Lucia di Lammermoor (Donizetti)

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Re: Lucia al Met 8-3-2008: Dessay

Messaggioda MatMarazzi » dom 16 mar 2008, 22:10

dottorcajus ha scritto:Ma quello che percepiamo dal suo canto è relegato nella nostra soggettività, la stessa che ci fa amare un artista ad altri inviso, noi lo troviamo comunicativo, emozionante, altri lo trovano noioso, inadeguato.


:)
No, no e no! :)
Scherzi a parte, Roberto, se avessi modo di trovarmi con te e un disco ti convincerei che l'interpretazione non è per nulla soggettiva.
L'interpretazione è una serie di segni ben precisi e ben decifrabili che possono anche essere fraintesi (come in ogni forma di comunicazione) ma che non di meno conservano la loro solida base di oggettività.
I suono sono "segni", come le parole scritte su un foglio.

E' difficile discutere di queste cose in un forum.
Però, se tu dici che un cantante può piacere a me o essere inviso a te, io ti rispondo che non ci sarà nessuno al mondo che affermerà che la Callas fa una Medea tremante e pavida, o che una Tebaldi nella Forza del Destino sapeva evocare le furie dell'inferno. Nessuno affermerà che l'Otello di Lauri Volpi era carnale e rissoso, mentre quello di Del Monaco era astratto e cavalleresco.
E se vai ad analizzare i suoni, anche al microscopio, ti accorgerai che essi racchiudono esattamente l'idea interpretativa che poi arriva all'ascoltatore

Venedo a Pruun

Fermo restando che questo fa onore all'acume interpretativo della Natalie... ma che c'entra con la sua Lucia?
Che la Natalie fosse di grande intelligenza sapevamcelo, ma ciò non toglie che la cosa non mi fa apprezzare una performance davvero discutibile per i miei gusti.


Non c'entra nulla, hai ragione.
Infatti avevo relegato l'informazione in un PS.
Allora perché l'ho citato? Semplicemente perché avevo appena scritto che il suono più "importante" è quello che sottende un "io" particolarmente complesso.
Più un cantante (o un artista in genere) è uomo di vasti orizzonti, vasta sensibilità, capacità di osservazione, voglia di interrogarsi, di capire, di interagire col mondo ecc... più i suoni che metterà in campo potrebbero essere il riflesso di un mondo interiore ricco e stimolante.
Magari non è così... o perlomeno non sempre.
Però essere capaci di riflessioni profonde è un buon punto di partenza per una buona interpretazione, no?

Salutoni,
Mat

PS: ma come fai a dire che non ti è piaciuta la Dessay in quella "pazzia"!!!!! :( :(
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Re: Lucia al Met 8-3-2008: Dessay

Messaggioda Pruun » dom 16 mar 2008, 22:28

MatMarazzi ha scritto:PS: ma come fai a dire che non ti è piaciuta la Dessay in quella "pazzia"!!!!! :( :(


Mat, non mi è piaciuta per alcuni motivi che spero di spiegarti in breve:
PREMETTO; non sono uno che cerca solo il bel suono, non che ci sia niente di male nel cercarlo, ma io ricerco anche l'interpretazione, e in questo capisco benissimo quel che tu e bagnoli volete tante volte dire, sposandone le ambizioni, più che i contenuti (che spesso contesto e lo sai :wink: )

