Mario Lanza

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Re: Mario Lanza

Messaggioda MatMarazzi » mar 28 set 2010, 17:34

Teo ha scritto:C'è qualcosa che non quadra.
Se la tonalità iniziale fosse quella di RE minore (per poi passare a FA maggiore) l'acuto finale di "de sangre" dovrebbe essere un DO e non un Do#


Ma infatti Teo. E' quel che si diceva.
Il brano finisce in Fa maggiore (e col do), solo che nel track cinematografico Lanza sembra cantarla mezzo tono sopra (conclusione di fa diesis e quindi do diesis sopracuto).
Come ho scritto, io penso che si sia trattato di un errore di riversamento in sede di montaggio.

Salutoni,
Mat

PS: Mio dio... Corelli! :(
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Re: Mario Lanza

Messaggioda Riccardo » mar 28 set 2010, 19:02

MatMarazzi ha scritto:C'è qualcosa che non quadra.
Se la tonalità iniziale fosse quella di RE minore (per poi passare a FA maggiore) l'acuto finale di "de sangre" dovrebbe essere un DO e non un Do#


Io in realtà ho confrontato i finali soltanto, dando per scontato che non ci fossero modulazioni alternative in mezzo (cosa anche possibile però).

Per quanto riguarda Lanza nel film in effetti è possibilissimo quello che dice Mat, anche perché Fa diesis mi pare una tonalità un po' improbabile per questo repertorio...
Se l'inizio è in Re diesis minore, direi che l'ipotesi è abbastanza confermata (ora non ho modo di controllare).

Salutoni,
Ric
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Re: Mario Lanza

Messaggioda Manrico » mar 28 set 2010, 19:36

Dunque, ho controllato al pianoforte: Lanza attacca Granada del 1949 con "la-re-do", mentre Corelli con "sol-do-lab", quindi parte "un tono" più basso, poi nel finale (furbo) fa un bel salto d'ottava e dal "do3" passa al "do4". (fateci caso) Infatti nella frase cruciale (dove occorre tener le note su "te vengo a daaaaar") il "daaaar" di Corelli è un "sol naturale", mentre quello di Lanza è un "la naturale", praticamente sta sempre un tono sopra.
Nel finale Lanza quindi arriva al do4 stando sempre un tono sopra alla tonalità di Corelli, questo rende la tessitura inarrivabile a tutti i tenori venuti dopo Lanza come dissi all'inizio del mio post.

Nella versione del filmato di Lanza, invece, la trasposizione è errata, risulta mezzo tono sopra e conclude, appunto, con un do#.
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Re: Mario Lanza

Messaggioda Manrico » gio 30 set 2010, 8:51

Come accennavo in precedenza, Mario Lanza iniziò le sue performance negli anni '40, i primi documenti delle sue prime registrazioni risalgono a quando aveva appena 19 anni di età.
Come spesso accade ai cantanti, non tutti sono anche musicisti in grado di leggere gli spartiti a prima vista, Lanza era tra questi, non sapeva leggere in modo scorrevole le note ma in compenso aveva una grande capacità innata di apprendere quanto scritto sullo spartito ad orecchio semplicemente ascoltando , il cosiddetto “orecchio musicale assoluto”.
Ora mi avvalgo delle testimonianze in proposito raccolte dal mio amico italoamericano Armando Cesari, biografo di Lanza attingendo a quanto riportato nel suo libro “Mario Lanza An American Tragedy” già alla terza ristampa in pochi anni, in lingua Inglese.

Ecco cosa scrive Cesari (spero che la mia traduzione sia abbastanza fedele):


Il compositore Giuseppe Verdi discusse l'importanza dell'interpretazione contro la lettura. In una lettera al suo amico Vincenzo Luccardi, Verdi scrisse: “E' vero che nella Forza del destino i cantanti non devono essere in grado di fare solfeggi, ma devono avere un'anima e capire le parole ed esprimere il loro significato”.

