Criticando il critico...

problemi estetici, storici, tecnici sull'opera

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Re: Criticando il critico...

Messaggioda pbagnoli » dom 21 ott 2012, 18:35

Chuck ha scritto:Credo che Giudici dimostri - non che ce ne fosse bisogno, per carità - di essere una persona molto intelligente. Né mi pare si discosti di molto dall'idea portante di Operadisc. O sbaglio?

In realtà se ne discosta, eccome.
L'intervista che ci ha concesso è veramente fluviale; quella che abbiamo pubblicato è solo una parte.
Quello che resta è un discorso molto lungo che, più avanti, svilupperemo comme il faut.
Lui è persona amabilissima; ci sarà modo di fare ancora due chiacchiere!
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Re: Criticando il critico...

Messaggioda mattioli » dom 21 ott 2012, 19:06

Interessante l'intervista, bravo dottore enciclopedico.
Confermo che a casa Cerisola-Giudici si mangia benissimo e infatti mi ci autoinvito ogni volta che posso.
Di Elvio non cuoco ma critico non parlo perché siamo amici. Dico soltanto che con lui si può essere o meno d'accordo, ma non lo si può accusare di interessi personali, conflitti d'interesse, confusione di ruoli e simili. E' - e mi rendo conto che si tratta di un'accusa gravissima, che rischia di metterlo al bando in questo nostro bel Paese - una persona onesta.
Le penne sono l'unica pasta in cui ha le mani. Ci metterei, sul fuoco, le mie.
Bravo doc.

AM

PS: noto una perdurante assenza del Divino. Che fa? Dove divineggia?
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Re: Criticando il critico...

Messaggioda pbagnoli » dom 21 ott 2012, 19:08

Chuck ha scritto:
Né mi pare si discosti di molto dall'idea portante di Operadisc. O sbaglio?

Scusa: aggiungo un altro commento a questa frase specifica che mi sembra molto interessante.
Ora, non è che l'idea portante di Operadisc sia particolarmente strana o fantasiosa: ci limitiamo a ascoltare e studiare le tracce del passato, e guardarci in giro possibilmente cercando di uscire dagli stretti confini di quella che - si parva licet - potremmo chiamare la provincia italiana.
In questi giorni su questo forum qualcuno l'ha anche scritto: sono tempi magici, quelli che stiamo vivendo. E soprattutto perché stiamo vivendo i tempi del recupero dell'opera come spettacolo a tutto tondo.
L'idea portante di Operadisc non è - come sostenuto dai nostri sempre attenti detrattori - la negazione del passato.
Anzi. Il passato è sempre ben presente nei nostri cuori di appassionati.
Mentre scrivo mi sto ascoltando Sgt. Pepper dei Beatles, ma non è questo il punto: a noi interessa il passato non come valore fine a se stesso, ma come momento storico ben preciso, la fotografia di un'epoca passata che ormai non esiste più ma che ha prodotto risultati magici, e che come tali dovremmo ancora vederli, a condizione di considerarli inquadrati nell'epoca in cui li ha prodotti.
Sembra facile, vero?
Invece no: siamo ancora qui a menarci il torrone con l'idea di Don Bartolo, cioè che il canto ai miei tempi era un'altra cosa, eccetera.
Ora, con il massimo rispetto per le opinioni di chiunque, ritengo che la prospettiva storica non sia quella di chi afferma che si deve (bada bene: non "si potrebbe", ma "si deve") cantare come cinquant'anni fa.
La prospettiva storica è capire perché cinquant'anni fa si cantava così, e adesso si canta cosà.
Perché dal Rossini caccoloso e biascicato degli Anni Cinquanta siamo arrivati a Ramey e alla Horne, prima; a Blake e Merritt, poi; e adesso a Flòrez e, forse, prossimamente anche alla Lezhneva.
Certo, è più faticoso: bisogna documentarsi. Bisogna avere il cuore puro, libero da pregiudizi e preconcetti.
Nel mio lavoro, il pregiudizio è la strada maestra che conduce all'errore.
La Storia - quella vera, intendo - ci insegna che qualunque campo dello scibile, qualunque area in cui l'essere umano si esprime - ivi compresa ovviamente l'espressione artistica nelle sue manifestazioni più sublimi, la creazione e l'interpretazione (che è, a sua volta, una ri-creazione) - è un continuo divenire. Negarlo, fermare l'orologio della Storia all'ora in cui uno trova la quadratura del proprio personalissimo cerchio, è operazione lecitissima; ma è da far rientrare solo ed esclusivamente nel ristretti ambito dei paletti dei gusti personali ed è perciò, per sua stessa definizione, antistorica.
Giudici, in proposito, durante la nostra intervista è stato molto, molto più duro di quanto appaia in questa versione che leggete.
La Storia non è imbottirsi di 78 giri.
La Storia è ascoltarsi i 78 giri, goderseli, riascoltarli ancora, e poi andare avanti.
Occorrono tutte e due le componenti: è quello che cerchiamo di fare sul nostro sito
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Re: Criticando il critico...