Detto questo, quella pazzia non mi è piaciuta perché l'opera, per me, parte sempre dal canto.
Per questo mi affascina il mondo del teatro lirico: tutto deve esplicarsi nel canto, che è la più inafferrabile e la più sensuale (si, hai letto bene) di tutte le arti.
Ovvio... c'è canto e canto, e c'è autore e autore.
Bene, per me Donizetti, per quanto sia grande l'artista che ci sta dietro, non può, non può mai prescindere dal canto.
La Dessay, perdonami, questo lo fa:
e ha ragione bagnolo quando dice che la tecnica non si dimentica, come l'andare in bicicletta.
Ma è vero che spesso alla Dessay riescono note che sono brutte copie di quanto possa uscire a una Devia (non ti sta bene? ok di quanto usciva a una Joan o a una Sills): già per me questo è un limite. Lucia canta, canta sempre. Non declama, non parla, canta... e in più punti la Dessay ha dimostrato che sa ancora cantare, che non è una cantante finita (vedi il "Verranno a te sull'aure"....) ma basterebbe pensare alla Fille e alla Manon dello scorso anno. Lo vedi, non sono un detrattore dell'ultima Dessay... :wink:
Però non capisco perché alle prese con il repertorio italiano debba ricorrere a questi mezzucci, come l'urlo (se lo facesse scappare nel repertorio francese una cosa del genere.... ma qui si cade nello sciovinismo e sto facendo un processo alle intenzioni): quell'urlo, caro Mat, non è giustificato da niente, né dal momento musicale, né dall'interpretazione, né dalla partitura... da NIENTE!
Non ci sta. Punto. E per me la dessay ha toppato nell'inserirlo. PUNTO. (IMHO sempre, ovvio)
L'emotività non va a comando, tu lo sai, ed è vero che il canto non è tutto soggettivo o oggettivo.
Riconosciamo, quindi oggettivamente, che quell'urlo è un'aggiunta della Natalie, ok?
Bene quest'aggiunta non mi trasmette proprio nulla, ma nulla nulla....anzi, mi sembra come quelle attricette da 4 soldi che per voler strafare in scena... alla fine non commuovono ma fanno ridere.
E mi spiace, mi spiace perché è un'artista che stimo.
Ma non in Lucia, non i questa Lucia, almeno.
Anche perché c'è un problema pratico: l'urlo stressa le corde vocali... innegabile, no?
Ed ecco uno "Spargi d'amaro pianto" francamente improponibile, urlato anch'esso,
Ha carisma, è vero, ma è un carisma che agisce in maniera così avulsa dall'aspetto musicale che non mi tocca.
Lucia è la mia opera preferita, ne ho almeno un centinaio a casa e quando posso me la vado a vedere a teatro... sono il primo cui farebbe piacere un'angolatura di lettura nuova. Ma non questa: sembra di ritornare alle intemperanze di sessant'anni fa (frasi aggiunte ecc).... dove è moderna questa esecuzione?

Mi spiece che (ancora una volta!! :wink: ) non ci prendiamo, ma io ho trovato questa performance della Dessay come una delle sue peggiori e tra le peggiori Lucie da me ascoltate. Non si può prescindere dalla qualità del canto... per me non si potrebbe mai o solo in rarissimi casi... però non si può in un'opera come questa e non c'è fraseggio che tenga, almeno per me, non c'è interpretazione che tenga.
Il canto per me viene prima di tutto ed è DAL canto che nasce l'interpretazione, non NONOSTANTE il canto.

Tanto per dirtene una: la Dessay avrebbe potuto benissimo non emettere l'urlo, emettere un urlo muto a quel punto della pazzia (sta su youtube se vuoi renderti conto del momento scenico) allora l'avrei trovata un'interpretazione personale (anzi, per me ancora più terrificante e inquietante) ma rispettosa dei valori musicali.... prescindendo da quelli... per me si fallisce a priori... soprattutto nel belcanto romantico, dove (tu lo sai meglio di me) non c'è più l'astrazione del belcanto, ma non c'è nemmeno il verismo... (fermo restando che anche in quello sopporto cordialmente le frasi che dovrebbero essere cantate e normalmente si parlano)

Credo sia questo che ci differenzia: voi (accumuno te e bagnolo e correggetemi se l'impressione che ho ricavato è errata) mi sembrate valutare molto il carisma dell'artista anche a prescindere dalla resa vocale, io non riesco. In altro thread leggo che Bostridge sarebbe superiore a Pavarotti in Idomeneo... affermazione che, francamente, mi fa sbellicare (lo dico con ironia, non voglio offendere, sia chiaro :wink: )... credo che sia questa diversità d'approccio che ci differenzia (non ho detto che è meglio la mia della vostra, ma che son diverse mi pare innegabile)...

Non sono stato breve, ma spero di essere stato chiaro lo stesso.

Buon serata domenicale!
Pruun
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Re: Lucia al Met 8-3-2008: Dessay

Messaggioda dottorcajus » lun 17 mar 2008, 0:15

MatMarazzi ha scritto:
dottorcajus ha scritto:Ma quello che percepiamo dal suo canto è relegato nella nostra soggettività, la stessa che ci fa amare un artista ad altri inviso, noi lo troviamo comunicativo, emozionante, altri lo trovano noioso, inadeguato.


