Martedì, 23 Aprile 2024

Rigoletto

Aggiunto il 03 Dicembre, 2006


• Il Duca di Mantova NEIL SHICOFF
• Rigoletto RENATO BRUSON
• Gilda EDITA GRUBEROVA
• Sparafucile ROBERT LLOYD
• Maddalena BRIGITTE FASSBAENDER
• Giovanna JEAN RIGBY
• Monterone KURT RYDL
• Marullo ARMANDO GABBA
• Borsa WILLIAM MATTEUZZI
• Ceprano GEOFFREY MOSES
• Contessa di Ceprano MARIA GRAZIA PITTAVINI
• Usciere GEOFFREY MOSES
• Paggio MARIA GRAZIA PITTAVINI



Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Chorus Master: Norbert Balatsch

Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
GIUSEPPE SINOPOLI

Luogo e data di registrazione: Roma, Settembre 1984
Ed. discografica: Philips, 2 CD economici

Note tecniche sulla registrazione: eccellente

Pregi: un terzetto di protagonisti particolarmente affiatato, con un grandissimo Bruson

Difetti: nessuno in particolare

Valutazione finale: images/giudizi/ottimo.png

Un gran bel Rigoletto, questo di Sinopoli. Il compianto direttore con Verdi ha sempre avuto rapporti interlocutori, che vanno dal discusso Macbeth (sempre con Bruson, ma con la Zampieri) al favoloso Nabucco, tuttora insuperato, passando attraverso un Forza del destino piuttosto discutibile (quanto meno per la scelta dei protagonisti vocali), ma di notevole fascino evocativo e un Trovatore live talmente scombinato che di più non si può.
Ma qui, indiscutibilmente, siamo dalle parti alte della classifica, non solo quella personale di Sinopoli, ma anche quella assoluta del titolo, talvolta invero piuttosto bistrattato.
Non crediamo che all’epoca della registrazione Sinopoli disponesse della versione critica definitiva approntata da Martin Chusid a Chicago per la University Press (quella, per capirci, usata da Muti per le sue registrazioni), ma già da qui in avanti si fa una notevole pulizia della partitura, eliminando incrostazioni veterotestamentarie: puntature, acuti gigioneschi or quinci e or quindi, invocazioni spurie alla beneamata Gilda e pudibonde correzioni di un testo giudicato evidentemente troppo libertino ancora sino all’inizio degli Anni Ottanta (finalmente viene ripristinato “Tua sorella e del vino” al posto dell’alcottiano “Una stanza e del vino”).
Ciò che colpisce l’ascoltatore sin dall’inizio, specie avendo presente ciò che ha fatto il più importante interprete di quest’opera degli ultimi anni – inevitabilmente, cioè, Riccardo Muti – è una maggior rilassatezza dell’agogica che punta a sottolineare i contrasti emotivi enfatizzandone gli aspetti più tragici. Siamo quindi agli antipodi della visione pessimistica e quasi filosofica di Giulini, ma anche molto lontani dalla drammaticità epidermica di Muti.
È quindi complessivamente un ottimo prodotto che ha il suo punto di forza nella splendida interpretazione di Bruson, forse il più grande Rigoletto degli ultimi 25 anni, anche se non ancora al meglio delle sue performances, che vedremo più avanti nella registrazione live con Muti, quando la voce sarà più scardinata, ma la potenza evocativa in compenso sarà sovrumana. La versione critica senza gli acuti di tradizione, inoltre, gli risparmia i problemi in tale zona di emissione, permettendogli di tratteggiare una figura dalla calda, affascinante umanità.
Pari a lui l’interessantissimo Duca di Shicoff, che la critica ufficiale ha sempre un po’ snobbato in genere e nello specifico, ma che propone un personaggio fatuo quel tanto che basta e, tra l’altro, assolutamente sicuro nell’emissione su tutta la gamma. Non è mai spaventato da nessuna difficoltà fra le tante proposte dal ruolo, in cui risulta sicuramente più credibile rispetto ad altri tenori che sono solitamente più quotati per presunta maggiore ortodossia.
Un gradino al di sotto collocheremmo la Gruberova, cantante che solitamente adoriamo, ma che si trovava ancora in una fase “angelicata” della propria parabola interpretativa, cui presta voce limpida e cristallina ma non esente da alcune fissità soprattutto nel registro acuto, che si percepiscono con notevole sgradevolezza, e da un atteggiamento un po’ querulo e smanceroso che fa ripiombare Gilda nel solito parchetto per lobotomizzate; di lusso, ma pur sempre lobotomizzate.
Sparafucile è Robert Lloyd: sostanzialmente il migliore di tutta la discografia insieme a Ghiaurov (parliamo chiaramente del Ghiaurov dell’incisione con Giulini, mentre invece pessima appare un’altra cantante di quelle che hanno fatto la storia delll’Opera, e cioè Brigitte Fassbaender.
Discreti i comprimari, col solito cameo di lusso alla voce Monterone, mentre si affaccia alla ribalta anche un nome come quello di William Matteuzzi – che qui si nota davvero poco – e che sarà poi destinato a ben altra carriera

Categoria: Dischi

 

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