Khatia Buniatishvili alla Scala

sinfonia, cameristica e altri generi di musica non teatrale.

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Khatia Buniatishvili alla Scala

Messaggioda vivelaboheme » mar 12 mar 2013, 22:01

Non mancate le repliche del concerto Rachmaninov- Noseda-Buniatishvili, in replica ancora due volte alla Scala. E' da non perdere proprio per lei, la piani. Khatia Buniatishvili è un concentrato di fascino personale (è affascinante l'uso, non solo l'uso delle mani, ma di tutto il corpo, alla tastiera) e impressionante talento. Se l'esecuzione del concerto nr 2 di Rachmaninov ne ha esaltato le doti anche di introspezione (Noseda, che qui è in pieno nel suo territorio d'elezione, le è stato ottimo compagno di viaggio, salvo qualche sonorità eccessiva), quella de La Valse è stata l'evento della serata. Quest'inverno mi è accaduto di ascoltarne una sconvolgente lettura di Georges Pretre alla guida dei Wiener Philarmoniker. Ho ritrovato qualcosa di simile nella impressionante esecuzione-interpretazione della Buniatishvili al piano: dall'inizio magmatico (il piano sembra un'orchestra: lo eseguiva così - un magma da cui nasce il valzer - Celibidache, e scusate se è poco) c'è tutto il senso del valzer che via via "impazzisce" , come in una tragica centrifuga, per poi schiantarsi nel caos. La giovane pianista georgiana ha realmente toccato le "corde" interpretative d'una sorta di... fine di un mondo, forse fine della musica: lo ha fatto con un virtuosismo per nulla fine a se stesso, ma intriso di dolore (c'è tanto dolore, anche nel suo Rachmaninov). Un'esecuzione dalla quale si esce attoniti, non solo e non tanto per la "bravura" in se stessa, ma per l'intensità di una lettura che - facendo apparente violenza - va al nocciolo della "tragedia sonora" inventata da Ravel sul ritmo di valzer.
Ed è particolarmente che, di entrambi i lavori, il Rack2 e La Valse, abbia dato in tempi recenti lettura opposta nel tipo di sonorità e nel clima interpretativo, ma ugualmente valida, l'altra giovanissima, straordinaria pianista d'oggi: Yuja Wang, che approda ad esiti altrettanto straordinari nel "tema" d'una spietata, algida purezza di suono ed articolazione. La Buniatishvili approda a Rachmaninov e alla tragedia sonora de La Valse su un piano differente: "fuoco" dell'anima e del suono. Il pianismo femminile ha vissuto ( e vive: sarà in questi giorni a Lucerna) la grandezza di Martha Argerich. Wang e Buniatishvili ne sono - ciascuna nella sua originalità - in qualche modo il "seguito", per fascino, bravura e doti d'interpreti.

marco vizzardelli
vivelaboheme
 
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