Venerdì, 29 Marzo 2024

Werther

Aggiunto il 02 Ottobre, 2006


• Werther ALFREDO KRAUS
• Charlotte LUCIA VALENTINI TERRANI
• Albert ROLANDO PANERAI
• Sophie ANASTASIA TOMASZEWSKA SCHEPIS
• Le Bailli GRAZIANO DEL VIVO
• Schmidt ANGELO MARCHIANDI
• Johann GIORGIO GIORGETTI
• Bruhlmann LUIGI FONTANA
• Katchen PATRIZIA PARNASI


Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Chorus Master: non indicato

Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
GEORGES PRÊTRE

Luogo e data di registrazione: Firenze, 26 Gennaio 1978
Ed. discografica: Myto, 2 CD a prezzo medio

Note tecniche sulla registrazione: buona, teatrale

Pregi: Valentini-Terrani

Difetti: se si accetta la visione di Kraus, nessuno

Valutazione finale: images/giudizi/buono.png

Un buon Werther, quest’ennesima testimonianza di uno dei ruoli-feticcio di Kraus. È indiscutibilmente un’opera di cui il grande tenore canario ci ha lasciato molte testimonianze, ma questa si segnala non solo per le buone condizioni di forma del protagonista, ma anche per l’ottimo milieu che lo circonda.
Certo, a stare a guardare non si può dire che non sia passata un bel po’ d’acqua sotto i ponti, soprattutto – spiace dirlo, ma è così – proprio sul versante tenorile. Che Kraus sia stato uno dei massimi interpreti di questo ruolo di tutti i tempi, è fatto talmente noto che non metterebbe nemmeno conto di parlarne, se non fosse che qualcosa che non funziona, oggettivamente, c’è.
L’emissione, come sempre, favolosamente immascherata, provoca di tanto in tanto la sensazione di irrealtà. Prendiamo la frase “Un autre est son époux”, che in Alagna, nel Werther appena recensito, provocava un’esplosione di rabbia e di sgomento; qui si sente un fiato meraviglioso che però sostiene un’esclamazione da collegiale alle prese con i primi amoretti da confidare nemmeno al proprio diario, ma forse alla Signora Maestra di buona memoria. Ecco: con tutto il rispetto per il Divino Alfredo – qui veramente al suo meglio, anche se gli anni non erano più i migliori – una certa sensazione di artificiosità, di voler mettere sempre e comunque i puntini sulle “i”, di dimostrare che il manuale dell’Arte Suprema della Comunicazione Tenorile è sempre lì, a portata di mano, proprio non si riesce a scansare. E in Werther questo è un peccato mortale, anche perché il personaggio già è quello che è: un fanatico rompiballe con manie di persecuzione e con propositi suicidari da sventolare sotto il naso di tutti, ma se ci aggiungiamo le pose da primo della classe, con il ditino sempre alzato a voler sottolineare che tutto il mondo in genere, ma Charlotte in particolare, ce l’ha con lui, be’, questo allora può diventare un ruolo al di là di ogni umana sopportazione.
Per carità: con questo non si vuole criticare – e come si potrebbe, del resto? – il supremo magistero di uno dei più fini dicitori che l’arte lirica in genere, e quella tenorile in particolare, abbia avuto nelle proprie file. È che lo stile araldico e supremamente raffinato di Alfredo Kraus, paradossalmente, oggigiorno, con tutta l’acqua che è passata sotto i ponti, non sembra più adatto alla nostra sensibilità odierna che guarda ad altri modelli espressivi, fra i quali sicuramente il già citato Alagna, ma diremmo anche Alvarez – protagonista di un ottimo video pubblicato dalla TDK – sembrano essere gli esegeti più affidabili.
Detto questo, sicuramente questa performance è fra le più interessanti di uno di quei personaggi su cui il grande tenore canario ha costruito la sua fama imperitura; solo, qualche perplessità legata all’evoluzione del gusto esecutivo, oggi come oggi proprio non si riesce ad eliminarla.
Charlotte è qui la grandissima Lucia Valentini-Terrani, che mette al servizio del personaggio un’espressività bruciante che scatena l’entusiasmo degli spettatori fiorentini. L’aplomb stilistico non è in nulla inferiore a quello di Kraus, il gusto essendo sorvegliatissimo e mai e poi mai cedendo a sbracature di gusto veristeggiante: ciò che cambia drasticamente, invece, rispetto all’augusto collega è proprio la partecipazione emotiva, tenuta costantemente al calor bianco. Ne è la prova il duetto con Werther del primo atto, oppure il grande momento solistico (Va! Laisse couler mes larmes!): la partecipazione emotiva è viva, bruciante, straordinariamente palpitante; eppure l’emissione è sempre sorvegliatissima, nel più puro stile di quella grandissima vocalista che è sempre stata. Grande professionista: il rimpianto per la sua perdita è sempre immutato nel cuore di tutti i melomani.
Anche il resto del cast è decisamente all’altezza della situazione: dall’Albert brutale di Panerai, di cui apprezziamo incondizionatamente la splendida grana baritonale, alla Sophie della pressoché impronunciabile Anastasia Tomaszewka Schepis, sino a tutti i personaggi di contorno ben immedesimati nei rispettivi personaggi.
Quanto a Prêtre, Werther è una delle opere che maggiormente ha segnato il suo percorso artistico, e il sodalizio artistico con Kraus è ben testimoniato anche da altre registrazioni, fra cui quella famosissima del 1976; però, tale sodalizio fatto evidentemente di stima e di ammirazione reciproca, non si palesa in una comunione di intenti con il tenore, laddove si consideri che la palpitante tensione espressiva del direttore sembra andare in direzioni diverse rispetto a quelle proposte da Kraus, sposandosi invece in modo più naturale con l’espressività della Valentini-Terrani. Una direzione comunque tenuta costantemente al calor bianco, che ancora oggi presenta un’attualità molto evidente e che si ascolta con estrema partecipazione

Categoria: Dischi

 

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