Molti anni più tardi, il celebrato soprano Geraldine Farrar avrebbe avuto una simile visione. Parlando dei suoi primi studi a Parigi, Farrar disse: “Anche allora ero conscia della monotonia degli splendidi toni regolari, quando tutta l'espressione drammatica veniva sacrificata al puro suono”.

Nel discutere l'insicurezza musicale di Lanza, George London fu rapido nell'indicare che il tenore aveva “un meraviglioso senso naturale del fraseggio e, quando istruito attentamente, il suo lavoro era degno di rispetto”.

Certamente molto dipende dal direttore d'orchestra con il quale il cantante sta lavorando. Se il direttore è paziente, comprensivo e collaborativo, il compito del cantante – ammesso che sia ben preparato – è molto più facile.

Nel 1947 Lanza aveva già lavorato con un certo numero di direttori d'orchestra, senza incontrare difficoltà di sorta. Nell'autunno di quell'anno, Lanza lavorò sugli aspetti interpretativi del ruolo di Pinkerton con il direttore scenico Armando Agnini, che si occupava della produzione del teatro di New Orleans.
Agnini era esperto direttore d'opera che, oltre al teatro dell'opera di New Orleans, aveva lavorato anche con molte altre compagnie, inclusa quella del teatro dell'opera di San Francisco. Fu Agnini ad ingaggiare Leila Edwars perché seguisse Lanza nella parte di Pinkerton. Lanza aveva iniziato a studiare il ruolo con il pianista di Agnini, Rudolph Scharr, ma quando il maestro viennese iniziò a criticare i più piccoli dettagli di come Lanza leggeva le strofe, il tenore prevedibilmente esplose e gli disse di andarsene a quel paese. Il sostituto, Leila Edwaards, aveva preso il ruolo entusiasticamente e ad uno stipendio minimo, non appena aveva saputo che il tenore era quello stesso giovanotto che l'aveva lascito di stucco un anno prima.

Lanza inizialmente aveva imparato il ruolo ascoltando la registrazione dell'opera eseguita da Gigli nel 1939. Alla sua prima sessione di prove con la Edwards, cantò l'intera parte, provocando i suoi commenti divertiti: “L'ha imparata dalla registrazione di Gigli”. Lanza, sorpreso, le chiese come avesse indovinato. “Perché stai facendo gli stessi errori che ha fatto Gigli” rispose la Edwards tra le risate.
La Edwards era una grande répétiteur, e per i successivi quattro mesi lavorò con Lanza nel ruolo di Pinkerton. Come si fa di solito con un cantante che sta imparando la parte, cantò pazientemente l'opera frase per frase al tenore che doveva cantargliele di rimando. “Il suo fraseggio era istintivo”, ricordò più tardi.

Nelle esibizioni di Madama Butterfly a New Orleans, Lanza cantava accanto al soprano Tomiko Kanazawa nel ruolo principale, ed al baritono Jess Walters nel ruolo di Sharpless.

Walters osservò che Lanza era un Pinkerton meraviglioso.

Le opera di Puccini sono ingannevoli. Anche quelle apparentemente più liriche hanno una strumentazione così forte che il cantante ha bisogno di un certo squillo nella voce per essere sentito al di sopra dell'orchestra. Lo squillo è quella qualità che permette ad una singola voce sul palco di sovrastare il suono in buca piena di musicisti che suonano insieme per un teatro pieno di ascoltatori. Mario possedeva questa qualità.

Aveva certamente bisogno dello squillo per le sue esibizioni in Madama Butterfly. Il teatro municipale di New Orleans contava 2710 posti che lo rendevano non solo un luogo ristretto dove rappresentare l'opera, ma anche lontano dall'avere una buona acustica.
Il direttore d'orchestra per l'occasione fu il tedesco Walter Herbert, che era stato nominato Direttore Generale del teatro dell'opera di New Orleans nel 1943. era Herbert che aveva procurato a Lanza il ruolo di Pinkerton. La sua scelta di tenore fu presto premiata nel plauso unanime che Lanza ricevette per le sue esibizioni.

