Il baritono verdiano oggi

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Re: Il baritono verdiano oggi

Messaggioda pbagnoli » sab 10 mar 2012, 21:35

Chuck ha scritto: ...Certo non tutti i solisti spiccano per personalità e a molti fa difetto quello scavo della frase, quel senso della parola che in Verdi è secondo me fondamentale, anzi molti si trovano in serio imbarazzo con la lingua italiana (parole inventate, pronuncia fantasiosa ecc) ma se non altro si tratta di una chiave di lettura nuova. Che ne dite?

Dico che sono d'accordo con te.
Anch'io ho ascoltato quel Trovatore per la Kermes e ne sono rimasto complessivamente soddisfatto.
Certo, non è la lettura che ti fa gridare al miracolo, però colpisce a fa riflettere.
Su Turk anch'io riporto un'impressione favorevole
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Re: Il baritono verdiano oggi

Messaggioda Ebestignani » mer 14 mar 2012, 0:57

Ma allora Matt,Guicciardi per il Conte 1853 non l'ho scelto io,ma Verdi.Mi sembra poco probabile che uno che cantava regolarmente la parte del Duca della Lucrezia,tuo concittadino, fosse fornito di una voce quasi tenorile.Poi che ne so? poteva essere pure una specie di Plancon,ma ho i miei dubbi. Ad ogni modo,tu parli di una tipologia vocale che ,tutto sommato ,fino a prima della seconda guerra mondiale i baritoni italiani e tedeschi di chiara fama possedevano,a parte Titta Ruffo. I baritoni large size, quelli che con un soffio spazzavano il leggio e via dicendo,erano quelli successivi: da Franci in poi. E li' posso anche essere d'accordo,un baritono grosso e tonitruante con Verdi puo' pure entrarci poco.
Io credo di aver capito pero' dove vuoi arrivare quando ti rivolgi a giovani con emissione multiforme,carismatici,moderni,
in grado - mi sembra un ovvio corollario - di proseguire la lezione e il magistero di Dietrich Fischer Dieskau. E parli di rivoluzione di Hampson,del resto non e' la prima volta. Suppongo quindi che Guelfi e Keenlyside rientrino nella categoria,a parte che Guelfi non lo so ma gli altri due hanno ormai i loro annetti.
E' li' che il discorso diventa difficile. Gia' io penso che DFD,grandissimo interprete e musicista,potesse rendere bene qualche personaggio verdiano,magari in disco,cosa che del resto ha puntualmente fatto,la Callas direbbe grazie al suo sapiente arroccamento dietro i microfoni della DG,ma ammettiamo che fosse solo un pettegolezzo cattivo. Ma penso anche che,nello stesso Rigoletto, la sua incisione piu' riuscita, qualche problemino quando si esce dall'effusione lirica,cioe' nei passi di vocalita' piu' tesa, ci sia: e che qualche conto non torni. Del resto non ti sembra un po' strano che il 99 per cento della sua carriera come baritono non liederista,in tempi di jet e superjet,si sia svolto nel suo paese natale?
E anche tu una volta mi dicevi che quando cantava,che so,Amonasro,tendeva a gonfiare le gote pure lui e ci scapitava.
Ora stiamo parlando di un baritono che in un certo senso ha fatto epoca, per la sua perfetta preparazione scenica e musicale,per il suo gusto aristocratico ( qualche gigionata gli si puo' perdonare eccome) e,non ultimo,per la sua eccellente dizione italiana.
Non mi sembra che a sentire Hampson,e parlo di lui perche' gli altri due,a parte l'orripilante Guelfi che ho sentito in un paio di registrazioni,non li conosco molto, si possa parlare di un caposcuola o di un epigono. Proprio no. Io di Hampson ho sentito le registrazioni del Macbeth 99 ,mi pare,e del Trovatore 92 che sono su CD. Dal vivo l'ho ascoltato in due situazioni disgraziatissime,nei Masnadieri e nella Tosca. E devo dire proprio che raramente ho sentito un baritono cantare cosi' male. A parte che forse per
motivi di sfortuna posizionale nella Tosca proprio la voce si sentiva a fatica (nel Te Deum che ritrovi su Youtube si capisce pure perche') io sono riuscita a cogliere solo qualche bella perla in un mare di fango. E mi ha deluso,anche e soprattutto,nel
canto di conversazione pucciniano dove un colorista dovrebbe trovarsi pure benino. Dei Masnadieri non so che dirti,mi auguro tu li abbia sentiti. Una montagna di problemi: nell'intonazione, nei pp che erano quasi sempre al limite del parlato,negli acuti che toccava appena appena,tipo l'ultima Ricciarelli,di rinterzo come diciamo in Toscana,nel controllo della respirazione sempre precario,nelle gigionate di ogni razza e tipo. Allora se per un canto di gusto moderno intendiamo questo,per l'amore del cielo,perdonatemi tutti: e' roba da Broadway.Sara' pure il nostro futuro,questo,ma allora io sto a casa...e magari riapprezzo pure Bechi,rozzo e vociferante,dicevano,ma almeno con le note da cantante di professione.
Se me ne trovate qualcun altro,di colorista,al vostro discorso ci sto. Cosi' dico solo che non puo' essere. Le magagne - di tecnica,di stile,di vocalita' - non possono servire a farmi fare la rivoluzione. Cosi' quello che ha fatto DFD,per esempio quel meraviglioso duetto con la Scotto,viene totalmente tradito e fuorviato.
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Re: Il baritono verdiano oggi