:)
No, no e no! :)
Scherzi a parte, Roberto, se avessi modo di trovarmi con te e un disco ti convincerei che l'interpretazione non è per nulla soggettiva.
L'interpretazione è una serie di segni ben precisi e ben decifrabili che possono anche essere fraintesi (come in ogni forma di comunicazione) ma che non di meno conservano la loro solida base di oggettività.
I suono sono "segni", come le parole scritte su un foglio.

E' difficile discutere di queste cose in un forum.
Però, se tu dici che un cantante può piacere a me o essere inviso a te, io ti rispondo che non ci sarà nessuno al mondo che affermerà che la Callas fa una Medea tremante e pavida, o che una Tebaldi nella Forza del Destino sapeva evocare le furie dell'inferno. Nessuno affermerà che l'Otello di Lauri Volpi era carnale e rissoso, mentre quello di Del Monaco era astratto e cavalleresco.
E se vai ad analizzare i suoni, anche al microscopio, ti accorgerai che essi racchiudono esattamente l'idea interpretativa che poi arriva all'ascoltatore

(


La mia tesi sulla soggettività si ferma sempre e comunque di fronte a ciò che ribadisco essere assolutamente oggettivi: la partitura con tutto quanto in essa è scritto ed il libretto, ambedue con tutte le varie modifiche apportate dagli autori.
Ma la soggettività ritorna prepotentemente a galla quando analizziamo come un artista interpreta quei segni scritti, le note e le indicazioni. Naturalmente un artista canterà nel modo che a noi parrà più appropriato per raggiungere il risultato che noi gli riconosciamo, specie se il cantante in oggetto è un artista dotato di personalità interpretativa propria.
Attraverso un analisi onesta delle mie percezioni, senza pregiudizi preventivi nei confronti dell'artista e con personali argomentazioni, potrei anche riconoscere alla Medea della Callas quei tratti espressivi che tu citi e questo, credo, sarebbe lecito e giusto. Che poi quelle interpretazioni mi piacciano o meno resta un fattore secondario e privo di qualsiasi importanza.
Ritornando alla Lucia della Dessay non discuto quello che lei vuol dirci attraverso la sua interpretazione ma il metodo che adotta per realizzarlo. L'idea interpretativa è l'elemento oggettivo il metodo per realizzarla è quello soggettivo come il risultato finale dell'operazione che viene lasciato, in totale disponibilità, alle caratteristiche percettive dello spettatore.
Non sto parlando di gusto, se piace o meno, ma di cosa arriverebbe allo spettatore dell'idea originale dell'artista. Credo che alla fine di uno spettacolo avremmo letture diverse e non sempre queste concorderebbero con l'idea originale dell'esecutore.
Se le intenzioni dell'autore sono documentate nella partitura ed arricchite da carteggi, studi e scritti, quelle dell'esecutore sono prive di questa documentazione (salvo interviste che spieghino ed illustrino tali idee) e quindi lasciate alla soggettività dello spettatore. Per questo credo che a Pietro a te ed ad altri la "Pazzia" appaia geniale e stupenda mentre ad altri appare inadeguata.
Roberto

P.S. Organizziamo un altro raduno!!!!!!!
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Re: Lucia al Met 8-3-2008: Dessay

Messaggioda MatMarazzi » lun 17 mar 2008, 11:04

Caro Pruun,
tu dici che non "ci prendiamo".
Secondo me, non ci capiamo.
Io ho ripetuto certi concetti diecimila volte, ma mi pare che ancora non sono riusciti a chiarirli.
Che a me non interessi la tecnica vocale in funzione dell'interpretazione è assolutamente falso.
E spero di non doverlo ripetere ancora, perché la tastiera del mio pc si rifiuterebbe di scriverlo un'altra volta.
Il canto (come la recitazione) sono importantissimi, perché sono lo strumento dell'interpretazione.
Non è possibile distinguerli, è semplicemente illogico.

Pruun ha scritto:quella pazzia non mi è piaciuta perché l'opera, per me, parte sempre dal canto.

MA ANCHE PER ME!!!! :)
E' da quando abbiamo aperto questo forum che lo ripetiamo! :)
E' il canto (in quanto strumento dell'interpretazione e solo in quanto tale) che permette di arrivare all'unico fine possibile di un interprete d'opera, che resta solo ed esclusivamente quello di ...interpretare un'opera!!!

