Chopin

sinfonia, cameristica e altri generi di musica non teatrale.

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Re: Chopin

Messaggioda DottorMalatesta » ven 07 dic 2012, 17:08

Quindi voce di petto (anche fino ad una tessitura acuta) e poi falsetto.
Cosí ci siamo (mi pare). :roll:
Quel pianista polacco mi aveva per un attimo messo in crisi!!!! :mrgreen:

Un caro saluto al mio professore preferito! : Love :

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Re: Chopin

Messaggioda beckmesser » ven 07 dic 2012, 20:11

MatMarazzi ha scritto:Per curiosità, tu hai il testo in italiano o in francese?


Italiano, ma in ogni caso quel gruppo di lettere è indirizzato al suo più caro amico rimasto in patria, per cui gli originali sono in polacco, e sarebbe difficile controllare l'originale..

Enrico ha scritto:Ma qui si parla di Chopin: e chiedo al nostro esperto se due brani intitolati Inno alla patria e Omaggio a Bellini (quest'ultimo basato su un tema dei Puritani, ma con parole che ricordano "Ah non credea mirarti"), con testo di un tal Glinski e musica di Chopin, incisi da Beniamino Gigli con la Philharmonia Orchestra a Londra nel 1949 siano da attribuire allo stesso Chopin di cui stiamo parlando. Il secondo è molto singolare perché ripete il tema a diverse altezza, dai suoni più gravi fino a un falsetto acutissimo (ed è uno dei casi in cui, da un punto di vista vocalistico e tecnico, l'ascolto di Gigli può essere istruttivo). Se l'Omaggio a Bellini è veramente di Chopin mi piacerebbe sapere quando l'ha scritto e per quale cantante.


In quella forma non li conosco, ma credo ci si possa arrivare. Se quello che citi come Omaggio a Bellini è basato sul tema di "Suoni la tromba" trasposta in tempo lento, potrebbe trattarsi in realtà di un pasticcio basato sule Variazioni su un tema di Bellini, che fanno parte di una strana miscellanea chiamata Exameron, che la contessa Belgioso commissionò nel 1837 a diversi pianisti (Liszt, Thalberg, Czerny, Chopin più tali Pixis e Herz) per commerorare la memoria di Bellini. Ciascun pianista compose una serie di variazioni su un tema di Bellini e Chopin scelse appunto il duetto dei bassi del second'atto dei Puritani. Se il brano è quello, immagino che la versione cantata potrebbe essere un pasticcio che qualcuno ci ha composto sopra adattandoci delle parole, anche perché questo Exameron ebbe una qualche diffusione (pare che Liszt lo eseguisse spesso, e ancora Busoni lo eseguiva a volte) e forse anche l'altro brano che citi potrebbe avere un'origine simile. Se non è questo, non saprei cosa potrebbe essere: non mi risulta nulla di simile a quello che descrivi nel catalogo di Chopin.

Saluti,

Beck
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Re: Chopin

Messaggioda MatMarazzi » ven 07 dic 2012, 23:56

beckmesser ha scritto:Italiano, ma in ogni caso quel gruppo di lettere è indirizzato al suo più caro amico rimasto in patria, per cui gli originali sono in polacco, e sarebbe difficile controllare l'originale..


Ah... bene. Allora le mie perplessità sono fondate. Chissà dove il traduttore è andato a pescare il "falsetto"...
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Re: Chopin

Messaggioda MatMarazzi » sab 08 dic 2012, 0:04

Triboulet ha scritto:Però il fatto che non scriva solo "mai in falsetto" ma specifichi anche "prende le note a piena voce", beh mi pare inequivocabile. Cioè, anche a voler dare alla parola "falsetto" un significato diverso, io dubito che il nostro potesse confondere una "piena voce" con un'emissione che lui riteneva in qualche modo diversa. E' ovvio poi che Chopin lo sta paragonando a cantanti che il falsetto (qualunque esso sia) lo utilizzavano, evidentemente, e che lui probabilmente aveva ben presente, dato che Rubini rappresenta un'eccezione tale da richiedere quella sottolineatura. Possibile che Chopin sia stato tratto in inganno semplicemente dalla continuità dei registri? O dobbiamo accettare che quel "a piena voce" voglia dire il nostro falsetto di oggi. Non so...


Eh no, Trib, le cose possono benissimo non stare così.
C'è gente, anche in Italia, che confonde la parola "falsetto" con suono "poco potente".
Leggevo molti anni fa un critico di una certa importanza che distingueva fra i pianissimi "in falsetto" della Ricciarelli e quelli corposi (non in falsetto) della Tebaldi. Che cosa intendesse dire è chiaro, ma è anche chiaro che costui non sapeva a cosa si allude quando in italiano si parla di "falsetto" (un registro).
Proprio il fatto che Chopin contrapponga al "falsetto" la "pienezza" del suono parrebbe dimostrare che anche lui sta confondendo concetti diversi: un falsetto può anche essere corposissimo e potentissimo, come appunto quelli della Tebaldi.