“L'ave rscelto Mario Lanza per interpretare Pinkerton è stato ammirevole”, scrisse Walter S. Jenkins sul Time-Picayure. “La sua dizione è stata eccellente.....la qualità della sua voce era una delizia per le orecchie”. Laurence Odel, in una recensione su St. Louis News affermò ancora:
Un Pinkerton dotato di verve e slancio. Raramente si è visto un primo tenore più superbamente romantico. La sua voce eccezionalmente bella contribuisce non poco....La combinazione di un bell'aspetto e abilità vocale potrebbe rivelarsi più ancora più utile in altre sue interpretazioni.
Immagine

Lanza sarebbe dovuto ritornare a New Orleans l'anno successivo per cantare nel ruolo di Alfredo ne La traviata di Verdi, ma era stato inghiottito dai meccanismi di Hollywood, perciò non riuscì mai ad imparare la parte. Di certo la sua avventura cinematografica avrebbe per sempre chiuso le porte del suo futuro nell'opera. Le sue esibizioni nel ruolo di Pinkerton erano destinate a restare le sole che Lanza avrebbe fatto in un opera completa.

Tralascio altre pagine del libro è vado a quelle che mi sembrano le conclusioni di rilievo:

Lanza credeva che, a 27 anni la sua relativa giovinezza gli avrebbe riservato in futuro numerose opportunità per dedicarsi nuovamente all'opera. “Come cantante operistico sono ancora un bambino”, dichiarò nel 1948 e, aggiunse fiducioso: “Datemi ancora otto anni: allora vedrete!”

Spiegò anche le regioni per cui aveva accettato il contratto con la MGM. “La Metro mi ha offerto un contratto fantastico: secondo i termini, io sono impegnato con gli studios solo per sei mesi l'anno. Il resto del tempo è a mia completa disposizione. Posso studiare e dare concerti, come preferisco, senza preoccuparmi di dover guadagnare qualcosa per vivere. Ed è proprio questa la ragione per la quale ho firmato un contratto cinematografico, invece di limitarmi esclusivamente all'opera”.

Il tempo, però, non gli diede ragione, infatti Lanza non aveva calcolato che i sei mesi rimasti liberi, furono invece necessari e occupati da altri impegno che vennero, cioè il contratto con la RCA Victor che lo vide impegnato a registrare ben oltre 500 brani e altri impegni presi, a seguito dei suoi successi, con le trasmissioni radiofoniche, così come in Italia all'epoca c'erano i concerti Martini&Rossi, in America fu assorbito per una serie interminabile di concerti della celebre bevanda americana.
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Re: Mario Lanza

Messaggioda Manrico » gio 30 set 2010, 8:57

Purtoppo delle recite di Madama Butterfly a New Orleans non ci sono testimonianze registrate, abbiamo però quella del concerto Hollywoo Bowl "Live" più o meno dello stesso periodo:



e la testimonianza "visiva" in un suo film:



Ma in entrambe queste registrazioni il soprano non è la stessa di New Orleans.
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Re: Mario Lanza

Messaggioda Manrico » sab 23 ott 2010, 9:17

Questa è la foto del giovanissimo Lanza il giorno del debutto nel ruolo di Pinkerton, come al solito sorridente allegro e gioviale, non sembrava preoccupato affatto, un acaratteristica del carattere di Lanza era, appunto la sua perenne allegria, come si notava nelle interviste e nei concerti.

