CONCERTI

recensioni e commenti di spettacoli visti dal vivo

Moderatori: DocFlipperino, DottorMalatesta, Maugham

Messaggioda Alberich » mar 29 gen 2008, 0:15

Sarà che i giorni precedenti la chiusura della tesi non sono il massimo, sarà che otto ore di lavoro stancano, sarà la preoccupazione per alcune incombenze burocratiche che non riesco a sbrigare, però il concerto di Florez proprio non mi ha detto nulla.
Non si discute la tecnica sopraffina, nè l'insolente facilità degli acuti, nè la precisione strepitosa della coloratura, però quel tibro non brutto ma neanche bello e, soprattutto, impersonale, l'affettazione che tenta di mascherare un carisma assai piccino, rendono le sue esibizioni esercizi tecnici interessanti, ma non trasmettono nulla. Ovviamente parlo secondo il mio personalissimo gusto, anche perchè la Scala era pienissima e il concerto è stato un successone.
Certo, le due arie dall'Orfeo di Gluck le ha eseguite molto bene, così come la Furtiva lagrima nel bis, ma per il resto devo dire che mi sono piuttosto annoiato.
C'era qualcuno? Aspetto trepidante di essere linciato...:D
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Bellissimo concerto di JDF alla Scala.

Messaggioda Maurizio Dania » mar 29 gen 2008, 4:35

Trionfale concerto di JDF a Milano. Pubblico in delirio, fiori, applausi, urla da stadio, una bandiera peruviana e cori "Diego, Diego". E' tardissimo e scrivo a mente fredda, ma con il cuore caldissimo, un cuore che ride.
Florez ha cantato ad esempio Mozart, nelle prime due arie, dimostrando ancora una volta che è un autore che gli è congeniale e che dovrebbe frequentare di più. Veste le arie del Salisburghese, come un guanto.
Nei bis, straordinaria esecuzione di "Una furtiva lacrima"; bellisma l'aria dalla Lucrezia Borgia e quella più famosa del Romeo et Juliette, dimostrando ancora una volta la sua generosità, la ricerca di strade nuove e di terreni diversi su cui coltivare la propria straordinaria carriera.
Nonostante che in sala il caldo fosse insopportabile, l'aria secca tanto che dopo il primo accompagnamento anche il pianoforte soffriva e non emetteva suoni perfetti, per cui è stato riaccordato durante l'intervallo, il cantante ha sfoderato la consueta sicurezza negli acuti, dandoci anche dimostrazione di aver raggiunto vertici difficilmente superabili, quando addolcisce il suono, quando emette piani e pianissimi a piena voce, senza trucchi, con la maestria dei grandi interpreti.
Bellissima l'aria della Linda e nei bis, quella dalla Lucrezia Borgia. Perfetta l'aderenza allo spartito, nessuna incertezza.
"La donna è mobile", interpretata e cantata splendidamente, ci porta a pensare che il suo sarà finalmente il Rigoletto, o meglio il Duca, dei nostri sogni: sbarazzino, tracotante, ironico, giovanile, baldanzoso, dotato di classe, ma anche di quella cattiveria tipica del giovane potente che può tutto e di cui s'innamorano tutte le ragazze che incontra, senza escludere una parte di ingenuità nel carattere del personaggio, quasi come se ciò che fa e come si comporta fosse naturale, ovvio, scontato. Questo è stato un esempio di come l'interpretazione corra sullo stesso binario dell'esecuzione vocale. E' pronto per affrontare il ruolo.
Da sottolineare le arie-canzoni di Rossini, bellissime e quelle della compositrice Rosa Mercedes Ayarza de Morales. Il canto di JDF ha conferito loro dignità e splendore.
J’ai perdu mon Euridice è stato seguito da una sala completamente silenziosa e concentratissima: c'era un confronto recente da controllare e Florez lo ha stravinto.
So benissimo che il canto è un lavoro difficile, che il teatro non è uno stadio e che ognuno fa ciò che è capace con il massimo impegno, ma se nell'occasione del Romeo, c'è ancora del lavoro da svolgere per giungere a toccare i vertici dell'amatissimo Kraus, in altre arie cominciano ad essere anche i "grandi del passato" a doversi confrontare con JDF.
La tecnica è affinatissima; il cantante ha classe, l'uomo è concentrato, consapevole di ciò che sta facendo e del ruolo che occupa già nella storia del teatro lirico. Però rimane il ragazzo che conobbi a Barcellona 5 anni fa. Serio, posato, disponibile, simpatico: una persona con la quale si dialoga con piacere e che sceglie le amicizie, sapendo bene che nel mondo e soprattutto nel suo, molti sono gli invidiosi, parecchie le cattiverie e che ogni serata è un esame da superare. Chi gode della sua stima e della sua amicizia non può che ringraziare per l'onore che gli è concesso.
Queta sera ho il cuore che ride, dicevo, ma credo che sorrida anche Ernesto Palacio: Florez ha cantato per due ore, un repertorio difficile e variegato; è rimasto in scena quanto Parsifal ed ha raccolto il tributo che meritava, da un pubblico entusiasta.
Se qualche cosa è ancora da rivedere, se qualche particolare è ancora da affinare, " Bellini La ricordanza" ad esempio sono certo che saprà cesellare sulle note, con quel provare e riprovare che è alla base dello studio continuo, se si desidera mantenere questo livello eccellente che già appare straordinario. Eppure a 35 anni, JDF ha ancora margini di miglioramento: sembra impossibile, ma è così. Magari basta solo diradare qualche impegno, anche lasciando più tempo alla voce di riposarsi, tra un concerto e l'altro. (E premendo sulle direzioni dei teatri che lascino il pubblico un poco meno accaldato, concedendo un grado maggiore di umidità a chi deve cantare).
In ogni caso Palacio e Florez sanno benissimo svolgere il loro compito. Ognuno con le proprie competenze e responsabilità.
E che nessuno, già fin da adesso, osi paragonare questo cantante a chiunque altro.
P.S.
Naturalmente c'è chi potrà non essere d'accordo con me. Rispetterò il suo pensiero. Però non entrerò in polemica con nessuno. Neppure con chi usa un suo spazio personale, su internet, per denigrare in mala fede, anche se con intelligenza, giungendo "mal voler con l'intelletto". Se a qualcuno interessa son pronto, ma in pvt ad esaminare aria per aria, nota per nota, ciò che JDF ha cantato, sottolinenado un paio di sbavature, in una delle quali è stato trascinato dal suono di un pianoforte, come ho scritto, che ha sofferto il clima sahariano, più delle corde vocali del tenore, le quali, a differenza di quelle dello strumento, non possono che essere innaffiate d'acqua, bevuta a litri, e non riaccordate. (Farlo prima non era possibile, mancava l'ulteriore calore delle luci e dei riflettori).
Libertà va cercando ch'è si cara come sa chi per lei vita rifiuta
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Messaggioda stecca » mar 29 gen 2008, 11:35

