Carlo Bergonzi

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Re: Carlo Bergonzi

Messaggioda VGobbi » dom 27 lug 2014, 20:40

pbagnoli ha scritto:In home le nostre riflessioni sul grande Artista scomparso

Splendido editoriale che da al Bergonzi il giusto spazio che si merita : un tenore storico si ma anche sorpassato (almeno per certi ruoli), oltre al solito rimpianto per un mancato Otello, affrontato tardivamente.

Bravo Pietro!
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: Carlo Bergonzi

Messaggioda DocFlipperino » dom 27 lug 2014, 22:06

Grandissimo editoriale Pietro.
Soprattutto nella parte del concetto di Tenore Verdiano.
Personalmente, fatta salva l'ammirazione per tecnica e stile, non ho mai amato molto nemmeno io Bergonzi.
Paradossalmente, il grande "tenore Verdiano" ha lasciato - imho - quattro testimonianze discografiche imperdibili in quattro ruoli non Verdiani: Enzo, Edgardo e, soprattutto, Turiddu e Canio. Negli ultimi due ruoli però il "mistificatore di suoni" : Chessygrin : ha giocato una parte determinante.
Buona serata a tutti.
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Re: Carlo Bergonzi

Messaggioda vivelaboheme1 » lun 28 lug 2014, 13:42

Anch'io mi ritrovo in pieno nel bellissimo editoriale. Dalle riserve iniziali al riconoscimento dell'importanza e della grandezza, ai paletti sulla "verdianità". Condivido tutto.


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Re: Carlo Bergonzi

Messaggioda michele cesareo » lun 28 lug 2014, 21:45

Grazie, grande, illuminato, caro Pietro.
Unicuique suum ! E Tu lo hai fatto alla grande.
Impresa da sesto grado...... ( Campo base : l'indiscutibile Magistero di Bergonzi )
Michele
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Re: Carlo Bergonzi

Messaggioda vitus » mar 29 lug 2014, 8:35

condivido in toto il contenuto dell'editoriale. Un tributo oggettivo ad un grande artista.
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Re: Carlo Bergonzi

Messaggioda DottorMalatesta » mer 06 ago 2014, 10:18

Perfettamente d´accordo con Pietro sulla critica a quell´autentico nonsense che è la presunta voce verdiana. Il Web è pieno di gente che lo acclama il più grande tenore verdiano del secolo, sebbene – e lo hai detto benissimo – il concetto di tenore verdiano sia una chimera. Eppure la cosa dá da pensare, no? Nell´immaginario collettivo Bergonzi è il tenore verdiano per antonomasia. Sarebbe interessante cercare di capire se ed eventualmente quanto Bergonzi abbia contribuito (insieme ad altri prima di lui) ad alimentare la leggenda che vorrebbe il cantante verdiano come quello che canta con una mano sull´elsa della spada e l´altra sul cuore :shock: . Per la nostra sensibilità alcuni personaggi verdiani non c´entrano un tubo con la vocalitá forbita di Bergonzi, eppure il modello – per moltissimi – resta tuttora lui. Da dove deriva un giudizio di questo tipo? Io ho ipotizzato che dipenda dal fatto che il canto di Bergonzi, fermo restando il magistero tecnico, resta comunque un canto rassicurante, che rimanda alla placida nobiltà di trovatori d´altri tempi, ma lontanissima dalle inquietudini che agitano il nostro presente (e agitavano i turbolenti anni ´50 – quelli del dopoguerra - e ´60 – quelli delle pulsioni sotterranee che sarebbero esplose nel ´68). Il tenore verdiano non esiste. E però Bergonzi è il tenore verdiano! È un paradosso, ma è così. Bergonzi ha contribuito a creare una chimera, quella del “cantante verdiano”, che è una realtà di fatto irreale, ma che nella storia dell´interpretazione del canto (e nell´ “immaginario collettivo”) è reale eccome!!
Il canto di Bergonzi era un canto volutamente raffinato e stilizzato (cotechino? Beh, Pietro… non esageriamo!!!!), che rimaneva tale anche in contesti provinciali e indipendentemente dalla “statura” del direttore. Fedeltà al dettato verdiano? Sí e no. Forse fedeltà a quello che si riteneva, allora, come riferibile alla chimera della vocalitá verdiana (in questo senso la comunanza con Pertile o Lauri Volpi non mi sembra fuori luogo). Sulla fedeltá alle indicazioni della partitura la cosa mi sembra più discutibile. È vero che si fece dare del Tajoli dopo un si bemolle in pianissimo (come prescritto) nell´Aida (e si era nella provinciale Parma e non dirigeva Karajan!!!), ma è anche vero che accusò Muti di lesa verdianità quando propose il Trovatore senza do della pira.
Almeno questo per come la vedo io.

