Stabat Mater di Rossini: nuova incisione

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Stabat Mater di Rossini: nuova incisione

Messaggioda pbagnoli » dom 14 nov 2010, 13:01

C'è in commercio la nuova incisione di Pappano del capolavoro di Rossini.
Il quartetto vocale è: Netrbko, DiDonato, Brownlee, D'Arcangelo.
Ho appena ascoltato l'introitus e il Cuius animam: Brownlee probabilmente non è un fulmine (ma è una parte che uccide quasi tutti i tenori), però alla fine non esce con le ossa rotte.
Voi cosa ne pensate?
Teo, per esempio, tu che sei un cultore di questa composizione, ce l'hai già fra le mani?
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Re: Stabat Mater di Rossini: nuova incisione

Messaggioda teo.emme » dom 14 nov 2010, 13:27

Avrei dovuto disporne da almeno una settimana! Purtroppo è in un pacco (proveniente dalla Germania) che per motivi sfortuiti ancora gira la mitteleuropa...temo nello smarrimento! Com'è Pappano? e...ra uno dei principali motivo d'interesse per l'acquisto di questo nuovo Stabat.
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Re: Stabat Mater di Rossini: nuova incisione

Messaggioda Tucidide » dom 14 nov 2010, 13:34

teo.emme ha scritto:Purtroppo è in un pacco (proveniente dalla Germania) che per motivi sfortuiti ancora gira la mitteleuropa...temo nello smarrimento!

Se ti può consolare, io ho ordinato un DVD dagli USA da eBay, e me l'hanno spedito il 12 ottobre... io ancora attendo. : Andry : : Andry : : Andry :

Anche su questo Stabat Mater non posso parlare nel merito, perché non l'ho sentito.
Questo è Brownlee nell'aria del tenore, diretto da Pappano.

Tempo tendenzialmente lento, non come Giulini, ma comunque moderato; mi sembra però che gli manchi un po' di tensione. Brownlee è come dal vivo (dove però la sua voce non ha grande espansione), timbro piacevolmente scuretto pur essendo un peso piuma, leggero vibratino, anche più marcato di quello del collega Florez, del quale non ha quel retrogusto nasaleggiante, ma nemmeno lo squillo.
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Stabat Mater di Rossini: nuova incisione

Messaggioda pbagnoli » dom 14 nov 2010, 13:42

A me Pappano piace molto. E' raro che non mi piaccia qualcosa di quello che dirige.
Qui mi sembra molto concentrato e quasi in soggezione di fronte a questo monumento, ma lo fa come sempre con personalità.
Il Cuius animam di Brownlee è più che decoroso: più sento questo brano, più penso che Rossini dovesse avere un conto aperto con i tenori... :D
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Re: Stabat Mater di Rossini: nuova incisione

Messaggioda Riccardo » dom 14 nov 2010, 15:21

Sono curiosissimo anch'io di sentire questo disco. Ho molte aspettative da parte di Pappano che con Rossini sembra sempre fare centro.

Per i cantanti, più che da Brownlee che comunque canterà molto bene, mi aspetto qualcosa di notevole dalla Netrebko, secondo me molto adatta. Chissà che cosa verrà fuori nell'Inflammatus in quel divino dialogare con coro e orchestra.
Mattioli potrebbe dirci qualcosa in merito, no?
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Re: Stabat Mater di Rossini: nuova incisione