Messaggioda Tucidide » dom 21 ott 2012, 20:41

Complimenti sincerissimi a Pietro per la monumentale trascrizione dell'intervista a Elvio Giudici. : Thumbup :
Il critico dice cose interessanti, in particolare il ricordo delle chiacchierate con Celletti. Molte cose sono state ripetute numerose volte: nemmeno c'era bisogno di rimarcare l'inanità delle accuse alle multinazionali, ai complotti delle major e al potere occulto del marketing. Tutto pacifico, condivisibilissimo.
Un chiarimento, per cominciare (ma prometto che dirò altre cose: l'argomento mi interessa e le prime riflessioni di Riccardo mi trovano in buona parte d'accordo): quando Giudici dice di tollerare errori di "sintassi" ma di essere intransigente sulla "grammatica" (presumo intenda la morfologia, ché la sintassi è parte della grammatica), a cosa si riferisce? Secondo lui, le sperimentazioni "sonore", di tecnica di emissione, di alcune scuole o artisti singoli sono deroghe "sintattiche" e non "morfologiche"?
Faccio un esempio: i suoni inusitati della Bartoli, per la quale Giudici si sdilinquisce semper et undique, sono questioni di "sintassi"? Secondo me no, cioè sono aspetti morfologici; tuttavia, presumo che lui non la veda così, dato che descrive l'emissione della Ceciliona nazionale con gli stessi aggettivi, le stesse locuzioni e lo stesso entusiasmo che riserva all'emissione della Freni. :shock:
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Criticando il critico...

Messaggioda Aspro » dom 21 ott 2012, 21:02

pbagnoli ha scritto:Negarlo, fermare l'orologio della Storia all'ora in cui uno trova la quadratura del proprio personalissimo cerchio, è operazione lecitissima; ma è da far rientrare solo ed esclusivamente nel ristretti ambito dei paletti dei gusti personali ed è perciò, per sua stessa definizione, antistorica.


Anche perchè - fortunatamente - la perfezione su questa terra non esiste.
La musica - l'opera in particolare - può essere fruita come manifestazione statica di un'opera d'arte (ascolto dello stesso disco o dello stesso x numeri della stessa opera all'infinito, come si potrebbe ammirare un quadro x), ma, tra le arti, ha l'immensa fortuna di poter essere riproducibile (bello ed estrmamente calzante il concetto di ri-creazione) con un tale numero di variabili e gradi di libertà da poter scongiurare il pericolo di cristallizazione; sai che palle sentire sempre le stesse cose nello stesso modo. E l'arte non è la scienza, non avanza inanellando inesorabilmente una risposta dopo l'altra ai quesiti che essa stessa si ponte ( verso l'impossibile traguardo della verità assoluta), ma è lo specchio del mondo in cui essa stessa viene prodotta o riprodotta, come evoluzione legata all'ambiente; e l'arte deve piacere deve incontrare la sensibilità dei suoi immediati fruitori. Che poi alcune manifestazioni artistiche possano risultare meno appetibili / comprensibili di altre in un determinato periodo storico è altro discorso.
Ah, grazie della splendida intervista.
Personalmente, di Giudici ho letto un discreto numero di recensioni (anche se non possiedo il libro).
Quali sono le tue riserve (se posso dire così).
Parlandoci hai avuto l'impressione che lui abbia individuato dei modelli imprescindibili di riferimento tra gli interpreti del passato (tipo Bergonzi : Love : per tenore verdiano) e che secondo lui l'interpretazione/riproduzione moderna non possa non fare a meno di porsi innanzi tutto in scia di questi modelli per risultare credibile, limando l'innovazione ad elementi scenici o puramente orchestrali? O sono del tutto fuori pista (possibile nello stato di rincoglionimento in cui verso da una settimana a questa parte :cry: )?

pbagnoli ha scritto:Certo, è più faticoso: bisogna documentarsi.

