L'Orfeo (Claudio Monteverdi)

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L'Orfeo (Claudio Monteverdi)

Messaggioda DottorMalatesta » dom 10 gen 2016, 13:28

Mi sto ascoltando in questi giorni l'incisione diretta da Rinaldo Alessandrini, con Furio Zanasi quale ottimo protagonista:



Edizione notevolissima, dalla forte impronta teatrale (molto diversa, tanto per dire, dal classico ed intramontabile Harnoncourt, più attento a sottolineare gli aspetti di connessione con il linguaggio madrigalistico). Mi piace molto anche quella diretta da Garrido, mentre fatico a sopportare - soprattutto a causa dei protagonisti maschili (Matteuzzi e Bostridge), le edizioni di Vartolo e della Haim (entrambe comunque edizioni interessanti). Non conosco invece le edizioni di Savall nè quella di Gardiner.

E voi? Quale edizione di quest'opera apprezzate?

Per inciso, ho letto che in occasione della prima esecuzione il ruolo di Euridice era stato affidato ad un castrato (Girolamo Bacchini, o almeno così sembra), così come le tre parti della Musica, della Speranza e di Proserpina (affidate a Giovanni Gualberto Magli). Strano che nessuno abbia riproposto una versione con controtenori anche in questi ruoli, no? Ed è ancora più strano che nessuno abbia affidato le tre parti di Musica/Speranza/Proserpina allo stesso interprete. Eppure affidare ad uno stesso interprete i tre ruoli (questi tre ruoli!) avrebbe anche una valenza drammatica notevole...

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Re: L'Orfeo (Claudio Monteverdi)

Messaggioda teo.emme » dom 10 gen 2016, 15:59

A me piace moltissimo il Monteverdi di Vartolo, per il suo approccio asciutto ed essenziale (giocato sul timbro del continuo), asciutto e incredibilmente moderno (vi trovò diretti collegamenti a Reimann ed Henze): dell'Orfeo ci sono due incisioni, una con Matteuzzi e l'altra con Carmignani. Al pari metto Garrido, Cavina e Savall (quest'ultimo ricchissimo senza gli eccessi di Gardiner o Jacobs). Non sopporto invece la versione di Harnoncourt (per via soprattutto della pronuncia ostrigota dei cantanti e in Monteverdi non è ammissibile). Sono molto interessanti anche le riscrittura: a partire da quella straordinaria di Orff. Consiglio vivamente ascolto e visione della trilogia nella versione arrangiata da Elena Kats-Chernin (Berlino 2013). Un capolavoro
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Re: L'Orfeo (Claudio Monteverdi)

Messaggioda Don Giuseppe » lun 11 gen 2016, 10:58

Di Alessandrini conosco l'Orfeo scaligero, quello con le belle statuine di Bob Wilson in scena, ma solo perché mia moglie è dipendente di un istituto bancario che ogni anno regala gli estratti in CD e in DVD di un'esecuzione della Scala dell'anno prima. Devo dire che mi ha subito infastidito la velocità eccessiva dell'introduzione strumentale al prologo e per il seguito, che a mio parere non brilla granché, ho pensato che deve essere molto difficile per un direttore dar vita musicale ad uno spettacolo la cui vitalità è pari a quella di un masso erratico.... Non conosco comunque l'edizione di Alessandrini in solo audio. Magari è migliore... ma se dovessi ascoltare l'Orfeo non è dalle parti di Alessandrini che andrei a bussare.
Altra cosa è la presenza di Furio Zanasi, che per alcuni anni è stato l'Orfeo per antonomasia. Ricordo di averlo ammirato, rimanendone estasiato, in una versione semiscenica a Torino diretta da Jordi Savall nell'ormai lontano 2002, quando Settembre Musica era ancora un evento solo torinese.

