Martedì, 19 Marzo 2024

Griselda

Aggiunto il 23 Gennaio, 2007


Antonio VIVALDI
GRISELDA RV 718
Dramma per musica in 3 atti
Libretto Apostolo Zeno
Revisione di Carlo Goldoni
Edizione critica a cura di Alessandro Borin e Marco Bizzarini

• Griselda MARIE-NICOLE LEMIEUX
• Costanza VERONICA CANGEMI
• Ottone SIMONE KERMES
• Roberto PHILIPPE JARROUSKY
• Gualtiero STEFANO FERRARI
• Corrado IESTYN DAVIES


Ensemble Matheus
JEAN-CHRISTOPHE SPINOSI

Luogo e data di registrazione: Brest, Salle Sourcouf, Foyer du Marin, Novembre 2005
Ed. discografica: Naïve Classique, 3 CD

Note tecniche sulla registrazione: eccellente, ottimo riverbero

Pregi: straordinaria prova d’insieme, con punte d’eccellenza in Veronica Cangemi e Simone Kermes

Difetti: nessuno in particolare

Valutazione finale: images/giudizi/eccezionale.png

Si direbbe che la stagione di grande passione per il Barocco viva in questi ultimi tempi soprattutto nel segno di Antonimo Vivaldi, di cui stanno fiorendo parecchie registrazioni nel segno di Artisti di rango, eccentrici e vogliosi di lasciare un’impronta definitiva su questo repertorio. E sembrano ormai lontani i tempi in cui queste opere venivano avvicinate con piglio pionieristico puntando su pochi e ben selezionati elementi di richiamo, fra cui le famose “orchestre con strumenti originali” e i “cantanti specialisti” che, rispetto al virtuosismo vertiginoso raggiunto dalle compagini attuali, fanno l’effetto di caffettiere sferraglianti.
Molto ci sarebbe – e, di fatto, ci sarà – ancora da dire sul tema; e ci riferiamo in particolare all’annosa diatriba sull’utilizzo di falsettisti maschi in luogo dei castrati nel tentativo più che giustificabile di ricreare la magia di una tipologia vocale necessariamente estinta. Ma nel frattempo soluzioni come quella che stiamo recensendo, o come il recente “Motezuma” o, se vogliamo, anche l’incisione di “Bajazet” diretta da Biondi, rendono pienamente giustizia ad un repertorio ancora in attesa di un pieno completamento esegetico (ci si perdoni l’espressione, ma non riusciamo a trovare equivalenti).
Alfieri di questo importante lavoro di rielaborazione del materiale rimasto sono alcune importanti case discografiche; fra queste, particolarmente interessante per l’elevata qualità delle registrazioni è la Naïve Classique, una sedicente “etichetta indipendente” che in collaborazione col musicologo Alberto Basso ha preso in gestione il corpus della produzione vivaldiana conservato nella biblioteca di Torino: circa 450 opere, molte delle quali non più ascoltate dopo la morte del musicista veneziano. Questa incisione della “Griselda” è la sesta opera pubblicata; come le altre, varrebbe l’acquisto anche solo per il book di accompagnamento virtualmente perfetto nel proporre un profilo storiografico entusiasmante e, per di più (udite, udite!...) anche in italiano.
Senza voler rovinare il gusto dell’appassionato che si divertirà nello scoprire – come in un appassionante romanzo giallo – il contesto storico in cui è maturata la composizione dell’opera, vale la pena di ricordare qualche notizia fra le tante riportate dal densissimo book. “Griselda” vide la luce al Teatro San Samuele di Venezia nel Maggio del 1735 e rappresentò una specie di momento di pacificazione fra Vivaldi e la sua famosa allieva Anna Girò, dopo che la cantante si era allontanata provvisoriamente dal Maestro per dedicarsi alla produzione di altri compositori. Da questo momento sino al 1741, anno della morte del Prete Rosso, la popolare “Annina” si dedicherà esclusivamente alle sue composizioni, e solo dopo la morte di Vivaldi la Girò accetterà altre partiture, come per esempio quelle di Gluck.
Nel 1735 molte cose erano cambiate intorno a Vivaldi; in particolare, gli ambienti patrizi dei teatri veneziani, che facevano capo a Grimani, e che avevano sempre respinto il compositore giudicato troppo “plebeo”, avevano accettato di piegare la testa e di ricorrere al suo talento per risanare bilanci fallimentari che non potevano essere risanati dal solo affitto dei palchi. E non è un caso che Vivaldi abbia scelto proprio la storia di Griselda, regina disprezzata dai propri sudditi che se ne guadagna l’amore grazie al proprio coraggio ed abnegazione: non era forse un’aperta parafrasi della propria vicenda artistica? Il libretto era del ben noto Apostolo Zeno, che si ispirava ad una novella del Decameron, ma con una variazione significativa: con Boccaccio, la responsabilità delle prove cui viene sottoposta la Regina era dello stesso Re; Zeno, invece, ne attribuisce la colpa al popolo, preservando così l’integrità morale del sovrano.
Il libretto di Zeno era stato composto nel 1701 e rappresentato per la prima volta con musica di Antonio Pollaiolo, celebre musicista dell’epoca; dopo di allora – e sino al momento in cui se n’era appropriato Vivaldi – ne erano state prodotte una trentina di versioni, le più famose delle quali erano quelle di Albinoni e Scarlatti. Nel momento in cui il Prete Rosso aveva deciso di mettere in musica questo lavoro, l’opera di Zeno era però passata di moda; per questo motivo Vivaldi, prima di metterla in musica, aveva deciso di sottoporla ad una rinfrescata e Grimani ne aveva affidato il compito al giovane Carlo Goldoni. I rapporti fra il compositore e il ben più giovane commediografo non sono affatto semplici, ma alla fine il lavoro va in porto.
Singolarmente controcorrente per l’epoca, ma in modo del tutto rispondente alle esigenze di austerità di Grimani, la distribuzione dei ruoli di Griselda privilegia i soprani a svantaggio dei costosissimi castrati, i cui atteggiamenti iperdivistici andavano nettamente contro l’austerity imperante che – non dimentichiamolo – stava alla base di quel necessario ripianamento del bilancio che aveva portato all’arruolamento di Vivaldi. Basta quindi con Caffarelli, Farinelli e – è proprio il caso di dirlo! - compagnia cantante. Costanza, per esempio, parte di notevole virtuosismo, fu affidata a un soprano, Margherita Giacomazzi. E poi il largo impiego del tenore, Giorgio Babbi, nella parte di Gualtiero. E infine, ovviamente, lei, l’Annina: per lei, la parte della protagonista. La Girò, secondo le cronache dell’epoca, doveva essere cantante di limitato spessore ma Artista completa su tutti i fronti. Vivaldi doveva esserne ben conscio: le arie di Griselda sono essenzialmente “di carattere”, strutturate per esaltare le capacità interpretative più che la tecnica di canto propriamente detta.
In una struttura così compostia del dramma, anche il recitativo finisce per assumere un ruolo che non è solo didascalico o di transizione fra un’aria e la successiva; e – manco a dirlo – in questa registrazione i recitativi sono particolarmente accurati, proprio per significare con maggior efficacia la struttura drammatica nella quale Vivaldi era entrato con estrema precisione, cercando finalmente di superare la vecchia impaginazione che doveva servire solo da cornice ai fuochi d’artificio delle superstar del canto; Vivaldi, in effetti, fu applaudito anche nelle scene di soli recitativi!