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Re: Carlo Bergonzi

Messaggioda vivelaboheme1 » mer 06 ago 2014, 12:40

No no io approvo e confermo il termine "cotechino". Anzi lo modificherei in "zampone". Zampone e tortellini annaffiati di Lambrusco. E credo che, di lassù, Bergonzi ne sarà giustamente soddisfatto e orgoglioso.

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P.S. Quanto al do della Pira, è una delle pochissime cose sulle quali mi trovi d'accordo con l'interprete Muti
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Re: Carlo Bergonzi

Messaggioda DottorMalatesta » mer 06 ago 2014, 13:16

vivelaboheme1 ha scritto:No no io approvo e confermo il termine "cotechino". Anzi lo modificherei in "zampone". Zampone e tortellini annaffiati di Lambrusco. E credo che, di lassù, Bergonzi ne sarà giustamente soddisfatto e orgoglioso.


E io invece insisto nel dire che non sono d´accordo né sul cotechino né sullo zampone. Se proprio vogliamo proseguire con le metafore gastronomiche e non ci vogliamo allontanare troppo dall´area emiliana, l´unico vero paragone al canto di Bergonzi sta nel culatello o nella spalla di San Secondo (di cui, peraltro, lo stesso Verdi andava ghiottissimo), piatti contadini eppur degni di un principe. : Chef : Come il suo canto: popolare eppure principesco.
E che Bergonzi dall´alto della sua nuvoletta ci perdoni l´irriverenza :oops: !

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Re: Carlo Bergonzi

Messaggioda beckmesser » mer 06 ago 2014, 15:27

DottorMalatesta ha scritto:l´unico vero paragone al canto di Bergonzi sta nel culatello o nella spalla di San Secondo (di cui, peraltro, lo stesso Verdi andava ghiottissimo), piatti contadini eppur degni di un principe. Come il suo canto: popolare eppure principesco.


Direi che sono decisamente d’accordo col buon Malatesta. Anche perché, altrimenti, proprio non capisco… Premesso che non è affatto detto che il tenore verdiano abbia da essere necessariamente nobile e aulico ma, se proprio vogliamo cercare queste caratteristiche, se Bergonzi è un tenore da cotechino e lambrusco, quale tenore sarebbe l’esempio di nobiltà e aulicità in Verdi?? Mi rendo conto che può essere difficile crederlo, abituati alle foto di Bergonzi con la pancetta, la calzamaglia raggrinzita, il breccio destro arcuato per meglio indirizzare il suono; insomma: con quell’aria così da commendatore padano, ma fra la fine degli anni ’50 e buona parte dei ’60 Bergonzi era considerato un outsider, un eccentrico tenore un filo blasé… Ricordo benissimo i ricordi dei loggionisti del Regio di Parma (ossia di gente che veramente cerca il cotechino e il lambrusco): i più onesti confessavano che sì, adesso tutti sono bergonziani, ma all’epoca ben pochi lo prendevano sul serio e, come sempre avviene, si rimpiangevano i bei tempi di Del Monaco e Di Stefano…