Avevo inserito questa immagine nel post precedente ma non si vedeva.... eccola:

Immagine
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Re: Mario Lanza

Messaggioda Milady » sab 23 ott 2010, 16:40

Carissimi amici,
visto che questo post è stato riaperto, vi parlerò dei miei - vaghi e d evanescenti - ricordi relativi a "Il grande Caruso".
Diversamente da Giglioia Cinquetti che non aveva l'età, io, purtroppo , ho l'età per aver visto questo film appena uscì...sia pure in seconda visione , ma a ruota della prima.
Allora, a quei tempi, la domenica pomeriggio era consacrata al film da vedere al cinema rionale tutti insieme.
La mia famiglia , subito dopo pranzo, partiva per tempo verso il cinema rionale , tutta addobbata col vestito buono .
In questo caso, dato che il film era notoriamente un successone, la spedizione iniziò con larghissimo anticipo.
All'arrivo trovammo una fila molto più lunga e fitta del solito. All'ingresso e durante la proiezione era d'obbligo l'acquisto di gomme ("ciringùm o ciuìngam) , noccioline , semi, addormentasuocere e bruscolini per tenere calma la altrimenti assai irrequieta tribù dei piccoli.
Ci furono dure lotte per la conquista del posto. (In genere , se la conquista falliva, noi piccoli venivamo sistemati direttamente sopra i termosifoni : scomodi , perchè ci costringevano ad una per noi innaturale quasi immobilità).
Ci furono grandissimi applausi ad ogni romanza , oltre a una raffica continua di commenti ammirati e convinti del tipo : Che voce, che voce, mamma mia! Ce n'ha da vendere!Che canna! Che acuti! Che cannonate !Questo sì che è un tenore!
(Eravamo all'epoca della "voce, voce, voce", categoria poi dannata da Celletti agli Inferi delle voci)
Anche io ricordo una bellissima voce molto potente e molto estesa. In un altro film , Lanza con un acuto al fulmicotone spezzava un calice di cristallo...( almeno a quanto si vedeva al cinema).
Mia madre non si perse poi un film che fosse uno di Mario Lanza. E dovetti accompagnarla...
Io non rimasi particolarmente colpita , prima di tutto perchè una serie di romanze non legate all'espressione di una vicenda e dedicate solo all'esibizione della voce tout court non mi hanno mai affascinato , ed anche perchè come attore Lanza era poco convincente .
Manrico, ti chiedo scusa, ma per me fu così. Allora di tenori dalla voce potente ed estesa se ne sentivano parecchi nel teatro lirico della mia città.
Il fatto è che col mitico nonno avevo ascoltato religiosamente i dischi del vero Enrico Caruso ( "La voce del padrone?col vecchio fonografo a manovella...) e preferivo l'originale...
E il nonno alla fine del film sentenziò : Va bene, va bene, voce ce n'ha , e c' ha pure dei begli acuti . Ma questo Lanza un'opera intera non riesce a farla.
Naturalmente si beccò la solita etichetta di incontentabile.
Che , penso , sarà appiccicata anche a me.
Buon pomeriggio a tutti
da Milady
Milady
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Re: Mario Lanza

Messaggioda Manrico » sab 23 ott 2010, 19:48

Ringrazio Milady per il suo intervento che non fa una piega, “è la solita storia del pastore” per dirla in termino operistici, sono 45 anni che sento questo identico tipo di discorso e ormai non ci faccio più caso.

Io credo che Mario Lanza, come diceva il buon Pavarotti in una intervista televisiva, sia stato uno dei pilastri del mondo dell'opera, pur avendo all'attivo solo 4 recite, grazie a lui, diceva il nostro Lucianone, milioni di persone si sono avvicinate al mondo dell'opera.

Il discorso che avesse solo voce, voce, voce, non è comunque esatto, aveva anche un bellissimo colore di voce e un modo di cantare energico e avvincente come pochi, insomma lasciava “la firma” per dirla come vuole il nostro Steccanella.

Ha fatto conoscere, inoltre, un repertorio musicale americano che altrimenti sarebbe veramente stato appannaggio di pochi, invece, grazie a lui, sono divenute celeberrime le arie di Romberg, Kern, Hammerstein, Young, Porter,Webster, Frimi e moltissimi altri.