E anche spendere un sacco di soldi purtroppo :(
Ma ne vale la pena.
E, non per fare bieca piaggeria, devo ammettere di aver scelto la maggior parte dei miei acquisti da quanto letto su questo sito, che leggere tante opinioni informate è sempre meglio che leggerne una sola (che poi x volte mi trovi in sintonia con quanto scrive Giudici, anche questo è altro discorso). Per quanto mi riguarda, lo scopo di questo sito ha fatto centro pieno, leggendovi in passato e continuando a leggere compio un processo di formazione che da solo non avrei mai potuto sostenere in modo obiettivo e con una tale ricchezza di angolazioni.

Saluti

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Re: Criticando il critico...

Messaggioda Enrico » dom 21 ott 2012, 21:13

pbagnoli ha scritto: In Italia esistono due categorie di melomani: quelli che hanno letto “L’opera in CD e video” di Elvio Giudici e i bugiardi.


No. Io non l'ho letto. E non sono bugiardo.
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Re: Criticando il critico...

Messaggioda Riccardo » dom 21 ott 2012, 21:27

pbagnoli ha scritto:
Chuck ha scritto:Credo che Giudici dimostri - non che ce ne fosse bisogno, per carità - di essere una persona molto intelligente. N� mi pare si discosti di molto dall'idea portante di Operadisc. O sbaglio?

In realtà se ne discosta, eccome.

È proprio questo il punto interessante! La vicinanza è talmente forte nel linguaggio, che addirittura non ci si accorge dell'abissale distanza dei contenuti e delle prospettive.
Ricordo solo, a titolo d'esempio, che secondo Giudici la Freni e Domingo sono i cantanti del secolo mentre la Rysanek era una povera stonata e Blake uno sfigato dalla voce ingrata. Il tutto scritto naturalmente con la miglior penna del mondo.

X AM: forse mi sono spiegato male ma non accusavo EG di interessi personali (?), ma di gusti e preferenze musicali del tutto arbitrari e personali che però lui afferma di aver sempre rigorosamente argomentato.
Ultima modifica di Riccardo il dom 21 ott 2012, 22:38, modificato 1 volta in totale.
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Re: Criticando il critico...

Messaggioda pbagnoli » dom 21 ott 2012, 22:20

Enrico ha scritto:
pbagnoli ha scritto: In Italia esistono due categorie di melomani: quelli che hanno letto “L’opera in CD e video” di Elvio Giudici e i bugiardi.


No. Io non l'ho letto. E non sono bugiardo.

8)
L'eccezione spesso conferma la regola...
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Re: Criticando il critico...

Messaggioda mattioli » dom 21 ott 2012, 22:36

X Ric: sicuramente mi sono spiegato male, ma il mio intervento era, diciamo così, generale, non una risposta al Tuo che, confesso, ho letto solo adesso. Un divertente qui quo qua, come dicono i veri colti...

X tutti: come spiegate che i critici di cui si discute (badate, non dico in bene o in male, dico semplicemente che se ne parla), o almeno i due di cui si discute di più, cioè Celletti e Giudici (aggiungerei Sguerzi per far piacere a Matteo, ma credo che lo abbiamo letto in pochi), NON fossero dei musicologi con cattedra all'università e NON fossero critici di quotidiani (oddio, EG sì, ma da poco tempo, quando era già ampiamente diventato EG)? Interessante, no?
Saluti dall'Andalusia. Ola!

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Re: Criticando il critico...

Messaggioda Riccardo » lun 22 ott 2012, 2:33

mattioli ha scritto:X Ric: sicuramente mi sono spiegato male, ma il mio intervento era, diciamo così, generale, non una risposta al Tuo che, confesso, ho letto solo adesso. Un divertente qui quo qua, come dicono i veri colti...

Qui quo qua dunque : Sailor :

mattioli ha scritto:X tutti: come spiegate che i critici di cui si discute (badate, non dico in bene o in male, dico semplicemente che se ne parla), o almeno i due di cui si discute di più, cioè Celletti e Giudici (aggiungerei Sguerzi per far piacere a Matteo, ma credo che lo abbiamo letto in pochi), NON fossero dei musicologi con cattedra all'università e NON fossero critici di quotidiani (oddio, EG sì, ma da poco tempo, quando era già ampiamente diventato EG)? Interessante, no?
Saluti dall'Andalusia. Ola!

