Chris Merritt

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Chris Merritt

Messaggioda Tucidide » ven 05 dic 2008, 22:44

Curiosando in uno scatolone di avanzi di magazzino scontati in un negozio, questo pomeriggio ho avuto una clamorosa botta di cu... ehm :mrgreen: fortuna: ho trovato per soli € 5 il recital dal vivo del 1987 a Vercelli inciso dalla Bongiovanni e fuori catalogo da tempo immemorabile, e che da altrettanto tempo immemorabile andavo cercando.
Immagine
Avevo sentito questo recital a casa di un amico che possiede l'LP, ed ero rimasto folgorato da quasi tutti i brani, che sono tratti - per la cronaca - dai Puritani, Anna Bolena, Ugonotti, Due Foscari, Tancredi, Guglielmo Tell più il bis (bissato a sua volta) dei nove do ( x 2 = 18) della Fille du régiment.
Riascoltando oggi questo recital, grazie alla ripresa ravvicinatissima della voce (che forse depaupera il timbro di armonici specialmente in acuto) tutti i pregi e i difetti del Chrissone appaiono chiari. Timbro bruttino, diseguale, musicalità approssimativa in più punti, abuso di portamenti fanno da contraltare ad estensione fenomenale (con tanto di mi bemolli nella cabaletta alternativa dei Due Foscari scritta per Nicola Ivanoff), timbratura saldissima e accento che in certi casi, Argirio e Jacopo Foscari in primis, sa scavare nell'insicurezza, nell'ansia del dubbio, nell'indecisione in cui si viene a trovare il personaggio.
Quello che mi ha lasciato colpito è il tono delle brevi note di copertina, a firma di Giuseppe Pugliese. Si sa che spesso nei CD le note si tramutano in agiografie: ma qui è diverso. Pugliese fa un ritratto laudativo che sembra spropositato, ma che secondo me rispecchia ciò che realmente molti pensavano di Merritt all'epoca. Parla di prodigiosa estensione, prima ottava densa e brunita, agilità degna di Marilyn Horne, fluidità e spontaneità d'emissione, respirazione perfetta, morbidezza delle mezzevoci e del falsetto, virile compattezza del suono misto, potenza, addirittura :shock: colore vocale bellissimo, limpido, lucente. Pugliese conclude auspicando una straordinaria carriera a venire, sperando in un suo Raoul.
Ora... ascoltato adesso, intendo sapendo come si è ridotto, Merritt suscita perplessità anche tecniche: le disomogeneità timbriche e i suoni sporchi sono molti anche in quell'anno di grazia 1987, l'anno della strepitosa Ermione di Pesaro, e gli acuti stessi, seppure facilmente raggiunti con quel suono chiarissimo, assai diverso dal colore brunito dei centri, non paiono stabili, perfettamente centrati, ben in posizione.
Si sa poi cosa accadde: Merritt cantò ruoli pesanti, e non solo attingendo dal repertorio belcantista: Bohème, Trovatore, Vespri siciliani, Norma, Guglielmo Tell... e a partire dagli anni 90, la voce perse sempre più controllo e sicurezza, fino a che Merritt decise di cmbiare repertorio. La sua ultima prova rossiniana, Arnoldo, fu affrontata nel 1995 (poi tornò a Rossini nel 2007 come Jago in Otello, per una sola recita).
Molti dissero che il repertorio oneroso era stata la sola causa della sua precoce china discendente. Io, specialmente dopo il riascolto di questo CD, non ne sono convinto. Credo che Merritt sarebbe comunque andato incontro ad un veloce declino, perché la sua emissione era dispendiosissima e in certi suoni si manifestava un non perfetto controllo. Ascoltare per credere, nel Guglielmo Tell scaligero-mutiano del 1988, le frasi "Che sento? Delitto!" nel terzetto: il suono è sporco, a metà strada, non esce pulito e limpido, segno che in quella fascia Merritt aveva una specie di ingorgo.
Ovviamente, i cellettiani di rigida osservanza, non potendo ammettere che i risultati strepitosi che raggiunse a livello vocale fossero frutto di una fonazione sui generis, s'inventano che sia un perfetto esemplare di tecnica una, santa, cattolica e apostolica.

