Claudio Abbado

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Claudio Abbado

Messaggioda DottorMalatesta » ven 30 ago 2013, 12:43

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Re: Claudio Abbado

Messaggioda vivelaboheme » ven 30 ago 2013, 13:30

Ne avevo appena scritto, qui, su Lucerna 2013. Sono felice


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Re: Claudio Abbado

Messaggioda DottorMalatesta » ven 30 ago 2013, 18:54

E naturalmente c´è chi non è contento. Eh già, volevano Muti!

:mrgreen:

DM

P.S.: a me, personalmente, non me ne importa un fico secco. All´epoca, fossi stato Ciampi, io avrei fatto senatore a vita Sinopoli :roll:

P.P.S.: :
vivelaboheme ha scritto:Ne avevo appena scritto, qui, su Lucerna 2013.

Scusami ma non mi sembrava
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Re: Claudio Abbado

Messaggioda VGobbi » ven 30 ago 2013, 20:14

Abbado e' troppo di sinistra per i miei gusti. :mrgreen:
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: Claudio Abbado

Messaggioda Tucidide » sab 31 ago 2013, 0:48

Mi dicono che è cosa buona e giusta rallegrarsi.
OK.
Evviva. Clap.

Bene. Ho assolto il mio compito.
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Claudio Abbado

Messaggioda Rodrigo » sab 31 ago 2013, 9:55

E' un bel gesto di Napolitano, e di questo ritengo si debba essere contenti. Se non erro, "caso Toscanini" a parte, si tratta del primo musicista che riceve la nomina a senatore.
Poi, come è ovvio, da cio' non dipende la valutazione che ciascuno di noi da' riguardo all'arte direttoriale di Abbado.
Saluti
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Re: Claudio Abbado

Messaggioda beckmesser » lun 20 gen 2014, 11:34

È uscita poco fa la notizia: Abbado è morto. Ci sarà tempo per parlarne, in ogni caso è certo: è un gigante che se ne è andato.

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Re: Claudio Abbado

Messaggioda DottorMalatesta » lun 20 gen 2014, 14:32

Oggi è difficile e doloroso parlare di Claudio Abbado. Parlarne al passato, come di chi non è più con noi. Come di chi so che non potrò mai più ascoltare dal vivo. Parlarne con lucidità, senza farmi trascinare dal ricordo e dall´emozione.
Ho conosciuto e riconosciuto la grandezza di Claudio Abbado piuttosto tardi. Era il 2001, e rimasi folgorato dall´ascolto per radio dell´esecuzione delle Sinfonie e dei concerti per pianoforte ed orchestra di Beethoven. Solo da qualche anno mi ero accostato all´opera lirica, ed ero pressoché analfabeta in fatto di musica sinfonica. Claudio Abbado è stato un viatico, la chiave che mi ha permesso di aprire questa porta, di scoprire questo mondo per me nuovo.
Moltissime le opere che ho scoperto per la prima volta nelle sue interpretazioni, sia in ambito sinfonico che lirico: le sinfonie di Schubert, di Mendelssohn, di Brahms, di Mahler, i concerti per pianoforte e orchestra e il Requiem di Brahms, i Gurrelieder di Schönberg, Barbiere di Siviglia e Cenerentola, Pelleas und Melisande, Wozzeck, Macbeth e Simon Boccanegra, Elektra, Lohengrin, Carmen, Viaggio a Reims…
Molti i ricordi.
La prima delle molte volte che lo ascoltai dal vivo. Era il 2003, a Ferrara. Passai la serata appollaiato in uno scomodissimo palco laterale in compagnia di mio padre che, come avrebbe fatto molte altre volte ancora nelle mie trasferte abbadiane (a Reggio Emilia, Ferrara, Bologna), mi aveva accompagnato, timoroso delle nebbie padane che avrebbero potuto attendermi nel mio ritorno notturno. Ricordo ancora la pelle d´oca, la notte passata in bianco a rigirarmi nel letto, incapace di prendere sonno, ancora preda dell´emozione fortissima della serata. Solo ora mi rendo conto che è il direttore che, dal vivo, ho ascoltato più volte. E mi sembra strano sapere che non potrò più mettermi in viaggio per assistere ad un suo concerto.
Ricordo la bellezza del suo gesto. Un gesto di una chiarezza esemplare, un gesto che si faceva significato. E il suono. Il mistero di quel suono che, per magia, artificio o semplicemente tanto, tanto studio, riusciva miracolosamente nella quadratura del cerchio, riunendo l´analisi più minuziosa alla sintesi più completa. Ricordo il nitore di quei suoni, il calore e il calore di una musica che aveva il bagliore di cristallo di certe giornate autunnali, quando la pioggia è cessata, e tutto è come prima, eppure sembra di vedere tutto con occhi nuovi.
Ricordo una sua esecuzione della nona sinfonia di Mahler a Reggio Emilia. Seduta nel palco, con me, la madre di un giovane orchestrale francese membro della Gustav Mahler Jugendorchester. Ricordo il suo orgoglio nel raccontarmi di quel figlio che dopo anni di studio e fatica e sacrifici, era finalmente arrivato a coronare il suo sogno, suonare su quel palco, insieme con il maestro Abbado. Ricordo le sue lacrime alla fine del concerto. Ricordo le mie, al momento di rivedere mio padre sulla porta del teatro. Ho un po´di congiuntivite, penso di avergli detto, imbarazzato.
Ricordo l´attesa alla fine di un concerto a Verona (aveva diretto i Brandeburghesi di Bach in un´esecuzione che aveva tutte le sfumature del grigio). In mezzo alla calca di persone che gli si accostava apostrofandolo con il titolo di maestro, solo a me Abbado regalò l´autografo e un sorriso. Claudio, l´avevo chiamato.
Ricordo i molti pomeriggi passati in compagnia delle sue incisioni operistiche. Il suo Rossini di cartesiana ebbrezza, il suo Mozart brulicante di umanità, il suo Verdi dal respiro ampio e profondo. Il suo Lohengrin e il secondo atto del Tristano (se solo avesse voluto dirigere più Wagner!). La modernità dai colori taglienti della sua Carmen.
Per anni sono stato innamorato di Claudio Abbado. Di un amore intenso, adolescenziale, ingenuo, irrazionale. Passati gli anni, è subentrata una valutazione meno emotiva, più distaccata, più ragionata. Persino più critica. Ma resta, immutata, la riconoscenza. La sconfinata ammirazione. E, anche se diverso (perché diverso, in fondo, sono io), l´amore.
Addio, Claudio.