Fatto sta che a distanza di 51 anni dalla sua scomparsa, almeno all'estero, ci sono ancora una infinità di ammiratori, in questi cinquantuno anni si contano a milioni, questo la dice lunga sulla popolarità di questo singolare cantante.

Sul Web ci sono moltissimi siti a lui dedicati e i forum di discussione in lingua Inglese hanno decine di interventi al giorno, dall'America all'Australia passando per Inghilterra, Irlanda e Europa.
In Italia, come al solito poco o nulla, salvo i festival delle Città di origine dei suoi genitori.

Ma faccio anche un'altra riflessione.

Ho notato, nel tempo, che centinaia di artisti, molto bravi, (non i più celebrati) che si sono dedicati al teatro lirico ed hanno calcato i palcoscenici di mezzo mondo anche per 20/30 anni, con centinaia di recite sulle spalle, oggi sono praticamente dimenticati perché di quelle recite ne possono avere solo un pallido ricordo coloro che le hanno viste, lasciando ai posteri quindi, solo qualche sparuta registrazione “live” e/o qualche rara apparizione televisiva i più fortunati.

Mario Lanza, invece, ha fatto una carriera diversa, impegnato com'era con la MGM a sfornare film e registrazioni della sua formidabile voce per la RCA, ha lasciato ai posteri ben 500 registrazioni e 8 film della qualità della maggiore Casa cinematografica del mondo, la MGM, tramandando, quindi, la sua voce anche alle generazioni future.

Conosco bene i gusti cellettiani e simili, a mio avviso lasciano il tempo che trovano e le persone che si lasciano influenzare dai gusti degli altri, ma chi ascolta senza pregiudizi, sicuramente preferisce un Lanza ad un cantante incensato dai tipi cellettiani e la dimostrazione sta, appunto nel successo che ha avuto Lanza e che continua ad avere , alla faccia di certa critica.

Con questo discorso voglio solo dire che il fatto di non aver cantato in teatro, non influisce minimamente sulle qualità naturali che vincono su tutti i sofismi, che me ne faccio di voci ben messe tecnicamente, precisine che hanno però un suono che assomiglia ad una carta vetrata o di virtuosismi che vanno a discapito della parola cantata con naturalezza e spontaneità?

Nel tempo ho ascoltato un po' di tutto, ho nella mia collezione privata centinaia di tenori, centinaia di Opere, (anche rare) ma la maggioranza di queste restano, dopo un ascolto, nell'armadio, sono pochi i cantanti che ascolto spesso e raramente quando vado in teatro, oggi, provo emozioni.

Uh! mi accorgo di aver scritto troppo.
Buona domenica!!
Roberto
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Re: Mario Lanza

Messaggioda Milady » sab 23 ott 2010, 22:35

Caro Manrico,
non è nel mio carattere fare polemiche, ma , ci tengo a sottolineare che io mi riferivo unicamente ai miei ectoplasmatici ricordi ,risalenti ai primi anni '50 - siamo nel 2010, ne è passata d'acqua sotto i ponti!|- e alle particolari reazioni del pubblico - di bocca buona - che affollava il cinema di allora: guarda bene i tempi dei verbi che ho usato.
Quanto a me, ero alla fine delle elementari... cosa fosse il colore della voce manco lo sapevo...però mi piaceva - e mi piace- molto più Caruso di Mario Lanza.
Comunque sia , tu sei un fan di Mario Lanza che consideri un caposaldo della lirica e con te tantissimi altri fan.
Rispetto la tua opinione ma non la condivido. A lui preferivo -e preferisco- di gran lunga ad es. Franco Corelli, signora voce e signor interprete , nonchè signor attore.Il fatto che non piacesse a Celletti mi lascia indifferente.
Non credo infine che le sole doti naturali, per quanto eccezionali, bastino a fare un grande cantante. Come diceva A. Kraus - vociuzza?- la tecnica serve ad esprimere compiutamente l'intepretazione .
Chiudo qui tanto io resto della mia idea e tu della tua: è la solita storia del pastore...
buona notte!
Con simpatia
Milady
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Re: Mario Lanza