Onestamente, mi fa un po’ strano sentir dire che il canto di Bergonzi in Verdi fosse ovvio e rassicurante: ma chi ai suoi tempi (o anche prima, se è per quello) cantava in quel modo? Ok, Pertile, per certi aspetti: ma chi negli anni ’50 e ’60, senza dischi, senza internet, senza niente, si ricordava come cantava Pertile? Anche il fatto che grandissimi direttori vedessero in lui l’unica possibilità per uscire da certi stereotipi (esempio ovvio la vicenda di Karajan su Canio), mi sembra significhi pur qualcosa: non ci si rivolgeva a Bergonzi per percorrere un comodo sterrato (almeno, ripeto, fino agli anni ’60: poi anche lui si è istituzionalizzato…).

Per quanto mi riguarda, non ho dubbi: Bergonzi è stato “il tenore verdiano del secolo” (o almeno, via, della seconda metà abbondante del secolo). Cosa che non significa affatto che sia stato in assoluto il miglior interprete di Verdi (che non può esistere): significa che, per ampiezza del repertorio, per originalità dell’approccio (perché resto convinto che all’epoca il suo approccio fosse molto originale), per lunghezza della carriera e per costante altezza di risultati in tutti i ruoli che ha affrontato, Bergonzi è colui che ha apportato un contributo da cui mi riesce difficile prescindere. Che poi, per quasi tutti i ruoli di Verdi, ci sia ora questo ed ora quel tenore che mi convince di più, è altro discorso: non c’è nessun tenore che, per quanto mi riguarda, si piazza sempre sul podio, come invece avviene per Bergonzi…

Saluti,

Beck
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Re: Carlo Bergonzi

Messaggioda DottorMalatesta » mer 06 ago 2014, 18:42

Innanzitutto... Beck is back!!!!! E questa è una notizia splendidissima!!!!!
8)

beckmesser ha scritto:Onestamente, mi fa un po’ strano sentir dire che il canto di Bergonzi in Verdi fosse ovvio e rassicurante: ma chi ai suoi tempi (o anche prima, se è per quello) cantava in quel modo? Ok, Pertile, per certi aspetti: ma chi negli anni ’50 e ’60, senza dischi, senza internet, senza niente, si ricordava come cantava Pertile? Anche il fatto che grandissimi direttori vedessero in lui l’unica possibilità per uscire da certi stereotipi (esempio ovvio la vicenda di Karajan su Canio), mi sembra significhi pur qualcosa: non ci si rivolgeva a Bergonzi per percorrere un comodo sterrato (almeno, ripeto, fino agli anni ’60: poi anche lui si è istituzionalizzato…).


Solo per chiarire un po' meglio quello che penso, il canto di Bergonzi è considerato (e non solo dai Verdurin :wink: ) come esempio preclaro di "belcanto", in opposizione a... praticamente tutto e tutti!!!! :mrgreen: E, in effetti, rispetto alla vocalità più brada, più carnale, più sanguigna, più "neorealista" di Di Stefano (un tenore alla "James Dean") e Del Monaco (un tenore alla "Marlon Brando"), il canto di Bergonzi appare - oggi (non ho idea di come fosse recepito negli anni '50)- nobile, aulico, "classico", persino raffinato. Insomma... un Laurence Olivier della Val Padana!
In questo la sua non fu certo una scelta di comodo (anche al di là dell'impegno per curare e sviluppare una tecnica d'altri tempi: mi raccontavano come passasse ore ed ore a vocalizzare accanto ad una candela accesa, senza muoverne la fiamma,
per ottimizzare il controllo del fiato. Di Stefano la candela la usava... per accendersi la sigaretta :mrgreen: !), probabilmente controcorrente, forse meno ripagante (allora) in termini di ritorno economico o di riconoscimento e apprezzamento (Del Monaco era "il" tenore di casa Decca in tandem con la Tebaldi e Di Stefano "il" tenore di casa EMI (o Voce del Padrone) in tandem con la Callas, Bergonzi era un po' di qua un po' di là...). Ho l'impressione che, ai suoi tempi (e anche ai nostri!), un cantante di questo tipo fosse una mosca bianca in Cav&Pav, in Puccini o in certo Verdi (sostituendo al Verdi "muscoloso" ed esteriorizzato un Verdi cesellato, quasi ripiegato su se stesso in una stilizzazione ed idealizzazione che forse sconfinavano nella ritrosia espressiva e che forse con alcuni personaggi verdiani c'entrano poco o nulla - ma questo è un'altra faccenda).
Eppure la carriera fu molto più lunga dei concorrenti. A questo proposito è interessante paragonare come numero di incisioni in studio i grandi di allora (ho ricavato questi dati da Wikipedia) che con l'eccezione di Del Monaco (nato nel 1915) erano pressocché coetanei (Corelli e Di Stefano classse 1921):
Corelli: 19 (dal 1954 al 1973);
Del Monaco: 24 (dal 1952 al 1969);
Di Stefano: 21 (dal 1949 al 1969);
Bergonzi: 28 (dal 1951 al 1988; 9 di queste incisioni dal 1967 al 1988).
I numeri parlano da soli: Bergonzi ha inciso (poco) più di Del Monaco e Di Stefano perché, in definitiva, ha inciso più ha lungo.