Per quanto riguarda le esecuzioni, nella scelta si dovrebbe partire da una domanda: cosa è esattamente l'Orfeo? Di sicuro non è un'opera lirica in senso stretto. Come ho già scritto in altre circostanze, l'"opera di corte" (la categoria a cui appartiene questo capolavoro) è lontanissima dall'idea che noi abbiamo del teatro musicale: i personaggi non interagiscono, le vicende sono spesso solo narrate e non messe in scena e l'elemento poetico, dal punto di vista del testo, prevale ampiamente su quello drammatico. Ma ciò non vuol dire che l'Orfeo sia privo di valore drammaturgico... anzi la grandezza di questa composizione consiste proprio nell'aver dato forza drammatica ad una forma poetica (quella della favola musicale di corte) che pochissimo si prestava a tale scopo: per rendersene conto basti confrontare l'Orfeo con altre consorelle coeve come la Dafne di Marco da Gagliano o le due Euridici fiorentine. C'è una distanza che appare come un abisso: Monteverdi, che pure non era ancora giunto alla rivoluzione formale dei madrigali rappresentativi (dal VII libro in avanti) mostra tuttavia di essere il primo ad aver chiara la potenza icastica del rapporto tra parola e musica, per cui giunge ad esiti che travalicano la sostanza quasi esclusivamente poetica del testo. E' di questo che deve tener conto un'esecuzione: il fatto di avere davanti pur sempre un'opera poetica e non drammatica, ma con un esito che va ampiamente al di là dei presupposti iniziali..... Quindi l'esecuzione ideale dovrebbe essere più bifronte di Giano: tener conto dell'eredità madrigalistica, ma nel contempo sottolineare la novità drammaturgica.

Detto questo, per me non esiste l'esecuzione perfetta... ma è chiaro: da un lato ne conosco solo alcune e dall'altro la perfezione è solo un ideale, che non è detto che si realizzi.
Allora al 1° posto metterei Jordi Savall, che riesce con la sua limpida musicalità a trovare un compromesso tra le due istanze presenti nell'opera, anche se nel ruolo di Orfeo avrei voluto Zanasi come dal vivo e non Gerd Turk... ma va benissimo Garrido soprattutto per la magica bellezza del continuo ma meno per i cantanti, e come sempre molto buoni Cavina e Vartolo.
Un'occasione mancata (ed è un vero peccato) è il DVD diretto da WIlliam Christie con la regia di Pier Luigi Pizzi: tutto funziona a meraviglia sia musicalmente che in scena (ed è stranissimo che io apprezzi una regia di Pizzi :) ), vi splendono le stelle barocche di Maria Grazia Schiavo nel triplo ruolo di Musica, Euridice e Proserpina, nonché Sonia Prima come Messaggera, ma il risultato diventa imbarazzante se si ascolta il protagonista Dietrich Henschel, intollerabile nella sua pronuncia affettata ed artificiosa. Non dimentichiamo che per queste opere la conoscenza perfetta dell'italiano non è un optional: è assolutamente obbligatoria. E' anche e soprattutto per la latitanza dell'italiano che non prendo molto in considerazione - pur ammirandone il risultato musicale ed il coraggioso pionierismo - Harnoncourt e Gardiner. L'esecuzione di quest'ultimo è poi funestata dalla presenza di Marck Tucker, che con il suo italo-ostrogoto è incompatibile a Monteverdi (come ho poi visto e sentito in un pessimo Ritorno di Ulisse in Patria, avendone conferma) ed a tutto il '600 italiano.

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Re: L'Orfeo (Claudio Monteverdi)

Messaggioda teo.emme » lun 11 gen 2016, 11:36

Sono d'accordo con Don Giuseppe: sia sulla definizione di "cosa è" L'Orfeo, sia sulla conoscenza PERFETTA dell'italiano che non può essere una variabile (ma è la sostanza del recitar cantando proprio per la diretta correlazione tra poesia e musica). Proprio la pronuncia difficoltosa mi rende difficile (e in alcuni casi fastidioso) l'ascolto delle incisioni di Gardiner e di Harnoncourt, nonostante i molti elementi a loro favore: dalla ricchezza musicale del primo al pionierismo del secondo (oltre - nella versione video - la magnifica realizzazione scenica di Ponnelle).

Circa l'edizione scaligera con alessandrini, c'è da dire che è profondamente diversa dall'edizione solo audio: cambia l'orchestra, innanzitutto (alla Scala solo parte del continuo proveniva dal Concerto Italiano) e questo modifica sensibilmente la realizzazione musicale, inoltre davvero mi chiedo come si possa infondere vita teatrale con un allestimento statico, immobile, antimusicale quale fu quello di Wilson (e gli altri due episodi della "trilogia" erano ancora peggio). L'ampiezza della sala poi, non giocava certo a favore della realizzazione.

Un discorso a parte lo merita Jacobs secondo me, nel senso che oggi lo riesco a digerire molto poco per via dell'eccessiva ricchezza dello strumentale e dell'inutilità di inserti provenienti da altri lavori: una disinvoltura, secondo me, che lo avvicina molto - nello spirito - alle rielaborazioni novecentesche.

Anche su queste ultime vi sarebbe molto da dire: ovviamente contestualizzandole storicamente e considerandole opere musicali autonome.
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Re: L'Orfeo (Claudio Monteverdi)

Messaggioda VGobbi » lun 11 gen 2016, 14:17

Penso che ne possa farvi piacere, se vi linko questo thread attinentissimo al topic aperto dal divin DM.