Ammazza: Schipa più Kraus più Gigli più Blake...tutti redivivi in uno solo...
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Concerto di Furlanetto alla Scala

Messaggioda Alberich » dom 17 feb 2008, 23:54

Ecco qui: finalmente è arrivato, con un ritardo di un mese a causa di una indisposizione e di altri impegni del basso, il concerto di Furlanetto.
Programma interamente russo. La prima parte dedicata alle melodie da camera Rachmaninov, la seconda a Mussorgskij (terminata con i Canti e Danze della morte).
La voce è ancora imponente, il timbro è pieno e personalissimo e non ha particolari problemi tanto a salire quanto a scendere. Sicuramente non è un esempio di tecnica perfetta, l'emissione è pesantuccia e non molto omogenea, il legato è pressochè inesistente, i fiati ogni tanto sono un po' corti (ma va detto che non si è aiutato nella scelta del repertorio!). Da questo punto di vista le melodie di Rachmaninov mancavano a tratti della cantabilità che gli si associa generalmente.
Eppure, è un interprete soggiogante. Non c'è frase che non sia interpretata e cui non venga dato senso: anche nelle più eloquenti melodie di Rachmaninov ha sempre, sempre cercato di aggiungere alle note una vera interpretazione.
C'è stato anche un graditissimo fuori programma, tra la prima e la seconda parte, quando ha cantato la cavatina di Aleko (sempre Rachmaninov), unica aria d'opera cantata. Veramente ben eseguita, malgrado la voce non sembri particolamente adatta a renderla.
Più a suo agio, mi è parso, in Mussorgskij, soprattutto nei lieder (lo so che è un termine improprio...) che hanno preceduto i Canti e Danze della Morte.
I bis ufficiali (oltre il fuori programma) sono stati due: Blagoslavlyayu vas, lesa (di Caikovskij) eseguito mirabilmente e...di nuovo la cavatina di Aleko. Questa volta cantata con qualche affanno in più e con un'interpretazione molto più sul versante Ne me quitte pas, peraltro direi anche abbastanza appropriata.
In qualche modo sulla serata aleggiavano alcuni antenati eccellenti...per l'Aleko e per l'aria di Caikovskij, soprattutto, direi che il paragone con le strepitose incisioni di Ghiaurov dei primi '70 era naturale. Eppure il Nostro è uscito a testa alta dal confronto.
Un grandissimo artista e una serata veramente emozionante.
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Messaggioda VGobbi » lun 18 feb 2008, 22:26