Sulle doti interpretative di Merritt, che non considero un genio da questo punto vista almeno quanto lo era per quell'emissione inusitata, mi autocito (si può? :oops: Se anche non si può, lo faccio lo stesso. :mrgreen: )

Il tenore americano fu sensazionale vocalmente, riuscendo a salire e scendere dal pentagramma con una facilità irrisoria, squillando come una tromba in acuto e piombanmdo su note gravi sonore e potenti, scendendo talvolta a patti con l'intonazione, mai con la coloratura, ma ho sempre trovato le sue interpretazioni poco centrate da un punto di vista intepretativo. Non sarà un caso se Merritt, una volta abbandonato il repertorio rossiniano, si sia dedicato a ruoli come Erode di Salome, di antieroe. A questo carattere lo spingeva il fraseggio, privo di reale enfasi drammatica, anzi piuttosto querulo, e l'accento talvolta pacioso ("Illustre donna rispettabile è sempre" canta altezzoso Pirro in Ermione: Merritt è, per timbro ed accento piuttosto molle).
...
Sono un grande estimatore di Merritt, ma l'ho sempre trovato interpretativamente fuori fase nel repertorio "Nozzari", per quel su fraseggio molle, privo di eroismo, con la dizione tesa ad uniformare tutti i suoni. Vocalmente è stato in grado di fare meraviglie rossiniane, per pochi anni, ma poi, virato su ruoli diversi, ha trovato un humus ben più consono alla sua tempra interpretativa. A tutt'oggi, pur restanto allibito di fronte alla stupenda facilità di canto come Pirro e Rodrigo di Dhu, Antenore ed Otello, credo che il ruolo rossiniano meglio fraseggiato da Chris Merritt sia stato lo Jago di anno scorso, sfasciatissimo, inascoltabile vocalmente, ma perfetto specchio di un carattere meschino, gretto e davvero antieroico: certi incisi di recitativo sono da brividi.

Detto questo, confermo e rilancio quanto detto a proposito di Rodrigo di Dhu nella Donna del Lago scaligera.

Bene... ora tocca a voi. So che molti qui l'han sentito dal vivo (l'avrei sentito anch'io, se non avesse cancellato le repliche di Otello lo scorso anno :( ), e quindi sono curioso di sentire tutte le vostre opinioni.
Fatevi sotto! :D
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Re: Chris Merritt

Messaggioda pbagnoli » sab 06 dic 2008, 12:10

Per me è stato un fenomeno.
Voglio dire: in astratto sono d'accordo con tutto quello che dici circa intonazione, musicalità e quant'altro, ma per me era veramente un fenomeno.
Lo conobbi proprio grazie a quel disco: non mi ricordo di quando fosse, ma in quel periodo si parlava tantissimo di quel recital di Vercelli ripreso da Bongiovanni.
Allibii ascoltando le escursioni terrificanti del tenore di Oklahoma City in un repertorio mostruoso in cui sembrava far piazza pulita di tutti quelli che la mia vecchia amica Chiara Agazzi chiamava i "tenori caghini"; e poi, la simpatia che promanava da questo tenorone era irresistibile!
Io lo vidi due volte, entrambe alla Scala.
La prima fu in Guglielmo Tell, e lui fu il trionfatore della serata anche se Muti gli negò l'acuto finale sulla cabaletta. Tutta la scena del IV atto fu fenomenale e lui calamitava l'attenzione di chiunque. Ma anche nel secondo atto, nel terzetto, dimostrò quale fosse la reale voce di Arnold, in ciò per me quasi superando colui che, sino a quel momento, ne era l'unico interprete possibile: Nicolai Gedda.
La seconda volta fu in Vespri siciliani: lo criticarono aspramente, ma per me non fu affatto male, anche se sono disposto ad ammettere che non fosse un ruolo adatto a lui.
In altri grandi ruoli rossiniani l'ho sentito, ma non dal vivo. Per me il suo Rodrigo di Dhu è ancora eccezionale, così come quell'Otello che fece con Rocky Blake (e June Anderson): secondo voi quando ascolteremo ancora un cast così? Io sono un grande estimatore di cantanti come von Bothmer e Mironov, ma con quei due pazzi che si scagliavano addosso note su note eravamo veramente su una giostra impazzita!
Adesso, nelle cose in cui l'ho sentito (Herodes, per esempio, ma anche altri ruoli), mi sembra che lavori splendidamente dando ai suoi personaggi un tocco di umanissima nevrosi
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Re: Chris Merritt