Messaggioda Enrico » sab 17 mar 2012, 15:07

Il vostro caro Domingo sarà Nabucco l'anno prossimo a Londra.
Non lo sopporto più, nemmeno nelle cose buone che qualche volta ha fatto.
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Re: Il baritono verdiano oggi

Messaggioda pbagnoli » sab 17 mar 2012, 16:47

Enrico ha scritto:Il vostro caro Domingo sarà Nabucco l'anno prossimo a Londra.
Non lo sopporto più, nemmeno nelle cose buone che qualche volta ha fatto.

Ho saputo che farà anche papà Germont.
Mi associo alla tua affermazione: non se ne può davvero più.
Basta.
Qualcuno lo fermi.

Non è un baritono: è Domingo che gioca a fare il baritono. Non ha la voce da baritonone: niente armonici, niente fiati che squassano i leggii, nulla. Ma questo, di per se stesso, non sarebbe nemmeno un problema.
Il punto è che non è nemmeno un colorista, un espressionista: è solo e sempre Domingo che ammicca, gioca, parla e inventa.
L'abbiamo già detto milioni di volte, su queste pagine: ci sono alcuni ruoli tenorili che non ha mai fatto e che meriterebbero di essere visitati. A suo tempo proponemmo il Captain Vere ma, se ci pensiamo, ne saltano fuori altri.
Ma Nabucco proprio no...
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Re: Il baritono verdiano oggi

Messaggioda VGobbi » sab 17 mar 2012, 16:50

In un certo senso, non sta facendo lo stesso percorso che fece Vinay? Addirittura, oltre ad affrontare molti ruoli da baritono, canto' pure il Grande Inquisitore (Don Carlo).

Cosa mi dite in proposito?
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: Il baritono verdiano oggi

Messaggioda pbagnoli » sab 17 mar 2012, 16:54

VGobbi ha scritto:In un certo senso, non sta facendo lo stesso percorso che fece Vinay? Addirittura, oltre ad affrontare molti ruoli da baritono, canto' pure il Grande Inquisitore (Don Carlo).

Cosa mi dite in proposito?

