Riccardo Muti

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Riccardo Muti

Messaggioda gustav » mer 13 ago 2008, 12:19

Muti Reloaded

Credo che il nuovo editoriale di operadisc ci imponga una riflessione libera dai soliti pregiudizi che talora circondano questo direttore.
E' vero che da una parte Muti ha una schiera di sostenitori e di critici che lo acclamerebbero per qualunque cosa, ma dall'altra, mi pare si trovi un'altra fetta di appassionati che, al suo nome, alzano le spalle e arricciano il naso. Devo ammettere che fino a poco tempo addietro anch'io ero fra questi.
Per mio conto, ha pesato il giudizio sul versante sinfonico di Muti; non ho memoria di esecuzioni sinfoniche "da antologia": nè il suo Schubert (un pò noiosetto), nè il suo Beethoven ( l'ultimo movimento della nona sembra venuto fuori da un'opera, altro che Beethoven e poi è l'impostazione che mi fa dire che di meglio ce n'è - per inciso ho ascoltato solo la sua nona, spero che il restpo non sia così)...In ogni caso l'elenco potrebbe continuare...Oppure pesa il suo repertorio abbastanza lontano dalle avanguardie (un poco di Stravinsky e poi? Ecco perchè ho delle buone aspettative per il suo nuovo impegno con i Chicago, a mio avviso potrebbe essere la svolta, l'occasione per un cambio di marcia. Muti è un direttore che non è affatto invecchiato male; e, chi l'ha visto e ascoltato lo scorso anno proprio alla testa del Chicago, nel suo tour in Italia, a dirigere Tchaikovsky e Scriabin, mi ha riferito di una prova spettacolare.

Un direttore, come un artista, per essere considerato un grande del suo mestiere, però, si deve ammettere non sia necessario che raggiounga risultati eccellenti in ogni dove (solo alcuni ce l'hanno fatta, come il suo predecessore alla Scala, ma forse parlare di un artista partendo dai paragoni non ne varrebbe la pena perché altrimenti non ne verremmo più fuori). Così, il repertorio d'elezione di Muti è e rimane, fino ad ora, quello dell'opera. In particolare spesso si dimentica la sua fondamentalissima interpretazione di Mozart. Appunto Mozart è stato l'autore grazie al quale ho riscoperto e iniziato a riconsiderare Muti. Confrontando Nozze fi Figaro e Così fan tutte con i predecessori illustri (Boehm e Giulini per dirne due) mi rendo conto che , a parte un cast non sempre eccelso (leggere nelle nozze la recensione di Pietro) Muti è un direttore mozartiano sublime!
E poi di Muti non bisogna dimenticare il rilievo che ha dato a Gluck... Ok, ma se lo confrontiamo con Gardiner mi si potrebbe dire...A ciò io risponderei: sono due modelli diversi. E comunque anch'io, che ho iniziato ad ascoltare Gluck con Gardiner, non ho avuto difficoltà a passare a Muti. :wink:

A me sembra, ma spero di sbagliarmi(infatti lo dico, come tutto quanto di questo topic a titolo personale, sulla base di mie considerazioni), che la fama del nostro sia stata erosa pian piano nel tempo, dalle mille invidie, operazioni anche mediatiche sbagliate, un ego non comune ecc...Sarebbe il caso di tornare a parlarne per quello che ha fatto e farà, dimenticandoci anche delle molte registrazioni che solo per il nome celebre come un marchio ha reso e che non gli hanno tributato non tanto il successo, che già aveva, ma la considerazione auspicata.
Non dimentichiamo che quando, negli anni ottanta, Karajan arrivò ai ferri corti con i Berliner, le voci su un suo probabile sostituto giravano fortemente attorno a Muti...
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Re: Muti Reloaded

Messaggioda pbagnoli » ven 15 ago 2008, 16:17

Tutte giuste le tue considerazioni, Gustav, e le farei mie se non fosse per quel Mozart che tu ami, ma che io sopporto e basta: non sono infatti fra quelli che ritiene che il sound mozartiano debba profumare d'Italia, tanto che sono invece appassionato del Mozart "alla tedesca" di area viennese e, per stare ai più recenti, al sound di Jacobs che mi sembra straordinariamente ricco di suggestioni.
Muti, invece, in questo repertorio non mi va giù: alle volte la butta sul Neoclassico, come fa regolarmente con tutto sino a Verdi, altre volte cerca un sound diverso ma senza trovare la via.