Messaggioda Rodrigo » sab 06 dic 2008, 15:06

Merritt l'ho ascoltato solo in CD e quindi non ho potuto verificare l'impatto scenico del tenore americano. Condivido quanto è stato detto sinora: estensione e canto d'agilità senza precedenti, fraseggio e intonazione non sempre curatissimi (in questo Merrit resta al di sotto di Blake). Io ne ho ammirato senza condizione i ruoli neoclassici, rimpiango anzi che non abbia affrontato il Giasone cherubiniano o certi ruoli di Spontini. Come Arnoldo ritengo che l'unico ad ottenere risultati altrettanto sensazionali (ma raggiunti per tutt'altra via) è il Pavarotti dell'incisione con Chailly. Però mentre Lucianone ha interpretato il ruolo solo in disco, quindi con tutte le comodità del caso, Merritt l'ha tenuto in repertorio per un ben po' e l'ha eseguito splendidamente sotto una bacchetta non propriamente compiacente verso i cantanti come Riccardo Muti.
Di fronte al declino rapido di un cantante così peculiare, l'unico per cui valga veramente la pena di rispolverare il termine baritenore, credo che la spiegazione più sensata sia quella di una tecnica sicuramente non pari alla dote naturale (in questo senso Blake rappresenta un caso opposto). Non credo molto al discorso del "repertorio non adatto alla voce". Elisir, Norma e Vespri secondo me erano scelte che una loro logica l'avevano, così come Puritani dopotutto. Non si sta mica parlando di Pagliacci o Chenier!!!
Semmai, fuori dal recinto dell'estetica rossiniana, si ridimensionava la possibilità per il tenore di giocarsi tutta la partita (o buona parte di essa) sul terreno della sola coloratura e viceversa si evidenziavano le carenze dell'interprete. Nemorino, Pollione, Arturo e Arrigo sono a vario titolo meno ruolo e più personaggio rispetto ad Otello, Rodrigo e compagnia pesarese (Arnoldo sta al limite, ammettiamolo). In altre parole presuppongono il magistero tecnico, ma esigono un fraseggio più vario, oserei dire più umanamente caldo degli eroi rossiniani.
Chissà forse Merritt è un po' il Di Stefano del canto rossiniano: ha additato nuove vie ma, al tempo stesso, ne è stato un po' il martire, così come il tenore siciliano lo è stato per il "cantare aperto".
Ultima modifica di Rodrigo il sab 06 dic 2008, 15:53, modificato 1 volta in totale.
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Re: Chris Merritt

Messaggioda Pruun » sab 06 dic 2008, 15:46

Vorrei solo precisare che, senza nulla togliere a nessuno di voi :wink: , pare che Merritt, dai primi anni '90 a tutt'oggi, abbia dovuto gestire una fastidiosa forma di diabete unita ad altri problemi di salute.
Non ne so di più, per cui non mi sbiancio, però se ci interroghiamo sul suo declino credo che dovremmo anche tenere presente eventuali problemi di salute (ripeto, purtroppo non ne so di più)... in fondo i cantanti non sono macchine per cui 'canti così? declini in tot tempo... canti cosà? totaltro...', no? :wink:
Buon sabato a tutti!

P.S. Ehm, Tuc... il tuo avatar mi turba... :mrgreen: :mrgreen:
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Re: Chris Merritt

Messaggioda Tucidide » sab 06 dic 2008, 16:07

Sull'Arnoldo di Merritt, confesso che il tempo mi ha un po' raffreddato l'entusiasmo iniziale: ricordo ancora l'emozione di sentire quei suoni di facilità insolente. Là dove anche il grandissimo Gedda prepara l'ascesa e affronta la scalata con circospezione e cautela, Merritt abbacina con suoni di nitore inusitato: penso in particolare ai formidabili do # del terzetto, o ai do di "Gugliemo non morrà" nella cabaletta dell'aria. Però, il tono sempre uniforme del fraseggio, l'espressione spesso querula, la dizione molto uniforme, la mancanza di un vero e proprio eroismo mitigano alquanto l'effetto sorprendente della vocalità. Non sarei oltretutto propenso ad indicare proprio la vocalità baritenorile di Chris Merritt come ideale per risolvere Arnoldo, ruolo che ha trovato per mio conto nei contraltini la sua migliore definizione. Quello di Merritt è un Arnoldo eccezionale, sorprendente senza dubbio, ma forse non ideale.

Sul repertorio volevo riprendere quanto detto da Pietro. E' vero che Merritt ha creato personaggi notevoli nel repertorio affrontato dopo il 1995, ma osservando la sua evoluzione della carriera, mi viene un dubbio. Mi dà da pensare il fatto che, diversamente da Blake, egli non si sia accontentato del repertorio belcantista, e non parlo solo del Rossini serio. Se Merritt si fosse fermato a I Puritani, L'Elisir, Norma, Guglielmo Tell, sarebbe stato comunque un tenore specialista, limitato a quello specifico ambito. Ma lui no: lui puntava al grande repertorio: fin dai suoi anni d'oro, affrontò Bohème Trovatore e Requiem di Verdi, e chissà dove sarebbe arrivato se non fosse sopraggiunto il declino.
Viceversa, i ruoli "nuovi", come Herodes nella Salome, sembrano essere stati ripieghi: sicuramente ripieghi di lusso, e che gli hanno consentito una seconda vita artistica ricca di soddisfazioni, ma che secondo me, stando all'evoluzione della carriera, non rappresentano quello che realmente avrebbe voluto fare lui. Mi vien da pensare che Merritt avrebbe aspirato a fare il tenore da grande repertorio, ma l'incompatibilità fra la sua tecnica e le esigenze di quei ruoli glielo impedirono.