E' proprio sul canto che io ammiro la Dessay come Lucia.
Perché è il canto che le permette di giungere ai risultati espressivi che ottiene.
Naturalmente anche la recitazione.
A me fa specie che parlando di interpreti d'opera si continui a citare il canto come loro unico mezzo espressivo.
E' falso e anti-storico.
L'opera è nata come genere teatrale e musicale, non come genere musicale.
Fin dal 600 gli interpreti d'opera hanno sempre recitato e cantato, non solo cantato.
Quindi nella valutazione di un'interpretazione si dovrà considerare sia ciò che si vede (la recitazione), sia ciò che si sente (il canto).

L'interprete deve essere attore esattamente come deve essere cantante.
Il fatto che la Dessay, oltre che cantare, sappia anche recitare (proprio come la Malibran o la Pasta o la Ungher o la Schroder-Devrient e le altre grandi dive romantiche), non è certo un difetto.
(oddio... lo è nella misura in cui ci dimostra quanto pessime sono state come attrici alcune Lucie da noi idolatrate!) :)

Quindi, tornando a noi, il canto (E LA RECITAZIONE) sono gli strumenti con cui un interprete d'opera si esprime.
Una frase come quella che tu hai scritto (e la cito)

Il canto per me viene prima di tutto ed è DAL canto che nasce l'interpretazione, non NONOSTANTE il canto.


una frase come questa, ripeto, è logicamente assurda.
L'interpretazione operistica non può nascere NONOSTANTE il canto, come non può nascere NONOSTANTE la recitazione.
Se uno canto o recita male, non può essere interprete, perché l'interpretazione giunge a noi attraverso segni sonori e visivi: se non sai gestire i segni sonori e visivi, non potrai nemmeno interpretare.
Ma è vero anche il contrario.
Ossia se c'è interpretazione, allora (che ti piaccia o meno) vuol dire che c'è anche canto ad alto livello, proprio perché tale interpretazione non può che estrinsecarsi dal canto (e dalla recitazione).

Io ancora non capisco perché tu ed altri continuiate a trattare il canto e l'interpretazione come cose diverse.
E' logicamente assurdo.
Tu cosa diresti se io, a proposito di un oratore, affermassi:
"quello non sa parlare, però che grande oratore che é!"
:)
Diresti che sono pazzo! Uno che non sa parlare non può essere un grande oratore.
Se mi è parso un grande oratore, vuol dire che sa parlare.
Allo stesso modo, se io ti dicessi: "quello sì che sa parlare bene! Però non si capisce nulla!"
ancora una volta tu mi guarderesti come se fossi scemo.
Infatti se un oratore non fa capire nulla di quel che vuol dire, significa che non sa parlare bene!

Non si giudica, non si può giudicare, l'eloquenza di un oratore, prescindendo dal FINE PER CUI PARLA!!!
Ciò di comunicare concetti.
Così non si giudica un interprete d'opera, prescindendo dal fine, dalla ragione per cui è lì, su un palcoscenico, vestito come uno stupido, a lanciare versi a bocca aperta: OSSIA INTERPRETARE UN'OPERA!

Quindi per tornare a noi la precisazione che non si interpreta NONOSTANTE il canto è lapalissiana.
E' ovvio che non si interpreti nonostante il canto, perché il canto (e la recitazione) sono i mezzi attraverso i quali un interprete d'opera estrinseca la sua interpretazione.
Se mai può essere vero il contario: che si possa cantare nonostante l'interpretazione (come si può parlare per ore senza comunicare un picchio!).
ma questo significa semplicemente fallire in modo miserabile il fine stesso per cui esiste l'interprete d'opera, che è (lo ripeto ancora) INTERPRETARE UN'OPERA.
Quindi se "interpretare NONOSTANTE il canto" è logicamente impossibile, "cantare NONOSTANTE l'interpretazione" è il peggiore dei fallimenti.

C'è solo un fine per l'interprete d'opera: ed è INTERPRETARE L'OPERA.
E c'è solo un mezzo per farlo: cantando e recitanto.
Ogni altra considerazione non esiste.
E PUNTO lo dico io! :)


Ovvio... c'è canto e canto, e c'è autore e autore.
Bene, per me Donizetti, per quanto sia grande l'artista che ci sta dietro, non può, non può mai prescindere dal canto.