Messaggioda Tucidide » sab 23 ott 2010, 23:39

A mio avviso, la storia dell'opera si scrive sicuramente lasciando tracce significative in ruoli affrontati sul palcoscenico.
Tuttavia, la considerazione di Manrico è senza dubbio degna di considerazione.
Manrico ha scritto:Io credo che Mario Lanza, come diceva il buon Pavarotti in una intervista televisiva, sia stato uno dei pilastri del mondo dell'opera, pur avendo all'attivo solo 4 recite, grazie a lui, diceva il nostro Lucianone, milioni di persone si sono avvicinate al mondo dell'opera.

In che misura, dunque, dobbiamo valutare i grandi "divulgatori" dell'opera lirica? Con Mario Lanza non stiamo certo parlando di Pavarotti che si fa ridere dietro cantando improbabili duetti con Bryan Adams o Bono degli U2. Stiamo parlando di un tenore che scelse di non percorrere come avrebbe potuto la carriera da cantante lirico, ma si diede alla discografia e al cinema. Non è nemmeno un caso "alla Bocelli", che è incasellabile nella categoria "vorrei, ma non posso" :) ; il caso di Lanza, mi pare, è più un "potrei, ma non voglio". :) :wink:
Per certi versi, Lanza è paragonabile, fatta salva la sproporzione di popolarità, a quei tenori che a metà del secolo scorso fecero grande successo dai microfoni dell'EIAR: uno di loro è mio concittadino, Nilo Ossani. Poca carriera teatrale, molta discografica e radiofonica.
Di certo, facendo entrare la propria voce nelle case della gente, questi artisti avvicinarono molte persone all'opera. Talvolta poi si trattava di cantanti bravi. Il citato Nilo Ossani ha lasciato una bellissima incisione della "Mattinata" di Leoncavallo, superiore a mio giudizio a quella di molti tenori più blasonati.
Tuttavia, non so se i "divulgatori", seppure di ottimo livello, possano ambire ad essere considerati pietre miliari dell'opera. Personalmente, avrei qualche dubbio.
Il caso specifico di Lanza poi è doppiamente sfortunato: la sua morte prematura gli ha impedito di riprendere la carriera teatrale, ed oggi noi possiamo giudicarlo solo per quello che ha fatto, non per quello che avrebbe potuto fare. Chissà, magari, potendo esibirsi in teatro in ruoli adatti a lui, avrebbe potuto lasciare un marchio indelebile. O forse no...

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Re: Mario Lanza

Messaggioda Manrico » dom 24 ott 2010, 15:43

Gentile Milady, non intendevo fare nessuna polemica e torno a dire quello che ho già detto in altri 3D: NON sono il fan di nessuno, mi piace ascoltare tutti e, ovviamente ho i miei preferiti.

Tra questi è incluso Franco Corelli di cui ho anche delle registrazioni inedite.

Le voci (per fortuna) sono diversissime è qui sta il bello, come diceva Pietro, altrimenti sai che palle se dovessimo parlare sempre di uno o due interpreti.

Di Corelli, visto che è stato citato, devo però – OGGETTIVAMENTE – farle notare che aveva i suoi bravi difetti, a parte la dizione, l'eccessivo vibrato, e i portamenti (voce moooolto costruita), migliorata tantissimo dopo la cura Lauri-Volpi, tenore, quest'ultimo, qui completamente ignorato, non figurava tra i tenori......figuriamoci!!

