Otello (Rossini)

PESARO 2007
Ho assistito ieri all'Otello di Pesaro.
Bella serata con tanti "Wanderer" provenienti da tutta Italia: c'era persino Claudio da Napoli e Maurizio da Asti, con la simpaticissima Etsuko.
Lo spettacolo mi è piaciuto.
Ero talmente prevenuto contro Giancarlo del Monaco, che alla fine sono rimasto piacevolmento sorpreso.
Intendiamoco: mi sono cascate le braccia all'inizio, quando ho visto quella deprimente scena unica (una camera prospettica con le pareti dipinte con il mare) e quelle porte "retrattili" (nel senso che venivano sfilate dalla parete e portate in giro per il palcoscenico con malinconiche coreografie da pantera rosa). Anche la replicazione degli Iago, tutti in verde e nascosti dietro alle porte mobili, inizialmente mi ha lasciato perplesso.
Per tutto il primo atto mi sono annoiato: poche idee, scarni movimenti, trovate francamente sciocchine (Desdemona che gioca con Emilia come una bambina).
Dopo l'intervallo, però, ammetto di essere rimasto più coinvolto. Pure nel didascalismo semplice (la camera-prigione psicologica; Iago-demonio; il coro rosso-satanico, immobilizzato in terrazze laterali, a loro volta retrattili...), l'emozione era spesso palpabile, anche per i movimenti attorali curatissimi e le luci molto suggestive.
L'ultimo atto poi è risultato, almeno per me, di grande poesia; peccato la caduta di gusto della porta che (riversa in terra) si trasforma in sepolcro: soluzione rudimentale e prevedibile, seppur a suo modo coerente col disegno generale.
Benissimo il cast.
Purtroppo Merritt ha dato forfait: è un vero peccato. Tutta la regia era imperniata sull'autorità storica del tenore. Inoltre questo Iago curvo, zoppicante e mefistofelico pensato dal regista sembrava proprio un omaggio doveroso anche alla seconda carriera di Merritt, basata sui ruoli più complessi, torbidi e contraddittori del '900.
E' anche vero che, alle prime recite, il tenore era stato giudicato vocalmente provatissimo: io non ho sentito la prima alla radio, ma temo che molte perplessità nascessero dalla dabbenaggine di certo pubblico pesarese, abituato a giudicare solo l'exploit atletico-virtuosistico e (di conseguenza) a non perdonare a un vecchio artista con quasi trent'anni di carriera alle spalle di non aver più la voce di un tempo.
Non so....
Comunque il sostituto José Manuel Zapatà è andato bene: una volta tanto il suo timbro un po' verdastro e il suo fisico non ideale hanno servito a meraviglia un ruolo.
Nella parte di Otello, Ferdinand von Bothmer mi è piaciuto moltissimo.
Ammetto di aver accolto con sollievo la notizia che alla mia recita ci fosse lui invece di Kunde.
E' vero che era un po' spaventato: ogni tanto l'intonazione periclitava, gli acuti erano cauti (e un po' sibilanti), mentre le famose note gravi del ruolo spesso solo accennate.
Però a livello istintivo ha una grandissima presenza! Voce timbrata (anche se non potentissima), colore e accento virili, splendidi recitativi, agilità se non stratosferiche almeno efficienti. Scenicamente poi è stato a dir poco autorevole e capace di notevoli intuizioni attorali.
A mio parere il suo Otello è stato fra i migliori oggi ascoltabili e lascia presagire ben altri sviluppi nel proto-romanticismo eroico, nel primo Verdi e specialmente nel Grand-Opéra (penso a un Enea o a un Vasco de Gama).
Florez era Rodrigo. Quindi bene: lo si sa in partenza.
Certo io non mi stanco di ripetere che i ruoli David non sono i più adatti a valorizzarlo, nè in termini teatrali nè in termini psicolgici.
Sono personaggi troppo grandi, contraddittori e problematici; richiedono una varietà di accenti ben oltre il tono perennemente "tristo-dolente" che Florez utilizza.
Anche se il pubblico (anche questo prevedibilmente) ha riservato un'ovazione alla sua aria, il fantasma di Blake ridacchiava sinistramente dietro le quinte.