Molto significativo in effetti...
Confesso che però a me piacerebbe tanto che i critici di quotidiani o di riviste fossero tutti anche un po' musicologi e i musicologi si degnassero a loro volta di considerare la storia dell'interpretazione al pari della storia della composizione. Ma forse è un sogno!
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Re: Criticando il critico...

Messaggioda MatMarazzi » lun 22 ott 2012, 10:29

mattioli ha scritto:X tutti: come spiegate che i critici di cui si discute (badate, non dico in bene o in male, dico semplicemente che se ne parla), o almeno i due di cui si discute di più, cioè Celletti e Giudici (aggiungerei Sguerzi per far piacere a Matteo, ma credo che lo abbiamo letto in pochi), NON fossero dei musicologi con cattedra all'università e NON fossero critici di quotidiani (oddio, EG sì, ma da poco tempo, quando era già ampiamente diventato EG)? Interessante, no?
Saluti dall'Andalusia. Ola!
AM


Coro Mattioli andaluso (olè),
non penso che Riccardo, né alcuno di noi, dicendo "più musicologi fra i critici" intendesse un qualsivoglia riconoscimento accademico.
Dio ne scampi!
Fra l'altro chi ha una minima idea di come sono distribuiti gli incarichi all'università (e di conseguenza... con quale livello di preparazione escono i giovani musicologi) ambisce a tutto fuorché a vederli anche su giornali, siti e riviste! :)
Oltretutto, come Ric ha osservato, i musicologi, sul fronte della storia interpretativa, sono ancora fermi all'ABC.
Non dico Celletti e Giudici, ma persino un normale appassionato d'opera e frequentatore di teatri possiede in questo campo nozioni molto più ferrate delle loro (e i generosi sforzi di Beghelli & C, ahimé, lo attestano).
Il discorso di Ric (e, se ho ben capito, di Tucidide) era più interessante.
Non è tanto l'investitura musicologica a mancare a un Giudici, quanto un approccio metodologico al giudizio più rigoroso.

La forza di Celletti, la ragione del suo grande successo, stava proprio nel metodo che ha proposto, che non solo egli ha sempre applicato con coerenza matematica per tutta la carriera, ma che è piaciuto moltissimo, perché era semplice da capire e da applicare, come un manualetto di aritmetica delle scuole medie.
Una marea di gente, nel giro di "poche lezioni", si è sentita "critico musicale" e "vociologo" grazie a Celletti, grazie alla semplicità del suo metodo.
Poi, è chiaro, era un metodo coi piedi d'argilla, perché - per rigorose che fossero le sue applicazioni deduttive - si fondava su postulati di un'ingenuità e di un'assurdità clamorose, facilissimi da buttare all'aria.
In questo forum abbiamo regolarmente demolito (storicamente e logicamente) tutti i presupposti teorici di Celletti.
E tuttavia il suo era un metodo.
Deduttivamente parlando, era un metodo, nel senso che, se si prendono per buoni i teoremi di partenza (che buoni non sono) tutto il resto ne deriva in modo rigoroso e comprensibile.

Giudici al contrario non è mai stato in grado di formulare un metodo alternativo (questo intendeva Ric quando parlava del criterio di analisi di Celletti, grezzo sì, "ma talvolta meno nocivo del nulla").
Anzi, nei confronti di Celletti, Giudici (tentando di prendere le distanza) ha commesso, secondo me, l'errore più grave.
Ha contestato i giudizi ("ma come si fa a non capire quanto è brava la Welitsch?"), senza però metterne in discussione i postulati metodologici sbagliati, di cui quei giudizi erano invece la logicissima conseguenza ("la tecnica di canto è una! La grammatica non si discute! ecc...").
Semmai "scientifico" Giudici lo è sempre stato (e in questo sta, secondo me, il suo straordinario contributo) nella collazione dei dati, nella raccolta delle testimonianze, nella cura (preziosissima) con cui espone i fatti.
I suoi testi sono riferimenti per l'appassionato grazie all'importante messe di dati raccolti, suddivisi e proposti con cristallina chiarezza.
E' solo quando arriva al giudizio che l'edificio vacilla e passa una sensazione - che Celletti non dava - di una qual certa fumosità arbitraria, di una mancanza di riferimenti stabili, o - come dice Ric - di "capricciosità" che molte volte può irritare il lettore.