Credo che a Muti abbia fatto molto bene lasciare la Scala, anche se obtorto collo.
Ha fatto bene anche ai milanesi, che hanno reincominciato a seguirlo con maggiore affetto e senza l'angoscia di trovarsi di fronte le sue chiome in ogni momento.
Ma ha fatto bene a lui che, pur dovendo abbandonare gli atteggiamenti prevaricatori da piccolo duce milanese, ci ha paradossalmente guadagnato nel cambio: dirige solo orchestre di prestigio mondiale in produzioni non sempre eccezionali, ma nelle quali viene sempre acclamato come il Genio della Lampada.
Io lo ascolto più volentieri adesso che non quando ero costretto a subirlo a Milano!
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Re: Muti Reloaded

Messaggioda gustav » sab 16 ago 2008, 11:30

Pure io apprezzo moltissimo anche Jacobs (del quale vorrei acquistare il libro ottavo dei madrigali di Monteverdi da lui diretti...qualcuno, tuttavia, mi suggerisce che c'è qualcosa di migliore, tipo un'edizione di riferimento), cmq, almeno sul Così fan tutte diretto da Muti vorrei ricordare quanto viene riportato su wikipedia :

Dal 1971,anno in cui vi ha debuttato con Don Pasquale di Donizetti su invito di Karajan, è uno dei partecipanti abituali del Festival di Salisburgo, dove dirige opere e concerti ed è particolarmente apprezzato per l'allestimento delle opere mozartiane. In particolare l'allestimento di Così fan Tutte è stato talmente acclamato che è stato ripreso ininterrottamente dal 1982 fino al 1988 ed è stato il direttore a cui il festival ha affidato la nuova produzione di Don Giovanni nel 1990 dopo la morte di Karajan. Nel 1991 declina l'invito a dirigere una nuova produzione della Clemenza di Tito a causa della regia che non ritiene confacente all'ultima opera scritta da Mozart;inoltre, a causa dei dissapori con il nuovo direttore artistico di Salisburgo Gerard Mortier, Muti non dirigerà più opere ma solo concerti con i Wiener Philharmoniker. Fino al 2005,quando scaduto il mandato di Mortier,tornerà sul podio per Il Flauto Magico e per l'Otello di Verdi previsto per il festival di Salisburgo 2008.
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Re: Muti Reloaded

Messaggioda pbagnoli » sab 16 ago 2008, 14:12

Be', Gustav, che dire?
So benissimo che:
- è molto bravo
- gli austriaci lo adorano
La questione di sopportare o meno il suo Mozart è, ovviamente, strettamente privata :D
Se devo scegliere il mio Mozart, adesso come adesso, è rigorosamente Jacobs.
Se me lo devo ascoltare in disco, piuttosto che Muti preferisco Bohm ma, lo ripeto, è una questione personale.

Però attenzione:
1 - noi italiani riteniamo, sulla scolta di quanto affermato dalla nostra critica (Giudici su tutti), che il Mozart italiano debba essere eseguito da italiani. E, di conseguenza
2 - il Mozart "tedesco" o "viennese" sia una c****a cresciuta in modo del tutto casuale a cavallo dell'ultima guerra, senza considerare le ragioni storiche che hanno portato ai vari Bohm, Kunz, Schwarzkopf, Seefried, Prey, Dermota
Voglio dire: quale sarebbe la vera ragione per considerare gli interpreti di cui sopra delle chiaviche?
E gli dobbiamo preferire Muti?
Stando al solo dato discografico, in "Così fan tutte" il cast più squinternato di tutti lo mette in campo proprio Muti: la frigida Marshall, la Baltsa (!), la Battle (!!!), Araiza. A parte la Battle (che, poverina, le sue cose oneste le fa, ma non è ideale in nulla), il resto del cast è appena appena sufficiente; basta guardare i cast delle incisioni ufficiali di Bohm e di Karajan per rendersi conto di cosa sia un cast esaltante per quest'opera!