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Re: Carlo Bergonzi

Messaggioda vivelaboheme1 » gio 07 ago 2014, 10:00

Approvato il culatello (con lambrusco).
Il che non ha alcunché di denigratorio, anzi, ribadisco, Bergonzi ne sarebbe fiero!
L'importanza è fuori discussione.
Altro conto è l'attualità di un modo di cantare e porsi in scena... e mi pare che Pietro abbia scritto tutto.
Altro conto, ancora è che (magari arrabbiandomi per il bendidio buttato alle ortiche in pochi anni) una sola nota del Di Stefano del momento migliore (così come una del giovane Carreras) immetta nelle vene, nel cuore e nell'anima qualcosa che a Bergonzi, per natura, fu precluso (aveva altre doti): la vertigine della bellezza.

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Re: Carlo Bergonzi

Messaggioda pbagnoli » gio 07 ago 2014, 14:56

Scusate.
Io non ho detto che Bergonzi era un cotechino.
Io ho detto questo:
Il Cavaliere, infatti, ha prodotto in egual misura Radames, Riccardo e Don Carlo stratosferici allorquando si è confrontato per esempio con Artisti come Karajan, Solti o Schippers; o versioni alternative degli stessi personaggi, irritanti e arrotolati come cotechini, quando la polenta la menava qualche battisolfa di periferia

Vediamolo qui, per esempio:

E' vero, siamo nel 1981 (ma chi glielo faceva fare? il dottore?), però era ancora in attività; ricordo che nel 2000 ha tentato Otello alla Carnegie Hall.
Qui è un disastro, conveniamone.
Già di per se stesso è tremendo da vedersi, ma passi.
La voce è calante, morchiosa; gli acuti inscatolati.
Questa è una recita di routine, di quelle di cui parlavo.
In altre, invece, è stato favoloso; soprattutto a contatto con direttori che ne hanno saputo cogliere l'essenza.
Secondo me non era un cantante che si esaltasse da solo; aveva bisogno di un contesto, un ambiente adeguato, di partners all'altezza.
Corelli si poteva prendere sulle spalle una recita da solo; vedi per esempio una Tosca di Parma in cui né direttore né partners si sollevano dall'onesto mestiere, mentre lui porta il tutto talmente allo spasmo da tornare poi da solo sulla scena a regalare un "Core 'ngrato" al pubblico in delirio, con il solo pianoforte.
Lui, a mio parere, proprio no.
Con Karajan, Leinsdorf, Schippers e Solti ha registrato personaggi meravigliosi, che costituiscono ancora oggi capisaldi dell'interpretazione.
Il suo Alvaro con Gardelli non mi sembra invece per niente alla stessa altezza; la stessa pronuncia si arrotola molto, ma molto di più nel culatello (se proprio non va bene il cotechino)
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Carlo Bergonzi