La ragione per cui, immodestamente, Operadisc incontra il favore di tanti appassionati, non è tanto - come ebbe a dire Freniano, un po' di tempo fa - per la "profondità" delle analisi, quanto - credo - per l'efficacia del metodo che abbiamo proposto, che non è meno rigoroso di quello di Celletti nelle deduzioni, ma fondato su postulati più solidi.
Sbaglio?

Salutoni,
Mat
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Re: Criticando il critico...

Messaggioda DottorMalatesta » lun 22 ott 2012, 11:45

E´ indubbio che l´atteggiamento critico di EG si distanzia (talora moltissimo) da quanto proposto, talora con omogeneità di vedute, talatra decisamente no, dal triumvirato Mat-Bag-Maugh :D .
Ma non varrebbe la pena fermarsi a riflettere su quanto detto da Giudici?
Per esempio, ho trovato interessante quando afferma “Quelli che oggi fanno regia giovane, di adesso, moderna tanto per usare il solito termine generico, sono quelli che sempre e comunque raccontano. A teatro, si racconta coi personaggi: facendo recitare chi sta in scena in modo da delineare una fisionomia, farla evolvere a contatto con le altre e con l’ambiente in cui sta. Ecco perché, a mio parere, il regista anglosassone parte già avvantaggiato.”
E cosí un McVicar o un Michieletto, sovente bastonati su OD, vengono apprezzati e valutati per il fatto che riescono ad insufflare vita (cioè autentico spirito di teatro) nel mondo dell´opera (teatralissimo quale nessun altro, ma a condizione di trovare veri interpreti!!!).
Anche perché, parliamoci chiaro, di gente come Cerniakov ce ne sará una manciata appena (se la regia si riduce a genialità significa condannare tutti quei poveretti che… geni non sono!!!). Si puó non essere dei geni, ma impossibile essere buoni (non dico geniali, dico sufficienti!) registi d´opera senza trasmettere senso di teatro autentico. E i registi (ma anche i cantanti) dovrebbero essere giudicati di conseguenza. Come ha sempre fatto EG. E in questo gli va riconosciuta una grande coerenza e onestà intellettuale. O no?
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Re: Criticando il critico...

Messaggioda MatMarazzi » lun 22 ott 2012, 11:59

DottorMalatesta ha scritto:E cosí un McVicar o un Michieletto, sovente bastonati su OD,


Caro dott. Malatesta,
vuoi cominciare a contribuire al nostro forum da bravo Operadischino?
Bene! Allora comincia a misurare un po' di più le cose che scrivi e ad argomentarle meglio.
Dov'è che avremmo bastonato Mc Vicar (???) o Micheletto?
Valutare un fenomeno nei suoi pro e nei suoi contro, evitare le banalizzazzioni generaliste e gli inni faciloni non signfica bastonare, ma contribuire all'analisi.

(Mc Vicar e Micheletto) vengono apprezzati e valutati per il fatto che riescono ad insufflare vita (cioè autentico spirito di teatro) nel mondo dell´opera


Idem come sopra.
Cosa significa "riescono a insufflare vita, cioè autentico teatro"?
Cosa significa tutto questo in termini obiettivi?

Anche perché, parliamoci chiaro, di gente come Cerniakov ce ne sará una manciata appena (se la regia si riduce a genialità significa condannare tutti quei poveretti che… geni non sono!!!).


Perché a te pare che per noi la regia d'opera si esaurisca a Cerniakov?

Si puó non essere dei geni, ma impossibile essere buoni (non dico geniali, dico sufficienti!) registi d´opera senza trasmettere senso di teatro autentico. E i registi (ma anche i cantanti) dovrebbero essere giudicati di conseguenza. Come ha sempre fatto EG. E in questo gli va riconosciuta una grande coerenza e onestà intellettuale. O no?


Cosa c'entra l'onestà intellettuale di qualcuno?
Quando mai è stata messa in discussione quella di Giudici?
Quale sarebbe la "coerenza" di giudizio di cui parli?

