ebbene si, è proprio lui; allora cominciamo dal direttore. Marcon è a capo di un ottimo complesso ma come è ormai consuetudine tra gli esecutori di musica barocca anche lui ha deciso di staccare dei tempi rapidissimi; ora questo si riscontra purtroppo in molti direttori, per esempio nello stesso Spinosi, ma quest'ultimo mi sembra disporre di una tavolozza timbrica e dinamica superiore; il solo che, mi sembra, si allontani da questa prassi è proprio Curtis che, non a caso, mi sembra un pochino tenuto al lato dagli estremisti filologi attuali; tu Pietro citavi l'Alcina di Curtis che anch'io ho sentito a Viterbo; ti assicuro che, nonostante una sede non proprio adatta e i diversi tagli apportati allo spartito per comprensibili ragioni, si è trattato di un'esecuzione vermente superba, dotata di un respiro e una musicalità straordinaria , con interpreti vermente eccelenti a partire, ca va sans dire, da una strepitosa Di Donato, certo forse un pò lontana dalla tecnica antica, ma chi se ne importa ! tornando al nostro Orlando, un'opera del genere esige degli interpreti strepitosi e quelli che ho ascoltato, a parte alcune eccezioni, non lo erano. Prima di tutto è stato difficile sentirli ....!!!

Dovete sapere che la sala grande del nuovo auditorium non è benevola con le voci: non si sa come ma queste sono sempre coperte dall'orchestra; la cosa che mi ha stupito è che anche con un organico ridotto come era quello diretto da Marcon le voci di alcuni cantanti non arrivavano a noi che eravamo seduti nella fila 12; ma in questo caso ciò non dipendeva certo dall'acustica ma proprio dall'imperizia canora, da una tecnica quasi da dilettanti; le due parti in cui questo è stato più evidente sono state quelle di Alcina ed Angelica, vale a dire due dei personaggi principali con un gran numero di arie, tra. l'altro tra le più belle;devo dire non potevo credere alle mie orecchie sentendo Manuela Custer (a me ignota) come Alcina: sentire per credere!!! La cantante ha fatto un uso costante di suoni, come dire, poitrinès, da far invidia alla Baltsa, forse pensando di caratterizzare maggiormanete il lato infernale della maga; Sylva Pozzer è stata invece un'Angelica dalla voce assai poco ferma e spesso calante soprattutto nei passaggi di agilità delle riprese variate. La Basso ha, per contro una voce bella, seppure piccola, ma con un difetto di pronuncia, la erre arrotata, che non contribuisce affatto alla chiarezza della dizione; la parte di Orlando prevede lunghi recitativi, secchi e accompagnati, che non possono prescindere da una dizione chiara e scandita: questo purtroppo non è accaduto per cui se non c'era il libretto di supporto ben poco del senso dei lunghi monologhi sarebbe arrivato al pubblico. L'esecuzione della arie di Orlando è stata poi inficiata, secondo me, dalla scelta di tempi vertiginosi, a cui la Basso è si venuta a capo ma scapito prorpio della compresione musicale del testo (senza scomodare la Horne dei bei tempi, cosa avrebbe fatto di faville in questa parte una Podles, così poco filologica?). Il solo che veramente ha dato una magnifica prova è stato Lorenzo Ragazzo: ecco un vero cantante! la voce finalemente correva, esprimeva, conferiva senso al testo e alla musica. Comunque non è stata affatto una debacle perchè il pubblico ha applaudito molto alla fine. Adesso mi chiedo: abbiamo bisogno veramente di cantanti "specialisti" di musica barocca? e se gli specialisti sono questi cosa dobbiamo fare?; Podles non era certo una "specialista" del barocco ma avete mai sentito il suo CD haendeliano? certo la voce vibra e non è fissa ma è necessario questo per cantare il barocco?