Ecco il link : viewtopic.php?f=3&t=1639&hilit=Orfeo
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: L'Orfeo (Claudio Monteverdi)

Messaggioda Don Giuseppe » lun 11 gen 2016, 14:32

VGobbi ha scritto:Penso che ne possa farvi piacere, se vi linko questo thread attinentissimo al topic aperto dal divin DM.

Ecco il link : viewtopic.php?f=3&t=1639&hilit=Orfeo


Interessantissimo: la registrazione di cui parlasti in quel thread è la prima integrale mai registrata dell'Orfeo. Si tratta tuttavia di una riscrittura moderna, esattamente quella di Malipiero del 1923.

A titolo di pura curiosità, aggiungo che la prima incisione integrale dell'Orfeo realizzata con criteri filologici (almeno nelle intenzioni) è quella del 1955 diretta da August Wenziger con Helmut Krebs nel ruolo eponimo, edita dalla Archiv/DG, che quindi anticipa di 13 anni Harnoncourt.

Saluti.
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Re: L'Orfeo (Claudio Monteverdi)

Messaggioda teo.emme » lun 11 gen 2016, 14:46

Don Giuseppe ha scritto:A titolo di pura curiosità, aggiungo che la prima incisione integrale dell'Orfeo realizzata con criteri filologici (almeno nelle intenzioni) è quella del 1955 diretta da August Wenziger con Helmut Krebs nel ruolo eponimo, edita dalla Archiv/DG, che quindi anticipa di 13 anni Harnoncourt.

Credo che la prima esecuzione e incisione de L'Orfeo con criteri filologici (per l'epoca naturalmente) sia quella diretta da Hindemith nel 1954, in una partitura revisionata dal compositore ed eseguita su strumenti originale e con Gino Sinimberghi nel ruolo del cantore.
Ultima modifica di teo.emme il lun 11 gen 2016, 14:50, modificato 1 volta in totale.
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Re: L'Orfeo (Claudio Monteverdi)

Messaggioda DottorMalatesta » lun 11 gen 2016, 14:49

Come giudicate invece la completa assenza di incisioni con controtenori anche nei ruoli femminili inizialmente interpretati da castrati e l´assenza di versioni in cui Musica, Speranze e Prosperpina sono affidati allo stesso interprete (come pare sia avvenuto in occasione delle rappresentazioni mantovane del 1607)?
La scelta anti-filologica di differenziare voci maschili e femminili dipende dalla volontà di non uniformare troppo la resa vocale oppure dalla volontà di venire incontro al gusto del pubblico odierno? Strano però che in altre opere la scelta di un controtenore per un ruolo femminile non è messa in discussione. Va anche detto che, comunque la si valuti, anche la scelta di un controtenore in un ruolo interpretato e scritto per un castrato è in fondo un ripiego (ma tant´è!)…
Stupisce comunque sapere che se non altro alcuni dei principali ruoli femminili dell´Orfeo fossero affidati a castrati e non a donne. La cosa è ancor più strana se si considera il contesto di corte in cui nacque l´Orfeo. Il precetto paolino (Mulieres in ecclesiis taceant; le donne tacciano - nel senso di non cantino - in chiesa) vale appunto solo per le chiese, quindi mi sarei aspettato la presenza di donne cantanti nel contesto di spettacoli di corte.

Di Alessandrini conosco l'Orfeo scaligero, quello con le belle statuine di Bob Wilson in scena, ma solo perché mia moglie è dipendente di un istituto bancario che ogni anno regala gli estratti in CD e in DVD di un'esecuzione della Scala dell'anno prima. Devo dire che mi ha subito infastidito la velocità eccessiva dell'introduzione strumentale al prologo e per il seguito, che a mio parere non brilla granché,


Probabilmente i tempi rapidi scelti da Alessandrini (anche nella versione solo audio) in qualche modo rispondono al tentativo di sottolineare la componente teatrale dell´opera. Analoga scelta viene ad esempio fatta dalla Haim.
Però è interessante confrontare l´esecuzione di “Possente spirto” nell´edizione audio di Alessandrini e in quella diretta da Harnoncourt. Mi sembra che in Alessandrini la velocità nettamente più sostenuta in qualche modo trasformi questo brano in un´aria virtuosistica (pulitissimo Zanasi nello sgranare note ribattute: è corretto chiamarli “trilli”?), piuttosto spettacolare, ma in fondo piuttosto esteriore e superficiale. Mentre il tempo scelto da Harnoncourt mi sembra aderire in maniera molto più convincente alla scansione, al ritmo della parola. È noto come Monteverdi abbia pubblicato due versioni di quest´aria; la prima priva di abbellimenti e la seconda (quella normalmente eseguita) invece con abbellimenti. La cosa sembra chiaramente lascia libertà di scelta su quale versione preferire a seconda del tipo di interprete chiamato ad affrontare il ruolo del protagonista. Ma è chiaro che se una versione (quella priva di abbellimenti) esalta il peso e la scansione temporale di ogni parola, la stessa cosa dovrebbe valere anche per l´altra.