Siamo onesti: ma in cosa sarebbe meglio il sound italiano in Mozart rispetto alle grandi interpretazioni tedesche?
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Re: Muti Reloaded

Messaggioda Pruun » sab 16 ago 2008, 14:43

Che bella, che bella discussione sul Mozart italiano!
Ci spostiamo in thread apposito?
Ora sto giocndo al piccolo imbianchino (leggi... ridipingo la cucina fino a stasera...) ma la discussione mi intriga assai assai!!!!! :D :D :D
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Muti, il treno e la Nilsson

Messaggioda Maugham » mar 18 ott 2011, 15:20

Muti ha ricevuto un premio di un milione di dollari al Birgit Nilsson's Prize. Un'onorificenza (la più alta nel mondo della musica a detta degli organizzatori) che gli è stata consegnata a Stoccolma.

Per ricordare il soprano ha detto (tra le altre cose - fonte San Francisco Chronicle)

"When I was a music director in Florence I took the train and I went to Rome just to hear Birgit Nilsson singing in concert form," he said. "To wake up in the morning that very early to take the train was sort of a sacrifice that you do just for exceptional things. For Birgit Nilsson but not anybody else."

E così un gran sacrificio? E' una vita che lo faccio e l'ho fatto anche per sentire delle boiate..... :mrgreen:

WSM
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Re: Muti, il treno e la Nilsson

Messaggioda Teo » mar 18 ott 2011, 16:54

Maugham ha scritto:E così un gran sacrificio? E' una vita che lo faccio e l'ho fatto anche per sentire delle boiate..... :mrgreen:


Ma tu non sei "o Maeschtr" :lol:

Vai a capire cosa ne farà del premio invece... : Andry :
l'idea è creatrice di vocalità...
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Re: Muti, il treno e la Nilsson

Messaggioda pbagnoli » mar 18 ott 2011, 20:37

Maugham ha scritto:Muti ha ricevuto un premio di un milione di dollari al Birgit Nilsson's Prize. Un'onorificenza (la più alta nel mondo della musica a detta degli organizzatori) che gli è stata consegnata a Stoccolma.

Un milione di dollari?
Wow, complimenti Maestro! Birgit Nilsson sarebbe contenta di sapere che ha fatto una levataccia per lei!
Se penso a tutto il freddo che mi sono mangiato in coda per gli ingressi in seconda galleria alla Scala a cercare di scacciare le pulci che mi saltavano addosso dalla schiena dei bastardoni del Gianni, e lo facevo per ascoltare Muti :(
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Re: Riccardo Muti

Messaggioda Triboulet » dom 30 set 2012, 12:07

DottorMalatesta ha scritto:In effetti il Simone diretto da Muti vale il viaggio.
Non fosse altro per rendersi conto di persona dell´inferioritá di Muti rispetto ad Abbado :mrgreen:
(scherzo!!!!)