Grazie Alberich per averci reso partecipe della tua testimonianza.
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Messaggioda Alberich » mar 19 feb 2008, 23:55

Piuttosto, mi spiace di essere stato il solo ad esserci...è stato veramente una bella serata (sarà che sono, notoriamente, di bocca buona).
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Messaggioda MatMarazzi » mer 20 feb 2008, 4:37

Alberich ha scritto:Piuttosto, mi spiace di essere stato il solo ad esserci...


Sarebbe piaciuto anche a me... ma non tutti abitiamo a Milano! :(
Anche per questo mi unisco a Vittorio nel ringraziarti del tuo ricordo.
E' interessantissimo.

(sarà che sono, notoriamente, di bocca buona).


:) Capisco che questa frase sia una civitteria!
Ma io non ti trovo affatto di bocca buona. Ma proprio per niente! :)

Salutoni e ancora grazie
Mat

PS: e che mi dici di Chailapine nell'aria di Aleko?
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Messaggioda Alberich » gio 21 feb 2008, 19:36

MatMarazzi ha scritto:
Alberich ha scritto:Piuttosto, mi spiace di essere stato il solo ad esserci...


Sarebbe piaciuto anche a me... ma non tutti abitiamo a Milano! :(
Anche per questo mi unisco a Vittorio nel ringraziarti del tuo ricordo.
E' interessantissimo.

(sarà che sono, notoriamente, di bocca buona).


:) Capisco che questa frase sia una civitteria!
Ma io non ti trovo affatto di bocca buona. Ma proprio per niente! :)

Salutoni e ancora grazie
Mat

PS: e che mi dici di Chailapine nell'aria di Aleko?


E' una civetteria fino ad un certo punto :D In effetti, mi considero molto "eclettico" in quanto a preferenze.

L'Aleko di Shaliapin affonda nelle nebbie del passato, perchè non lo ho in disco e chissà quando lo ascoltai, quindi non mi pronuncio. Però, non nascondo che Shaliapin è un cantante che mi suscita reazioni contrastanti: alcune cose mi piacciono da impazzire (per fare due esempi, penso al Rondò di Farlaf di Glinka, che veramente nessuno mai ha minimamente eguagliato, o alle canzoni di Don Quichotte scritte da Ibert, basti pensare alla morte). Altre cose, invece, non mi dicono molto e sono, paradossalmente, i suoi cavalli di battaglia: per esemplificare, Boris, il Mefistofele di Boito e pure la canzone della pulce di Mussorgkij. Sia ben chiaro che non dico che siano esecuzioni da buttare, però non mi sembra mantengano le aspettative che suscita il Mito di Shaliapin.
Certo che è da un po' che non lo ascolto molto e potrei riprenderlo in mano...anche alla luce del pezzo che c'era in home page tempo fa, che, mi pare, avevi scritto proprio tu.
Un saluto
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Messaggioda VGobbi » ven 22 feb 2008, 21:41

Se dovessi scegliere un brano che meglio di tutti identifica l'arte sublime del basso russo Chaliapin, opterei senza ombra di dubbio per l'atto finale del Don Quichotte di Massenet, dove il Nostro interpreta sia il ruolo del protagonista che quello di Sancho Panza, premurandosi di differenziarli vocalmente. Immenso!
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Re: Concerto di Furlanetto alla Scala

Messaggioda ElaineMarley » mar 04 mar 2008, 16:28

Alberich ha scritto:Ecco qui: finalmente è arrivato, con un ritardo di un mese a causa di una indisposizione e di altri impegni del basso, il concerto di Furlanetto.

[...]