E' evidente che non è abbastanza conosciuto, forse gli iscritti a questo forum non sanno che Giacomo Lauri – Volpi aveva in repertorio Opere proibite alla maggioranza dei tenori del '900, cioè lui cantava le opere di tutti gli altri, ma gli altri NON riuscirono a cantare quello che cantava lui, per questo motivo (ed anche per molti altri), lo considero il più grande di tutti i tempi, il suo allievo Corelli ha portato in teatro solo alcune Opere del suo maestro, ma non tutte, quindi, se dobbiamo misurare il valore di un artista per quello che ha fatto in teatro, Lauri-Volpi li batte tutti,

Sta a vedere che, ora, dopo questa mia esternazione mi accuseranno di essere un fan di Giacomo Lauri – Volpi. : Chessygrin :

Ho visto, infine, Corelli in teatro, beh! Come attore era proprio un imbranato, preoccupatissimo solo nel controllare l'emissione vocale, non recitava affatto, di questo ci sono anche le testimonianze di registi che lavorarono con lui.

Corelli, inoltre, bravissimo in alcune Opere, era una frana nel repertorio di Lanza, anche se ha provato a registrare solo poche cose di questo repertorio a lui estraneo, sarebbe stato meglio non l'avesse fatto.
Ecco un esempio in due salse diverse di entrambi:










Alla prossima.... : Love :
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Re: Mario Lanza

Messaggioda Tucidide » dom 24 ott 2010, 18:39

Manrico ha scritto:Lauri-Volpi, tenore, quest'ultimo, qui completamente ignorato, non figurava tra i tenori......figuriamoci!!

E' evidente che non è abbastanza conosciuto, forse gli iscritti a questo forum non sanno che Giacomo Lauri – Volpi aveva in repertorio Opere proibite alla maggioranza dei tenori del '900, cioè lui cantava le opere di tutti gli altri, ma gli altri NON riuscirono a cantare quello che cantava lui, per questo motivo (ed anche per molti altri), lo considero il più grande di tutti i tempi

Permettimi, Manrico: il fatto che mancasse una discussione su GLV non significa che su queste pagine sia ignorato. Figuriamoci! Chi potrebbe, parlando seriamente d'opera, ignorare e non fare i conti con un gigante come Lauri Volpi? :D Infatti, diversamente da quanto sostieni, il tenore di Lanuvio è stato sovente citato, come puoi facilmente appurare dal seguente link, che ti rimanda direttamente alle singole occorrenze del suo cognome. :) :wink:
search.php?st=0&sk=t&sd=d&keywords=%2Blauri++
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Re: Mario Lanza

Messaggioda pbagnoli » dom 24 ott 2010, 18:45

Roberto, guarda che qui tutti sanno benissimo chi sia Giacomo Lauri-Volpi.
La pasta vocale, l'insolenza del registro acuto, il nitore e lo smalto del mezzo hanno fatto di lui l'ultimo vero erede di quella tradizione che, prima di lui, aveva prodotto i Tamberlick e i Tamagno.
Se pensiamo - e io lo penso, nonostante tutto - che Otello sia stato se non pensato, quanto meno scritto per le possibilità vocali del più grande tenore dell'epoca, e cioè Francesco Tamagno, il tenore-cannone, quello che cantava anche Puritani e Guglielmo Tell, allora io ritengo che l'Otello di Lauri-Volpi sia, ancora oggi, uno dei più attendibili.
Nel profilo che Matteo pubblicò nel 2006 di Tamagno, ricordava giustamente:
Tecnicamente parlando, è vero che il personaggio di Otello sperimenta talora un declamato moderno ed incisivo, ma il più delle volte deve fronteggiare “sventole” vocalistiche e impennate all’acuto che solo un tenore di forza “contraltino” poteva valorizzare.
Va precisato, per amor di verità, che il rapporto fra Verdi e Tamagno non fu semplice (quale collaborazione con Verdi lo fu?) perché sul piano dei contenuti l’esuberante tenore piemontese non era in grado di calarsi negli abissi dell’anima che il compositore apriva per lui. In più di un’occasione Verdi sottolineò goffaggini sceniche, spacconerie, difetti di musicalità e, ciononostante, non si oppose alla sua designazione come Otello (e avrebbe potuto), anzi lo assistette lungamente alle prove; né successivamente mise in discussione la fama leggendaria che Tamagno si conquistò in quest’opera sui palcoscenici del mondo intero.
A proposito di leggende sull’Otello verdiano, una delle più dure a morire è quella che pretende che la scrittura vocale sia - per un incomprensibile sadismo da parte di Verdi - di una difficoltà massacrante, invalicabile, oltre i limiti umani, ecc….
In effetti quasi tutti gli interpreti novecenteschi (scelti tra le fila dei tenori drammatici, scuri, baritonali e tecnicamente declamatori) si sono esibiti in contorcimenti rabbiosi, spaventosi sforzi muscolari, acuti tesi allo spasimo, espressioni contratte e spasmodiche da lanciatore del peso.
E se invece la causa di tanto spargimento di sangue fosse da attribuire al fatto che si è voluto consegnare il personaggio a una tipologia vocale (il tenore drammatico novecentesco) per nulla idonea ad affrontarlo?
E se in realtà Otello non avesse nulla a che spartire con Tristano e Canio, ma fosse piuttosto l’ultimo campione di un vocalismo intrepido e cavalleresco, con la tipica propulsione sopracuta e la fierezza romantica del Grand-Opéra?
Quanti dei famosi Otelli novecenteschi avrebbero potuto alternare Otello a Arnoldo?