Ennò caro doc, tu non scherzi affatto! :D non è la prima volta che spari la battutina (anzi mi pare di ricordare che hai fatto riferimento a Muti proprio nella tua presentazione). E dico anche che non sei l'unico. Quindi parliamone!
Ora, Muti non sta simpatico neanche a me a dire il vero, e difficilmente oggi riascolto una sua registrazione... ma ma... siamo sicuri che sia peggio di Abbado? voglio dire, entrambi i direttori sono stati (e per alcuni lo sono ancora) "pontificati", e non dico apposta "sopravvalutati" poichè dovrei dire semplicemente "accettati". La loro fama è arrivata prima della loro musica. Solo che da Muti ultimamente tutti abbiamo preso le distanze; dacchè era considerato uno dei massimi direttori italiani oggi nessuno gli dà più credito. Un po' come per Karajan e Celibidache, due direttorissimi superpontificati, e oggi il primo rimane immenso e il secondo è diventato un tirannico bluffatore. Colpa di Muti? certo, anche. La sua tirannia scaligera non gli ha dato certo ulteriore prestigio (ma poi, oggi la Scala è tanto meglio?). Però prendiamo un po' di dischi e facciamo un po' di confronti.

Tanto per cominciare il repertorio. Abbado, dopo un primo ventennio di relativa curiosità musicale, è dagli anni '80 stabilmente piantato nel repertorio tedesco e suoi derivati, credo con pochissime eccezioni. Ora, se vuoi del sinfonismo tedesco, compri Abbado in prima battuta? Il suo ultimo integrale beethoveniano è pregevole ma furbetto (raccoglie anni di ricerche filologiche fatte perlopiù da altri) e in questo senso hanno fatto anche meglio Rattle, Mackerras, Jarvi, Dausgaard (per non parlare di Gardiner, Immerseel ecc)... Brahms? stessa cosa, quanto è avanti Rattle, ma pure quel vecchio bacucco di Harno? Mahler? molto bello però... Tennstedt, Neumann, ancora Rattle... è una lotta dura. Qualche appassionato wagneriano mi dice se c'è un'incisione di Abbado "di riferimento"? Io non lo sento mai citare per Wagner.. La verità è che Abbado, per quello che ascolto io, non mi pare quasi mai innovativo in senso assoluto. Mi pare che si sia arroccato in un repertorio che manco gli è congeniale solo per questioni di prestigio e "nobile tradizione". Mi dirai "anche Muti", perfetto, però dico io almeno Muti è stato spesso, diamogliene atto, più coraggioso. Però "Abbado è intellettuale", perchè assomiglia tanto ai vecchi maestri tedeschi e "Muti è provinciale" perchè sembra un Votto con manie di grandezza.

Parliamo dell'opera italiana. In Verdi, se mi costringessi a scegliere fra i due, prenderei Muti. Il Verdi di Muti sarà anche implacabile e talvolta quasi bandistico, ma secondo me rimane italianissimo almeno negli intenti, non saprei riassumerti la sensazioni in termini diversi (fermo restando che Muti ha diretto cose che Abbado non si sognerebbe mai di toccare per snobbismo intellettuale, tipo Ernani o Attila e persino Trovatore). Non si tratta di autenticità filologica, quanto di "sapore" e di "umore". Non mi piace quasi mai a dir la verità, ma quasi mai mi piace quello paludato di Abbado (compreso il celebratissimo Simone, a proposito di Simone). Non dimentichiamo che Muti, a modo suo si capisce, ha restaurato molta musica italiana dimenticata o snobbata in anni più recenti (non solo Bellini, Rossini, Donizetti - che già basterebbe - ma pure Cherubini, Spontini, Salieri, tutta la scuola napoletana ecc.)... Nel 2012 il maestro ha diretto Verdi (Attila, non Otello), Hindemith e Mercadante! E aggiungiamoci al repertorio anche Martucci, Respighi e Nino Rota. Il suo Mozart è ridicolmente superato? anche molto del Mozart di Abbado lo è (ieri perchè non imponeva nessuna novità di rilievo, oggi perchè prova a fare il filologo ma le sue ultime sinfonie sono semplicemente grigie imitazioni di altri direttori contemporanei, insomma Mozart gli è abbastanza estraneo)...
Tchaikowski? Muti batte Abbado a mani basse (l'integrale mutiano - ascoltalo - è ancora oggi molto quotato e rivaleggia, almeno all'estero, con quello di Jansons - basta farsi un giro sui forum). E per me anche in Schubert è, volendo, più interessante. Repertorio dell'est: Abbado ha diretto Janaceck, Mussorgsky, Prokoviev, Bartok ecc. spesso con esiti felici (secondo me più felici del repertorio tedesco), cose che comunque penso adesso non tocchi più... ma Muti, tra le altre cose (anche lui Mussorgsky, Prokoviev, Stravinski, R.Korsakov ecc.) ha un integrale delle sinfonie di Scriabin (molto interessante peraltro) che pochi direttori possono vantare o una sinfonia Faust di Liszt forse più bella di quelle di Masur e Solti, per dirne due. Ora non voglio dire che Muti sia meglio di Abbado, io francamente non simpatizzo per entrambi, ma vorrei capire perchè siamo arrivati (e non parlo di te eh, ma di tutti noi, in alcune circostanze me compreso) a pensare quasi - esagerando - che Abbado sia il più grande direttore italiano vivente e Muti poco più che un ciarlatano che per vent'anni ha commissariato la Scala (come se Karajan non avesse commissariato per 30 anni i Berliner, ora la battutina la faccio io :D ).
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Re: Riccardo Muti