Mi sarebbe piaciuto tantissimo esserci, ci avevo anche fatto un pensierino...prima che lo spostassero! Grazie per la recensione :)
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concerto: Ben Heppner alla Scala

Messaggioda VGobbi » sab 24 gen 2009, 12:49

Qualcuno ci andra'?
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: Recital scaligero di Ben Heppner

Messaggioda pbagnoli » sab 24 gen 2009, 14:48

Temo di no, sono incasinatissimo.
Ecco comunque il programma:
Franz Schubert
Dem Unendlichen D 291
Im Abendrot D 799
Gott im Frühlinge D 448
Die Allmacht D 852

Richard Strauss
Befreit op. 39 n. 4
Das Rosenband op. 36 n. 1
Du meines Herzens Krönelein op. 21 n. 2
Zueignung op. 10 n. 1

Benjamin Britten
Da The Holy Sonnets of John Donne op. 35
Batter my heart

Da Winter Words op. 52
The Choirmaster’s Burial n. 5
Proud Songsters n. 6
Henri Duparc
Extase
Chanson triste
Le manoir de Rosemonde
Phidylé

Vincenzo Bellini
Dolente immagine di Fille mia

Gaetano Donizetti
Su l’onda tremola

Giuseppe Verdi
Brindisi

Giacomo Puccini
Canto d’anime
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Recital scaligero di Ben Heppner

Messaggioda Alberich » sab 24 gen 2009, 18:41

Purtroppo mancherò.
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Concerto: Abbado e Stemme a Ferrara

Messaggioda Tucidide » lun 06 apr 2009, 12:00

Maugham ha scritto:
Luca ha scritto:Mi meraviglio che sia assente Nina Stemme !


Anch'io mi meraviglio.
Tra l'altro sono riuscito ieri a intrufolarmi alla generale del concerto ferrarese di questa sera con Abbado.
I Vier letzte lieder sono stati magnifici.
Per la prima volta li ho sentiti "interpretare". No mi viene un altro termine.
Con differenti timbri e accenti tra l'uno e l'altro.
Di solito, anche nei casi migliori, sono sempre un cantarsi e suonarsi addosso.
Travolgente anche la quinta di Beethoven,
Nel Fidelio invece... qualche perplessità.
Ma la Ninona era in gran forma.
WSM

Presente ieri (c'erano anche Marco ed il Marazzo, in buona forma nonostante il viaggio di ritorno da Parigi :D ) al concerto.
Veniamo a bomba, ossia alla Ninona (non è vero che sia chiattona: magari non una silfide, ma l'orrendo vestito multicolor-flash la modellava discretamente), che sentivo per la prima volta dal vivo: nell'aria di Fidelio, sottoscrivo le perpessità, anche se ho apprezzato il recitativo per l'incisività degli accenti; nel cantabile e nella "cabaletta", ho avvertito problemi di legato e acuti che mancavano di fulgore e potenza.
Proprio la voce in sé mi ha lasciato un poco interdetto: è un timbro stupendo, davvero bello nella sua carnosa brunitura, ma non ha penetrazione e volume particolarmente rilevanti. In disco, la sua voce è molto diversa: mi pare che perda velluto e brunitura nel centro, ma guadagni metallo e penetrazione in acuto. Quando ha attaccato il recitativo di Leonore, ho stentato a riconoscerla. Altre voci, ascoltate dal vivo dopo che in disco, non mi hanno fatto la stessa impressione: la voce della Gheorghiu, ad esempio, è assolutamente identica in disco come in teatro.
I VLL: Abbado straordinario (come ha "spento" l'orchestra alla fine di "Im Abendrot"... :shock: :shock: :shock: ), Stemme alterna: bravissima davvero in "September" (le ultime note, leggermente tremolanti, sembravano fiammelle sul punto di spegnersi: momento magico), molto varia ed espressiva in "Im Abendrot" (tutto magnifico, dall'inizio alla fine), brava ma senza entusiasmarmi in "Fruehling", mentre mi ha un po' deluso in "Beim Schlafengehen", dove ha evidenziato qualche problema nel legato e i salti verso l'acuto mancavano un po' di rigoglio sonoro (ha però concluso bene il Lied).
La Stemme è comunque una cantante di grande classe e musicista preparatissima: sempre intonatissima, non indulge in effetti plateali: anche in questo l'ho molto apprezzata (anche se si sa che non disdegno melasse, effettacci e gigionate da divastra :mrgreen: ).
La 5^ di Beethoven: travolgente è la parola giusta! :D

Maugham, mi parli ancora dopo quello che ho detto della Ninona? :D
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Concerto Abbado - Stemme a Ferrara

Messaggioda MatMarazzi » gio 16 apr 2009, 16:51

E' vero: c'ero anche io al super-concerto Ferrarese.
E devo dire che mi ritrovo molto nei commenti di Tucidide.

Tucidide ha scritto:nell'aria di Fidelio, sottoscrivo le perpessità, anche se ho apprezzato il recitativo per l'incisività degli accenti; nel cantabile e nella "cabaletta", ho avvertito problemi di legato e acuti che mancavano di fulgore e potenza.