L'unico che avrebbe potuto farlo - e che in realtà lo fece - fu proprio Giacomo Lauri-Volpi.
Infatti Matteo lo ricorda:
Purtroppo la stagione aurea degli eredi di Duprez e Tamberlick non scampò alla crisi del Romanticismo.
Già nei primi decenni del ‘900 la loro scuola risultava estinta, eccettuando il caso del tutto isolato – e fiero di esserlo – di Giacomo Lauri Volpi

Sono anni che alcuni di noi, su questo sito, sostengono non solo la liceità dell'Otello di GLV, ma persino la sua attendibilità stilistica, rendendolo da questo punto di vista superiore anche ai grandi iperdrammatici del Novecento (tutti, nessuno escluso!).
Poi, per carità, questo non vuol dire negare la grandezza di altri Otelli del Novecento; ma GLV era - di fatto - l'unico che avesse nelle proprie corde lo stile che proseguiva quello del primo esecutore.
Un altro che sarebbe potuto essere interessante, forse - ma solo forse - era Jussy Bjoerling; chissà... Non, di sicuro, Corelli

Visto che non sei il solo a conoscerlo?
Credi davvero di confrontarti con un asilo nido di pargoli cresciuti solo a Pavarotti e Dominghi?...
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Mario Lanza

Messaggioda VGobbi » dom 24 ott 2010, 18:59

Mamma mia, che permalosi ... :mrgreen:
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: Mario Lanza

Messaggioda pbagnoli » dom 24 ott 2010, 20:15

Permalosi un bel niente, Vittorio.
Ci abbiamo messo un bel 4 anni a ritagliarci una fetta di credibilità sulla Rete. Anni in cui abbiamo messo in campo, oltre alla nostra passione - che indiscutibilmente c'è - dati, storia, confronti, incroci di periodi, ascolti meticolosi e ripetuti del materiale a nostra disposizione partendo dal presupposto, arbitrario come tutti i presupposti, che i dischi ci avrebbero garantito l'imparzialità di una tradizione che, per una volta, non sarebbe stata orale: in altre parole, il ricordo della magica serata che tutti gli appassionati hanno vissuto.
C'è il disco?
C'è il dvd?
C'è l'mp3?
C'è - al limite - il racconto dell'evento in diretta (o quasi) a tambur battente?
Bene: allora se ne parla.
Questa è stata la nostra filosofia e, se permetti, un po' mi girano i cinque minuti a sentirmi dire che qui Lauri-Volpi è completamente ignorato.
Se ne parla diversamente, questo sì.
E abbiamo cercato di essere sempre lucidi e obbiettivi
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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