Si aggiunga che Beck ha appena riferito che il brano è una traduzione dal polacco... e in quella lingua davvero non so quale possa essere il termine che indica il falsetto e in quali accezioni venga usato.
Mi pare, in sostanza, che siamo molto lontani dal dover rivedere, in base a questa comunque interessantissima citazione, le nostre conoscenze storiche su Rubini.
Molto più stimolante mi pare il discorso sul "vibrato".

Quanto alla citazione della Cinti, mi ha fatto molto piacere trovarvi alcune conferme delle ipotesi che avevo espresso sul post Cinti-Bartoli! :)

Salutoni,
Mat
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Re: Chopin

Messaggioda Triboulet » lun 10 dic 2012, 1:49

Aldilà di tutto, la cosa simpatica è che il thread si è animato quando abbiamo cominciato a parlare di.... Rubini! : Frown :
Comunque sia, butterò al volo qualche altra considerazione. La connessione Chopin-Bellini mi ha portato inevitabilmente alla mente uno studio dell'opera 25 che, in pratica, è quasi un plagio dell'Intermezzo dalla Norma...
e quindi parliamo un po' degli studi, 2 serie, l'opera 10 e l'opera 25 (più 3 postumi). Solitamente gli studi chopiniani sono incisi in blocco, e costituiscono più di altre composizioni un ciclo vero e proprio, anche se non mancano gli artisti che (specie dal vivo) ne propongono delle selezioni. Ci sono parecchie edizioni sul mercato. Lo stesso Cortot (che era tutto fuorchè un virtuoso) ne incise una versione sgangheratissima ma piena di fascino che, quantomento, ebbe il merito di sottolineare il contenuto poetico di queste composizioni. Perchè lo studio è sì per sua natura un esercizio tecnico (e ogni studio affronta una particolare problematica tecnica) ma, specie in epoca romantica, divenne un vero e proprio mezzo espressivo con cui i compositori si misuravano: l'elemento tecnico in altre parole forniva lo stimolo per un discorso artistico.
Tra le mille, io ne sceglierei tre da portarmi sulla famosa isola, che danno un po' la sensazione dei diversi approcci: l'incisione di Cziffra (dionisiaca), quella di Anda (apollinea) e quella di Fiorentino (diciamo una visione "poetica" ma virtuosa al contempo). Cziffra come ho già detto viene additato come il classico pianista "di bravura"... purtroppo mi chiedo se molti abbiano mai ascoltato le sue registrazioni. Ci troviamo di fronte sicuramente ad un virtuoso eccezionale, ma l'originalità delle idee e la suggestione visionaria di quest'artista ne fanno qualcosa di più che un "pianista velocissimo". La sua edizione infatti è tutto fuorchè meccanica (come invece danno la sensazione di essere molte edizioni blasonate, tipo Ashkenazy o Gavrilov). Sicuramente Cziffra infonde la sua dose di fuoco specie negli studi che lo richiedono, e risolve certe difficoltà in maniera strabiliante (quanto poco usa il pedale di risonanza, una sorta di salvagente per i pianisti), ma il suo approccio non si può certo ridurre a questo. Per semplificare direi una lettura romantica filo-lisztiana, neanche tanto anti-filologica (giacchè lo Chopin di Liszt - è noto - pur distante dall'originale piaceva allo stesso Chopin). D'altro canto Geza Anda è stato un pianista non particolarmente votato al virtuosismo; il suo tocco nitido e compassato, romantico ma mai melenso o salottiero (in questo senso molto più moderno dell'epoca), il suo accento tendenzialmente vocalista e quindi votato alle linee più che alle macchie di suono, conferiscono a questi studi una qualità nuova, ne mettono in luce ora il lirismo ora la struttura ora il "gorgheggio", in una sorta di lettura neo-classicista che, per me, risulta di grande fascino. Non vorrei confondere, non è il genere di Chopin che poteva suonare Gulda, si tratta comunque l'idea classica attraverso il romanticismo primo-ottocentesco, una visione alla Bellini-Romani, per intenderci.
Fatemi citare il grande Sergio Fiorentino, forse il più grande pianista che l'Italia abbia mai conosciuto, oggi pressochè dimenticato. Il suo virtuosismo naturale, il suono asciutto ma rotondo, il senso del ritmo ondivago ma mai ebbro, l'ispirazione sempre libera ma mai eccentrica, ne fanno uno dei più grandi cavalieri di questo strumento. I suoi studi rispecchiano queste qualità al meglio e, forse, sono la cosa che si avvicina di più ad un'ipotetica lettura alla Rachmaninov (parlo del Rac pianista, non compositore), quindi novecentesca ma non eversiva alla Pollini (più scuola di Vienna quindi) o oppiacea alla Cortot (tardoromanticismo esasperatamente decadente). Fiorentino aveva il senso della forma di Benedetti Michelangeli e l'ispirazione geniale e colorista di Horowitz, senza eccedere in eccessiva monoliticità o frammentarietà come i pianisti succitati. I suoi studi insomma, come tutto il suo Chopin, sono un ascolto doveroso.