Ti dico che Vinay aveva iniziato proprio da baritono e che da baritono finì, ma che i successi li rimediò come tenore. Non puoi essere buono per tutte le stagioni: una ragione ci sarà
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Re: Il baritono verdiano oggi

Messaggioda VGobbi » sab 17 mar 2012, 16:58

Lungi da me difendere Domingo, artista di una banalita' esasperante ... e dove il confronto nel ruolo di tenore con Vinay e' improponibile, solo mi domandavo che tipo di accoglienza da parte del pubblico, aveva Vinay nell'affrontare, sul finire della sua splendida carriera, i ruoli da baritono.
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Re: Il baritono verdiano oggi

Messaggioda MatMarazzi » lun 19 mar 2012, 15:11

Carissima,
grazie intanto della risposta (e scusa per il mio ritardo).

Dunque, seguiamo un punto alla volta. Partiamo da Giovanni Guicciardini.
Tu affermi, se ho ben capito, che in quanto interprete del Duca della Lucrezia (parte considerata di basso cantante) non poteva essere un baritono acuto alla Ronconi.
E questo proverebbe che l'ipotesi del conte "tenorile" è azzardata.
Io risponderei che:
1) non possiamo mai desumere le caratteristiche di un cantante dai ruoli che cantava, essendo prassi - ancora negli anni 50 e persino l'oltre - l'arrangiarsi le parti su misura. Come sai, è un esempio che ho già fatto, se noi dovessimo giudicare le caratteristiche della Malibran o addirittura dell'Alboni sul fatto che hanno cantato Amina della Sonnambula, dovremmo giudicarle soprani acutissimi, addirittura in possesso del mibemolle sopracuto - scritto in partitura! Così naturalmente non è: la Malibran si abbassò la cabaletta finale di una quarta!!! A quel punto avrebbe potuto cantare Amina anche Jean Madeira!
Tu ci ricordi che Guicciardini cantò varie volte il mio concittadino Don Alfonso d'Este. Hai ragione. Ma che mi rispondi se ti dico che nel 1863 cantò l'Otello di Rossini a Milano? Come vedi non è spulciando nel suo repertorio che si individua la sua vera natura vocale.
2) mettiamo però che sia come dici tu: ossia che la sua vera voce fosse assai poco tenorile. :) Be' in questo caso può essere utile ricordare quanto riferisce il suo biografo, Casali, a proposito dei problemi incontrati da Guicciardini proprio col Trovatore e in particolare con l'aria "Il balen del suo sorriso". Ci fu addirittura un battibecco tra baritono e compositore dietro le quinte, quando, alla prima, "Ah dell'indegno rendere" suscitò qualche risata dal pubblico.

Veniamo all'altra questione: la teoria che i baritoni "tenorili" siano un approdo successivo alla prima guerra mondiale.
Ebestignani ha scritto:parli di una tipologia vocale che ,tutto sommato ,fino a prima della seconda guerra mondiale i baritoni italiani e tedeschi di chiara fama possedevano,a parte Titta Ruffo. I baritoni large size, quelli che con un soffio spazzavano il leggio e via dicendo,erano quelli successivi: da Franci in poi. E li' posso anche essere d'accordo,un baritono grosso e tonitruante con Verdi puo' pure entrarci poco.


Come avevo scritto, l'oscuramento (e l'iper-drammatismo) delle vocalità maschili, seguendo l'abbassamento della principale ossia il tenore, è un fenomeno che io colloco tra fine ottocento e primi anni del '900.
E' chiaro che non è stato un fenomeno caduto nel giro di una notte: la notte prima tutti erano così, il mattino dopo tutti erano colà!
No, come tutte le trasformazioni ha richiesto del tempo.
Non c'è dubbio che baritono acuti e tenorili fossero più rari negli anni 40-50 (quando la trasformazione era giunta a conclusione) rispetto agli anni 10; ma è altrettanto vero che negli anni 10 erano più rari che all'epoca di Verdi, sessant'anni prima.
Resta il fatto che nessun "Balen" (degli anni 10, 20, 30, 40, 50, ecc....) esibisce il sol "dolcissimo" espressamente richiesto da verdi.
Tornando ai baritoni della Belle Epoque, non vedo perché accanirsi tanto a tenere Titta Ruffo "a parte". Ruffo è proprio il segno del cambiamento, quanto Caruso lo era fra i tenori.
Sarebbe come se volessimo negare la progressiva "baritonalizzazione" timbrica dei tenori novecenteschi, sventolando casi "antichi" come quello di De Lucia e Bonci.
...Ma e allora Caruso? Ah... ma Caruso non c'entra! :) Lui è un fenomeno a parte!
Eh no! Caruso non è a parte: è proprio la chiave di volta del fenomeno, esattamente come Ruffo per la corda baritonale.

