E se il passatismo non fosse l'unica risposta?

problemi estetici, storici, tecnici sull'opera

Moderatori: DocFlipperino, DottorMalatesta, Maugham

E se il passatismo non fosse l'unica risposta?

Messaggioda Maugham » ven 27 apr 2012, 14:40

Nota del moderatore: il seguente post, a firma di Maugham, era stato inserito nel thread dedicato ai Troyens (nella sezione "visto a teatro"). Il suo interesse è tale che mi sono permesso di spostarlo in un nuovo thread in Questioni Generali. Spero che l'autore - irreperibile al telefono - non me ne voglia.
Così come spero non se la prenda per il titolo che ho dovuto inventare (e che lui stesso potrà sostituire, se non fosse soddisfatto)
Per conto mio, cercherò di rispondere alle straordinarie osservazioni appena ne avrò il tempo. Spero frattanto che altri vogliano dire la loro.






Al di là delle prime doverose ironie su questa pubblicità mi sono fermato a riflettere.
Se non sbaglio non ho mai visto uno spot che pubblicizzi un teatro d'Opera senza una sola nota di musica tra l'altro usando un cantante senza farlo cantare.
Mi sfugge il fine contingente di questa operazione.
Voglio dire, uno spot lo si mette in piedi per raggiungere un obiettivo e quindi mi sono chiesto: "A chi serve?".
a) chi segue l'Opera seriamente, intendo animato da una passione vera, si mette a ridere.
b) chi invece non conosce l'Opera resta perplesso. Chi diavolo è quel signore elegante dalla faccia un po' ebete ficcato dentro un ring? Non canta, non parla... dal momento che Kaufmann non è ancora un icona planetaria... se si tratta di un modello potevano pescarne uno più espressivo.
Sono del parere che tutto questo nasca dal desiderio (comune a molti operatori del settore) di svecchiare l'Opera.
Da un po' di anni questo sembra l'andazzo corrente. Da diverse stagioni troviamo questo taglio, non so come dire, smitizzante sui siti di molti teatri: grafiche ardite, modernissime, basate sull'elisione del concetto, loghi aggressivi da concertone rock, materiali finto-poveri nei libretti di sala tipo carta riciclata (siamo globalizzanti ed ecologisti!) con sopra un tripudio di foto d'archivio (meglio se in bianco e nero e sgranate) che hanno solo marginali relazioni con il contenuto dei testi o con il titolo in cartellone.
Ammesso e non concesso che l'Opera debba ringiovanirsi, credo che questo sia il mezzo più semplice (e per me stantio) per risolvere il problema: rubare al marketing che cura gli eventi di massa alcuni "segni espressivi" usandoli come foglia di fico per impacchettare "oggetti" che il sentire comune legge (nella testa dei pubblicitari) come elitari, museali e polverosi.
Il gioco però funziona fino a un certo punto.
Il teatro d'Opera è una tra le più complesse e sofisticate macchine espressive prodotte dalla civiltà occidentale. I suoi codici, i suoi riti, le sue convenzioni, le sue regole del gioco sono profonde, mutevoli, numerose e storicizzate. Perfino i più aggiornati tra gli operomani -i quali hanno passato anni a metabolizzare queste regole- a volte si trovano confusi, perfino loro!, tra questo continuo rimpallo tra passato e presente, così continuo da giustificare, nella stessa sala e a volte nello stesso spettatore, avanguardismi feroci uniti a passatismi altrettanto polemici. Mi figurio lo sconcerto di chi entra in un teatro d'Opera per la prima volta solo perchè irretito da una pubblicità stile Dolce & Gabbana o da un manifesto in odore di pop-art. Promuovere il Ring come un blockbuster fantasy o Les Troyens come un'epica in cinemascope potrà forse, dico forse, portare alla Roh o al Met qualche persona in più; ricordiamoci però che dentro la sala queste new-entry non troveranno Peter Jackson o Emmerich, ma fronteggeranno la Gotterdammerung o le lungaggini dell'atto cartaginese. Nella migliore delle ipotesi si annoieranno, nella peggiore cercheranno agganci con il loro modo di sentire e vivere il presente e -trattandosi a volte di allestimenti che smerciano roba vecchia riverniciata come nuova- non trovando nessun appiglio si sentiranno ingannati. Mi hai promesso una serata di fuoco con Belen e mi sono trovato a una conferenza con Margherita Hack!
Nello specifico credo che questo modo di comunicare e vendere il prodotto Opera abbia il fiato corto.
Ma a me, sono sincero, dello "specifico" teatrale preme poco. Peggio per i teatranti che hanno scommesso e investito cifre notevoli su questi piani di comunicazione che, forse sbaglio, mi sembra intruppino, quando va bene, solo un pubblico mordi-e-fuggi la cui attenzione per l'Opera muore dopo due sere o giù di lì..
Mi preme di più capire le conseguenze che questo tipo di operazione posso avere sul modo di fruire l'Opera e di quello che noi vedremo e sentiremo in futuro.
E qui cominciano le mie perplessità, purtroppo confermate -per certi aspetti- anche dai cartelloni delle nuove stagioni europee e mondiali.
L'opera al cinema, il trionfo del dvd/blu-ray e l'esequie del solo audio, la facilità d'accesso a miriadi di contenuti tramite il web (e la conseguente parcellizzazione dell'attenzione e delle competenze diventate puntillistiche anzichè consequenziali e ragionate come succedeva invece quando si ascoltava un'opera intera per volta e tutta intera), l'importanza (e successiva massificazione) del ruolo del regista diventato -dagli anni Novanta in poi- protagonista autorevole di un allestimento (Il Don Giovanni di Carsen così come si diceva il Don Giovanni di Karajan), tuto questo e altro fa parte di quelle tendenze che noi di OD, e non solo noi, abbiamo sempre salutato con entusiasmo oltre che -permettetemelo- con largo anticipo.
Guardando indietro solo di una decina d'anni mi rendo conto che si è trattato di un cambiamento epocale. Epocale non solo per lo spessore dei contenuti, ma, a mio parere, per la velocità con cui si è verificato.
Voglio dire, anche il trionfo del solo audio ha portato una gigantesca rivoluzione nel modo di sentire e vivere l'Opera. Però ha avuto oltre mezzo secolo per decantare, per entrare nelle testa degli appassionati e degli addetti ai lavori e dei musicisti. Diciamo che la generazione dei melomani cresciuti principalmente col disco (intendo quelli la cui autorevolezza si è costruita per gran parte su questo) comprende quelli nati dopo gli anni Sessanta. E il disco esisteva già da mezzo secolo.
La rivoluzione del web e del video è invece dilagata in maniera fulminea.
I melomani da youtube, i downloadari coatti di files video e audio, gli hard-disk ballonati di materiale, le notizie che rimpallano da un blog all'altro ovviamente senza particolari verifiche, si moltiplicano di giorno in giorno e hanno poco più di un decennio di vita.
Io lo sento come un fiume in piena dalle mille meravigliose potenzialità ma ricco anche di insidie e derive.
Tutto un sol giorno cangiare potè! : Nar :
Nei fatti, a me pare che gli addetti ai lavori, si siano accorti del "cangiare" ma abbiano capito ben poco di questa rivoluzione.
O meglio, mi pare che ne abbiano recepito solo gli aspetti esteriori.
Equivocando sulla natura di questi cambiamenti (letti soltanto come un'evoluzione della tecnologia e non del linguaggio :D ) hanno risposto -come nello spot di cui sopra- lavorando sulla cornice. Passata la buriana iniziale in cui hanno cavalcato, ad esempio, la tigre della regia d'Opera seguendo la moda senza particolari competenze e criteri nella scelta (cosa che ha portato un pubblico e una critica ovviamente sprovvista di mezzi per decodificare certe forme espressive a mettere sullo stesso piano un furbo copiatore come Loy e un geniale sperimentatore come Guth), finito lo spolvero modaiolo per cui se non fai un Wagner "riletto" non sei nessuno così come se non metti sul sito almeno due spettacoli in streaming (non importa se sono catafalchi) passi per un pezzo di moedioevo, passato tutto questo, dicevo, mi pare che si ritorni alla vecchia quiete conservativa e celebrativa in cui noi ragazzi degli anni Settanta siamo cresciuti.
I programmi sono mogi, le caratterizzazioni delle superstar seguono vecchie tipologie (Kaufmann che oscilla tra Corelli nel repertorio italiano e Vickers in quello estero o la Netrebko che si qualifica ormai come una Freni da terzo millennio), la spremitura delle vecchie rozze è identica a quella negli anni Settanta senza nessuna inversione di rotta, lo sperimentalismo drammaturgico si è ormai seduto su estetizzanti prodotti di allievi che riciclano idee dei maestri e i nuovi repertori (vedi grand-opéra) affondano tra maccheroniche scelte di cast ed eccentriche scelte di regia.
Però abbiamo i metplayer, le multisala con le proiezioni in hd e i trailer che promettono che all'Opera ti divertirai come al cinema anche se non sai distinguere una nota da un pallone.
Ovviamente ci sono delle eccezioni. Ovviamente.
Forse sono io che sono un po' deluso da quanto vedo in giro. Anche Mat si era espresso a riguardo.
Cosa ne dite?
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Re: E se il passatismo non fosse l'unica risposta?