Mi piace il paragone con Di Stefano: credo che l'ipotesi sia meno peregrina ed eretica di quanto potrebbe sembrare: come GDS, anche Merritt pare che andasse a giornate, alternando serate piene di stonature ad altre maestose. E la tecnica, in effetti... era molto personale. La questione dei problemi di salute è delicata, ed effettivamente confesso anch'io la mia ignoranza a riguardo, ma il mio era un discorso riguardante anche i primissimi cimenti di Merritt. Diversamente da altri tenori, Merritt non sembra un tenore capace di esercitare un dominio perfetto sul proprio strumento. Acuti e sovracuti sono a volte un po' indietro, si avverte in certi casi la spinta (che poi causerà, durante il declino, l'oscillazione), e le diseguaglianze di registro sono spesso molto marcate, con suoni disomogenei e poco a fuoco.
La mia idea è che Merritt abbia scelto, più o meno consapevolmente, un tipo di emissione estremamente dispendioso, l'unica in grado di consentirgli quegli straordinari esiti vocali. Un Merritt ortodosso tecnicamente cosa sarebbe stato? Un baritonino svociato, forse: con quell'emissione stramba è stato uno dei maggiori fenomeni vocali del Novecento, un cantante a tutti gli effetti storico, capace di lasciare un segno indelebile nella storia dell'interpretazione operistica, nonostante tutti i problemi che ha avuto.

Che una tecnica dispendiosa non sia necessariamente foriera di declini precoci è vero: Cura canta in un modo estremamente dispendioso da quasi vent'anni, ed è fresco come una rosa - o almeno, non dà mostra di declino.

Ti turba il mio avatar, Pruun? :mrgreen: Forse è il magnetismo che promana in vista del debutto lunedì sera...
Ultima modifica di Tucidide il sab 06 dic 2008, 16:15, modificato 1 volta in totale.
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Re: Chris Merritt

Messaggioda Pruun » sab 06 dic 2008, 16:12

Si, ma infatti non volevo sminuire le considerazioni interessantissime sulla tecnica che, tu come gli altri, stavate avanzando, ma solo segnalare un aspetto ancora non toccato :wink:

P.S. :mrgreen: :mrgreen:
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Re: Chris Merritt

Messaggioda Rodrigo » sab 06 dic 2008, 16:37

Tucidide ha scritto:Mi dà da pensare il fatto che, diversamente da Blake, egli non si sia accontentato del repertorio belcantista, e non parlo solo del Rossini serio. Se Merritt si fosse fermato a I Puritani, L'Elisir, Norma, Guglielmo Tell, sarebbe stato comunque un tenore specialista, limitato a quello specifico ambito. Ma lui no: lui puntava al grande repertorio: fin dai suoi anni d'oro, affrontò Bohème Trovatore e Requiem di Verdi, e chissà dove sarebbe arrivato se non fosse sopraggiunto il declino.
Viceversa, i ruoli "nuovi", come Herodes nella Salome, sembrano essere stati ripieghi: sicuramente ripieghi di lusso, e che gli hanno consentito una seconda vita artistica ricca di soddisfazioni, ma che secondo me, stando all'evoluzione della carriera, non rappresentano quello che realmente avrebbe voluto fare lui. Mi vien da pensare che Merritt avrebbe aspirato a fare il tenore da grande repertorio, ma l'incompatibilità fra la sua tecnica e le esigenze di quei ruoli glielo impedirono.


Bell'intervento, non c'è che dire.
Mi suggerisce una domanda più generale: esiste un'incompatibilità di fatto, generalmente parlando, tra il cantante rossiniano e il cantante romantico (e verdiano in particolare)? Sfumando un po' la questione: è realmente possibile che un grande esecutore di Rossini sia altrettanto convincente in Verdi?
Io dubito per la negativa (naturalmente con tutte le gradazioni del caso) e le sfortunate gesta di Merritt in Vespri e Trovatore, Florez in Rigoletto mi sembrano confermare l'assunto. Oserei includere - con qualche distinguo - pure le Traviate di una grandissima (in altre parti) come la Devia.
Anche quando a Verdi si sono accostate personalità di assoluto valore come la Sutherland, la Horne o Ramey non ci sono stati disastri, ma le loro prove hanno lasciato perplesso buona parte del pubblico e della critica. Ci sono stati motivi di interesse o aspetti autenticamente pregevoli (p.e. io sono innamorato dell'Azucena della Horne :D ), ma i dubbi mi pare abbiamo superato i consensi.
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Re: Chris Merritt