(oltre - nella versione video - la magnifica realizzazione scenica di Ponnelle).


Riguardo il video Harnoncourt-Ponnelle. Per quanto sia strano, trattandosi di una regia che pretende rifarsi a stilemi “antichi”, l´ho trovata uno spettacolo “vecchio”. Quanto può essere considerata davvero “filologica” la riproposta di Ponnelle e quanto invece non è una ricreazione (Deus ex machina, scenografie e costumi impressionanti, trucchi marcatissimi) di un´estetica sei-settecentesca vista con occhi moderni (ma comunque di trenta-quarant´anni fa?)? Forse oggi se volessimo ricreare un´estetica sei-settecentesca otterremmo un risultato molto diverso…

Per finire, d´accordissimo sulla necessità di un italiano perfetto in questo repertorio. Ma la Berberia dell´incisione audio di Harnoncourt resta a mio avviso notevolissima.

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Re: L'Orfeo (Claudio Monteverdi)

Messaggioda Don Giuseppe » lun 11 gen 2016, 16:08

Non sto a quotare frase per frase quanto scritto dall'ottimo Dottor Malatesta, in quanto finirei per fare una grande confusione coi simboli grafici :(
... Tuttavia ecco di seguito qualche spunto di riflessione:
per filologia esecutiva penso che al giorno d'oggi si intenda filologia dello stile e non filologia della lettera: affidare ad esempio il triplice ruolo di Musica, Speranza e Prosperpina ad un falsettista sarebbe solo un modo per così dire museale o archeologico di approcciarsi allo spirito dell'opera. Conta relativamente il fatto che a Mantova nel 1607 si sia operata tale scelta: se dovessimo approcciarci all'opera barocca o pre-barocca (come nel caso presente) tenendo conto di tali questioni saremmo costretti a castrare di nuovo i bambini, perché i falsettisti, per quanto possano essere bravi, non avranno mai le caratteristiche vocali che furono dei castrati. Allora ci teniamo le signore e va bene così. :)
Molto più importante, dal punto di vista della filologia, è l'organico utilizzato: nel caso presente si tratta di "opera di corte", finanziata quindi da un mecenate e senza i vincoli economici che qualche decennio più tardi saranno uno degli elementi dell'opera impresariale. Quindi, se per eseguire Cavalli va benissimo un'organico di pochissimi elementi, nel caso presente va benissimo la sontuosa ricchezza strumentale di alcune esecuzioni.

Se "possente spirto" viene oggi sempre eseguita con gli abbellimenti è perché si presuppone che un buon cantante di oggi abbia i mezzi tecnici per eseguire tale versione del monologo: gli abbellimenti sono splendidi ed è un bene che vengano eseguiti.

Quanto a Ponnelle, d'accordissimo con DM: anch'io trovo un po' datati i suoi spettacoli, ma eravamo in un'altra epoca. Oggi sarebbe improponibile il Ponnelle di allora. Concordo anche sulla Berberian: la migliore dell'incisione di Harnoncourt, e d'altronde era perfettamente capace di parlare l'italaiano!

Ha ragione Teo sulla questione della prima incisione: seppur di solo un anno Hindemith anticipò Wenziger nell'uso degli strumenti originali... solo che la versione Hindemith è una sorta di ibrido, dato che - se ricordo bene - si tratta pur sempre di una trascrizione, operata dallo stesso Hindemith e poi eseguita con strumenti d'epoca.