Messaggioda mattioli » dom 14 nov 2010, 15:44

Ascoltata l'incisione una volta sola e male (cioè con in mezzo le telefonate, la vomitata di una gatta e rotture di scatole varie), quindi non mi pronuncio, o meglio lo farò magari dopo un ascolto più meditato. La Netrebko, comunque, m'è parsa bravissima.
Però quello che scrivevo nel thread sul Ring è altra cosa. A me dello Stabat di Rossini affascina la disomogeneità. Non solo perché, come sappiamo, fu scritto in due tempi, ma perché sembra scritto da due o più persone diverse. L'Ottocento sacro italiano, del tutto ignoto ai più e poco noto anche ai meno, non aveva una sua musica, come conferma questo brano dove troviamo pezzi squisitamente belcantistici (l'aria del tenore, il duetto delle donne), pezzi quasi verdiani (il ricordato Inflammatus), succosi recitativi, grandi pezzi concertati, fughe parabachiane, polifonie palestriniane, di tutto un po', insomma.
Per questo mi ha sempre messo in imbarazzo: posto che ci vogliono quattro grandi voci "operistiche", il direttore che deve fare? Tentare una reductio ad unum o affrontarlo come una successione di pezzi staccati, non solo uno separato dall'altro, ma ognuno diversissimo dall'altro? Sta di fatto che non ne ho mai ascoltata un'edizione, in disco o live, che fosse pienamente soddisfacente.
Scusate la forma, vado di fretta. E adesso anche a lavorare.
Saluti
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Re: Stabat Mater di Rossini: nuova incisione

Messaggioda pbagnoli » dom 14 nov 2010, 15:55

mattioli ha scritto: A me dello Stabat di Rossini affascina la disomogeneità. Non solo perché, come sappiamo, fu scritto in due tempi, ma perché sembra scritto da due o più persone diverse. L'Ottocento sacro italiano, del tutto ignoto ai più e poco noto anche ai meno, non aveva una sua musica, come conferma questo brano dove troviamo pezzi squisitamente belcantistici (l'aria del tenore, il duetto delle donne), pezzi quasi verdiani (il ricordato Inflammatus), succosi recitativi, grandi pezzi concertati, fughe parabachiane, polifonie palestriniane, di tutto un po', insomma.
Per questo mi ha sempre messo in imbarazzo: posto che ci vogliono quattro grandi voci "operistiche", il direttore che deve fare? Tentare una reductio ad unum o affrontarlo come una successione di pezzi staccati, non solo uno separato dall'altro, ma ognuno diversissimo dall'altro?

Questa è una proposizione interessante: io non l'avevo mai vista da questo punto di vista, ma come un capolavoro operistico di un Genio che aveva rinunciato alla composizione operistica...
Io penso che il direttore debba scegliere la strada di quella che tu chiami la reductio ad unum: con tutto il rispetto per le voci, penso che la sfida maggiore sia sempre quella dell'unitarietà. E, quanto a questo specifico aspetto, non ti sembra che Giulini ci riesca piuttosto bene?
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Rossini - Stabat Mater

Messaggioda Riccardo » dom 14 nov 2010, 16:10

In effetti è un pezzo che lascia spesso perplessi sia i cultori della musica strumentale sia i tifosi del belcanto.

La questione della composizione in due tempi in realtà è abbastanza secondaria a giudicare dal fatto che, ad esempio, il Cujus animam è stato scritto al secondo giro.

Io personalmente trovo che in realtà la disomogeneità sia più un'impressione apparente. Il Sancta mater che di solito è uno dei pezzi ritenuto più operistico, insieme all'aria del tenore, secondo me cela una bellezza sacrale, forse non seriosa, ma comunque molto pertinente. Il finale certo è una fuga ma molto molto teatrale...

C'è una pluralità di stili, ma impugnati da una stessa mano.
Certo la religiosità espressa da Rossini non è mai a tinta unita, nemmeno nella complessivamente più austera Petite Messe.
Secondo me il direttore dovrebbe rispettare la varietà di stili: proprio così facendo vedrebbe realizzata la reductio ad unum.

Devo ancora sentire Pappano, ma al momento mi piace molto il disco di Muti.

Giulini invece mi pare cerchi di tirare Rossini per la giacca verso Brahms, cosa che difficilmente funziona con una simile partitura... Almeno secondo me!
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Re: Stabat Mater di Rossini: nuova incisione