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Re: Chopin

Messaggioda Triboulet » mer 26 dic 2012, 22:59

Non so a voi ma a me il Natale richiama alla mente i notturni... e quindi parliamone. In realtà non c'è molto da dire, i notturni sono forse l'opera più celebre di Chopin, anche perchè (forse) la più commerciale. Commerciale, nel senso di "facile presa", non è una parola brutta, almeno non per me. Ma l'appassionato di "musica classica" e peggio l'interprete classico hanno paura della superficialità! Da Beethoven e giù giù per tutta la musica romantica se non scrivi/ascolti qualcosa di impegnato, profondo, difficile... SEI FUORI, come direbbe Briatore : Fuck You :
Haydn e Mozart hanno scritto tutta roba commerciale, eppure sono dei geni. La piaga di Chopin è di essere romantico, e perdipiù molto più "salottiero" dei suoi colleghi (niente sinfonie, per intenderci). Cavare fuori un minimo di profondità dalle sonate o dagli scherzi non è difficile (è stato più difficile per lui impegnarsi a scrivere "robe impegnate" che, c'è da dire, non sempre gli son venute bene), ma "nobilitare" i notturni... eppure le edizioni che "tirano di più" sono proprio quelle ABOMINEVOLI... non sto esagerando: provate a sentire Arrau o la Tipo, che cercano invano uno "spessore brahmsiano" senza trovarlo, oppure Moravec, che attraverso una sorta di puntillismo sonoro cerca di "elevare" la materia biecamente romantica a qualcosa di iperuranico. Taciamo poi Pollini, che a 70 e passa anni si sente in dovere di incidere dei notturni senza alcuna convinzione (e la cosa puzza anche un po' di operazione di marketing) cristallizzandoli in un grigiore post-debussiano. Applausi a scena aperta. Bah! :|
La verità è che i notturni sono quello che sono, melodici ai limiti del lacrimevole, fioriti ai limiti dello stucchevole, agitati al limite dell'autocommiserativo. E se devono cantare, lasciamoli cantare, con la loro splendida e geniale superficialità.
Le edizione che propongo? Livia Rev, sobrietà romantica e ottocentesca, vocalismo nobile e lineare, abbandono lieve e introverso. E poi? E poi Earl Wild. Sì, il pianista americano, quello specializzato in Rachmaninov, Copland, Gershwin, e in tutta la "robaccia" contaminata dalla musica popolare, l'autore delle trascrizioni di canzoni e quant'altro. I suoi notturni possono suonare a tratti "dysneiani", ma siamo sicuri che non sia lì la verità?



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Re: Chopin

Messaggioda Triboulet » sab 29 dic 2012, 22:37

Continuo l'excursus attraverso le mie personalissime scelte in fatto di interpretazione chopiniana con le mazurke.
E' paradossale ma il grosso della produzione di questo compositore (che ha scritto più di 50 brani di questo genere) è pure la parte del repertorio più in ombra. Eppure, come disse Horowitz, le mazurke sono "oro puro": non hanno le infiorettature e i contrasti esagerati dei notturni, e non hanno la frivolezza languida e salottiera dei valzer, nè la potenza dirompente delle polacche. Sono la sintesi perfetta di quel che era Chopin, e in più si ammantano di quell'alone folklorico che assume, più che un ruolo estetico, un profondo valore narrativo. Non molti pianisti si sono cimentati con l'integrale delle mazurke, alcuni - quando l'hanno fatto - sembrano averlo approcciato solo per amore di completismo. Tra le interpretazioni degne di essere ricordate ne citerei alcune. Rubinstein, quello "giovane" degli anni '30, spingeva l'accelleratore sul carattere di danza di queste composizioni, mentre Horowitz ne palesava le ambiguità coloristiche che si annidavano nella scrittura. Francois, in questo senso, mi sembra il giusto equilibrio fra le due visioni. A questo aggiungiamo che una personalità debordante come quella del pianista francese si addice perfettamente al carattere rapsodico ma intimo e al contempo sinceramente appassionato di questi pezzi. Wasowski, che era proprio polacco, porta avanti invece un vero e proprio studio filologico sulle mazurke. Secondo lui le mazurke, pur scritte in tempo ternario (come un valzer) vanno "pensate" in binario... il risultato, a livello ritmico, di accenti, ma pure alla fin fine a livello interpretativo, è molto differente da quel che si conosceva. Non solo, per Wasowski le mazurke rappresentano un pezzo profondo e doloroso dell'identità dell'artista, e quindi il suo tocco è sempre scolpito, mai frivolo. Qualche ascolto:



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Re: Chopin

Messaggioda Triboulet » mer 02 gen 2013, 0:19

E dopo le mazurke, le altre danze polacche per eccellenza, le polonaises (o, appunto, polacche). Le polacche sono un caso strano nella produzione chopiniana: sarà il loro piglio energico, saranno certe spigolosità e un ritmo insolitamente marziale, ma queste composizioni si sono guadagnate l'attenzione di diversi pianisti tendenzialmente non chopiniani. Le ha incise Berman, le ha incise addirittura Brendel (credo il suo unico Chopin), e le ha incise pure quello snob di Pollini, lui che le "triviali danze" le ha sempre bellamente evitate, concentrandosi su composizioni più blasonate (preludi, sonate). Nessuna di queste intepretazioni però appare convincente, cercando di cavare fuori il solito ragno dal buco che non esiste, e mettendo da parte l'aspetto poetico-rapsodico-narrativo che le composizioni si portano appresso.
Anche quì, pescando tra coloro che le hanno incise tutte, il maestro è Francois, che coniuga tutte le caratteristiche in una e vi aggiunge un po' di sano impeto che nelle polacche ci sta sempre bene. Se vogliamo qualcosa di più autenticamente polacco, c'è di nuovo Malcuzynski, che col suo declamato intenso aggiunge alle danze una profondità drammatica che non è loro estranea.





E non c'è capodanno senza i VALZER! ai valzer, davvero, non chiediamo niente. Snobbati per decenni da intere generazioni di pianisti, oggi tornano con un bel numero di nuove incisioni. Si dirà: perchè vendono. Vero, ma non solo. Sarà che i pianisti di oggi colgono più quel senso di quotidianità delle piccole cose che è insito in queste miniature da solotto, alcune delle quali autentici gioielli, quella sciocchezza un po' dolce e un po' buffa che i mostri sacri della tastiera si guardavano bene dal trattare. I miei suggerimenti sono Katsaris tra le incisioni di qualche anno fa, interpretazione libera e spigliata, volatile e divertita, quasi ironica, diremmo un Lang Lang con 20 anni di anticipo e maggiore consapevolezza interpretativa... e poi Alice Sara Ott, fresca fresca DG, interpretazione intimista e romantica, ma assolutamente originale e spontanea. E buon anno a tutti voi ;)



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Re: Chopin

Messaggioda Triboulet » lun 14 gen 2013, 1:56

Per completezza, faccio un sunto dei miei personali consigli discografici chopiniani (quantomeno delle opere principali) e aggiungo quelle mancanti, di cui eventualmente approfondiremo su richiesta, se ci sarà curiosità ;)
Fermo restando che la lezione dei grandi pianisti chopiniani (Rubinstein e Horowitz su tutti) va conosciuta, questi sono i miei modesti riferimenti:

CONCERTI - Kissin I (vocalista - scuola viennese)
Sokolov/Pogorelich (declamato)
Cziffra (colorista)

SONATA 2 - Kapell (vocalista)
Malcuzynski (declamato)
Wang (colorista)

SONATA 3 - Gould (vocalista)
Pogorelich (declamato)
Bolet (colorista)


STUDI - Anda (vocalista - neoclassicismo "belliniano")
Cziffra (colorista/virtuoso - romanticismo lisztiano)
Fiorentino (colorista/declamato morbido - modernismo/protoimpressionismo)

NOTTURNI - Rev (vocalista)
Wild (colorista)

MAZURKE-POLACCHE - Francois (vocalista/colorista - scuola francese)
e FANTASIA Wasowski/Malcuzynski (declamato - scuola polacca)

VALZER - Katzaris (vocalista scuola viennese)
Ott (vocalista scuola francese)

SCHERZI - Pogorelich (declamato)
Sultanov (colorista)

BALLATE - Bolet (colorista)
De La Salle (vocalista)

PRELUDI - Gulda (vocalista - scuola viennese)
Pletnev (colorista)
Zuhkov (declamato)
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