Messaggioda pbagnoli » ven 27 apr 2012, 23:00

Sarò breve e fulmineo, anche perché un po' provato.
Ho letto - e ammirato incondizionatamente - la tua lenzuolata, come la chiami tu. Tra l'altro, ho la sensazione che in qualche modo si riallacci a quello che diceva Matteo sul recupero degli spettacoli storici come correttivo naturale alla deriva di produzioni che si avvitano su se stesse nello sperimentalismo e, d'altra parte, il rischio di un didascalismo di ritorno come unica soluzione.
Oggi leggo una nota di pessimismo nelle tue parole; il che mi spiegherebbe anche la tua latitanza recente.
Il problema è che io non riesco a capire dove tu voglia collocare l'affaire-opera.

Il problema non sono le regie sempre più involute o i cantanti che non sanno dove stare.
Kaufmann è - potenzialmente - una macchina da guerra: basta tenerlo lontano dal Verismo o da altri ambiti che lo trasformerebbero in un posteggiatore, come è successo a qualche suo collega dotatissimo e sprecato.
La Opolais è un altro splendido (in tutti i sensi) giocattolo: ma devi trovarle la giusta collocazione!
I programmi sono mogi? Forse.
Ma i soldi sono pochi, dappertutto; quanto meno, sul vecchio continente che è quello a noi più familiare.
Fai una Traviata e vai sul sicuro; fai un Soldaten ... e chissà cosa può succedere.

Poi è vero: il progresso negli ultimi dieci anni è andato veloce.
E' stato così anche nel mio ramo: gli ultimi dieci anni sono andati più a razzo dei trenta precedenti. E chissà cosa sarà dei prossimi.
E' probabile che questo sito si occuperà più di blu-ray che di cd.
E' probabile che le produzioni verranno pensate prima di tutto in funzione della loro spendibilità sui circuiti cinematografici.
Però, contemporaneamente, hai anche un'iniziativa come quella della Pentatone che affida a quel vecchio rudere di Janowski la ri-registrazione solo audio delle opere di Wagner per l'anniversarione.
Però la Myto continua a pubblicare in cd tutti i live che le capitano fra le mani.
Però Gergiev continua a incidere tutto quello che gli pare, da Lucia a Parsifal.
Però Pappano continua a incidere tutto il grande repertorio, da Tristano a William (sic) Tell, passando per Butterfly e Stabat Mater di Rossini.
E' vero quello che dici, Bill; ma credo che esista sempre una deriva entropica che permetterà di mantenere in vita determinati aspetti con i quali siamo cresciuti, con Kaufmann o con qualcun altro.
L'ho già detto anche a Matteo: non sarei così drastico. C'è spazio per andare avanti in modo equilibrato.
Tornare indietro... no, mi spiace, non lo credo possibile.

Grazie del bellissimo contributo
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: E se il passatismo non fosse l'unica risposta?

Messaggioda dollarius@libero.it » sab 28 apr 2012, 8:39

Mah…tutto molto interessante, ma forse stiamo esagerando.Si tratta solo di uno spot (evidente il collegamento con il mondo dello sport, visto che le Olimpiadi saranno un grosso affare per Londra.) Io non ci troverei tutti questi significati reconditi. Cosi’ come non credo che molte persone si precipiteranno all’opera per aver visto il Signor Kaufmann in smoking su un ring anche se………..(interessante il punto di vista dell’altra meta’ del cielo, no?).
E’ normale secondo me che anche il mondo dell’opera cambi con il passare del tempo. Noi stessi melomani definiamo “polverosi” certi allestimenti o routinarie certe esecuzioni. Io amo sorprendermi ancora oggi. Secondo me, sbagliero’, siamo noi i primi che dobbiamo sforzarci di essere piu’ elastici, piu’ autoironici. Nulla e’ inamovibile, statico. Tutto si modifica con l’andare del tempo e non sempre e’ un male.
Parole sante: tornare indietro non si puo’.
Mi piace spesso citare Verdi quando scrisse “Ella vorrebbe cantare come si cantava trent’anni fa, mentre io vorrei che cantasse come si cantera’ fra trent’anni”. Il Genio sapeva gia’ che tutto era in divenire. E viva Dio. E chissa’ cosa succedera’ in futuro? Non e’ meraviglioso non saperlo?
Un caro saluto a tutti!
Irina
dollarius@libero.it
 
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Re: E se il passatismo non fosse l'unica risposta?

Messaggioda MatMarazzi » sab 28 apr 2012, 12:48

dollarius@libero.it ha scritto:Mah…tutto molto interessante, ma forse stiamo esagerando.Si tratta solo di uno spot (evidente il collegamento con il mondo dello sport, visto che le Olimpiadi saranno un grosso affare per Londra.) Io non ci troverei tutti questi significati reconditi. Cosi’ come non credo che molte persone si precipiteranno all’opera per aver visto il Signor Kaufmann in smoking su un ring anche se………..(interessante il punto di vista dell’altra meta’ del cielo, no?).
E’ normale secondo me che anche il mondo dell’opera cambi con il passare del tempo. Noi stessi melomani definiamo “polverosi” certi allestimenti o routinarie certe esecuzioni. Io amo sorprendermi ancora oggi. Secondo me, sbagliero’, siamo noi i primi che dobbiamo sforzarci di essere piu’ elastici, piu’ autoironici. Nulla e’ inamovibile, statico. Tutto si modifica con l’andare del tempo e non sempre e’ un male.
Parole sante: tornare indietro non si puo’.
Mi piace spesso citare Verdi quando scrisse “Ella vorrebbe cantare come si cantava trent’anni fa, mentre io vorrei che cantasse come si cantera’ fra trent’anni”. Il Genio sapeva gia’ che tutto era in divenire. E viva Dio. E chissa’ cosa succedera’ in futuro? Non e’ meraviglioso non saperlo?
Un caro saluto a tutti!
Irina



Irina....
sarà l'interessato a rispondere, ma credo che tu abbia frainteso il discorso di Maugham come più non si potrebbe!
Temo che questo dipenda dal fatto che Maugham (come talvolta faccio io) dia involontariamente per scontato che chi ci legge conosca a fondo il nostro pensiero, avendo letto e partecipato (come abbiamo fatto noi nel corso degli anni, in questa splendida avventura che è Operadisc) a tutti i 18.000 messaggi che sono in questo forum. :)
In realtà è ben difficile che ciò avvenga... e così anche tu (che non ci conosci ancora benissimo) sei portata giustamente a fraintendere qualche post.