3 punto.
Non capisco perché collochi Guelfi fra i baritoni coloristi.
Dal mio punto di vista non c'entra nulla: i baritoni coloristi di cui parliamo hanno non solo caratteristiche vocali ben diverse, ma è soprattutto la loro formazione tecnica e il loro repertorio a essere inconfondibile e per nulla rapportabile a quello di Guelfi (la cui formazione è invece quella del solito baritono declamatore all'italiana, erede alla lunga - ci piaccia o meno - dei Gobbi e dei Cappuccilli).
I baritono coloristi nascono da esperienze mozartiane, britteniane e liederistiche. Il loro repertorio (prima di conquistare i terreni di Verdi e ora persino Wagner) si fondava su Billy Budd, Don Giovanni, Conte delle Nozze, Papageno e Guglielmo, Eugenio Oneguin, Pélleas, eventualmente (come concessione populista) Figaro e Dandini di Rossini e il Malatesta di Donizetti.
Il loro terreno d'elezione - a parte il concertismo raffinato che spazia da Schubert a Cole Porter - si può rintracciare nel '900 più chic: di Britten, oltre a Budd, sono specialisti di Taquinius del Rape of Lucretia, Demetrius del Midsummer, Owen Wingrave, Sid dell'Albert Herring; di Henze cantano il Prinz von Homburg, Mittenhofer nell'Elegia per due Giovani Amanti - non a caso creato da Fischer Dieskau - e Pentheus delle Bassaridi; di Messiaen cantano il San Francesco, di Ravel Ramiro dell'Ora Spagnola, di Janacek il Guardiacaccia della Piccola Volpe Astuta).
Sono specialisti del Musical, delle opere contemporeanee (specie quelli dove possono esibire i loro pettorali, come il Tram chiamato Desiderio di Previn), dell'Operetta (Eisenstein e Danilo) e non disdegnano il barocco (Enea di Purcel, Orfeo e soprattutto Ulisse di Monteverdi sono loro specialità).
Ultimamente hanno aperto spaccati assolutamente imprevedibili in Gounodt (Mercutio e Valentino) e soprattutto in Massenet (Amleto è rinato grazie a loro, Erode pure e - incredibile - per loro è stato rispolverato Werther nell'inutilissima variante Battistini).
Sono stati i capifila della rivoluzione "attorale" nel canto operistico (tenori e soprani hanno tenuto dietro). Fieri del loro aspetto giovane e moderno, attori scioltissimi, con le aperture e le mezzevoci "colorate", per nulla interessati al suonone potente e all'acuto a perdifiato, ma con una facilità vocale sui la e addirittura sibemolle che li faceva assomigliare ai tenori.
Modelli? Sicuramente Fischer Dieskau ma non solo: nel loro patrimonio genetico ci sono anche Souzay, Uppman, Allen, Le Roux e altri baritoni-tenori "jeune premier" da delicatezze liederistiche e fisicità da Broadway.
Ci vedi Guelfi in questo ritratto? :)
Ci piaccia o non ci piaccia (a te non piace, a me invece non dispiace affatto) Guelfi ha tutti altri modelli in testa, tutt'altro repertorio, tutt'altra formazione, tutt'altro stile, tutt'altra presenza e soprattutto tutt'altra tecnica.
I baritoni che io ho denominato "coloristi" sono altri. Sono Thomas Hampson, Bo Skhovhus, Simon Keenlyside, Rodney Gilfry, Gerald Finley, Nathan Gunn, Peter Mattei, limitandomi ai principali.

