Also sprach Bignamini

sinfonia, cameristica e altri generi di musica non teatrale.

Moderatori: DocFlipperino, DottorMalatesta, Maugham

Also sprach Bignamini

Messaggioda vivelaboheme1 » sab 31 gen 2015, 10:34

L’orchestra Verdi è ammirevole. A chiusura d’un periodo dicembre-gennaio di pazzesca attività, mette insieme uno stupendo programma di enorme impegno, nel segno di Richard Strauss e del tardo Ottocento, Novecento Storico austro-tedesco: Till Eulenspiegel, concerto per corno di Hindemith, la difficilissima ouverture Im Fruhling di Goldmark e Also Sprach Zarathustra. Sul podio, Jader Bignamini.
E’ perdonabile che ieri sera, alla prima (la seconda domani pomeriggio) il Till Eulenspiegel resti un po’ nelle ottime intenzioni di Bignamini rispetto ad una esecuzione da rifinire. Ma andateci, domani: sono convinto che ascolterete qualcosa di estremamente interessante, perché l’impostazione è sbalorditiva: un Till diabolico più che giocoso, teso allo spasimo, rabbioso, quasi cubista” nel suono gelido, da ghiaccio incandescente e nella scansione rapidissima: lontanissimo dal decorativismo slentato di certi straussiani di tradizione ma in realtà più vicino a come Strauss dirigeva se stesso. Da sentire alla replica, collaudato dalla prima esecuzione.
Perfetto tutto il resto del programma. La scabra suggestione di Hindemith è resa con straordinario stile ed assoluta esattezza dal corno formidabile di Radovan Vlatkovic che compone, assieme a Bignamini e orchestra, un quadro di grande eleganza, e bissa, con i colleghi croni della Verdi, sempre nel nome di Hindemith.
Im Fruhling di Goldmark è un brano delizioso e allo stesso tempo difficilissimo, per l’orchestra, causa una orhestrazione nella quale il dettaglio strumentale si mischia ad una fortissima densità. Bignamini dipana il tutto con incredibile bellezza di suono, trapassi rapidissimi, bagliori dai quali traspaiono due modelli: sicuramente Schumann, sicuramente Wagner. Son dieci minuti di musica, ma dopo i quali… verrà il momento in cui Jader Bignamini, che studia prima di eseguire, dovrà pur accostarsi a Wagner, Lohengrin sarebbe una giusta partenza: è un mondo sonoro che sicuramente gli appartiene.
E Bignamini ci lascia letteralmente senza parole, “parlando” il linguaggio di Zarathustra (di cui la Verdi vantava, nella stagione 2006-2007, una splendida interpretazione di Vladimir Jurovskji): qui abbiamo una lettura – ed esecuzione! – semplicemente memorabile (frutto di due mesi di studio in clausura casalinga, e si sente!) forse il vertice assoluto di tutto quanto il bello che stiamo ascoltando, in questi anni, dal direttore cremonese. E’, di nuovo uno Strauss traslucido, teso, “novecentesco” da un lato, ma anche rapinoso negli slanci melodici. Dal formidabile “pedale” iniziale in poi, è tutto un brivido (con momenti- vertice: sicuramente da citare, per espressività e colore, il lento recitativo-fugato, canto dei sepolcri, di violoncelli e contrabbassi). Si capisce, qui, il perché di quel Till iniziale. Non è uno Strauss consolatorio o fine a se stesso e alle proprie bellurie sonore: circola un senso di angoscia, di trapasso d’epoche, di morte dell’uomo e delle cose, di grandezza che si spegne nel finale – tirato allo spasimo da Bignamini – che ci lascia con un silenzio nel cuore: su noi, sui nostri destini. Si rimane attoniti. La bellezza della morte, verrebbe da dire.

marco vizzardelli

P.S. Domani sera, dopo la replica di questo "programmino", la Verdi e Bignamini daranno immediato inizio alle prove del programma di settimana prossima, che è nientemeno che... Madame Butterfly integrale in forma di concerto. Chapeau! Bisognerebbe dire al Ministro dello spettacolo, chi è e cosa fa l'Orchestra Verdi di Milano!
vivelaboheme1
 

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