Che tu venga a spiegare in questo forum, a noi, a Maugham.... che le convenzioni cambiamo e che l'opera si evolge... è - per gli abituali frequentatori di Operadisc - una cosa del tutto comica! :)
Non è comico quello che dici, intendiamoci, anzi condivisibilissimo e bello!
Le convenzioni cambiano... il mondo evolve... bisogna andare avanti... ecc....
Che dire? Bellissimo!
E' comico per noi, solo perché proprio questo (e Maugham in prima linea) abbiamo sostenuto da esattamente cinque anni, soli in tutto il Web italiano, scontrandoci abitualmente con ogni melomane nostrano, con altri fora, ecc...
Solo adesso, un po' alla volta, la gente ha cominciato a venirci dietro, a citare le nostre analisi, a imitare parola per parola quello che diciamo.
Ma quando abbiamo iniziato a parlare di convenzioni che cambiano, per l'italiano operomane Celletti e il suo "vociologismo nostalgico" restavano un riferimento inaggirabile, la sperimentazione filologica un insieme di effetti "eurosbobbici" e dilettanteschi, le regie all'avanguardia erano ancora "quella roba coi capottini e i nazisti", il canto "colorista" era solo "cattiva tecnica", il secolare declamato di giganti come Emmy Destinn, Lotte Lehmann e Martha Moedl erano solo "urli dei tedeschi".
Avendo cinque anni di queste battaglie alle spalle, il tuo post (che pure dice cose belle e giuste) equivale all'andare in un'aula di fisica e spiegare ai presenti, con piglio didattico, che è ora di finirla di credere che lo spazio e il tempo siano assoluti. In realtà sono relativi! :)

Quello che tu scrivi (le cose cambiano, Verdi ha detto, ecc... ecc...) per noi di Operadisc e sicuramente per Maugham ....è "programma dell'anno scorso".
In questo post lui va molto oltre...
In pratica lui dice (se ho inteso bene): ok, abbiamo combattuto per vent'anni per far cadere le convenzioni "vecchie" (quelle ancora applicate negli anni '80, e ancora difese da tanti direttori artistici italiani) e per imporre al loro posto convenzioni "NUOVE" che potessero relazionarsi meglio al pubblico moderno (che vent'anni fa era quello dell'esplosione della comunicazione globale e della tecnologia dell'Informazione, dalla caduta delle idelogie, del cambiamento del mondo).
Ora però... attenzione!
Come è normale che sia, le convenzioni che ALLORA erano "nuove" stanno cominciando a smarrire il contatto con la nuova società, con il pubblico nuovo che sta nascendo.

Quando questo accade (e accade SEMPRE) solo tre strade sono possibili...

1) tentare di mantenere ostinatamente e cocciutamente in vita le convenzioni invecchiate, a dispetto del mondo che cambia: è quello che tentano di fare i passatisti di tutti i tipi; quello che tentano di fare i malinconici post-cellettiani). Le conseguenze, inutile dirlo, sono disastrose.

2) riconoscere la crisi delle convenzioni in atto (e questo dimostra già più intelligenza) ma non avendo abbastanza fantasia per "inventare" nuove convenzioni, si va a pescare nel passato, recuperando magari le covenzioni ancora precedenti, quelle che la storia aveva già distrutto e selezionato vari decenni prima, ma riverniciandole di apparente "modernità".
E' un po' come constatare che le democrazie novecentesche, uscite dalla seconda guerra mondiale, oggi rivelano crepe minacciose proprio in quanto forma di governo, rischiano di essere superate dai tempi, ma non si sa cosa proporre al loro posto....
E allora si propone di tornare al sistema feudale... :)
Nell'opera è proprio questo che sta succedendo da parte di molti teatri importanti (non solo il Met e l'Opéra di Joel, ma anche il Covent Garden).
Un ritorno indietro mascherato di tecnologia e concessioni alle pacchianate da notte degli Oscar.

3) la terza via è rimboccarsi le maniche, riflettere sul mondo di oggi (ma non con "spot" idioti come quello a cui Kaufmann si è prestato; sto parlando di vera e seria riflessione) e creare nuovi "segni", nuove convenzioni, nuovi ambiti poetici, nuovi strumenti espressivi in grado di interloquire davvero col pubblico del 2010...
Un po' come è stato fatto nella cinematografia negli anni '70, dopo la contestazione. O come si è fatto con la Pittura quando il Romanticismo venne meno, a cavallo fra 800 e 900. O come si è fatto, prima ancora, con la musica quando dal Classicimo si è passati al Romanticismo.
Inventare SEGNI NUOVI... capisci Irina? Temi, Ideali, Poetiche, linguaggi nuovi.... Non SPOT! SEGNI! Non SPOLVERATE, ma ripensamenti.

Ovviamente quest'ultima strada è quella giusta.
Il primo passo è capire!
Capire cosa? Che quel complesso glorioso di novità nella regia, nel canto, nel repertorio ....che abbiamo difeso per vent'anni perché hanno "salvato" l'opera da una delle più nere crisi della sua storia ...non è oggi più "nuovo" per niente.
Lo so che in Italia sembra nuovo... perché le conquiste di cui parliamo da noi sono arrivate da un paio d'anni - mentre all'estero erano già assodate da venti.
Ma siccome l'Italia non conta un fico e siccome il fenomeno Opera è tra i più "globali" del mondo dello spettacolo, quello che interessa noi è CAPIRE che le cose più belle che oggi vediamo nei grandi teatri d'Opera... sono fatte a misura degli attuali cinquantenni, proprio come era a metà degli anni '60....
Il risultato? Si è visto negli anni '70... I teatri vuoti in tutto il mondo.
E non solo... oggi l'opera continua a variare gli stessi temi che (quando ero giovane io, a metà degli anni '80) facevano l'effetto di bombe nucleari.
Ora non più.
Ha ragionissimo Maugham quando (non ricordo bene in che occasione) scrisse che negli anni '90 Carsen ti dava la sensazione di non aver mai visto una regia musicale in vita tua... Oggi ti fa l'effetto dell'Emporio Armani.

Quando si è abbastanza consapevoli da ammettere che anche le nostre "conquiste" si sono via via "istituzionalizzate", "irrigidite" e che sono a un pelo da mostrare crepe e polvere... si è vinta la prima scommessa.
Almeno non saremmo diventati passatisti che vorrebbero difendere donquichottescamente le loro estinte convenzioni da un mondo cattivo che "si è permesso" di andare oltre.
Pur non basta.