Messaggioda MatMarazzi » dom 30 set 2012, 12:45

Caro Trib,
dici cose molto giuste e ti do atto che lo spirito mi piace.
Però dovrei rifletterci un po' sopra.
A me continua a sembrare che il contributo abbadiano (pur tutto da ridimensionare, è vero) sia un poco maggiore di quello di Muti.
Anche nel suo repertorio migliore (come sai, io parlo principalmente di teatro d'opera) Muti finisce sempre per congelare quello che dirige, pressarlo in una statuaria esibizione. E' refrattario ad ogni apertura, interpretativa come "relazionale" nei confronti del proprio tempo e degli artisti con cui collabora.
Per cui, è vero, sono contento che ci sia almeno un grande che diriga la Vestale: ma poi quella Vestale non la ascolto mai.
Come non ascolto mai il suo Gluck e il suo Mozart. E persino il suo Verdi mi annoia.
Abbado non è un mostro di apertura: anche lui è prigioniero del suo mondo, soprattutto ora che si sta avviando a diventare (e non da oggi) un tetro monumento di se stesso. La cupa cultura da cui proviene (che forse è sempre stata vecchia) oggi è vecchia più che mai.
Ma rispetto a Muti, mi sembra un esempio di apertura al mondo; il suo Musorgskij, il suo Verdi, persino il suo Berg aprivano dinamiche eccitanti con la contemporaneità; ci si poteva riconoscere davvero (mentre era impossibile riconoscersi nel Mozart di Muti). Il suo Fidelio (ultima opera affrontata) è riuscito ancora a coinvolgermi ed emozionarmi tantissimo, ben di più di quanto non fosse riuscito Simon Rattle (che tu sai essere uno dei miei favoriti).
Il suo Mahler l'ho sentito solo dal vivo, ma abbastanza spesso. E' vero che ci si sente un qualcosa di decadente, un omaggio a un'estetica ormai per "vecchi", ma anche il quel caso le emozioni che sprigionava erano autentiche, intense, travolgenti.
Mentre il fantasmagorico Macbeth di Muti a Salisburgo (la più incredibile direzione verdiana che abbia sentito dal vivo, da un punto di vista tecnico) non è riuscito a strapparmi che una fredda ammirazione.

Queste sono solo sensazioni in libertà.
Una cosa è vera, però. Che oggi entrambi odorano un po' di stantio (e le celebrazioni isteriche, patologiche che accompagnano - in particolare - uno dei due, acuiscono tale sensazione).
Però anche lo stantio (quando è grande) ha il suo spazio nell'Arte! Può dire cose ancora bellissime.
Il fatto è che se annunciassero un Rosenkavalier diretto da Abbado (lo so che è impossibile) io mi sposterei volentieri. Per il Simon Boccanegra di Muti francamente no.