Messaggioda MatMarazzi » sab 06 dic 2008, 17:08

Tucidide ha scritto:Viceversa, i ruoli "nuovi", come Herodes nella Salome, sembrano essere stati ripieghi:


Non capisco perché ogni volta che citate i grandi approdi dell'ultimo Merritt fate solo riferimento all'Erode che è stato forse il più insignificante della galleria.
Francamente non giudicherei un "ripiego" l'incredibile Aronne che Merritt fece a lato di Boulez e Stein, probabilmente il migliore che si sia sentito (Langridge era troppo signorino).
Men che meno il Mefistofele di Busoni, ruolo che in quanto a funambolismi virtuosistici e sopracuti non teme il confronto con Aroldo.
Infine metterei in evidenza il Lebbroso del San Francesco d'Assisi, altra performance fantatstico di Merritt.
Non so se da giovane Merritt aspirasse a questo repertorio, ma non credo sia nemmeno importante (probabilmente nemmeno la Horne da giovane aspirava a Falliero o Malcom).
Quel che conta è che Merritt solo con questi personaggi ha veramente scatenato tutte le sue potenzialità, anche tecniche oltre che umane.
Provare per credere! :)

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Re: Chris Merritt

Messaggioda Tucidide » sab 06 dic 2008, 19:06

MatMarazzi ha scritto:
Tucidide ha scritto:Viceversa, i ruoli "nuovi", come Herodes nella Salome, sembrano essere stati ripieghi:


Non capisco perché ogni volta che citate i grandi approdi dell'ultimo Merritt fate solo riferimento all'Erode che è stato forse il più insignificante della galleria.
Francamente non giudicherei un "ripiego" l'incredibile Aronne che Merritt fece a lato di Boulez e Stein, probabilmente il migliore che si sia sentito (Langridge era troppo signorino).
Men che meno il Mefistofele di Busoni, ruolo che in quanto a funambolismi virtuosistici e sopracuti non teme il confronto con Aroldo.
Infine metterei in evidenza il Lebbroso del San Francesco d'Assisi, altra performance fantatstico di Merritt.
Non so se da giovane Merritt aspirasse a questo repertorio, ma non credo sia nemmeno importante (probabilmente nemmeno la Horne da giovane aspirava a Falliero o Malcom).
Quel che conta è che Merritt solo con questi personaggi ha veramente scatenato tutte le sue potenzialità, anche tecniche oltre che umane.
Provare per credere! :)

Il fatto è che sono approdi artistici particolari, oserei dire di nicchia. Lungi da me considerare snob e "difficile" questo repertorio e ritenerlo per tutti un ripiego, o come disse una volta un mio amico, "ruoli da urlare".
Nel caso specifico di Merritt, non solo le scelte di repertorio, ma anche la simpatica verve istrionica in scena di cui parla Pietro, e la capacità di dialogare col pubblico (nel CD Bongiovanni introduce con spirito e simpatia irresistibile il bis e il contro-bis) dimostravano che la sua mente, i suoi progetti erano altrove.
In effetti ti do ragionissima (e l'avevo già detto) che proprio quei ruoli dell'ultimo Merritt gli consentono di essere davvero convincente tecnicamente ma soprattutto psicologicamente. Il suo Nemorino è un qualcosa di inimmaginabile: nessuno è più lontano di lui dal personaggio, eppure se lo volle cantare significa che si sentiva tagliato per quel repertorio... Sembra incredibile ma è così.
Verrebbe quasi da dire, con un adagio vecchio come il cucco, che non tutti i mali vengono per nuocere: l'insorgere dei problemi vocali ci ha privati di un sensazionale baritenore rossiniano, ma ci ha altresì evitato il rischio di un Riccardo :? , di un Ernani :| , di un Radamès :shock: , di un Alvaro :shock: :shock: , di un Calaf :cry: :cry: di Merritt, per regalarci invece tutti i ruoli di cui al post di Mat. :) :D
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Re: Chris Merritt

Messaggioda MatMarazzi » sab 06 dic 2008, 20:31

Tucidide ha scritto:Il fatto è che sono approdi artistici particolari, oserei dire di nicchia.


Lo erano di più i personaggi del Rossini serio nei primi anni '80.

Nel caso specifico di Merritt, non solo le scelte di repertorio, ma anche la simpatica verve istrionica in scena di cui parla Pietro, e la capacità di dialogare col pubblico (nel CD Bongiovanni introduce con spirito e simpatia irresistibile il bis e il contro-bis) dimostravano che la sua mente, i suoi progetti erano altrove.