Il secondo passo (che compete a noi, appassionati, pubblico pagante, conversatori di internet) è quello di non fermarci a quello che ci rassicura, ma di selezionare fra le novità che comunque gli artisti e gli operatori mettono in campo continuamente (e lo fanno sempre, anche in età di crisi e recessione) fino a trovare quelle che rappresentino veramente ciò che siamo diventati e ciò che saremo.
E quindi difendere questi nuovi segni, esaltare gli artisti profetici, magari con "lenzuolate" come quella che ho appena scritto... e che quindici anni fa scrivevo su It.Arti.Musica.Classica (Pietro e Maugham ricorderanno) cercando di convincere allora centinaia di persone che mi prendevano per pazzo di quanto Carsen e Gardiner ci rappresentassero (allora!) mille volte meglio di Ronconi e Muti.
E allo stesso tempo smascherare i passatismi e i furbi, anche se nascosti dietro un semplice e insignificante spot.

Un salutone,
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Re: E se il passatismo non fosse l'unica risposta?

Messaggioda MatMarazzi » sab 28 apr 2012, 13:03

pbagnoli ha scritto:Tornare indietro... no, mi spiace, non lo credo possibile.


Tornare indietro non si può?
Dici davvero, Pietrone?
Rileggiamo quello che hai scritto.

Bagnoli ha scritto:Il problema non sono le regie sempre più involute


Infatti il problema non sono le regie "involute" ma esattamente il contrario.
Il problema è che oggi stiamo assistendo a uno zeffirellismo di ritorno: i teatri (convinti così di conquistare un pubblico sempre più largo... da cinemoni in HD) stanno cominciando a premiare quei registi che si sono specializzati nell'effetto semplice, nell'ambientazione carina, nella scenografia colorata, solo con gestualità un po' più moderna e da film holliwoodiano per famiglie.
Mc Vicar è un genio e lo sappiamo tutti... ma come si spiega il suo (pagatissimo) successo in teatri come il Met se non per questa sua tendenza a rassicurare il pubblico con semplificazioni adatte al pubblico di massa dei cinema in cui vengono proiettate?
E Michieletto? Ok, bravo anche lui (come era bravo Zeffirelli in fondo). Ma non trovi che stia diventando una star anche per la semplicità di segni e simboli, per la carezzevolezza telivisiva delle sue proposte, per il sentimentalismo di impatto davvero immediato?
Intendiamoci... io trovo che ci sia spazio per tutti e che Michieletto e Mc Vicar meritino gli onori dei cartelloni.
Temo però che il loro modello stia diventando prioritario e finirà per schiacciare il resto, comprese le conquiste spettacolari a cui abbiamo assistito in questi vent'anni nell'ambito della regia musicale, comprese le aperture esaltanti dell'immagine musicale ben oltre i confini che per secoli le sono stati imposti.
In pratica, fra vent'anni rischiamo di non poter più discutere di un Jones o di un Guth... perché le tendenze attuali (e i segni sono fortissimi, non ultimo il ritorno dei Joel e dei Pizzi a Parigi e a Londra) stanno livellando in senso "passatistico" le convenzioni registiche.
Siamo al punto che il direttore dell'Opéra dichiara in un'intervista che le regie all'opera non contano! E stiamo parlando dell'Opéra, che fino a qualche anno fa era il megafono mondiale dei Carsen, dei Warlikowski, dei Marthaler...
E tu non ci vedi un ritorno indietro?

Bagnoli ha scritto:Kaufmann è - potenzialmente - una macchina da guerra: basta tenerlo lontano dal Verismo o da altri ambiti che lo trasformerebbero in un posteggiatore, come è successo a qualche suo collega dotatissimo e sprecato.


E anche questo cos'é se non un ritorno al repertorio "classico da tenorone star" di cinquanta anni fa? Quando un tenore "vero" era obbligato a passare per l'ultimo Verdi e il Verismo.
Eppure Kaufmann, il Kaufman che amiamo noi, nella sua folgorante ascesa dei primi anni 2000, si era reso celebre con i suoi Schubert, i suoi Wagner, i suoi Berlioz, persino i suoi Mozart, a dimostrazione che il suo ambito elettivo era questo.
Che poi li implementasse con Cavaradossi, Werther e Don José (trasformando questi ruoli in base alle sue diverse caratteristiche) poteva andare benissimo.
Ma ora? Quali sono i soli debutti annunciati nei prossimi anni?
Tieniti stretto: Canio, Cavaradossi, Manrico e Radames.
Praticamente il repertorio di Del Monaco.
Per carità... non c'è niente di male: sono tutti personaggi bellissimi e lui li farà probabilmente molto bene.
Ma anche in questo non ci vedi un ritorno indietro (con l'unica differenza che ora il "Tenore con la T maiuscola" lo si mette su un ring con lo smoking? C'è poi tanta differenza dai ritrattoni in posa e in costume - ridicolissimi - che esibiva Del Monaco?)?


La Opolais è un altro splendido (in tutti i sensi) giocattolo: ma devi trovarle la giusta collocazione!


Bell'esempio.
Pensa che la Opolais si è dichiarata una grandissima ammiratrice della Silja...
Vorrebbe esserne la continuatrice e in effetti molti elementi in comune (anche tecnico-vocali) ci sono.
Bene. Per cosa la chiama il Met? La Rondine... Per cosa la chiama Berlino? La Bohème...
Due ruoli in cui non avrà nulla di interessante da dire, ma che le sono imposti dal passatismo (riverniciato) che sta tornando di moda.
E dire che la Silja (quella vera) ha potuto ai suoi anni fare la carriera che ha fatto senza mai dover cantare nè Magda, nè Mimì.

Bagnoli ha scritto:I programmi sono mogi? Forse.
Ma i soldi sono pochi, dappertutto; quanto meno, sul vecchio continente che è quello a noi più familiare.
Fai una Traviata e vai sul sicuro; fai un Soldaten ... e chissà cosa può succedere.


Premetto che secondo me i soldi non sono affatto tanto "pochi" come sembrerebbe, almeno in questo ambito.
E' vero che c'è la crisi, ma è anche vero che in questo settore si spende mille volte più adesso che negli anni 50-60.
Basta confrontare i cachet dei cantanti e le spese di produzione.
E poi... scusa ma tu cosa credi che sia costato lo "spot" di Kaufmann?

Ma a parte questo, una delle conquiste dei vent'anni appena trascorsi era proprio l'emancipazione dal grande repertorio: la scoperta che si poteva navigare gloriosamente in quattro secoli di opera... che si potevano esplorare e sperimentare tutti i generi...
Una delle più grandi battaglie vinte negli anni '90 e primi 2000 era proprio il fatto che un Britten, un Haendel, un Donizetti serio, uno Janacek potevano riempire i teatri più delle solite Aide e Boheme.
Abbiamo tanto discusso (e tu pure) per affermare che non esiste solo l'ultimo Verdi e che l'arretratezza del pubblico italiano consisteva anche nella chiusura verso repertori che nel resto del mondo facevano gli esauriti...
Ora però mi vieni a dire (come avrebbe detto un Lomi quindici anni fa su IAMC) che con una Traviata vai sul sicuro, coi Soldaten no...
Non ti pare un ritorno indietro questo?

Un salutone,
Mat
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Re: E se il passatismo non fosse l'unica risposta?

Messaggioda pbagnoli » sab 28 apr 2012, 14:16

MatMarazzi ha scritto:
Infatti il problema non sono le regie "involute" ma esattamente il contrario.