L'argomento è affascinantissimo e prevedo un appassionante dibattito.
Grazie di averlo aperto!

Un salutone,
Mat
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Re: Riccardo Muti

Messaggioda Triboulet » dom 30 set 2012, 13:05

MatMarazzi ha scritto:Il suo Mahler l'ho sentito solo dal vivo, ma abbastanza spesso. E' vero che ci si sente un qualcosa di decadente, un omaggio a un'estetica ormai per "vecchi", ma anche il quel caso le emozioni che sprigionava erano autentiche, intense, travolgenti.Mentre il fantasmagorico Macbeth di Muti a Salisburgo (la più incredibile direzione verdiana che abbia sentito dal vivo, da un punto di vista tecnico) non è riuscito a strapparmi che una fredda ammirazione.


Sicuramente non c'entra nulla, ma leggendo il tuo intervento mi è venuta in testa questa intervista:

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Re: Riccardo Muti

Messaggioda DottorMalatesta » dom 30 set 2012, 16:13

Triboulet ha scritto:Ennò caro doc, tu non scherzi affatto! :D non è la prima volta che spari la battutina (anzi mi pare di ricordare che hai fatto riferimento a Muti proprio nella tua presentazione). E dico anche che non sei l'unico. Quindi parliamone!


Caro Triboulet,
beh... ma come sarebbe che non scherzo affatto? Ti assicuro che farò il possibile per andare a Roma a sentire il Simone di Muti! ;-)
Non ho mai detto né ho mai pensato che Muti sia un ciarlatano. Innanzitutto tecnicamente è grande, anzi grandissimo. E su questo penso che possiamo essere d'accordo. Il problema è meramente interpretativo. E l'interpretazione è soggettiva, ne consegue che la preferenza per un direttore o l'altro sia anche in gran parte soggettiva (ma solo in parte).
Vogliamo parlare del repertorio sinfonico? Qui Muti davvero dimostra di essere una personalità davvero piccina dal punto di vista interpretativo (e qui non penso solo ad Abbado, ma a Karajan, Giulini, Sinopoli, Kleiber, Bernstein)... Inutile definire Muti un grande direttore e non compararlo anche nel repertorio sinfonico con i grandi. Sennò si dica che Muti è (solo) un grande direttore d'opera e facciamola finita: su questo siamo tutti d'accordo. Il suo Tchaikowski senza rubato, così nervoso ed incalzante sarà anche proiettato nel novecento (voltando decisamente la schiena a certe interpretazioni melense e malsane), ma ti assicuro che la sua sesta ascoltata dal vivo annoiava dopo i primi dieci minuti. Il Beethoven di Muti? Vogliamo scherzare???!!! Molto molto meglio in un certo repertorio "colorato"... Preferisci il suo Schubert a quello di Abbado? Sarà, non metto in dubbio, ma vuoi mettere la ricchezza di colori e di inflessioni (ritmiche, timbriche, agogiche) del secondo a fronte del suono incisivo sì, vibrante sì, ma sempre sempre sempre uguale del secondo?
Muti grande direttore d'opera. Sicuramente. Però lascia che ti dica che a me personalmente non piace (ed è una questione di gusto!!!).
Tu citi il suo Verdi? Beh, a me sembra che interpretativamente non sia molto diverso dal Verdi di Toscanini, solo molto molto meglio suonato! Una direzione dove la concitazione drammatica tende a confondersi in ritmi forsennatamente veloci, in cui il grande impatto si rivela essere solo di superficie, l'essenza del dramma restando ben lontana (prendi ad esempio la festa a casa di Flora nell'incisione EMI, certo, nessun rallentando non previsto in partitura a "Ah peché venni incauta", un ritmo incalzante, frenetico ma che trovo francamente ridicolo: l'impressione che emerge dall'ascolto è che con un altro tempo non sarebbe riuscito a trasmettere veramente... nulla!). La direzione del canto (che non sia un buon accompagnatore è indubbio: prova a sentire l'orchestra di Muti durante la cavatina di Odabella nel DVD dell'Attila: la