Messaggioda mattioli » dom 14 nov 2010, 20:05

La questione della composizione in due tempi in realtà è abbastanza secondaria

Però, stando almeno a Cagli, Rossini stava malissimo e completare lo Stabat (dopo la battaglia legale per impedirne la pubblicazione nella versione "originale", cioè sua solo per metà) lo sfiancò. Sono comuqnue d'accordo su questo punto, non sul resto: per me lo Stabat resta sintomatico di un'Italia del melodramma che non riusciva a elaborare un linguaggio "sacro" originale, ma procedeva per citazioni. Che poi queste siano genialissime, beh, non si è Rossini per nulla. La Petite Messe, in questo senso, è molto più omogenea: ma il suo carattere ironico (a tratti sarcastico) sono quelli di un uomo che sa di essere arrivato a fine corsa. Riccardo, ti confesso una cosa perché mi sembra che c'intendiamo benissimo: io adoro Rossini, si tratta del compositore che ho studiato di più e che credo di conoscere meglio (il che non vuole affatto dire di conoscere bene): eppure, molti aspetti della sua personalità e della sua arte mi restano enigmatici, sfuggenti.
Sullo Stabat di Giulini, d'accordo: ma non lo sento da vent'anni e quindi potrei (e forse dovrei) ripensarci. Ma temo anche che sia andato perso in qualcuno dei miei innumerevoli traslochi :cry: ...
Ciao
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Re: Stabat Mater di Rossini: nuova incisione

Messaggioda teo.emme » dom 14 nov 2010, 20:21

Ma siamo poi così certi che lo Stabat Mater di Rossini sia espressione dell'Italia del melodramma? E, allargando il discorso, davvero la musica di Rossini è in qualche modo riconducibile a quel che accadeva nella sua Italia? Tra i n° 1, 5, 6, 7, 8, e 9 (composti nel '33) e gli altri, passano 10 anni. Ma già da tempo Rossini aveva abbandonato il teatro, e da molto più tempo aveva lasciato l'Italia e la sua musica per avventurarsi su nuovi orizzonti (lasciando un'eredità che nessuno seppe rivendicare). Vero è che dopo il '700 la musica sacra italiana - malata di melodramma da consumo - perse identità e linguaggio proprio, ma se devo fare alcuni esempi di contaminazioni (o meglio di musica sacra che utilizza un linguaggio spurio non autonomo) penso a Bellini, al Requiem di Donizetti (bruttino) e soprattutto al Requiem verdiano. Lo Stabat di Rossini è altra cosa, secondo me.
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Re: Stabat Mater di Rossini: nuova incisione

Messaggioda pbagnoli » dom 14 nov 2010, 20:27

teo.emme ha scritto: Lo Stabat di Rossini è altra cosa, secondo me.

Va bene, Teo. Sono abbastanza d'accordo.
Ma cos'è, allora?
E' l'ultimo ponte verso qualcosa che stava finendo o il primo pilone per qualcosa di nuovo?
E' il racconto di quello che sarebbe potuto essere Rossini se non avesse smesso di comporre opere dopo - cos'era?... - il 1829?
E poi: perché smettere di comporre opere? Perché quando chiudi il Guillaume ti accorgi di essere arrivato al massimo possibile di tutta la tua vita? Perché pensi che non potrai mai scrivere musica così immensa? E se sì, allora perché comporre uno Stabat così apertamente operistico nelle sue proporzioni? E' un pentimento tardivo?
Saranno seghe mentali, ma sono domande che mi faccio sempre ogni volta che mi accosto allo Stabat rossiniano; quello di Pergolesi mi dà molti meno problemi da questo punto di vista...
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Re: Stabat Mater di Rossini: nuova incisione

Messaggioda mattioli » dom 14 nov 2010, 20:51

Ma già da tempo Rossini aveva abbandonato il teatro

Mica tanto. Il Tell è del '29 e non c'è nessun indizio che Rossini la considerasse la sua ultima opera. Anzi, la lunga e complicatissima causa intentata alla Monarchia di Luglio per vedersi riconoscere contratti e pensione accordati da Carlo X è il sintomo che Rossini, almeno nel '33, non considerava affato se stesso un pensionato. Lo divenne con l'avanzare della depressione con complicazioni psicosomatiche che lo distrusse.

e da molto più tempo aveva lasciato l'Italia e la sua musica per avventurarsi su nuovi orizzonti (lasciando un'eredità che nessuno seppe rivendicare).