Infatti.
E' un problema che abbiamo già affrontato anche in privato.
Sono convinto come te che ci sia un didascalismo di ritorno.
Ti dirò di più: sono convinto - come te - che sia un pessimo segno una "Gioconda" affidata a Oren e Pier Luigi Pizzi.
Ma, riflettendoci, sono anch'io arrivato alla conclusione che un minimo reflusso, una specie di deriva entropica sia fisiologica: c'è stata una progressione spaventosa negli ultimi dieci anni, talmente spaventosa che non tutti sono stati in grado di coglierne la portata. Qualcuno ha rifiutato il progresso, qualcuno si è rifugiato in ben di più pronto consumo. E poi ci sono McVicar, Decker e Michieletto (ma c'è anche di peggio di loro, no? Dopotutto, McVicar è pur sempre uno dei migliori narratori esistenti). Va bene: ma continuano a esserci Guth - che sforna spettacoli meravigliosi - Tcherniakov, il tuo genialissimo Jones, Warlikowski, Marthaler e tanti altri ancora. E c'è sempre Big Robert.
Mi sembra un po' presto suonare l'allarme per due o tre registi che vengono a soddisfare una normale, fisiologica deriva.
Tu stesso avevi sagacemente messo il dito nella piaga di certe involuzioni registiche - prevalentemente di area allemande - che probabilmente hanno generato un didascalismo di ritorno.
Se fossimo nei postumi di un terremoto, le definirei scosse di assestamento.
No, davvero: nonostante tutto, su questo non riesco a sentirmi pessimista.
Io sono uno abituato a lavorare e ragionare in modo assolutamente pragmatico. Per me l'evoluzione, la scienza, il sapere vanno sempre in avanti. Ci potrà essere qualche caduta transitoria, qualche pausa, qualche stop: ma si va sempre avanti.
Grande merito di questo sito è di essere l'unico in Italia ad aver detto fermamente queste cose: di questo te ne do atto



MatMarazzi ha scritto:
Ma anche in questo non ci vedi un ritorno indietro (con l'unica differenza che ora il "Tenore con la T maiuscola" lo si mette su un ring con lo smoking? C'è poi tanta differenza dai ritrattoni in posa e in costume - ridicolissimi - che esibiva Del Monaco?)?

Ahimè sì...
E temo anche, ovviamente, il prossimo debutto di Otello, ovviamente un Otello come già lo faceva Vinay e come già adesso lo sta facendo Antonenko. Non è l'Otello che voglio io, che spero sempre in un cantante che rinverdisca i fasti di Tamagno: ma tant'è, me ne devo fare una ragione.
Anche a me ha fatto sorridere lo spot con il tenore in smoking sul ring.
Forse non possiamo avere tutto subito: il direttore filologo, il regista che ci apre mondi sconosciuti e, last but not least, anche il tenore intelligente. E' un ossimoro: sarebbe davvero troppo : Nar :


MatMarazzi ha scritto:
Ora però mi vieni a dire (come avrebbe detto un Lomi quindici anni fa su IAMC) che con una Traviata vai sul sicuro, coi Soldaten no...

Non lo dico io, Matt.
A parte il fatto che i Soldaten non mi piacciono per niente : Chessygrin : provavo a mettermi nei panni di chi organizza una stagione dovendosi arrangiare con poche palanche (cosa di cui sono convintissimo).
Farà esperimenti?
Il minimo indispensabile: la prima preoccupazione sarà di rientrare nei soldi che spende.
Dove sperimenterà?
Su titoli affidabili, con cantanti di facile presa sul pubblico.
Pensa alla Scala: dove mettiamo insieme Damrau (cantante famosissima) e Tcherniakov (regista emergente)?
In Traviata!
Noi, appassionati che pensiamo di saperne qualcosa sull'argomento, ci rimaniamo con un palmo di naso.
Per Lissner potrebbe essere la traduzione pratica della politica del mezzo passo in avanti e mezzo indietro, o del vedo/nonvedo.
I soldi per la cultura sono pochi: questa per me è la limitazione maggiore.

Non mi hai invece risposto - nemmeno il Divino, per il vero - sulla questione dei media.
Dvd? Blu-ray? Files downloadabili?
Esiste ancora uno spazio per il mezzo solo audio?
Cosa ne pensi delle iniziative della Pentatone che ri-registra tutto Wagner con quel simpatico vecchio rudere di Janowski (peraltro eccellenti tutt'e tre le prime uscite, Meistersinger, Parsifal e Vascello) e, parallelamente, ti fa un'integrale delle sinfonie di Beethoven con Herreweghe?
O di un Pappano che registra per la Emi il grande repertorio?
Mi sembra che venga un po' contraddetta la nostra proposizione sul decadimento del disco, no?
Anche qui un revanchismo dei vecchi media?

Un abbraccio,
Pietrone
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: E se il passatismo non fosse l'unica risposta?

Messaggioda dollarius@libero.it » sab 28 apr 2012, 14:22

Allora......ci tenevo solo a dire che anche se possiedo un PC solo da.....tre anni circa, ho capito piuttosto bene come si "colloca" questo forum, tant'e' che mi ci trovo abbastanza bene. Non era mia intenzione insegnare o pontificare, ma solo raccontare quella che e' stata la mia reazione davanti a questo spot. Un sorriso, un sorriso leggero, e tutto sommato una bella sensazione. Cosi' e' stato per tutti quelli (e soprattutto quelle) che erano al cinema con me.
Continuo a ritenere che non sia niente di drammatico, che il "packaging" segua i tempi e le mode. Poi quello che interessa sara' il contenuto ed io quest'anno avro' questa immensa fortuna di esserci, speriamo bene!
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Re: E se il passatismo non fosse l'unica risposta?

Messaggioda MatMarazzi » sab 28 apr 2012, 14:45

dollarius@libero.it ha scritto:Allora......ci tenevo solo a dire che anche se possiedo un PC solo da.....tre anni circa, ho capito piuttosto bene come si "colloca" questo forum, tant'e' che mi ci trovo abbastanza bene. Non era mia intenzione insegnare o pontificare, ma solo raccontare quella che e' stata la mia reazione davanti a questo spot. Un sorriso, un sorriso leggero, e tutto sommato una bella sensazione. Cosi' e' stato per tutti quelli (e soprattutto quelle) che erano al cinema con me.
Continuo a ritenere che non sia niente di drammatico, che il "packaging" segua i tempi e le mode. Poi quello che interessa sara' il contenuto ed io quest'anno avro' questa immensa fortuna di esserci, speriamo bene!
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Per prima cosa, Irina, ti chiedo scusa, perché non mi sono spiegato bene.
Non volevo assolutamente accusarti di voler pontificare (se rimproverassi questo agli altri avrei una bella faccia tosta! :) di solito è quello che rimproverano a me ;) ).
Hai ragione... non c'è niente di drammatico nello spot... e non vorrei darti l'idea che per me è drammatico.
Come hai giustamente detto, se qualcosa di drammatico c'è è il modo di cantare e recitare di un Grigolo nell'allucinante Duca di Mantova che ha propinato.
Hai ragione anche nel dire che quello che interessa è il "contenuto" e quello sicuramente sarà bellissimo.

L'unica ragione per cui mi sono accanito su quello spot del tutto inoffensivo è perché vi vedo un segnale.
Ok, hai ragione: un segnale piccolo piccolo... apparentemente inoffensivo, giusto un "sorriso leggero" che se fosse da solo non rappresenterebbe nulla.
Vero, ma un segnale che, messo insieme ad altri mille segnali, potrebbe definire una tendenza...

