spirituals (paul robeson vs louis armstrong)

sinfonia, cameristica e altri generi di musica non teatrale.

Moderatori: DocFlipperino, DottorMalatesta, Maugham

spirituals (paul robeson vs louis armstrong)

Messaggioda Rodrigo » dom 22 lug 2012, 14:22

Conosco molto poco gli spirituals e i gospel. Tuttavia la ricorrente interessantissima discussione su scuole vocali (vocalisti, coloristi e declamatori) mi ha ricordato la duplice interpretazione del celebre Go Down Moses lasciata da Paul Robeson e da Louis Armstrong. Dunque due artisti coevi, connazionali ma - mi pare evidente- diametralmente opposti nelle scelte vocali e negli esiti.
A me pare che il primo "lavori" in un contesto vocale tutto sommato classico, trattando lo spiritual come se fosse un lied da camera. Con l'aiuto non banale di un accompagnamento pianistico elegantee di apprezzabile morbidezza, Robeson cerca di costruire arcate melodiche e di assicurare un tono di solennità austera al brano. Appena si concede qualche sottolineatura (es. la ripresa del ritornello sulel parole "way down in Egypt land") "colloquiale" screziando le consonanti. Aiutato dalla naturale brunitura del timbro, veramente bello e pieno, Robeson idealmente colloca il brano tra le arie sacre sul modello, difficile pensare inconscio data la cultura dell'interprete, di certe arie del Messiah haendeliano.
Armstrong - uno dei più straordinari innovatori della vocalità a mio parere - è un altro pianeta. Prescindendo dal diverso arrangiamento è proprio la chiave di lettura che cambia rispetto a Robeson. Lo spiritual acquista un'infinità di tinte e la voce, nemmeno paragonabile a quella di Robeson come dote, intreccia un dialogo paritario con i timbri dell'orchestra jazz che pulsa sotto. Straordinario e duttilissimo il gioco ritrmico che avrebbe permesso di andare avanti per mezz'ora senza annoiare nessuno laddove Robeson quasi si limitava ad un innocuo rallentato finale.
Certo a fronte di tanto guadagno vi sono anche delle "perdite". L'eloquenza sacra che in Robeson era spontanea e convicente, viene fatta a pezzi a favore di un'interpretazione molto più personale (il brano è letteralmente fagocitato dal gusto di Armstrong), infinitamente più estroversa, ma - proprio per questo - decisamente più esteriore.
Se dovessi fare una scelta trovo più centrata la lettura di Robeson, meglio rispondente al carattere dello spiritual e vocalmente più appagante. Ma se dovessi guardare alla capacità di reinventare ed all'influenza sugli interpreti futuri non c'è dubbio che il vincitore è Armstrong.
Saluti.

http://www.youtube.com/watch?v=gtLcELU1brA


http://www.youtube.com/watch?v=SP5EfwBW ... ure=fvwrel
Rodrigo
 
Messaggi: 280
Iscritto il: gio 18 set 2008, 21:13

Torna a musica non operistica

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 13 ospiti

cron