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Re: Claudio Abbado

Messaggioda vivelaboheme » lun 20 gen 2014, 14:48

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Re: Claudio Abbado

Messaggioda Emmanuela » lun 20 gen 2014, 14:56

Sapevamo che era malato da tempo....ma questo non lenisce il dolore....
Ascolto la sua versione del Requiem di Verdi (Gheorghiu) che mi sembra una delle interpretazione più belle del capolavoro di Verdi!!!!
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Re: Claudio Abbado

Messaggioda vivelaboheme » lun 20 gen 2014, 15:55

"il mare, il mare!"
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Re: Claudio Abbado

Messaggioda michele cesareo » lun 20 gen 2014, 19:20

DottorMalatesta ha scritto:Oggi è difficile e doloroso parlare di Claudio Abbado. Parlarne al passato, come di chi non è più con noi. Come di chi so che non potrò mai più ascoltare dal vivo. Parlarne con lucidità, senza farmi trascinare dal ricordo e dall´emozione.
Ho conosciuto e riconosciuto la grandezza di Claudio Abbado piuttosto tardi. Era il 2001, e rimasi folgorato dall´ascolto per radio dell´esecuzione delle Sinfonie e dei concerti per pianoforte ed orchestra di Beethoven. Solo da qualche anno mi ero accostato all´opera lirica, ed ero pressoché analfabeta in fatto di musica sinfonica. Claudio Abbado è stato un viatico, la chiave che mi ha permesso di aprire questa porta, di scoprire questo mondo per me nuovo.
Moltissime le opere che ho scoperto per la prima volta nelle sue interpretazioni, sia in ambito sinfonico che lirico: le sinfonie di Schubert, di Mendelssohn, di Brahms, di Mahler, i concerti per pianoforte e orchestra e il Requiem di Brahms, i Gurrelieder di Schönberg, Barbiere di Siviglia e Cenerentola, Pelleas und Melisande, Wozzeck, Macbeth e Simon Boccanegra, Elektra, Lohengrin, Carmen, Viaggio a Reims…
Molti i ricordi.
La prima delle molte volte che lo ascoltai dal vivo. Era il 2003, a Ferrara. Passai la serata appollaiato in uno scomodissimo palco laterale in compagnia di mio padre che, come avrebbe fatto molte altre volte ancora nelle mie trasferte abbadiane (a Reggio Emilia, Ferrara, Bologna), mi aveva accompagnato, timoroso delle nebbie padane che avrebbero potuto attendermi nel mio ritorno notturno. Ricordo ancora la pelle d´oca, la notte passata in bianco a rigirarmi nel letto, incapace di prendere sonno, ancora preda dell´emozione fortissima della serata. Solo ora mi rendo conto che è il direttore che, dal vivo, ho ascoltato più volte. E mi sembra strano sapere che non potrò più mettermi in viaggio per assistere ad un suo concerto.
Ricordo la bellezza del suo gesto. Un gesto di una chiarezza esemplare, un gesto che si faceva significato. E il suono. Il mistero di quel suono che, per magia, artificio o semplicemente tanto, tanto studio, riusciva miracolosamente nella quadratura del cerchio, riunendo l´analisi più minuziosa alla sintesi più completa. Ricordo il nitore di quei suoni, il calore e il calore di una musica che aveva il bagliore di cristallo di certe giornate autunnali, quando la pioggia è cessata, e tutto è come prima, eppure sembra di vedere tutto con occhi nuovi.