E allora, a costo di sembrarti pedante (me ne dispiacerei però) io ci tengo a dire che non ci sto.
Che questa tendenza non mi piace... Che vi scorgo un pericolo!
Non ci sto a non fare finta di niente, e a ripetere a me stesso che nulla cambierà, perché quel che piace a me non può cambiare e che indietro non si torna.
Non ci sto a fare la figura di Strauss che affermò - in una lettera scritta alla moglie di Hofmansthal nel pieno splendore della Belle Epoque - che era assurdo pensare a una guerra! E che quella "faccenda in Serbia" si sarebbe risolta da sola! :)

Detto questo, questi Troyens saranno favolosi! :)
Ricordati però che anche tu dovrai condividere sul forum le tue memorie in merito! :)

Salutoni,
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Re: E se il passatismo non fosse l'unica risposta?

Messaggioda dollarius@libero.it » sab 28 apr 2012, 15:05

Non preoccuparti, non sei pedante, anzi sei simpaticissimo. Io condividere? Volentieri. Pero' Vi avverto. La mia ignoranza e' abissale, conosco forse un miliardesimo delle cose che sapete Voi, e con me dovete avere tanta pazienza......tuttavia quando esco da un spettacolo ho sempre una mia opinione, molto istintiva di solito.
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Re: E se il passatismo non fosse l'unica risposta?

Messaggioda Tucidide » dom 29 apr 2012, 23:55

L'argomento è interessantissimo, anche se richiede in chi legge un certo livello di elasticità. Deve cioè riuscire a capire che si sta parlando di passatismo di seconda generazione, se così posso dire, quando ancora, in Italia ma non solo, ci sono i passatisti di prima generazione (quelli che Matteo paragona ad ipotetici nostalgici del feudalesimo :D ).
Secondo me la situazione non è allarmante, anche se le parole di Maugham sono molto condivisibili anche nell'interpretazione dell'assurdo spot con Kaufmann postato sopra.
Secondo me il nostro tempo sta spendendo gran parte della propria energia innovativa (mi viene da chiamarla così) nella comunicazione e nello sviluppo di nuovi modi di fruizione del prodotto "opera lirica". Chi, fra quaranta e cinquant'anni, proverà a tirare le somme di questo scorcio di secolo, dirà probabilmente che le sue più grandi innovazioni sono state le tre citate da Mattioli in un suo articolo di qualche tempo fa, poi ribadite nel suo recente libro: internet, il DVD e i voli low cost. Una rivoluzione non artistica (o meglio, non solo artistica) ma soprattutto tecnologica, tanto forte, forse, da influenzare addirittura la produzione artistica.
Credo che da questo periodo che stiamo vivendo il pubblico dell'opera uscirà profondamente cambiato, e sarà questa la vera innovazione, la vera eredità per il futuro. Queste novità stanno forgiando una nuova generazione di melomani che è diversissima dalle precedenti per gusti, approccio e conoscenze, e che ha parametri di giudizio e di confronto diversi e fortemente condizionati dalle possibilità messe a disposizione dal web. Ovviamente, per i passatisti cresciuti con i 78 rpm sul comodino, questi gggiovani di oggi sono ignoranti, radical chic e con le orecchie foderate di prosciutto. :D Invece, è proprio diverso il loro approccio: adottano una diversa scala di valori e di parametri in base ai quali valutare ciò che vedono e sentono. Non c'è di mezzo nessuna caduta adamitica, nessuna decadenza dei boni mores, nessun segno di un'apocalisse prossima ventura. E' semplicemente una specie di aggiornamento del pubblico a quello che è il mondo attuale, che piaccia o no.
Per certi versi, questo periodo potrebbe essere paragonato ai ruggenti anni 50-60, con il clamoroso passaggio deciso all'LP e alla stereofonia, quando si creò una generazione di melomani "da disco", a fronte di quella passata, cresciuta a pane e loggione magari senza possedere nemmeno un disco in casa. Anche quella fu una rivoluzione che in un certo qual senso influenzò in modo decisivo le scelte artistiche. Matteo ha scritto, ricordo bene, alcune cose profondissime sulla tecnica d'emissione "discografica" della Callas, diversa da quella più prettamente "teatrale". Poi, certo, la spinta innovativa di quegli anni non si esaurì nella tecnologia di Culshaw: fu anche il periodo in cui vennero fuori due fenomeni come Di Stefano e Del Monaco, autentici rivoluzionari del canto tenorile: . Ma anche loro, ahi ahi ahi... :D non sfruttati al meglio. E dunque, anche quegli anni, potenzialmente gravidi di ventate rivoluzionarie squassanti, cascarono in certi casi nella banalità e dirottarono Di Stefano su Canio e Cavaradossi in quantità industriali, Del Monaco su Manrico e Otello a nastro, quando avrebbero potuto essere sfruttati per altre sfide, ben più stimolanti.

Adesso si teme, se ho ben capito, che ci si sieda sugli allori delle conquiste registiche e vocali degli ultimi anni, senza portare avanti la ricerca e lo sperimentalismo. Secondo me non c'è questo rischio: i McVicar e i Michieletto, i nuovi ma rassicuranti, "con juicio" : Chessygrin : faranno incetta di successi, ma successi uguali mieteranno anche i più spericolati Jones, Guth, Cerniakov... Anzi, proprio questi ultimi, le cui regie talvolta rischiano di non essere ben chiare al primo impatto, si gioveranno assai del formato DVD / Blu ray, che consentirà ai tanti spettatori "salottari" :mrgreen: di vedere e rivedere tante volte le scene più complesse per riflettere ed elucubrare sul perché di una luce, di un'espressione facciale, di un oggetto.
Pizzi e Joel non si sono ritirati e continuano ad essere chiamati? Beh, appunto, come ho letto sopra, c'è posto per tutti. Se in un teatro trova accoglienza Guth, la può trovare Michieletto e persino Pizzi... così sono contenti tutti! : Sailor :
I registi più audaci non rischiano di essere accantonati per il semplice fatto che riscuotono comunque un plauso incondizionato da parte di una fetta di pubblico ben precisa, che forse non è ancora la maggioranza assoluta, ma è in continua ascesa (appunto, le nuove leve di cui parlavo prima), anche e soprattutto grazie alle nuove tecnologie che diffondono in modo capillare la documentazione audio-video delle produzioni operistiche.
Stesso discorso farei sul versante vocale. Abbiamo un Kaufmann che viene chiamato per Manrico, Cavaradossi e Otello? Embè... fa parte del gioco. Penso che sia un'illusione sperare che un cantante di grosso calibro riesca a fare un carrierone megagalattico cantando i Soldaten (dico per dire, eh :mrgreen: ) e avendo come titolo più "popolare" del proprio repertorio il Lohengrin.

Per ora mi fermo qui perché ho sonno, ma se la discussione andrà avanti mi rifarò vivo!
Buonanotte!!! : Nar :
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: E se il passatismo non fosse l'unica risposta?

Messaggioda Maugham » mer 02 mag 2012, 12:38

dollarius@libero.it ha scritto:Mah…tutto molto interessante, ma forse stiamo esagerando.Si tratta solo di uno spot (evidente il collegamento con il mondo dello sport, visto che le Olimpiadi saranno un grosso affare per Londra.) Io non ci troverei tutti questi significati reconditi.


