ottima presenza scenica. Qualità che si ritrovano anche nel canto colorista di Bejun Mehta, dalla voce più limpida ed omogenea, sebbene a tratti stridula e stimbrata negliestremi acuti, ma screziata dalla dizione mordente. Il vocalismo sensuale e vellutato di Fagioli nel ruolo “amoroso” di Andronico ha quindi fatto da efficace contrasto al colorismo aggressivo con cui Mehta ha tratteggiato il personaggio del tiranno Tamerlano, con risultati entusiasmanti nonostante la povertà della resa orchestrale. Il tutto è stato però valorizzato dalla splendida cornice visiva realizzata da Davide Livermore e dai suoi collaboratori: una regia in cui la trasposizione temporale e il taglio cinematografico sono stati proposti con straordinaria resa teatrale e aderenza stilistica al linguaggio dell'opera handeliana. Il pubblico ha salutato questo Tamerlano con grande entusiasmo. Speriamo che serva a riproporre più spesso e con maggior efficacia i tanti capolavori del teatro d'opera barocco.

Fracesco Brigo (Dottor Malatesta)

Categoria: Backstage

 

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