Per la verità, le regole formali cristallizzate da Rossini hanno retto l'opera italiana almeno fino al Trovatore. E non fu la Francia a francesizzare Rossini, ma Rossini a rossinizzare la Francia. Ma, più in generale, ascoltate o leggete lo Stabat: ci sono pezzi nella più pura convenzione operistica (convenzione, intendiamoci, non è affatto dispregiativo): un'aria del tenore con relativa cadenza strappapplausi, un fiorito duetto delle donne, la cavatina del mezzo, eccetera. E altri che con l'opera nulla hanno a che fare, come la fuga finale o il quartetto (il secondo, numero 9). Il punto è che l'Ottocento italiano non aveva un suo linguaggio "sacro": si oscillava fra l'adesione alle formule dominanti del melodramma (fino alla follia, come quando Mendelssohn racconta di aver sentito un organista improvvisare durante la messa sulla cavatina di Figaro), allo stile "severo" dei fugati accademici a reminiscenze palestriniane (cui diede un tardivo omaggio anche Verdi). Fate un esperimento: ascoltate il celebre cd di Moreschi facendo per una volta attenzione non alla sua voce, ma a quello che canta: il repertorio della Cappella Sistina di fine Ottocento è incredibilmente eclettico (e quasi tutto altrettanto incredibilmente brutto). Proprio questa disomogeneità dello Stabat, che è cosa ben diversa dalla "teatralità" sempre rimproveratagli dalla critica, mi sembra insieme il limite e il fascino di questo stranissimo pezzo. Che io, personalmente, amo molto.
Scusate la prolissità, saluti
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Messaggioda Riccardo » dom 14 nov 2010, 22:06

mattioli ha scritto:Riccardo, ti confesso una cosa perché mi sembra che c'intendiamo benissimo: io adoro Rossini, si tratta del compositore che ho studiato di più e che credo di conoscere meglio (il che non vuole affatto dire di conoscere bene): eppure, molti aspetti della sua personalità e della sua arte mi restano enigmatici, sfuggenti.

Ma sono d'accordissimo con te. E sotto questa prospettiva non c'è dubbio che lo Stabat sta tra le cose più assurde, insieme alla Messa e a tutta la tarda produzione pianistica...

Ci sono tante cose incredibili e sfuggenti anche precedenti. Mi interrogo anch'io spesso su questo compositore, che passa spesso per essere il più scontato tra gli italiani e non solo, ma è forse davvero il più enigmatico e ancora sconosciuto di tutti, forse proprio per questo suo aver attraversato epoche culturalmente molto distanti.

Sarebbe bello aprire una discussione su questo tema.

Conosci l'ultima biografia uscita di Carli Ballola?
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Re: Stabat Mater di Rossini: nuova incisione

Messaggioda mattioli » lun 15 nov 2010, 18:31

Sì, l'ho letta naturalmente, e l'ho trovata in molte parti stimolante. Però nemmeno completamente soddisfacente. Mi sembra, a conferma di quel che si diceva, che non ci sia ancora LA biografia di Rossini. Gosset aveva detto che ne avrebbe scritta una, ma chissà...
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Re: Stabat Mater di Rossini: nuova incisione

Messaggioda mattioli » mar 16 nov 2010, 10:41

Finalmente ho ascoltato Pappano con la dovuta attenzione. Beh, bellissimo disco. Intanto il quartetto vocale è ottimo. Browlee sarà il più debole, ma non così debole da rovinare l'insieme; molto bravo D'Arcangelo; la Netrebko, nonostante sia gnocca, molto pagata, faccia la pubblicità per Chopard e per altri siti, cioè abbia tutte le caratteristiche che, secondo alcuni, impedirebbero di essere una grande artista, è una grande artista; la DiDonato è la migliore, splendida.
Pappano fa uno Stabat molto teatrale, molto operistico, molto poi arriva il Requiem di Verdi. Come si diceva, è una delle opzioni possibili, non l'unica, ma è innegabile che sia realizzata con grande bravura. E Coro e Orchestra di Santa Cecilia, vivvaddio e W l'Italia, sono splendidi.
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