Caro Tuc,
NOn vedo perché la verve istrionica dovrebbe dimostrare una cosa del genere! :)
Se Merrit da giovane avesse voluto cantare Cavaradossi non si sarebbe certo messo a imitare la Horne (come ha sempre dichiarato) e a studiare trilli e agilità!
Evidemente si può avere una verve istrionica e contemporaneamente essere curiosi di repertori strani e audaci.
Tutto nella carriera di Merrit (il giovane e il maturo) dimostra questa curiosità, questa ricerca di ambiti singolari in cui sperimentarsi.
Come dice Rodrigo, se si è spinto ad alcuni ruoli di tradizione è solo perché vi ha ravvisato (a torto o a ragione) una continuità di tipo stilistico rispetto ai personaggi che cantava abitualmente.

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Re: Chris Merritt

Messaggioda Tucidide » sab 06 dic 2008, 21:32

MatMarazzi ha scritto:
Tucidide ha scritto:Il fatto è che sono approdi artistici particolari, oserei dire di nicchia.


Lo erano di più i personaggi del Rossini serio nei primi anni '80.

Nel caso specifico di Merritt, non solo le scelte di repertorio, ma anche la simpatica verve istrionica in scena di cui parla Pietro, e la capacità di dialogare col pubblico (nel CD Bongiovanni introduce con spirito e simpatia irresistibile il bis e il contro-bis) dimostravano che la sua mente, i suoi progetti erano altrove.


Caro Tuc,
NOn vedo perché la verve istrionica dovrebbe dimostrare una cosa del genere! :)
Se Merrit da giovane avesse voluto cantare Cavaradossi non si sarebbe certo messo a imitare la Horne (come ha sempre dichiarato) e a studiare trilli e agilità!
Evidemente si può avere una verve istrionica e contemporaneamente essere curiosi di repertori strani e audaci.
Tutto nella carriera di Merrit (il giovane e il maturo) dimostra questa curiosità, questa ricerca di ambiti singolari in cui sperimentarsi.
Come dice Rodrigo, se si è spinto ad alcuni ruoli di tradizione è solo perché vi ha ravvisato (a torto o a ragione) una continuità di tipo stilistico rispetto ai personaggi che cantava abitualmente.

Farei una precisazione. Quando Merritt cominciò a cantare il Rossini serio era uno sconosciuto o poco più. Dopo quattro - cinque anni era un'autentica star, personaggio conosciutissimo ed idolatrato, perché in quegli anni il Rossini serio era diventato una moda: in generale, il pubblico italiano si era avvicinato al belcanto, grazie al festival di Pesaro, a quello di Martina Franca e a riproposte come la Zelmira di Roma. Fu a quel punto che Merritt cominciò a virare di repertorio: quando aveva raggiunto la fama e conquistato il pubblico. Prima no: non avrebbe nemmeno avuto senso.

La questione della verve istionica era una mia simpatica guasconata in stile romagnolo :mrgreen: per dire che il modo in cui interagiva con il pubblico lo assimilava più ad un tenore da loggione che ad un raffinato stilista ed artista di nicchia.
Quanto ai legami stilistici, beh... Nemorino e Manrico ancora ancora... ma Rodolfo??? :shock:
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Re: Chris Merritt

Messaggioda MatMarazzi » dom 07 dic 2008, 12:50

Tucidide ha scritto:Farei una precisazione. Quando Merritt cominciò a cantare il Rossini serio era uno sconosciuto o poco più. Dopo quattro - cinque anni era un'autentica star, personaggio conosciutissimo ed idolatrato, perché in quegli anni il Rossini serio era diventato una moda: in generale, il pubblico italiano si era avvicinato al belcanto, grazie al festival di Pesaro, a quello di Martina Franca e a riproposte come la Zelmira di Roma. Fu a quel punto che Merritt cominciò a virare di repertorio: quando aveva raggiunto la fama e conquistato il pubblico. Prima no: non avrebbe nemmeno avuto senso.


Caro Tuc,
quella che tu proponi è una comprensibile generalizzazione.
Comprensibile perché vi sono tanti casi che ci autorizzano a ritenerla spesso valida.
C'è il tenore raffinato, di buone maniere, di sofisticata educazione, vestito con gusto e che parla con un tono di voce soft.
Questo tenore canterà Mozart, Britten, Gluck, ecc...
Poi c'è il tenore che mangia e beve di gusto, che parla ad alta voce, gioca a carte e va matto per le belle donne, che gozzoviglia con i fans raccontando aneddoti irresistibili e volgari, che si veste con un gusto orrido, si tinge i capelli cotonati, guida la sua auto sportiva con furibonda velocità... ecc.. ecc... ecc...
Questo tenore canterà Puccini, Mascagni e - al più - l'ultimo Verdi.
E se finirà a cantare Schoenberg a Salisburgo con Boulez e i Wiener :shock: :shock: :shock: sarà un ripiego!