Detto questo, Florez è un grande. E' un vero piacere per le orecchie sentire una voce tanto dominata, estesa, flessibile.
Inoltre, ormai, è diventato una vecchia volpe anche a livello scenico: se anche non sente il personaggio (o, come in questo caso, non lo capisce fino in fondo) sa stare in scena benissimo, sa attirare l'attenzione anche quando non deve fare nulla, attira le simpatie anche quando deve (per forza di copione) presentarsi come perdente di fronte alla perentoria virilità del rivale.
Insomma, è bravo, proprio bravo.
Brava anche la Peretyatko. Anzi, più che brava, bravissima.
Bella vocina, acuti solidi, sopracuti che improvvisamente trovano vibrazioni stellari; inoltre è una bella ragazza, molto piacevole a vedersi, con ottime risorse di attrice.
Resta solo da chiedersi come mai a Pesaro si ostinino a chiamare voci come la sua (acute e leggere) per ruoli che dovrebbero richiamare un contralto. E dire che oggi ci sarebbero cantanti perfetto per i ruoli Colbran(penso alla Antonacci).
Sono convinti, probabilmente, che il pubblico vada in depressione se non sente almeno un mi bemolle!
La Peretyatko ha voce troppo chiara, troppo poco sostanziosa al centro, nei brani di insieme si sente poco e quasi mai dà la sensazione della forza, così connaturata al personaggio.
Questo non toglie che, sia pure in questo caso mal distribuita, sia un'artista di razza e da tenere presente, perché farà parlare di sè.
Tengo per ultimo Palumbo, che ha diretto bene, con grande sensibilità teatrale e cura dei dettagli. Purtroppo l'orchestra di Bologna mi è parsa allo sbando, con attacchi costantemente imprecisi e una sezione di ottoni che grida vendetta.
Ah.. dimenticavo! BELLISSIMI i costumi della Filippi, fantasiosi ed efficaci. Molto belle (ma credo di averlo già detto) le luci di Von Zoubek.
Salutoni
Matteo
Ho assistito ieri all'Otello di Pesaro.
Bella serata con tanti "Wanderer" provenienti da tutta Italia: c'era persino Claudio da Napoli e Maurizio da Asti, con la simpaticissima Etsuko.
Lo spettacolo mi è piaciuto.
Ero talmente prevenuto contro Giancarlo del Monaco, che alla fine sono rimasto piacevolmento sorpreso.
Intendiamoco: mi sono cascate le braccia all'inizio, quando ho visto quella deprimente scena unica (una camera prospettica con le pareti dipinte con il mare) e quelle porte "retrattili" (nel senso che venivano sfilate dalla parete e portate in giro per il palcoscenico con malinconiche coreografie da pantera rosa). Anche la replicazione degli Iago, tutti in verde e nascosti dietro alle porte mobili, inizialmente mi ha lasciato perplesso.
Per tutto il primo atto mi sono annoiato: poche idee, scarni movimenti, trovate francamente sciocchine (Desdemona che gioca con Emilia come una bambina).
Dopo l'intervallo, però, ammetto di essere rimasto più coinvolto. Pure nel didascalismo semplice (la camera-prigione psicologica; Iago-demonio; il coro rosso-satanico, immobilizzato in terrazze laterali, a loro volta retrattili...), l'emozione era spesso palpabile, anche per i movimenti attorali curatissimi e le luci molto suggestive.
L'ultimo atto poi è risultato, almeno per me, di grande poesia; peccato la caduta di gusto della porta che (riversa in terra) si trasforma in sepolcro: soluzione rudimentale e prevedibile, seppur a suo modo coerente col disegno generale.
Benissimo il cast.
Purtroppo Merritt ha dato forfait: è un vero peccato. Tutta la regia era imperniata sull'autorità storica del tenore. Inoltre questo Iago curvo, zoppicante e mefistofelico pensato dal regista sembrava proprio un omaggio doveroso anche alla seconda carriera di Merritt, basata sui ruoli più complessi, torbidi e contraddittori del '900.