La partitura di “Griselda” è particolarmente ben conservata, ma è stata egualmente oggetto di studio accurato da parte dello staff che sta producendo le incisioni delle opere vivaldiane, a cominciare dallo stesso Direttore, il còrso Jean-Christophe Spinosi, fondatore dell’orchestra Ensemble Matheus. Il connubio fra direttore e orchestra è pressoché simbiontico, frutto evidentemente di una collaborazione protratta a contatto con queste straordinarie partiture. Il suono è brillante, fastoso, sicuramente fra i migliori nell’ambito dei complessi dedicati a questo repertorio, potendo vantare come plusvalore una fantasia esecutiva veramente trascinante. Nel panorama esecutivo odierno, sono ben pochi i complessi che possano stare alla pari di questo, e i direttori che possano vantare un connubio di rigore stilistico e furore dionisiaco esecutivo anche solo paragonabile. Una prova strepitosa.
Il cast messo in campo sotto l’eccellente bacchetta di Spinosi è veramente molto affiatato, con una punta di assoluta eccellenza in Simone Kermes cui tocca la parte più difficile, quella di Ottone. Nata a Lipsia, ha studiato con Helga Forner e Dietrich Fischer-Dieskau; il suo repertorio spazia da Konstanze a Rosalinde, ma con una predilezione per i ruoli haendeliani
Parimenti molto brava è l’argentina Veronica Cangemi, ormai una realtà affermata di questo repertorio. Divide con la Kermes la parte più virtuosistica di quest’opera: se a Ottone toccano arie come “Vede orgogliosa l’onda” e “Scocca dardi l’altero tuo ciglio” o “Dopo un’orrida procella”, a Costanza spettano i funambolici virtuosismi di “Agitata da due venti”. Una gara di bravura ed espressività veramente senza vincitrici!
Meno interessante la protagonista: la Lemieux è brava, ma ha un colore vocale piuttosto artificioso che va a scapito della dolcezza nel porgere, qui particolarmente necessaria proprio per le già esaminate caratteristiche della scrittura vocale di Griselda.
Philippe Jarrousky è indiscutibilmente il controtenore del momento: dotato di un colore molto particolare, è anche estremamente ferrato da un punto di vista tecnico.
Molto bene anche Stefano Ferrari, il tenore, qui molto impegnato, come abbiamo visto già nella storia dell’opera.
Meno interessante l’altro controtenore, Davies, che fra i protagonisti appare quello meno a fuoco, ma non in modo tale da inficiare la resa complessiva di questa splendida registrazione.

Categoria: Barocco

 

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