Io credo di aver capito pero' dove vuoi arrivare quando ti rivolgi a giovani con emissione multiforme,carismatici,moderni,
in grado - mi sembra un ovvio corollario - di proseguire la lezione e il magistero di Dietrich Fischer Dieskau.


Come ho detto FD è stato solo uno dei loro modelli, ma né Hampson, né gli altri si sono limitati a seguire lui: l'erede diretto di un Fischer Dieskau è un certo tipo di baritono tedesco, con molte pose intellettualistiche del vecchio modello del Cavalier-Bariton (Goerne), vocazione all'introspezione sublime (Volle) e recitazione quasi espressionistica (Henschel).
Se ho citato FD in questo trhead è solo perché lui è stato il primo ad applicare il colorismo in verdi.
Da lui hanno sicuramente tratto ispirazione gli Hampson e Company, ma non solo. Per fortuna tanti aspetti un po' ridicoli e superati di FD non li hanno accolti, fondendo la sua lezione a quella di altri artisti come Uppman (sintesi di canto operistico e musical), Hakegard e Hinninen (per la modernità della parola e il pianissimo aperto), Souzay, Thomas Allen, e altri...
In pratica io ritengo che Hampson sia andato ben oltre Fischer Dieskau: il suo Macbeth, ad esempio, è tanto più singificativo e riuscito. Idem per il Conte di Keenlyside o l'Oneguin di Skhovhus.

Suppongo quindi che Guelfi e Keenlyside rientrino nella categoria,a parte che Guelfi non lo so ma gli altri due hanno ormai i loro annetti.

Su Guelfi ho già risposto. A me pare che non c'entri nulla col discorso che stiamo facendo.
Quanto agli annetti, spero che quando parlo di "gioventù" si intenda un discorso sul personaggio!
Da una parte c'è un trentenne che si ingobbisce e si trucca da vecchio; dall'altra c'è un quarantenne asciutto, sportivo, dinamico. In quel senso si parla di gioventù.
Leo Nucci a trent'anni entrava in scena già livido e intabarrato come una brutta copia di Gino Bechi. A cinquanta Keenlyside ci consegna un suo Rigoletto caloroso e atletico, dandoci l'immagine di un ragazzo che non è riuscito a diventare uomo.


Gia' io penso che DFD,grandissimo interprete e musicista,potesse rendere bene qualche personaggio verdiano,magari in disco,cosa che del resto ha puntualmente fatto,la Callas direbbe grazie al suo sapiente arroccamento dietro i microfoni della DG,ma ammettiamo che fosse solo un pettegolezzo cattivo.


Ho già detto che sarei molto curioso di trovare questo fantomatico articolo in cui la Callas si permette simili facezie! :)
Peccato che non siamo riusciti a farlo saltar fuori! ;)
Inoltre, sai... se ancora oggi (che i coloristi trionfano nel mondo nei ruoli Verdiani) c'è ancora chi si scandalizza di quei suoni, figurati ai tempi di Fischer Dieskau!
se non ha cantanto più spesso questi personaggi, è forse perché il pubblico non voleva saperne di rinunciare ai Gobbi e ai Bastianini.
Sai... se è per questo Vickers non ha mai fatto un Verdi in Italia (nemmeno Otello). E mentre da noi trionfava in Don Carlos un Flaviano Labò... lui poveretto doveva fare Don Carlo solo a Londra!
E la Sutherland? Ha mai fatto Norma in Italia? No certo...
Tutto questo prova il basso livello della Norma della Sutherland e dell'Otello di Vickers (o del Rigoletto di Fischer Dieskau) o piuttosto del nostro pubblico?