In base a quanto si è detto prima, questo discorso vale per qualsiasi compositore d'opera.
Il canto (e la recitazione, non dimenticarla, perché è importante esattamente quanto il canto) è lo strumento per qualsiasi opera, non certo per Donizetti soltanto.

La Dessay, perdonami, questo lo fa:

A me invece pare che la Dessay, perdonami, canti per le due ore della sua parte.
E mi piacerebbe che ragionassimo un po' su quelle due ore, invece che perdere tutto questo tempo e queste energie su di un urlo.
Evidentemente l'urlo sta molto a cuore a te! :)
Come dimostra il fatto che l'80 per cento del tuo post è dedicato a quello! :)

Però non capisco perché alle prese con il repertorio italiano debba ricorrere a questi mezzucci, come l'urlo (se lo facesse scappare nel repertorio francese una cosa del genere.... ma qui si cade nello sciovinismo e sto facendo un processo alle intenzioni): quell'urlo, caro Mat, non è giustificato da niente, né dal momento musicale, né dall'interpretazione, né dalla partitura... da NIENTE!
Non ci sta. Punto. E per me la dessay ha toppato nell'inserirlo. PUNTO. (IMHO sempre, ovvio)
L'emotività non va a comando, tu lo sai, ed è vero che il canto non è tutto soggettivo o oggettivo.
Riconosciamo, quindi oggettivamente, che quell'urlo è un'aggiunta della Natalie, ok?
Bene quest'aggiunta non mi trasmette proprio nulla, ma nulla nulla....anzi, mi sembra come quelle attricette da 4 soldi che per voler strafare in scena... alla fine non commuovono ma fanno ridere.
E mi spiace, mi spiace perché è un'artista che stimo.
Ma non in Lucia, non i questa Lucia, almeno.
Anche perché c'è un problema pratico: l'urlo stressa le corde vocali... innegabile, no?
Ed ecco uno "Spargi d'amaro pianto" francamente improponibile, urlato anch'esso,
Ha carisma, è vero, ma è un carisma che agisce in maniera così avulsa dall'aspetto musicale che non mi tocca.
Lucia è la mia opera preferita, ne ho almeno un centinaio a casa e quando posso me la vado a vedere a teatro... sono il primo cui farebbe piacere un'angolatura di lettura nuova. Ma non questa: sembra di ritornare alle intemperanze di sessant'anni fa (frasi aggiunte ecc).... dove è moderna questa esecuzione?


E poi quando sembra che stai per rivelarci cosa davvero non ti è piaciuto della Lucia della Dessay (una delle peggiori della Storia...) eccoti ancora all'attacco! :)

Tanto per dirtene una: la Dessay avrebbe potuto benissimo non emettere l'urlo, emettere un urlo muto a quel punto della pazzia (sta su youtube se vuoi renderti conto del momento scenico) allora l'avrei trovata un'interpretazione personale (anzi, per me ancora più terrificante e inquietante) ma rispettosa dei valori musicali.... prescindendo da quelli... per me si fallisce a priori... soprattutto nel belcanto romantico, dove (tu lo sai meglio di me) non c'è più l'astrazione del belcanto, ma non c'è nemmeno il verismo... (fermo restando che anche in quello sopporto cordialmente le frasi che dovrebbero essere cantate e normalmente si parlano)


Insomma, pare che quell'urlo sia stato in grado di far sparire tutto il resto.
Allora, ok! Parliamo dell'urlo.

Questa discussione mi ricorda (scusami lo svolazzo autobiografico) quando andai con mia nonna a vedere l'Aida di Ronconi alla Scala (con Pavarotti, che a me sembrò quasi altrettanto insopportabile come Radames che come idomeneo).
La regia di Ronconi era semplicemente uno strazio.
Ma ciò che scandalizzò mia nonna era il fatto che durante la scena del bagno di Amneris e delle sue ancelle, qualche figurante aveva il seno scoperto.
Tutto il resto della regia non stava in piedi, ma a mia nonna questo non interessava.
Lei ce l'aveva con quelle tette al vento!