In realtà, la Stemme - che è una delle massime artiste del nostro tempo, e che si è già collocata fra le maggiori interpreti d'opera della storia - ha cantato l'Abscheulicher fin troppo bene, considerato che la sua natura vocale e tecnica (come quella di tutte le wagneriane che l'hanno preceduta in questo ruolo) non è adatta al vocalismo rivoluzionario di Beethoven.
Sulle caratteristiche della vocalità di Leonore abbiamo parlato a lungo in altri thread; è inutile parlarne ancora qui.
A me pareva di sentire una Flagstad: ossia una cantante a disagio, che cerca di usare i propri pregi in una pagina che non glielo consente.
Conoscendo il valore della Stemme come raffinatissima declamatrice mi sono persino sorpreso del vigore con cui si disimpegnava nei passi agili e nell'abilità con cui riusciva a destreggiarsi in alto. Ma questo non è il suo repertorio.

Nei Vier Letzte Lieder, dove invece si entrava in una dimensione ben diversa, è purtroppo mancata - per me - l'intesa col maestro.
Abbado è un beethoveniano di livello stellare e lo conferma con la più incredibile quinta che si possa sentire.
Ma con Strauss ha un rapporto strano (e il fatto che se ne tenga distante anche come operista merita una riflessione).
Si destreggia male in tutto quell'edonismo, in quei cascami sonori; non ne condivide le ragioni... e forse (perdonate l'ironia) vi sente un retrogusto troppo "borghese".
E così resta in superficie; la superficie dei suoni "carini" e virtuosistici, della retorica da grandi magazzini della Musica.
Tutto il contrario della Stemme.

La quale Stemme non è assolutamente una straussiana da "effettoni"; non vuole, nè può cantare queste pagine come Abbado le dirige.
Come scrive Tuc, lei rifugge la retorica, il facile, il "bel suono fine a sè stesso" ed è invece penetrante come un fioretto: arriva al nocciolo dell'inquietudine, vi scava dentro con compostezza severa e spietata vocazione analitica, ne traduce i brividi con colori rarefatti, sobri e pregnanti.
Il tutto con grave scorno di chi ascolta questa musica alla ricerca di frasoni, legatoni, pianissimoni, acutoni e vagheggia i bei tempi in cui la bravura si misurava in decibels.
La Stemme è una poetessa femminile e severa; punta, come una Borkh, all'essenza più spoglia, severa, dilavata dell'emozione.
Persino i silenzi con lei assumono i connotati di una ricerca.

Ha quindi perfettamente ragione Tucidide quando afferma.
in "September" (le ultime note, leggermente tremolanti, sembravano fiammelle sul punto di spegnersi: momento magico), molto varia ed espressiva in "Im Abendrot" (tutto magnifico, dall'inizio alla fine)


Ma ha pure ragione, in certo senso, quando dice:

brava ma senza entusiasmarmi in "Fruehling", mentre mi ha un po' deluso in "Beim Schlafengehen", dove ha evidenziato qualche problema nel legato e i salti verso l'acuto mancavano un po' di rigoglio sonoro (ha però concluso bene il Lied).


Secondo me, mi correggerà l'interessato, la delusione di Tuc deriva dal fatto che Abbado non ha minimamente colto il valore e le caratteristiche di questa singolarissima artista, la cui verità sonora ndava cercata nel peso emozionale di ogni attacco, nella rarefazione dell'acquarello, persino nelle sfumature della pronuncia, nel respiro dell'eloquio.
Ha diretto come se la Stemme fosse un straussiana da effettistica sonora (come alcune strepitose vocaliste con cui ha già eseguito il ciclo).
Altri sono forse rimasti delusi dallo scoprire che la Stemme non è una Nilsson o una Flagstad, ossia una di quelle che spara note grosse così.
Da noi, si sa, se una viene incoronata "grande Isolde" tutti pensano che lo sia divenuta in virtù di una voce e proiezione spettacolare.
Che il medium della Stemme sia di un velluto fastoso è vero: ma non è questa la ragione per cui il mondo si è inginocchiato di fronte a lei.
E' per il suo acutissimo intuito di interprete, per la sua capacità di avvolgere il pubblico in atmosfere vivide e intense, per il suo calore maestoso, per la sua lucidità senza compromessi, che scava all'interno e cerca la verità ben oltre piacevolezze e facilità di effetti.

Aspetto che riproponga il ciclo, con un direttore più in sintonia.

Salutoni,
Mat
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