Il nostro forum (e credimi, non è mai stato facile) ha sempre cercato di fondare le sue discussioni sull'argomentazione dettagliata e sull'analisi dei fatti.
Ci sono stati punti di vista differenti (guai se così non fosse), ma la cura dell'argomentazione e lo sforzo di condividere elementi dimostrabili sono sempre stati il nostro obbiettivo.
A tutti chiediamo questo sforzo, se vogliamo che Operadisc mantenga quella piccola "utilità" di dibattito che tu stesso le riconosci.

Scusa la franchezza e un salutone,
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Re: Criticando il critico...

Messaggioda DottorMalatesta » lun 22 ott 2012, 12:05

MatMarazzi ha scritto:
DottorMalatesta ha scritto:E cosí un McVicar o un Michieletto, sovente bastonati su OD,


(Mc Vicar e Micheletto) vengono apprezzati e valutati per il fatto che riescono ad insufflare vita (cioè autentico spirito di teatro) nel mondo dell´opera


Anche perché, parliamoci chiaro, di gente come Cerniakov ce ne sará una manciata appena (se la regia si riduce a genialità significa condannare tutti quei poveretti che… geni non sono!!!).


Perché a te pare che per noi la regia d'opera si esaurisca a Cerniakov?

Si puó non essere dei geni, ma impossibile essere buoni (non dico geniali, dico sufficienti!) registi d´opera senza trasmettere senso di teatro autentico. E i registi (ma anche i cantanti) dovrebbero essere giudicati di conseguenza. Come ha sempre fatto EG. E in questo gli va riconosciuta una grande coerenza e onestà intellettuale. O no?


Alcuni esempi dal passato recente:
1. Per quanto riguarda MIchieletto mi sembra che quanto scritto da Maugham a proposito della Boheme fosse chiaro...
2. Idem per il McVicar de Les Troyens.
:)

Per quanto riguarda l´insufflare vita, EG risponde molto meglio di quello che saprei fare io :) : "A teatro, si racconta coi personaggi: facendo recitare chi sta in scena in modo da delineare una fisionomia, farla evolvere a contatto con le altre e con l’ambiente in cui sta. Ecco perché, a mio parere, il regista anglosassone parte già avvantaggiato. Da sempre, ma proprio da sempre e in qualunque contesto, l’attore anglosassone batte tutti. Perché? Ma per le solite ragioni: SI STUDIA. E si elimina non solo chi non lo fa, ma anche chi non lo sa fare bene. Guardiamo un qualunque sceneggiato televisivo, se proprio non si va periodicamente a Londra dove si fa la prosa migliore del mondo: trovami UN SOLO attore che non reciti da padreterno, dall’essere o non essere alla cena è servita.
E il registaanglosassone cerca QUEL materiale, nel caso lavorandoci, plasmandolo, perfezionandolo. In qualunque regia di Jones o McVicar, l’ultimo dei coristi recita ed è un personaggio. Anche, per non dire soprattutto, laddove la storia è sostanzialmente quella raccontata dal libretto."

Ringraziando Dio la regia d´opera NON si esaurisce con Cerniakov. Ma mica tutti i registi possono essere dei geni (mentre tutti dovrebbero essere uomini di teatro!!!). :D

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Re: Criticando il critico...

Messaggioda MatMarazzi » lun 22 ott 2012, 12:13

DottorMalatesta ha scritto:Alcuni esempi dal passato recente:


Esempi sbagliati, amico mio.

1. Per quanto riguarda MIchieletto mi sembra che quanto scritto da Maugham a proposito della Boheme fosse chiaro...

Quella di Maugham era un'analisi. Non una bastonatura.
E come tutte le analisi può mettere in rilievo i pro e i contro.


2. Idem per il McVicar de Les Troyens.

Io ho dedicato pagine e pagine a elencare i pregi di McVicar e, ti dirò di più, sistematizzarli.
Sono stato io, in quel thread, a definire fondamentale l'apporto di McVicar alla regia musicale in termini di "gesto" (espressione che poi ho ritrovato puntualmente citata da altri "critici" che parlavano di lui).
In nessun caso, nè nel caso di Mc Vicar, nè di Michieletto, nessuno di noi si è limitato all'idea dell' "insufflare vita" (che, detto da solo, non significa un bel nulla) o del "far recitare l'ultimo dei coristi" (magari il senso e la difficoltà di una regia musicale si limitasse a questo).

Matteo
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