Ricordo una sua esecuzione della nona sinfonia di Mahler a Reggio Emilia. Seduta nel palco, con me, la madre di un giovane orchestrale francese membro della Gustav Mahler Jugendorchester. Ricordo il suo orgoglio nel raccontarmi di quel figlio che dopo anni di studio e fatica e sacrifici, era finalmente arrivato a coronare il suo sogno, suonare su quel palco, insieme con il maestro Abbado. Ricordo le sue lacrime alla fine del concerto. Ricordo le mie, al momento di rivedere mio padre sulla porta del teatro. Ho un po´di congiuntivite, penso di avergli detto, imbarazzato.
Ricordo l´attesa alla fine di un concerto a Verona (aveva diretto i Brandeburghesi di Bach in un´esecuzione che aveva tutte le sfumature del grigio). In mezzo alla calca di persone che gli si accostava apostrofandolo con il titolo di maestro, solo a me Abbado regalò l´autografo e un sorriso. Claudio, l´avevo chiamato.
Ricordo i molti pomeriggi passati in sua compagnia delle sue incisioni operistiche. Il suo Rossini di cartesiana ebbrezza, il suo Mozart brulicante di umanità, il suo Verdi dal respiro ampio e profondo. Il suo Lohengrin e il secondo atto del Tristano (se solo avesse voluto dirigere più Wagner!). La modernità dai colori taglienti della sua Carmen.
Per anni sono stato innamorato di Claudio Abbado. Di un amore intenso, adolescenziale, ingenuo, irrazionale. Passati gli anni, è subentrata una valutazione meno emotiva, più distaccata, più ragionata. Persino più critica. Ma resta, immutata, la riconoscenza. La sconfinata ammirazione. E, anche se diverso (perché diverso, in fondo, sono io), l´amore.
Addio, Claudio.

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Un suono, dei suoni, che sembrava ti volassero sulla tasta.....

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Re: Claudio Abbado

Messaggioda vivelaboheme » mer 22 gen 2014, 13:36

Bologna. Santo Stefano, ovvero le Sette Chiese. La basilica romanica, la sua musica. I musicisti della Mozart che, la sera, a gruppi, di ora in ora si alternano a suonare davanti a lui (e suonano meravigliosamente! il vero grazie a Claudio sia - DEVE ESSERE - la prosecuzione della loro attività artistica). La serenità, l'eleganza dei modi di tutta la famiglia. I direttori allievi, gli strumentisti amici. Le autorità che, davanti a lui, smettono miracolosamente il modo e i panni dell'ufficialità. La fila ininterrotta di persone, dalle 14 di martedì fino a notte, e poi ancora stamattina, fino a stasera. A mezzanotte, nella chiesa, è "partito" l'adagio conclusivo della IX di Mahler - così come lo faceva lui - con le ultime note di sola luce rarefatte fino al silenzio: e quando silenzio è stato, in comunione d'affetti, nell'anima è affiorato un "grazie".

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Re: Claudio Abbado

Messaggioda DottorMalatesta » mer 22 gen 2014, 14:12

Per motivi familiari (oggi è il compleanno di mia figlia) e lavorativi, purtroppo non ho potuto recarmi a Bologna per il mio ultimo viaggio abbadiano. E mi dispiace davvero molto. Negli ultimi due giorni ho ascoltato molte sue incisioni, anche se è doloroso. Penso che continuare a coltivare la nostra passione per la musica (anche in questo forum che, sono sicuro, gli sarebbe piaciuto) sia il modo migliore per rendergli il dovuto omaggio.