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Re: L'Orfeo (Claudio Monteverdi)

Messaggioda DottorMalatesta » lun 11 gen 2016, 16:42

Dovrebbe esistere anche una versione (in tedesco) e orchestrata da Orff



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Re: L'Orfeo (Claudio Monteverdi)

Messaggioda teo.emme » lun 11 gen 2016, 16:50

Non posso che concordare con le parole del Don: soprattutto nella distinzione tra filologia dello stile e filologia della lettera. Oggi, dopo la necessaria fase di rottura nei primi esperimenti pionieristici, credo che la filologia esecutiva - fatti salvi i risultati della ricerca musicologica e del lavoro sulle fonti - sia più una "filologia dello spirito": a parte che personalmente credo sia impossibile, pur con tutti gli sforzi, una integrale filologia della lettera (poiché l'esecutore non può "dimenticarsi" del tempo in cui vive e della musica venuta dopo), piuttosto credo sempre più che il compito dell'esecutore sia parlare al presente con parole del passato. In questo senso la musica di Monteverdi è straordinaria: proprio il numero elevato di arrangiamenti (declinati secondo gli stili più differenti: Malipiero, Respighi, Maderna, Orff, Henze) mostra la fondamentale modernità di quel linguaggio, capace di parlare a diverse epoche. E forse questa modernità è alla base di certi eccellenti rifiuti nel più rassicurante '800 italiano (penso a Verdi che riteneva diseducativa la musica di Monteverdi poiché "mal disposta").

Sugli spettacoli di Ponnelle: non credo essi debbano valere come prototipi o modelli filologici, tutt'altro, ma valgono in sé come opere d'arte autonome, aldilà della coerenza stilistica o meno.
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Re: L'Orfeo (Claudio Monteverdi)

Messaggioda DottorMalatesta » lun 11 gen 2016, 16:55

teo.emme ha scritto:a parte che personalmente credo sia impossibile, pur con tutti gli sforzi, una integrale filologia della lettera (poiché l'esecutore non può "dimenticarsi" del tempo in cui vive e della musica venuta dopo), piuttosto credo sempre più che il compito dell'esecutore sia parlare al presente con parole del passato.


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Re: L'Orfeo (Claudio Monteverdi)

Messaggioda teo.emme » lun 11 gen 2016, 17:08

DottorMalatesta ha scritto:Dovrebbe esistere anche una versione (in tedesco) e orchestrata da Orff



DM


La versione di Orff è più che un arrangiamento o una riorchestrazione, ma un profondo e complesso ripensamento dell'opera monteverdiana, proprio nel senso di quel che scrivevo prima: parlare alla modernità attraverso un linguaggio un passato rinnovato e rivissuto. Orff, di fronte a Monteverdi, si pone non come "arrangiatore" o "filologo", ma - attraverso un complesso discorso critico ed estetico (gli scritti di Orff in merito sono interessantissimi) - intende rivivere la musica monteverdiana rapportata alla propria opera. La versione di Orff (così come anche Il Ballo delle ingrate o il Lamento di Arianna) va vista come parte integrante del suo lavoro e tassello fondamentale nel percorso che porta dai Carmina Burana, ai Catulli Carmina sino all'ultimo ed enigmatico De Temporum Fine Comoedia.
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Re: L'Orfeo (Claudio Monteverdi)

Messaggioda reysfilip » lun 11 gen 2016, 22:36

Stimolato da questa interessante discussione su una delle opere che meno preferisco, mi sono detto: "Non è che hai mal valutato l'Orfeo?"
Il precedente infatti era il video di Barcellona con la direzione di Savall e la regia di Deflo. Tutto molto bello e tutto molto noioso. Dunque non mi sono mai arrischiato a sentire un'edizione discografica dato che già il video mi aveva destabilizzato.
Quindi ho rispulciato youtube (sempre sia lodato) e mi son visto un bell'Orfeo berlinese del 2007: direzione di Jacobs, regia di Barry Kosky, e come Orfeo il mio amatissimo Stéphane Degout. Ed ecco che ho finalmente apprezzato.
Quanto la regia di Deflo è noiosa e statica, tanto è frizzante e moderna quella di Kosky nella sua semplicità. Degout poi è fantastico, si conferma uno dei migliori baritoni in circolazione, e ha una presenza scenica veramente incredibile.
Qualcuno conosce questa produzione? Vorrei sentire il vostro parere.
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Re: L'Orfeo (Claudio Monteverdi)

Messaggioda DottorMalatesta » mar 12 gen 2016, 10:30

reysfilip ha scritto:Stimolato da questa interessante discussione su una delle opere che meno preferisco, mi sono detto: "Non è che hai mal valutato l'Orfeo?"


Secondo me sì! :mrgreen:

e mi son visto un bell'Orfeo berlinese del 2007: direzione di Jacobs, regia di Barry Kosky, e come Orfeo il mio amatissimo Stéphane Degout.
...
Qualcuno conosce questa produzione? Vorrei sentire il vostro parere.


Ce l´ho (insieme con quella di Audi, Ponnelle, Deflo, Wilson), ma giace tra le colonne di DVD ancora da vedere. :cry: Però potrebbe essere l´occasione buona!

P.S.: non vieni a Bolzano per la Lulu di Pountney? Nessuno viene?

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