povera Studer è asfissiata dalla direzione, per non parlare dei segni d'espressione e di dinamica interpretati da Muti in maniera molto molto personale...). Il suo osteggiare la cosiddetta tradizione (che è soprattutto tradizione di acuti, e di accompagnamento e sostegno al canto), quando è lui il primo a creare una propria... tradizione (dove i segni di espressione, per dirla con un eufemismo, vengono interpretati alquanto liberamente)... Insomma tutto sembra dire: le Rois c'est moi!!! E questo non solo nella vita (della qual cosa francamente me ne importa gran poco), ma nella direzione dei cantanti, nella gestione del teatro, nella scelta dei registi. Tutti asserviti alla concezione del Maestro (con la emme maiuscola). Ora, perché necessariamente questa visione gerarchica? Perché non si può pensare all'opera come ad una collaborazione tra grandi personalità, ciascuna delle quali chiamata a fare il proprio meglio?
Il suo Mozart (con i Wiener) è splendido: ma solo suono, suoni dorati, luminosissimi, di un nitore ineguagliato. Ma dov'è l'umanità? Dove il dramma? e con questo non voglio dire che il Mozart di Abbado sia il migliore in assoluto (mai detto!!!).
Il suo Gluck (Orfeo ed Euridice) è egualmente splendido dal punto di vista sonoro, ma altrettanto raggelante: vera statua di marmo canoviana (il che ammetto possa avere un suo fascino).
Il suo Tell? Splendido, senza se e senza ma. Ma... :mrgreen: l'aver scelto la versione italiana dimostra provincialità di gusto e franca ignoranza.
Muti-Abbado, Kleiber-Celibidache, Bernstein-Karajan... Hanno senso queste dicotomie? Ha senso assegnare medaglie d'oro o argento tra primi?
Questione di gusto, certo, di preferenze personali, ma fino ad un certo punto.
IMHO Muti punta alla superficie, all'effetto esteriore (talora francamente gratuito: certe cabalette sparate a velocità folli, con il senso del dramma che se ne va a quel paese se i cantanti ti arrivano sfiatati, lo schianto sonoro nel Dies irae della messa di Requiem o nel finale I atto del Macbeth, devo continuare??? Anche qui l'impressione che emerge dall'ascolto è che con altri tempi e altre sonorità molto più... normali non sarebbe riuscito a trasmettere veramente... nulla!), e in questo lo trovo noioso e banale. Il Verdi di Abbado sarà anche troppo imbevuto di Mitteleuropa, ma almeno ci sento un respiro, una retorica che nel Verdi di Muti non trovo. Poi, per carità, Muti è, a suo modo, un primo della classe, anzi il primo della classe: diffidare delle molte (troppe) pessime imitazioni.
Magari ne avessimo a decine di maestri con le loro personalità!!!
Per questo dico che il Simone di Muti a Roma sicuramente vale il viaggio (e non scherzo affatto!!!).
;-)
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Re: Riccardo Muti

Messaggioda DottorMalatesta » dom 30 set 2012, 16:22

Triboulet ha scritto:Parliamo dell'opera italiana. In Verdi, se mi costringessi a scegliere fra i due, prenderei Muti. Il Verdi di Muti sarà anche implacabile e talvolta quasi bandistico, ma secondo me rimane italianissimo almeno negli intenti, non saprei riassumerti la sensazioni in termini diversi (fermo restando che Muti ha diretto cose che Abbado non si sognerebbe mai di toccare per snobbismo intellettuale, tipo Ernani o Attila e persino Trovatore).


Ok. By the way, perché quasi nessuno ricorda il Verdi di Sinopoli??? Bandistico come nessun altro, lontanissimo dal concetto di italianità come nessun altro, eppure splendido? Perché ridursi alla dicotomia Muti-Abbado?
L'Attila di Muti è adrenalina pura, è cocaina pura (!!!!) ma dopo cinque minuti l'effetto scema, non è possibile mantenere una tensione estrema per troppo tempo, fisiologicamente il cervello si adatta, subentra un effetto di saturazione!!!