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Re: Claudio Abbado

Messaggioda vivelaboheme » mar 28 gen 2014, 8:50

Ho letto l'editoriale di Bagnoli su Abbado. Come sempre mi ha interessato, come spesso sono in parte d'accordo in parte no. Su Berg (il magistrale Wozzeck, e altro ancora. Penso che la rinuncia a Lulu sia stata legata anche all'impegno "fisico") e Musorgskij (i meravigliosi Boris) nulla da aggiungere. Su Wagner, citerei il Tristano in forma di concerto a Berlino: era di una forza e modernità, direi "eversiva": forse non compresa al momento, spererei che, negli archivi dei Berliner, fosse salva un'incisione da diffondere, per rileggere e riconsiderare. E su Wagner, ancora, rimpiango che Abbado non ci abbia dato i Maestri Cantori, nel tema e nella musica un'opera... scritta per lui! Su Verdi, aggiungerei a quanto detto bene da Bagnoli... i nomi e le interpretazioni di quattro cantanti, fiorite "da" e "con" Claudio Abbado (e con Strehler): la Lady Macbeth di Shirley Verrett, il Simon Boccanegra di Piero Cappuccilli (l'aveva già affrontato prima, ma con Abbado e Strehler fu unico), il Fiesco di Nicolai Ghiaurov , e (con Ronconi) il Don Carlo davvero "infante", nella purezza del personaggio e della voce, di Jose Carreras. Dovrei aggiungere il Pavarotti-con Abbado del Ballo, che io, da allora in seguito, non ho più sentito cantare e "interpretare" così (Freni fu grande Amelia con Abbado in Simone, ma forse il direttore cui più Mirella si lega resta Karajan). Quanto a Rossini, fermo restando l'esito magistrale del Viaggio a Reims con Ronconi (che verrà giustamente riporoposto in filmato, in questi giorni a Milano dal Piccolo Teatro) capisco la posizione di Bagnoli, che però giustamente e "sorridentemente" si è rimproverato da solo (al Barbiere, alla Cenerentola, all'Italiana di Abbado - e di Ponnelle, il grande Ponnelle! -, alla Scala e altrove, si rideva molto! Rideva anche lui, dal podio. Certo, di un riso raffinato, "pulito": non uno sganasciarsi. Quanti guai, invece, in tante quotidiane esecuzioni e messe in scena farsesche, di Rossini, che farsesco non è mai!). Quanto al Mozart, staccherei dagli altri esiti (alcuni meno "definitivi": ma il Don Giovanni "bianco" di Ferrara, su regia di Mariani con i formidabili Keenlyside e Terfel, era una meraviglia precedente, nel tempo, il formidabile spettacolo di Brook ad Aix e Milano, in cui Abbado "lanciò" un giovanissimo, fremente e geniale Harding) uno eccelso: il Così Fan Tutte di Ferrara su regia di Martone: uno spettacolo, musica e regia, letteralmente epocale. Non sono d'accordo sulla "visione" di Bagnoli dell'ultimo Abbado. Giustamente, Bagnoli parla del "chiassoso" Falstaff, ma non fa parte dell'"ultimo" Abbado: è quello, non felicissimo, inciso con i Berliner (chiassosi) e - ahimè - con un Terfel talora ghignante ("l'Onore! Ladri!", un urlaccio spaventoso: mi sono sempre stupito che Abbado glielo abbia fatto passare). Ma il Falstaff di Ferrara dal vivo (con un Raimondi magari affaticato, di voce, ma irresistibile in teatro!) su regia di Miller, era stupendo! E, a proposito di quello inciso con i Berliner, proprio qui c'è la "spia" di un autentico spartiacque interpretativo ed umano nel rapporto di Abbado con la grande orchestra berlinese. Ed è, esattamente, la malattia, dopo la quale, rispetto ai primi anni, nei quali (come ora sta purtroppo accadendo a Rattle, si badi) il "gigantismo" sonoro dell'orchestra, favolosa ma allo stesso tempo preponderante, tendeva a prevalere sul direttore, è cambiato tutto il rapporto con i Berliner stessi. Nell'Abbado post-malattia non c'è stato nulla di torvo, né alcuna vecchiaia rifiutata. Anzi, una leggerezza acquisita e conferita alle orchestre: ha sempre dichiarato - e messo in pratica - che proprio il rapporto con il male e il limite fisico gli ha aperto un nuovo modo di guardare la musica e le cose. Frutto immediato esecutivo-interpretativo: l'incredibile, pazzesco ciclo delle sinfonie di Beethoven, realizzato di ritorno - fisico prosciugato ma musica letteralmente "volante" - dall'intervento allo stomaco. Chi ha vissuto le serate con i Berliner (trasfigurati, in leggerezza) all'Auditorium di Roma e , soprattutto, quella - da brivido letterale - della Nona con i Berliner al Musikverein di