Irina, certo che è solo uno spot.
Anche il do di Duprez era solo una nota... che portò al suicidio Nouritt :shock:
Però è uno spot che, parlo personalmente, nel marketing operistico non avevo ancora visto.
Un teatro ha deciso di usare un tenore famoso per promuovere uno spettacolo facendo leva solo sulla sua fisicità con sottofondo una musica ambient che con il teatro d'opera non c'entra nulla.
Come ho scritto a me del significato contingente (ovvero porterà più gente o meno ai Troiani, comunque già sold-out) non importa nulla.
Mi interessa invece molto capire come questo "segno", assieme a tanti altri che forse confusamente ho cercato di legare, impatti sul modo di "fare" e "vedere" e "frequentare" l'opera nei prossimi anni del nuovo millennio.
Tutto qui.

Continuo a ritenere che non sia niente di drammatico, che il "packaging" segua i tempi e le mode. Poi quello che interessa sara' il contenuto ed io quest'anno avro' questa immensa fortuna di esserci, speriamo bene!


Mi spiace che tu abbia letto il mio post in tono "drammatico" o "allarmistico". Non era mia intenzione. Certe volte si scrive in fretta e non si comunica come si dovrebbe. Io non sono per nulla allarmato. Anzi, mi diverto un sacco nel prevedere come si evolverà il sistema opera nei prossimi anni.
Anch'io ovviamente sarò ai Troiani di Londra. E al Trovatore di Bruxelles. E anche da altre parti. Questo dimostra che non sono per nulla allarmato. Diciamo incuriosito.
Comunque non è solo questione di packaging.
Prendi il cinema. Da quando l'home-enterteinment ha superato la sala cinematografica è cambiato anche il modo di girare, scrivere e costruire un film. E' cambiato il tipo d'inquadratura e anche il ritmo narrativo. La sintassi filmica deve essere sempre più veloce e fatta di continui climax e anticlimax. Dopotutto al cinema non puoi cambiare canale... a casa si. :D
Come ho detto sopra è un errore madornale leggere certi fenomeni solo ed esclusivamente come un'evoluzione tecnologica.
Oggi la tecnologia è linguaggio. E' semantica.

Il Met ha incassato -vado a memoria- quattro milioni di dollari dalla sala e 250 milioni dalle proiezioni al cinema.
Il Covent Garden addirittura ha comprato l'Opus Arte che, nei fatti, pubblica in blu-ray e dvd tutte le produzioni che prima passano al cinema.
Madrid, La Monnaie, Monaco, Bayreuth (che fu il primo con i Mesitersinger del 2009) hanno il servizio di streaming. Per il Don Carlo con Kaufmann del febbraio scorso il server è andato in tilt. Trecentomila contatti da tutto il mondo all'apertura.
Certo, sono numerini se paragonati alle aspettative dei blockbuster e degli eventi mondiali dello spettacolo di massa.
Sono però cifre importanti per l'opera.
Sei davvero convinta che il "contenuto" come lo chiami tu, di fronte a certe cifre, non cambi?
Secondo me si. E lo pensa così anche una giornalista del New York Times la quale ha scritto un editoriale chiedendosi come si relazionino i cantanti e i registi nei confronti del successo delle dirette mondiali dell'opera nei cinema.
Quando montano uno spettacolo, i registi a cosa pensano? Al pubblico in sala dal vivo o a quello sparso per i cinque continenti che beneficia di primi piani, di dettagli e di visioni privilegiate?
I cantanti a cosa pensano? Al pubblico in sala oppure a quello cinematografico che li sente perfettamente in quanto ripresi dai minuscoli e invisibili radiomicrofoni che portano nei capelli o nel colletto del costume? Come canteranno, che scelte interpretative faranno e a beneficio di chi?
Prendi le luci. Un regista come illuminerà la scena? A beneficio del pubblico in sala o a beneficio delle telecamere in hd che hanno bisogno di una certa quantità di lumen o sgranano?
Scusa l'immodestia, ma queste domande Matteo ed io ce le siamo poste ben tre anni fa tornando da Bolzano dove -dopo aver macinato diverse centinaia di chilometri- eravamo andati per vedere finalmente queste dirette cinematografiche dal Met di cui tutti parlavano e che in Europa tutti facevano con l'eccezione dell'Italia. Bolzano infatti era nel circuito austriaco e i sottotitoli erano in tedesco.
Nessuno di noi ha detto "dove andremo a finire?". Anzi, eravamo piuttosto elettrizzati di fronte a questa -per l'Italia- novità. Però abbiamo constatato che l'opera al cinema -ben lungi dall'essere una diretta tv solo più grande- era dinamite. Se messa in mani sbagliate o semplicemente impreparate poteva cambiare non solo le abitudini degli spettatori ma addirittura il modo di costruire ed eseguire uno spettacolo.
Oggi, come allora, nessun allarme, nessuno strappo di capelli e nessuna disperazione..... :)


Passo a Pietro

pbagnoli ha scritto:Oggi leggo una nota di pessimismo nelle tue parole; il che mi spiegherebbe anche la tua latitanza recente.


Come ho detto sopra, nessun pessimismo.

Io sono uno abituato a lavorare e ragionare in modo assolutamente pragmatico. Per me l'evoluzione, la scienza, il sapere vanno sempre in avanti. Ci potrà essere qualche caduta transitoria, qualche pausa, qualche stop: ma si va sempre avanti.


In assoluto sono d'accordo con te.
I cambiamenti epocali lasciano il segno
Non sono d'accordo nello specifico.
Perchè quello che noi viviamo e abbiamo vissuto come un progresso, un'evoluzione, un cambiamento, per larghe fette di pubblico è ancora solo una deriva snobistico-intellettuale. I più evoluti si allargano a definirla una "tendenza".
Ritornare -uso la sintesi di Matteo- a uno "zeffirellismo aggiornato" per molti non solo è giusto, ma addirittura doveroso. E tra questi non c'è solo il pubblico "bue" (che poi è quello che paga il biglietto) ma anche molti addetti ai lavori, direttori di teatri, addetti ai casting.
Ho recentemente parlato con uno di questi (e devo ammettere, una testa pensante e accreditata) che mi ha detto: "Ora basta. Si sta esagerando. Ci vuole una via di mezzo".
E i cartelloni di molti teatri europei lo dimostrano, quale sia questa benedetta via di mezzo.
Cinque allestimenti da medioevo o da medioevo truccato e due produzioni interessanti.
Quelli nostrani no, perchè non hanno mai cambiato registro e quindi restano lì dove sono sempre stati.
Sai boss dove davvero non si torna indietro?
Nel pensare di riportare l'opera a un fenomeno di massa. Soprattutto con questi strumenti.

Grazie come sempre degli spunti a tutti e anche a quelli che non ho citato.

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Re: E se il passatismo non fosse l'unica risposta?