Ora... io capisco che tutti noi abbiamo nel nostro bagaglio di esperienze tanti casi che possono confermare una simile classificazione, però esistono ovviamente situazioni particolari (chiamale eccezioni se vuoi, per me non lo sono poi tanto) in cui un cantante del secondo tipo (o per lo meno di scolarizzazione ed estrazione anche modesta) sia come spinto a un repertorio estremamente scelto e difficile.
Infatti la varietà del repertorio non è funzionale al grado di "raffinatezza" di qualcuno, ma solo al suo grado di curiosità artistica (e naturalmente alla capacità di "osare" dei vari dirigenti di teatro, che spesso sono i primi a non offrire al cantante la possibilità di sperimentarsi).

Merritt appartiene per me in tutto e per tutto a questa eccezione.
Affermare che solo la sorte l'ha spinto prima verso il Rossini serio, dimenticato, poi verso i più complessi universi dell'Operismo novecentesco ...secondo me molto, ma molto arrischiato.
Tu dici che ...da giovane era normale che si proponesse in Rossini perché non era famoso!
Già, ma quanti tenori del secondo tipo conosci che ...in attesa di successo studiano agilità, virtuosismi, trilli, volatine, gruppetti, imitando la Horne?
Di solito, proprio perché aspirano a Cavaradossi e Alvaro, li vedi che cantanto quel repertorio da sempre, in classe, alle audizioni, ai primi concerti...
Merritt no.
Poi dici che, arrivato alla gloria, si è "allargato" fino a Rodolfo.
E' vero, ma si è "allargato" anche a Admeto dell'Alceste di Gluck, anche al Benvenuto Cellini di Berlioz...
E stiamo parlando del Merritt super-star.
Avrebbe potuto andare ben oltre (il Calaf di cui parli tu) e invece - come vedi - anche nella gloria non smetteva di sperimentarsi in repertori poco loggionistici.
In tutte le sue interviste, si irrita (parlando degli anni della Scala) perché non rimontarono per lui l'Oberon di Weber, allestito pochi anni prima con Ronconi e Ozawa, nonostante avesse implorato tutti (a partire da Muti) di farglielo cantare.
Strano che volesse cantare l'Oberon in tedesco invece che una bella Tosca!

Quindi, vedi, io non ho nulla in contrario all'idea che Merritt fosse un tenore della categoria "uomo semplice e simpatico", e non di meno non credo all'equazione per cui un tenore di questa categoria debba per forza puntare ai soliti titoli e cantare gli altri ...per ripiego.
Non so cosa avrebbe dato un Roqwell Blake (artista ben più raffinato e di cultura) per essere chiamato al festival di Salisburgo a cantare il Mosè e Aronne con i Wiener e Boulez.

Questo a mia umile opinione,
Salutoni,
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Re: Chris Merritt

Messaggioda Alberich » dom 07 dic 2008, 13:01

Avevo trovato l'audio di lunga intervista a Merritt (su un altro forum), ma non l'avevo ascoltata se non in parte. A giudicare dai commenti doveva essere interessante, se la ritrovo la posto.

EDIT: è stato più facile del previsto...http://www.forumopera.com/index.php?mac ... eturnid=20
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Re: Chris Merritt

Messaggioda Tucidide » dom 07 dic 2008, 19:06

MatMarazzi ha scritto:Quindi, vedi, io non ho nulla in contrario all'idea che Merritt fosse un tenore della categoria "uomo semplice e simpatico", e non di meno non credo all'equazione per cui un tenore di questa categoria debba per forza puntare ai soliti titoli e cantare gli altri ...per ripiego.
Non so cosa avrebbe dato un Roqwell Blake (artista ben più raffinato e di cultura) per essere chiamato al festival di Salisburgo a cantare il Mosè e Aronne con i Wiener e Boulez.

Forse le mie frasi sono state troppo univoche: si sa che parlare per mezzo di uno schermo non è facilissimo.
Non penso nemmeno io che il tenore simpatico e solare debba per forza fare il tenorone da loggione: soltanto mi pare curioso che Merritt non abbia saputo rinunciare alle "sirene" del grande repertorio, anche in un periodo in cui oramai si era consolidato come star autentica del belcanto.
I ruoli di Benvenuto Cellini, di Huon, di Admeto e altri sono comunque riconducibili ad una matrice da belcantista. Così come Eléazar, ruolo per Nourrit.
Quello che mi fa specie di Merritt è l'aver voluto aggiungere, pur con quelle caratteristiche tecniche ed espressive, ruoli che non c'entravano un fico secco. Motivi di contiguità stilistica? Non mi convince...
Due parole su questo: :)
E se finirà a cantare Schoenberg a Salisburgo con Boulez e i Wiener :shock: :shock: :shock: sarà un ripiego!