Vienna (il pubblico in lacrime vere, per 30 minuti, mai più vista una cosa simile!) ha il ricordo di qualcosa che nella vita si ascolta una, ed una volta sola, in quanto irripetibile ed inaudita. E su questo Beethoven (di cui, certo, fa parte il Fidelio, già incredibile a Reggio Emilia, nonostante la discutibile messa in scena, prima ancora che in concerto a Lucerna) vorrei fermarmi io perché da allora, e fino all'ultimo, il meraviglioso Beethoven di Claudio Abbado non si è più fermato, passando già ad una fase successiva: ferma restando la pulizia e nettezza del disegno, la successiva Nona di Lucerna e l'ultima, ancora favolosa, Eroica di Lucerna-estate 2013(l'ultima volta che ho ascoltato Abbado dal vivo) avevano un "tono" da messa laica (mi viene la definizione di "mistico", questo il termine) che testimonia la più incredibile dote di Claudio Abbado interprete e "uomo in musica": il perenne studio e rinnovamento di se stesso davanti alla musica. Nell'ultima fase, ne è anche testimonianza tutto il lavoro svolto con l'orchestra Mozart (che le sia consentito di proseguire!): la scomparsa di Abbado ha interrotto ma non impedito l'inizio di uno sconvolgente approccio (la "Scozzese": una lettura letteralmente rivoluzionaria) a Mendelssohn, e la Seconda di Schumann è lì che "parla", dal disco, assieme ad alcune freschissime letture di concerti e sinfonie mozartiane. L'Abbado ammalato degli ultimi anni ha più che mai sorriso, nella vita e nella musica, in quel "far musica con i musicisti" che è stata la sua "cifra" di sempre, ma tanto più felice e compiuta (eppure, sempre in cammino) nella fase finale dell'attività e della sua esistenza fra di noi.
Sulla conclusione, mi unisco a Bagnoli: lo abbiamo amato ferocemente, fin nei suoi difetti (e questo è parte del bello: ne aveva, come tutti). E - aggiungo - ci manca già ferocemente. Restano i dischi, e la memoria, grata, di quanto ci ha dato e abbiamo vissuto. Ma mi pongo, fin da subito, due domande. La prima fa riferimento all'interessante parte del commento di Bagnoli su Abbado "nella società del suo tempo" (soprattutto del tempo della sua permanenza alla Scala), con pregi enormi ma anche limiti "d'epoca" benissimo individuati da Bagnoli. Mi chiedo: esiste oggi - morto Abbado - un direttore che "specchi" e interpreti a tal punto l'epoca in cui vive? (certo diversa dagli anni dal '68 in poi). Forse... Salonen (ma solo nel far musica). La seconda (e, secondo me , anche a Lucerna, in particolare, se la porranno) è : chi, da oggi, è in grado di portare avanti "quel" modo di far musica "con" i musicisti? Chi "proseguirà" quella "musica insieme" che è stato il suo "credo" artistico, e umano (vedasi anche il rapporto con musicisti e colleghi giovani costantemente lanciati, e tutti in carriera: Dudamel è a Los Angeles, Harding sta meravigliosamente dirigendo Cavalleria Rusticana alla Scala, Matheuz è in forza a Venezia) sempre più forte nel trascorrere degli anni? "Sono stato un giardiniere". Ecco, quella sua frase, magnifica - il vero testamento - pone la domanda: chi le cura, da adesso in poi, le piante di Claudio Abbado? Su un piano estetico-musicale mi verrebbe ancora da rispondere, e senza troppi dubbi: Esa-Pekka Salonen (a mio avviso il più innovativo fra i viventi, oltreché tecnicamente trascendentale nel rapporto con il suono). Se a Lucerna lo chiamassero, terrebbero la qualità a livello eccelso. Ma, unico dubbio, in Salonen vedo un atteggiamento, un far musica, più "solitario", rispetto alla "musica insieme" di Abbado. Allora: quelle piante, d'ora in poi, chi le cura?

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P.S. : in questi giorni, in un'intervista-ricordo rilasciata a La Stampa, Daniele Gatti (direttore vicino ad Abbado "nello spirito" e da lui stimato) cita, fra i progetti non realizzati dell'ultimo Abbado, il desiderio di affrontare la Manon Lescaut di Puccini. Ora, non so se risponda a una reale idea e sono curioso di chiederne conferma. Fosse stato vero e realizzato, avrebbe schiuso un ulteriore mondo: avete mai pensato ad una Turandot - con quella orchestrazione, quei suoni, quel rapporto con la musica europea - in mano a Claudio Abbado? Io, spesso. E rimpiango non ci sia stata.
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