Messaggioda vitus » sab 09 ago 2014, 11:55

Senza quotare puntualmente, condivido le osservazioni sull'asserita verdianità doc di Bergonzi. Premetto che anche io ho spesso fatto ricorso a questo concetto piuttosto abusato, ad esempio per C. Mac Neil, non però come categoria assoluta. Ben venga il concetto di verdianità se si vuole indicare l'adeguatezza alle esigenze della partitura di questa o quell'opera dl Verdi. Mi rendo conto tuttavia di quanto ciò possa essere fuorviante. Tutto con moderazione allora, perchè è stato giustamente chiarito come i ruoli verdiani siano differenti e non si possa generalizzare più di tanto. E' una delle conseguenze della c.d. specializzazione. Con Bergonzi il fenomeno ha preso questa piega. Per me con Kraus si è corso lo stesso rischio, ma la "specializzazione" ha preso una piega diversa. Kraus, sempre per me, è stato considerato da molti un cantante d'élite, di nicchia. D'altro canto, Bergonzi e Kraus sono accomunabili per essere indicati come esempi di una tecnica perfetta. Anche qui si rischia "l'integralismo" e on line ne abbiamo esempi :wink: Giustamente si è fatta una comparazione tra la terna Corelli/Del Monaco/Di Stefano da un lato e Bergonzi dall'altro. Come dire, ogni fenomeno va contestualizzato nella sua epoca. Si tenga conto del fatto che Bergonzi ha affrontato ruoli che, soprattutto Di Stefano e Del Monaco, al di là del tipo di vocalità, neanche ritenevano interessanti per la propria carriera (quel tardivo ma non privo di meriti Stiffelio di Del Monaco però ...). Penso a opere come I due Foscari, Giovanna d'Arco, Simone, Lombardi. Negli anni il mito della verdianità, della "specializzazione" si è accresciuto ed è diventato incontrovertibile. Quanto alla tecnica, Bergonzi la possedeva sicuramente e l'ha corroborata con meticoloso studio. Bisogna dargliene atto. Ciò fino all'ultimo, anche quando obiettivamente la voce non rispondeva più ai comandi. Questo si può notare benissimo nelle tardive performance. Ricordo il concerto commemorativo di Gigli all'arena di Verona, dove forse, absit iniutria verbis, Bergonzi indulgeva a sottolineature (i movimenti del copro nell'emissione, se non ricordo male quello ascendente del braccio in coincidenza della nota acuta). Saluti.
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Re: Carlo Bergonzi

Messaggioda DocFlipperino » mar 28 lug 2015, 10:08

per chi fosse interessato - e a Milano - Il 28 luglio, alle ore 21, nel Cortile delle Armi del Castello Sforzesco sarà proiettato il film documentario “Arte e vita di Carlo Bergonzi”. Il docu-film, scritto e diretto da Mauro Biondini, è il racconto di un ragazzo della Bassa Parmense, dal grande talento e dalla forte volontà, arrivato a essere un mito della lirica.

così, giusto per info..... :)
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Re: Carlo Bergonzi

Messaggioda bergonzi » gio 06 ago 2015, 16:32

Arrivo con un po' di ritardo sulla discussione e sull'editoriale di Bagnoli, me ne scuso.
Ognuno ha piena libertà di espressione e ho apprezzato la coerenza del ragionamento di Bagnoli, che però non condivido.
Dispiace ma Bergonzi è il Tenore Verdiano per come canta Verdi, per come cesella le parole e per come dà senso alla frase e al canto verdiano. Se prendiamo come tanti tenori declamano i recitatici in Verdi e li paragoniamo a come li interpreta Bergonzi, ci accorgiamo immediatamente della differenza. Una frase del Trovatore, come "l'udato messo Ruiz invia, forse...." sentitela recitare da un altro che non sia Bergonzi e perde tutto il suo senso; di esempi così, recitati e cantati, ce ne sono a migliaia.
Per me, Bergonzi è insuperabile su Verdi.
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