Triboulet ha scritto:Ora non voglio dire che Muti sia meglio di Abbado, io francamente non simpatizzo per entrambi, ma vorrei capire perchè siamo arrivati (e non parlo di te eh, ma di tutti noi, in alcune circostanze me compreso) a pensare quasi - esagerando - che Abbado sia il più grande direttore italiano vivente e Muti poco più che un ciarlatano che per vent'anni ha commissariato la Scala (come se Karajan non avesse commissariato per 30 anni i Berliner, ora la battutina la faccio io :D ).


Ma guarda che durante lo scellerato ventennio giornali e TV facevano a gara per ricordarci che Muti era il più grande direttore italiano vivente!!! :mrgreen:

Tra l' altro, sempre a proposito di grandissimi dimenticati: perché oggi quasi nessuno ricorda un gigante come Giulini???

P.S.: e allora chi sarebbe il più grande direttore italiano vivente? Gatti? Chailly? Muti?!! Mi spiace, ma continuo a preferire il senescente, il chiuso, il sempre-uguale-a-se-stesso (?!), il Mitteleuropeo, il Mahleriano, il sinistrorso Abbado!
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Re: Riccardo Muti

Messaggioda DottorMalatesta » dom 30 set 2012, 16:30

MatMarazzi ha scritto: le celebrazioni isteriche, patologiche che accompagnano - in particolare - uno dei due, acuiscono tale sensazione).


Concordo in pienissimo!!!!

P.S.: sebbene la Cortese che sospira ripensando al Maestro (quello con la emme maiuscola) cacciato dalla Scala non è da meno!!! :mrgreen:
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Re: Riccardo Muti

Messaggioda Triboulet » dom 30 set 2012, 17:04

DottorMalatesta ha scritto:Ok. By the way, perché quasi nessuno ricorda il Verdi di Sinopoli??? Bandistico come nessun altro, lontanissimo dal concetto di italianità come nessun altro, eppure splendido? Perché ridursi alla dicotomia Muti-Abbado?


Tutto giusto, anche perchè se mi parli di gusto va bene tutto, solo che la dicotomia l'hai tirata in ballo tu, un po' per scherzo un po' perchè probabilmente esiste nell'immaginario collettivo, come tutte le dicotomie (Callas-Tebaldi, Bartali-Coppi ecc).
La mia riflessione più ampia (e sì, un po' provocatoria) intendeva cogliere la palla al balzo di una tua battuta (non ho detto che TU doc pensi che Muti sia un ciarlatano) per rilevare un umore che c'è in giro e che non si può non rilevare. Il senso non era "la classifica" (l'hai detto tu e condivido, Muti nel repertorio tedesco ad esempio è risibile), era piuttosto evidenziare come oggi al maestro Abbado facciamo passare tutto (o fanno, come ti piace) perchè "è Abbado" e al maestro Muti non si fa passare nulla perchè "è Muti". Secondo me anche Abbado davanti a Karajan, Kleiber diventa un po' più piccolo, il senso era proprio questo, e se è vero che Abbado è più grande di Muti (io sono stato il primo a non essermi affatto espresso!) allora lo è per qualche incollatura, non credo per un abisso. Questo è quel che percepisco io, che non ho certo ascoltato tutto di entrambi i direttori, nè ne conosco il retroterra culturale.

Sinopoli, grande... ma il suo Verdi pseudoprotonovecentesco lo trovo alpiù affascinante, che non è poco certo, ma rimane comunque una forzatura, in senso opposto. Non è comunque quello che proporrei se qualcuno volesse ascoltare un Rigoletto o un Macbeth. Pensa che io tra il Macbeth proto-ottocentesco di Muti, quello proto-wagneriano di Abbado e quello "d'avanguardia" di Sinopoli scelgo Gardelli! ;D
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