Ma penso anche che,nello stesso Rigoletto, la sua incisione piu' riuscita, qualche problemino quando si esce dall'effusione lirica,cioe' nei passi di vocalita' piu' tesa, ci sia


Cosa intendiamo per problemino? Note che non ci piacciono?
Se intendiamo questo, ti dirò che trovo tantissimi "problemini" nella Traviata e nella Lucia della Callas.
Certo... Gianna d'Angelo in questi ruoli di problemini ne aveva meno!

Quanto a Hampson io l'ho sentito dal vivo (oltre che nei tuoi stessi Tosca e Masnadieril) fin dagli ultimi anni '80.
Concerti liederistici, Don Giovanni, Traviata, Doctor Faust, Ballo in Maschera (quest'ultimo sensazionale), Prinz Von Homburg. Un gigante, seppure con la tendenza al narcisismo e quella ancora più spiacevole dell'enfasi granguignolesca (entrambi portati della lezione di FD).
I Masnadieri sono stati molto meno esaltanti del resto, ma occorre anche considerare la brutta, bruttissima realizzazione di Zurigo: uno spettacolo catastrofico musicalmente e teatralmente, nel quale lui si sentiva (giustamente) il divo salva-recita, in diritto di sbracare a più non posso. Come Scarpia invece l'ho trovato grandioso.


Venendo alla questione Vinay sollevata da Vit, dirò che per me Vinay è sempre stato un baritono!
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Re: Il baritono verdiano oggi

Messaggioda VGobbi » lun 19 mar 2012, 20:03

MatMarazzi ha scritto:Venendo alla questione Vinay sollevata da Vit, dirò che per me Vinay è sempre stato un baritono!

Eppero' le interpretazioni piu' elettrizzanti sono i ruoli affrontati da tenore.
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: Il baritono verdiano oggi

Messaggioda Enrico » lun 19 mar 2012, 20:41

VGobbi ha scritto:
MatMarazzi ha scritto:Venendo alla questione Vinay sollevata da Vit, dirò che per me Vinay è sempre stato un baritono!

Eppero' le interpretazioni piu' elettrizzanti sono i ruoli affrontati da tenore.


Questo mi sembra un bel gioco. Pavarotti e Caruso, che cantavano "Vecchia zimarra", erano tenori che per la loro facilità di meissione riuscivano a cantare un pezzo scritto per basso senza doverne modificare le note; così come Gigli nel Prologo dei Pagliacci, e Mario del Monaco se cantava "Largo al factotum", erano tenori che riuscivano a eseguire comodamente, con la loro voce tenorile, anche pezzi scritti per baritono. Anche per me Vinay che canta Otello è un baritono che riesce ad arrivare alle note acute (quanto diverse, però, da quelle facili e squillanti di Tamagno o Lauri Volpi o Pavarotti), eccellente interprete che si appropria di una parte scritta in origine per una voce diversa dalla sua. De Lucia e Kaufmann, due esempi lontani ed estremi, con la loro voce scura, sono e restano tenori, anche se il primo era corto d'estensione e spesso abbassava i pezzi a tessiture quasi baritonali. E Sherrill Milnes, dal registro acuto tanto facile rispetto a quello faticossissimo di Domingo, era forse un tenore?
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Re: Il baritono verdiano oggi

Messaggioda Enrico » lun 19 mar 2012, 20:44

MatMarazzi ha scritto: Partiamo da Giovanni Guicciardini.
Tu affermi, se ho ben capito, che in quanto interprete del Duca della Lucrezia (parte considerata di basso cantante) non poteva essere un baritono acuto alla Ronconi.
E questo proverebbe che l'ipotesi del conte "tenorile" è azzardata


Che mi dite del l'Alfonso e del Conte di Ingvar Wixell?
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Re: Il baritono verdiano oggi