E' anche vero che, alle prime recite, il tenore era stato giudicato vocalmente provatissimo: io non ho sentito la prima alla radio, ma temo che molte perplessità nascessero dalla dabbenaggine di certo pubblico pesarese, abituato a giudicare solo l'exploit atletico-virtuosistico e (di conseguenza) a non perdonare a un vecchio artista con quasi trent'anni di carriera alle spalle di non aver più la voce di un tempo.
Non so....
Comunque il sostituto José Manuel Zapatà è andato bene: una volta tanto il suo timbro un po' verdastro e il suo fisico non ideale hanno servito a meraviglia un ruolo.
Nella parte di Otello, Ferdinand von Bothmer mi è piaciuto moltissimo.
Ammetto di aver accolto con sollievo la notizia che alla mia recita ci fosse lui invece di Kunde.
E' vero che era un po' spaventato: ogni tanto l'intonazione periclitava, gli acuti erano cauti (e un po' sibilanti), mentre le famose note gravi del ruolo spesso solo accennate.
Però a livello istintivo ha una grandissima presenza! Voce timbrata (anche se non potentissima), colore e accento virili, splendidi recitativi, agilità se non stratosferiche almeno efficienti. Scenicamente poi è stato a dir poco autorevole e capace di notevoli intuizioni attorali.
A mio parere il suo Otello è stato fra i migliori oggi ascoltabili e lascia presagire ben altri sviluppi nel proto-romanticismo eroico, nel primo Verdi e specialmente nel Grand-Opéra (penso a un Enea o a un Vasco de Gama).
Florez era Rodrigo. Quindi bene: lo si sa in partenza.
Certo io non mi stanco di ripetere che i ruoli David non sono i più adatti a valorizzarlo, nè in termini teatrali nè in termini psicolgici.
Sono personaggi troppo grandi, contraddittori e problematici; richiedono una varietà di accenti ben oltre il tono perennemente "tristo-dolente" che Florez utilizza.
Anche se il pubblico (anche questo prevedibilmente) ha riservato un'ovazione alla sua aria, il fantasma di Blake ridacchiava sinistramente dietro le quinte.
Detto questo, Florez è un grande. E' un vero piacere per le orecchie sentire una voce tanto dominata, estesa, flessibile.
Inoltre, ormai, è diventato una vecchia volpe anche a livello scenico: se anche non sente il personaggio (o, come in questo caso, non lo capisce fino in fondo) sa stare in scena benissimo, sa attirare l'attenzione anche quando non deve fare nulla, attira le simpatie anche quando deve (per forza di copione) presentarsi come perdente di fronte alla perentoria virilità del rivale.
Insomma, è bravo, proprio bravo.
Brava anche la Peretyatko. Anzi, più che brava, bravissima.
Bella vocina, acuti solidi, sopracuti che improvvisamente trovano vibrazioni stellari; inoltre è una bella ragazza, molto piacevole a vedersi, con ottime risorse di attrice.
Resta solo da chiedersi come mai a Pesaro si ostinino a chiamare voci come la sua (acute e leggere) per ruoli che dovrebbero richiamare un contralto. E dire che oggi ci sarebbero cantanti perfetto per i ruoli Colbran(penso alla Antonacci).
Sono convinti, probabilmente, che il pubblico vada in depressione se non sente almeno un mi bemolle!
La Peretyatko ha voce troppo chiara, troppo poco sostanziosa al centro, nei brani di insieme si sente poco e quasi mai dà la sensazione della forza, così connaturata al personaggio.
Questo non toglie che, sia pure in questo caso mal distribuita, sia un'artista di razza e da tenere presente, perché farà parlare di sè.
Tengo per ultimo Palumbo, che ha diretto bene, con grande sensibilità teatrale e cura dei dettagli. Purtroppo l'orchestra di Bologna mi è parsa allo sbando, con attacchi costantemente imprecisi e una sezione di ottoni che grida vendetta.
Ah.. dimenticavo! BELLISSIMI i costumi della Filippi, fantasiosi ed efficaci. Molto belle (ma credo di averlo già detto) le luci di Von Zoubek.
Salutoni
Matteo