Parliamoci chiaro, Mat :) : cantare Schoenberg a Salisburgo diretti da Pierre Boulez è una soddisfazione artistica notevole, indubbiamente, e per un pubblico intelligente, serio e competente, rappresenta un vertice tanto elevato quanto cantare Pirro nella prima Ermione al ROF. Bene: fin qui ci siamo. :wink:
Ma... :) sai bene che sul suolo italico non è così per tutti. :| Non c'è dubbio che per una fatta di pubblico non poco numerosa esibirsi nel belcanto, in Verdi e Puccini a livelli eccelsi sia da cantanti di serie A, mentre cantare Scheonberg, a Salisburgo come a Boncellino, è da cantanti di serie C, oppure da ex cantanti di serie A che non hanno più la voce per Rossini, Verdi o Puccini. Ripeto: non credo che ciò sia giusto, ma mi sembra che il clima sia questo: non me li vedo, i loggionisti o simil-tali, a scambiarsi febbrilmente registrazioni pirata del Loge o anche dell'Aron di Merritt :shock: , mentre arrivavano al coltello per una testimonianza live di Antenore, Pirro o Rodrigo.
All'estero, forse la situazione è diversa: e difatti i suoi nuovi ruoli Merritt li canta prevalentemente all'estero. :wink:
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Chris Merritt

Messaggioda MatMarazzi » dom 07 dic 2008, 20:25

Tucidide ha scritto:I ruoli di Benvenuto Cellini, di Huon, di Admeto e altri sono comunque riconducibili ad una matrice da belcantista. Così come Eléazar, ruolo per Nourrit.


Be' Admeto non direi proprio che affermi contiguità rispetto al belcanto: è un personaggio senza agilità, di limitata estensione, di vocazione quasi declamatoria e comunque mai affrontato da tenori belcantistici prima o dopo Merritt (senza considerare il singolare caso di Morino).
Quale altro rossiniano ha mai cantato Admeto?

Quello che mi fa specie di Merritt è l'aver voluto aggiungere, pur con quelle caratteristiche tecniche ed espressive, ruoli che non c'entravano un fico secco. Motivi di contiguità stilistica? Non mi convince...


Mi piace il fatto che tieni quei "ruoli" così delicatamente indefiniti....
Infatti a fronte di un repertorio che spazia da Rossini, a Gluck, a Berlioz, a Weber (e parlo del giovane Merritt) quali sarebbero questi non meglio identificati "ruoli" (al plurale) che col belcanto non c'entrano un fico secco?
Non certo Turiddu o Cavaradossi, non certo Calaf o Radames, non certo il Duca di Mantova e nemmeno la Gioconda.
Solo un Rodolfo! Ruolo che per inciso (a differenza di Admeto) viene spessissimo affrontato anche dai cosidetti belcantisti, incluso Kraus.
Be'... non so cosa possa convincerti a questo punto.

Parliamoci chiaro, Mat :) : cantare Schoenberg a Salisburgo diretti da Pierre Boulez è una soddisfazione artistica notevole, indubbiamente, e per un pubblico intelligente, serio e competente, rappresenta un vertice tanto elevato quanto cantare Pirro nella prima Ermione al ROF. Bene: fin qui ci siamo. :wink:
Ma... :) sai bene che sul suolo italico non è così per tutti. :|


Sarà pure come dici..
Ma, di grazia, Tuc...
Mi spiegheresti perché i fanatici belcantofili delle nostrane periferie debbano essere presi a riferimento per tutte le nostre considerazioni?
Anni fa, un loggionista ammiratore della Stella cercò di convincermi che questa era storicamente molto più importante della Sutherland... e quando io gli facevo notare la mole di registrazioni, gli impegni internazionali, ecc... questi mi rispondeva serafico "certo... ma con quali personaggi? con le Beatrici di Tenda e le Lucie (sorrisino di disprezzo), mica con le Tosche e le Aide"!
Ecco, quel tipo non faceva testo: la Sutherland è obbiettivamente più importante della Stella; e allo stesso modo per Merritt cantare a Salisburgo con Boulez in una delle opere più difficili del repertorio è obbiettivamente una soddisfazione che da sola giustifica una carriera.
E questo alla faccia di tutti i loggionisti del mondo.

Salutoni,
Mat
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