Messaggioda MatMarazzi » mar 20 mar 2012, 0:26

Enrico ha scritto:Pavarotti e Caruso, che cantavano "Vecchia zimarra", erano tenori che per la loro facilità di meissione riuscivano a cantare un pezzo scritto per basso senza doverne modificare le note; così come Gigli nel Prologo dei Pagliacci, e Mario del Monaco se cantava "Largo al factotum", erano tenori che riuscivano a eseguire comodamente, con la loro voce tenorile, anche pezzi scritti per baritono. Anche per me Vinay che canta Otello è un baritono che riesce ad arrivare alle note acute (quanto diverse, però, da quelle facili e squillanti di Tamagno o Lauri Volpi o Pavarotti), eccellente interprete che si appropria di una parte scritta in origine per una voce diversa dalla sua. De Lucia e Kaufmann, due esempi lontani ed estremi, con la loro voce scura, sono e restano tenori, anche se il primo era corto d'estensione e spesso abbassava i pezzi a tessiture quasi baritonali.


Giustissime osservazioni.
Proporrei di mettere da parte la questione timbrica (e quella ancor più fuoriviante del volume) e concentrarci invece sul baricentro vocale.
Baricentro e non estensione! Ci sono cantanti estesissimi, altri cortissimi, ma ognuno ha il suo baricentro ideale.
Sono costernato di come agenti, direttori di casting, maestri di canto (non parliamo dei cantanti stessi) confondano baricentro ed estensione nella scelta del repertorio giusto per una data voce.
Un cantante può anche avere tutte le note di una parte: Vinay (quello del 50 con Ljuba Welitsch) aveva tutte le note di Radams, ma il baricentro era quello di Amonasro.
La maggior parte di suicidi vocali dipende da un'errata valutazione del proprio baricentro (come ho già scritto io metto anche la Ricciarelli nella trista rassegna).
Pur essendo cortissimo, Schipa ha sempre saputo qual'era il suo baricentro e nella sua carriera (almeno vocalmente) non ha sbagliato un colpo!

Il caso di Milnes è molto complesso.
La mia ipotesi è che lui - pur avendo baricentro acuto e quali tenorile - non rispettò la sua vera natura vocale, ma si impose di assomigliare ai baritononi "verdiani" (sottolineo le virgolette in tutti i modi) fino a stravolgere timbro ed emissione.
Ne è risultata una delle voci più strambe e innaturali che sia possibile sentire.
Restava, comunque, una forte personalità e un grande artista, talentuoso, espressivo e musicale, e alla fine è solo questo che conta.
Quanto a Domingo hai ragione a confrontarli: secondo me il baricentro era praticamente identico.
Anche lui, a mio parere, sarebbe stato assai meglio come ardente, carezzevole e spagnolissimo Conte di Luna che come Manrico in perenne stato di strangolamento!

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Re: Il baritono verdiano oggi

Messaggioda MatMarazzi » mar 20 mar 2012, 0:48

Enrico ha scritto:Che mi dite del l'Alfonso e del Conte di Ingvar Wixell?


Ti dico che per me è affaticato come Conte quanto a suo agio come Duca! :)
Ma forse sono troppo condizionato dalla mia tesi! ;)

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Re: Il baritono verdiano oggi