Messaggioda Ebestignani » dom 06 mag 2012, 1:27

In quel che Somerset dice mi riconosco in gran parte,e anche - forse ancora di piu'- nella risposta di Matteo.
Ma onestamente mi preoccuperei relativamente delle operazioni di marketing tipo lo spot di Kaufmann. Mi preoccupano di piu' altre cose: il fatto che chi regge la baracca, e alla fine sono i cantanti a reggerla ( puo' venire chiunque a dirigere e a fare regia,anche Karajan e Kubrick redivivi: se gli interpreti sono inadeguati il giocattolo si rompe subito) oggi mi sembra che abbia grossi,grossi problemi. E il fatto che a strepitare siano sempre gli stessi,mentre stranamente la parte piu' "evoluta" della critica mostra una inquietante accettazione di massima di tutto quello che vocalmente accade in giro per il mondo. Faccio solo un esempio: io me la prendevo un po' con Matt per la faccenda dei giovanotti azzimati brittenian-mozartiani, ed ecco che su una importante rubrica su un grande giornale americano,proprio pochi giorni fa,leggo che quella schifezza che e' stata l'Onegin di Keenlyside ( a Monaco) viene riabilitata da una profonda considerazione musicale e vocale: il fatto che il baritono inglese abbia disegnato un Evgenij dandy scanzonato e ribaldo.Che poi dove starebbe di casa,sia nell'opera sia in Puskin,non e' nemmeno dato sapere. Ecco,di questi elementi valutativi - quando uno strilla,falsetteggia e "parla" per due ore- mi sono profondamente stancata.
Lo so anche io che il passatismo non risolve affatto il problema,tant'e' vero che quello che viene scritto invocando un'eta' dell'oro precedente non riesco piu' nemmeno a leggerlo. Ma il problema e' che con questi interpreti ( abbiamo parlato di baritoni verdiani,ma oggi per esempio esiste un basso? Un mezzo che possa fare il grande repertorio italiano e francese?
Un soprano che possa cantare cristianamente il repertorio romantico?) il pubblico,nonostante Youtube,nonostante tutto il blu,nonostante le riproposizioni in sala cinematografica, e' destinato alla lunga a cercare altri interessi e altri orizzonti.E non bastera' lo spot del bel tenebroso di turno o magari della Netrebko senza veli.

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Re: E se il passatismo non fosse l'unica risposta?

Messaggioda Maugham » dom 06 mag 2012, 11:21

Ebestignani ha scritto:In quel che Somerset dice mi riconosco in gran parte,e anche - forse ancora di piu'- nella risposta di Matteo.
Ma onestamente mi preoccuperei relativamente delle operazioni di marketing tipo lo spot di Kaufmann. Mi preoccupano di piu' altre cose: il fatto che chi regge la baracca, e alla fine sono i cantanti a reggerla ( puo' venire chiunque a dirigere e a fare regia,anche Karajan e Kubrick redivivi: se gli interpreti sono inadeguati il giocattolo si rompe subito) oggi mi sembra che abbia grossi,grossi problemi. E il fatto che a strepitare siano sempre gli stessi,mentre stranamente la parte piu' "evoluta" della critica mostra una inquietante accettazione di massima di tutto quello che vocalmente accade in giro per il mondo.


Forse non ho capito bene il tuo pensiero. Ma ci trovo una contraddizione.
Ammetti che il passatismo non è la soluzione (di cosa poi?) e argomenti con gli strumenti "passatistici" per eccellenza. "Non ci sono più voci" "La critica accetta tutto" "è una schifezza" "strilla, falsetteggia, parla"..... :?

Ma il problema e' che con questi interpreti il pubblico,nonostante Youtube,nonostante tutto il blu,nonostante le riproposizioni in sala cinematografica, e' destinato alla lunga a cercare altri interessi e altri orizzonti.E non bastera' lo spot del bel tenebroso di turno o magari della Netrebko senza veli.


Secondo me il pubblico non si allontanerà dall'Opera (se mai si allontanerà) per una presunta crisi di voci. Che io non vedo. E che le nuove leve tra gli spettatori (con i loro idoli, i loro totem, i loro riferimenti) non vedono.
Vedo (scusa, mi sembra di essere Marfa : Blink : ) personalità immense a volte buttate a casaccio su un palcoscenico secondo criteri -questi sì- vecchi, obsoleti, noiosi e superati. Ma le personalità immense ci sono, eccome!
Il pubblico -come è già successo- si allontanerà dall'Opera se si sentirà tradito da questa forma di spettacolo. Se l'Opera diventerà, come è successo in tempi nemmeno troppo lontani, una stanca replica di clichè che nulla hanno a che fare con il presente. E annoiato, il pubblico si chiederà: perchè devo spendere soldi e tempo per vedere sempre la stessa opera con un titolo diverso?
Questo presente di cui straparlo lo si trova lavorando sul linguaggio teatrale (di cui quello vocale è solo un sottoinsieme, basilare ovviamente) non sulla promozione.

Ciao

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Re: E se il passatismo non fosse l'unica risposta?

Messaggioda Ebestignani » lun 07 mag 2012, 14:30

Willy,sicuro che non la vedi una crisi di voci?
ti rifaccio la stessa domanda sotto altra veste formale: avendo pieni poteri,chi chiameresti a fare Filippo II o Boris?
Chi a fare Eboli o Amneris?
Chi a fare Gilda o Violetta?
Chi a fare Edgardo o il Duca?
Chi a fare Nabucco e Simone?

Poi puo' essere anche che io guardi il dito e non la luna: e che per esempio,come dice Matteo, Kaufmann possa essere un grande Manrico o un grande Radames,e che la Damrau possa fare bene Violetta.
Oggi come oggi,non ci credo nemmeno un po'.
Tu?
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Re: E se il passatismo non fosse l'unica risposta?

Messaggioda pbagnoli » lun 07 mag 2012, 14:57

Ebestignani ha scritto:Willy,sicuro che non la vedi una crisi di voci?
ti rifaccio la stessa domanda sotto altra veste formale: avendo pieni poteri,chi chiameresti a fare Filippo II o Boris?

Posso timidamente intromettermi?...
Questo tipo di domande sta a metà strada fra la Fantalirica e il web-operaweeping.
Fantalirica perché ognuno di noi ha i propri sogni nel cassetto.
Web-operaweeping quale espressione di una corrente di pensiero che qui, sul nostro sito, trova pochi seguaci.
Non c'è la crisi di voci: le voci ci sono, eccome.
Cito alla rinfusa: Pape, Youn, Tiliakos, Dessay, Denoke, DiDonato, Herlitzius, Stemme, Antonacci, Kaufmann, Koch, lo stesso Flòrez, Finley, Cutler, Harteros, Stoyanova, Dohmen, Poplavskaya, Opolais, Beaumont, e sono solo all'inizio...
Sono vici diverse da quelle cui ti sei affezionata nel corso della tua vita di ascoltatrice? Certo che sì.
E' cambiato il modo di cantare, di emettere la voce. Oggi c'è un affermarsi di correnti che una volta non esistevano, oppure che avevano meno credito. Eviterei di tornare su questi discorsi, perché sul nostro sito li abbiamo dibattuti abbondantemente. Tu forse li hai vissuti di meno perché non eri ancora fra di noi, ma basta che tu faccia una piccola ricerca e li trovi tutti!
Il gruppo di persone che si sono riunite in questo sito crede fermamente che l'opera sia andata avanti, che l'espressione sia andata avanti, che lo stile esecutivo sia andato avanti, che ci sia spazio per tutti a condizione che abbiano cose interessanti da dire.
Anzi, dirò di più: la mia personalissima sensazione è che raramente nella Storia ci siano stati così tanti stimoli dal punto di vista esecutivo.

Sai cosa?
Bisogna rifuggire la tentazione di inseguire modelli stilistici ormai defunti.
Se tu vuoi un'Aida come la Tebaldi, una Amneris come la Cossotto e un Radamès come Del Monaco, probabilmente rimarrai molto delusa. Ma tranquilla: per quello esistono sempre i dischi!
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