MiTo Ivan Fischer, BFO, Brahms

sinfonia, cameristica e altri generi di musica non teatrale.

Moderatori: DocFlipperino, DottorMalatesta, Maugham

MiTo Ivan Fischer, BFO, Brahms

Messaggioda vivelaboheme1 » mar 09 set 2014, 2:26

Ci sono orchestre che, con il loro suono, il loro fraseggio, la stessa tecnica (la “cavata” degli archi, ad esempio) esprimono una propria cultura, una propria civiltà, un proprio carattere idiomatico. In tempi nei quali si parla di “omologazione”, la Budapest Festival Orchestra è, per merito suo e di chi la dirige, e per fortuna di chi l’ascolta, fra queste. La tinta “marrone”, brunita degli archi (peraltro pronti a sciogliersi in struggimento melodico tipicamente boemo). La rotondità dei magnifici corni. L’asprezza stessa, un po’ “rustica” degli ottoni. Tutto questo è “carattere”, “individualità”, anche là dove, in Italia, si sia abituati ad ascolti di altri “tessuti” musicali. Ma sia ringraziato il cielo! La Budapest Festival è assolutamente non “omologata” agli algidi, “perfettissimi” orchestroni-macchine da guerra di scuola angloamericana (e , anche qui, bisognerebbe intendersi: Philarmonia o Boston non sono certo “omologate”).
In più, la Budapest Festival Orchestra è stata fondata ed è diretta da un Maestro per nulla omologato od omologabile, mai scontato, sempre interessante:Ivan Fischer. Ne è uscito, alla Scala per l’inaugurazione di MiTo, un Brahms – terza e quarta sinfonia – che può aver sconcertato i “brahmsiani abitudinari” locali, ma che ha toccato corde interpretative non consuete, eppure molto “brahmsiane”. E ci spieghiamo. A Milano, e in particolare alla Scala (ma anche nelle stesse stagioni dell’orchestra Verdi) siamo abituati, da decenni ormai, all’ascolto di un Brahms molto strutturato, vuoi muscolare e “architettonico” (l’Abbado degli anni scaligeri, giovane o di appena mezza età: in vecchiaia, come per tutto il repertorio, lo aveva completamente “riletto”), vuoi comunque monumentale e “sacrale” (il sublime Brahms di Carlo Maria Giulini).
Ivan Fischer guarda altrove: al Brahms intimo, “interiore”, anche misterioso, anche “introverso” nelle inflessioni. E al Brahms crepuscolare (e quanto lo è!): Fischer persegue il “suo” Brahms con profondità dì analisi e di concertazione e fraseggi originalissimi e mobilissimi, pur in un (apparente) quiete ritmica. Per far Brahms giocando così sulla nota intima e sulle mezzetinte bisogna esser grandi direttori: e Fischer lo è. E ha un ulteriore, grande dote: come dicevamo, non è mai scontato nelle sue letture. Allora: può sbalestrare i cultori del Brahms “muscolare” una Terza così “sommessa”: ma andatevi a riascoltare come Fischer “”muove” e fa cantare il celeberrimo Poco Allegretto! O come, senza alzar la voce, coglie l’intero arco (apertura chiusura in monotema) tematico della sinfonia in Fa maggiore. Quanto alla Quarta, la lettura della sinfonia in mi minore è, semplicemente, un capolavoro: di sottigliezza, di originalità (ma stilisticamente consapevole) di accenti (l’allegro giocoso) e fraseggi (l’andante moderato) nei movimenti interni, di gusto finissimo per i “silenzi di Brahms” (la quarta ne è piena: quelle pause in cui dici “ora accade qualcosa di totalmente altro”, ed è così), di calibratura delle tensioni e delle dinamiche (la passacaglia conclusiva). Il tutto in una lettura che non ammicca al pubblico ma va al cuore della musica.
Favolosa e inaudita, per il bis, la trasformazione dell'orchestra in... CORO! che, deposti gli strumenti, ha meravigliosamente eseguito, cioè CANTATO!, la Serenata notturna (Abendstaendchen) di Brahms.

marco vizzardelli
vivelaboheme1
 

Re: MiTo Ivan Fischer, BFO, Brahms

Messaggioda teo.emme » mar 09 set 2014, 11:26

Splendida orchestra la BFO: in tempi di omologazione - quando anche le grandi orchestre europee sembrano fare a gara per smussare le differenze e inseguire lo stesso rassicurante linguaggio - è davvero una boccata di ossigeno!
Matteo Mantica
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Re: MiTo Ivan Fischer, BFO, Brahms

Messaggioda vivelaboheme1 » mer 10 set 2014, 14:20

Sì, è vero: e in settimana, da Budapest e San Pietroburgo, ci sono venute, a Milano, due lezioni di "civiltà musicale". Profondamente anti-global, dunque apprezzabilissime.

marco vizzardelli
vivelaboheme1
 


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