Messaggioda Ebestignani » mer 21 mar 2012, 0:59

Matt,di Guelfi aveva parlato Pietro, inaugurando proprio con una sua "Urna fatale" il discorso del baritono verdiano. Io l'ho sentito solo due volte,l'ultima quale (si fa per dire) Amonasro. E una cosa sola posso dire: colorista ( come mi pare che Pietro adombri,per la sua capacita' di sviscerare la frase) o declamatore che sia,mi pare un cantante estremamente poco attrezzato.
Mi dici che Keenlyside,Hampson,Skhovus,Finley avrebbero nel settore acuto una delle loro forze ( la e si bemolle,addirittura).
E allora sono sfortunata io. Perche' Mr Hampson nel Trovatore registrato alla fine degli anni 90,nei Masnadieri e nella Tosca,nonche' nell'Eri tu su You Tube,gli acuti li tocca appena. E il bello e' che i suoni emessi sono anche facilmente prevedibili, perche' quando la strada sale lui agli acuti arriva senza fiato.Li' ho paura che non potro' mai essere d'accordo.
Non si tratta di "notine " giuste. Si tratta di quel minimo per poter dire "sono un baritono,e canto il repertorio romantico e verista". Qualche problema analogo mi sembra lo abbia anche Simon Keenlyside,che peraltro a un baritono d'opera assomiglia di piu'.Mi sembra che tu altre volte abbia detto che quella famosa emissione multiforme comporta un certo prezzo da pagare come volume e come squillo. Sara' anche cosi'. Nel frattempo ho avuto modo di sentire Skhovus e Finley,che conoscevo pochissimo,e io debbo presumere che abbiano una intensissima capacita' espressionistica, perche' anche in Mozart Skhovus emette acuti da forca,e quell'altro invece pure. Sono in buona compagnia,per carita' (Mattei invece
mi pare abbia caratteristiche diverse e piu' appetibili,e una fonazione decente) e forse,diciamo,non c'e' di meglio in giro e
o mangiamo questa minestra... Ma quante ne abbiamo dette di Bruson? (noioso,scipito,monocorde,opaco,con gli acuti ovattati) e quante cose perdoniamo a questi,allora,(e ci metto pure Terfel ricordandomi il suo sconcissimo Leporello,e un' altra atroce caricatura baritonale che risponde al nome di Thomas Quasthoff)in nome di una molto presunta rivoluzione....
L'altra sera me lo sono risentito nella Maria di Rohan e nella Caterina Cornaro: era abbastanza giovane,e ce lo siamo dimenticato: e pero' provateci una volta a riascoltarlo: rispetto ai nomi fatti prima,sembra venire da un altro pianeta.

Maria Chiara
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Re: Il baritono verdiano oggi

Messaggioda Ebestignani » lun 26 mar 2012, 0:30

E per aggiungere zucchero al miele, ieri sento per radio l'Onegin da Monaco. Protagonista,appunto,Simon Keenlyside.
Il peggior Onegin della mia vita,e accetto scommesse: e mi avevano detto che era uno dei suoi ruoli favoriti.
Ma era il migliore del pollaio,perche' era in compagnia di una Tatiana (una russa col nome lungo che non ricordo) la cui realta' superava l'immaginazione,di un Gremin penosissimo e di un Lenskij da fucilazione nella schiena,anziche' da revolverate come gli tocca.
Con tutto cio',provate a sentire Keenlyside e vedete se vi riesce di non scuotere la testa ogni cinque minuti come ha fatto il mio collega russo-canadese Volodja,che peraltro ha finito la mia vodka per rifarsi la bocca :twisted:tra strilli e "parlati"a volonta'.
Questo a Monaco,nel 2012 e in una edizione non certo priva di pretese. A confronto l'Hvorostovskij che ho sentito ormai parecchio tempo fa sembrava un altro marziano. Ma mi chiedo se sto diventando troppo cattiva e "passatista" (che poi mi pare che Hvorostovskij sia pure piu' giovane di lui) o se ormai questa e' la realta' positiva e immutabile che ci tocca affrontare.
Vabbe',questo col baritono verdiano non c'entra nulla.Era tanto per dire.... e poi prima Bruson,poi Hvorostovskij nei miei rimpianti: mai l'avrei creduto. Mi sa che mi tocca di andare dallo psicanalista o di lasciare perdere per un po',cosi' quando ritorno magari sento Vasco Rossi ( declamatore o colorista?) nel Macbeth o nel Ballo in Maschera.

Bacioni
Maria Chiara
Ebestignani
 
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