E quando si parlava dell'Aida di Ronconi (anche vent'anni dopo) si finiva sempre li! le tette al vento!
Perdonami Pruun, :) ma tu con l'urlo della Dessay mi ricordi molto mia nonna con le tette di ronconi (ok, ok, ...non erano proprio le sue!).
Anche i concetti sono simili.
Anche lei diceva "ma cosa le giustifica quelle tette? sono nello spartito? sono nel libretto? sono autorizzate dalla prassi esecutiva? Forse che ai tempi di Verdi ai teatri d'opera si mostravano le tette delle donne?
No! Questi sono solo mezzucci per interessare il pubblico che vuole solo vedere le donne nude! Questa non è arte! Questa non è l'opera! ecc... ecc..."
:)

Ora, premetto che ho detestato quell'Aida di Ronconi.
Ma trovavo e trovo assurdo che tutta la critica debba concentrarsi su un aspetto tanto insignificante come un paio di figuranti che mostrano il seno.
Tra l'altro mi sembrava una cosa perfettamente naturale (siamo in un bagno!), che non disturbava.
E poi erano belle tette! Sode e ballonzolanti il giusto! :)
Quanto al fatto che ai tempi di Verdi non si facessero, pazienza!
Ai tempi di Aida non si usava nemmeno la luce elettrica per illuminare il palcoscenico.

Allo stesso modo, quell'urlo della Dessay - se anche mi fosse dispiaciuto - non sarebbe stato in grado (per me) nè di salvare l'interpretazione della Dessay, nè di affossarla.
E' solo un urlo, vivaddio! Ci sta per qualche secondo...
Non si diventa bravi cantanti perché si caccia un urlo!
Ma soprattutto, caro il mio Pruun, non si diventa la peggiore Lucia della storia perché si caccia un urlo.

E tuttavia, visto che stiamo parlando di quell'urlo, ti dirò perché non mi è dispiaciuto.
Intanto, noi non sappiamo se nell'ottocento i cantanti urlassero o no.

C'è una cosa che mi ha sempre stupito del Belisario.
L'opera si conclude, come sai, con una cabaletta isterica e visionaria della protagonista, la matrona Antonina.
Terminata la cabaletta, Donizetti - prima di far calare il sipario - lascia tante battute senza la voce, unicamente affidate al coro e all'orchestra. La didascalia del libretto (riportata anche dallo spartito) dice chiaramente che durante quelle battute Antonina deve lanciare "un urlo acutissimo" e precipitare al suolo.
La Gencer, ovviamente, non urla. In compenso lancia un re sopracuto (QUELLO SI' NON SCRITTO) che tiene per circa mezz'ora! :)
Il finale del Belisario mi fa pensare che anche nell'800, quando era il caso, i cantanti urlassero; altrimenti non si capisce quella didascalia che richiede espressamente un urlo, mentre la musica non prevede alcun intervento "vocale" del cantante.
Questo lo dico non perché voglia giustificare filologicamente l'urlo della Dessay!
Non me ne frega un emerito... niente che sia giustificato o meno!
Lo dico solo perché prima di affermare il contrario, dovremmo esserne assolutamente certi.

Altra cosa: tu affermi che quell'urlo è anti-musicale e anti-teatrale.
Ebbene, questo proprio non sta in piedi.
Puoi dire che non è un suono "carino" e belcantistico; puoi dire che è anti-canoro (nel senso che non rientra nel vocabolario sonoro del canto classico), puoi anche dire (ma su questo ci sarebbe da discutere) che è anti-stilistico e anti-storico.
Ma non puoi dire che è anti-musicale o anti-teatrale.

La sua collocazione è totalmente musicale (non ho bisogno di Youtube perché ho in video tutta la scena della pazzia).
Cade nel tempo di mezzo, in un momento che fra l'altro al pubblico di oggi (abituato a subirne- ahimè - il taglio) risulta lungo e inconcludente.
E cade in una nota ben precisa: proprio quando l'orchestra raggiunge il climax tonale, prima di placarsi sul piacevole tema della cabaletta.
Ecco, il tema della cabaletta è bellissimo, ma può (dico solo che può) risultare oggi fin troppo "grazioso" in rapporto al momento spaventoso che sta descrivendo.
L'urlo di rivolta di Lucia, che rifiuta di ascoltare il fratello e di calarsi fra gli uomini, la sua fuga al lato opposto del palcoscenico, e quindi il sorriso dissociato di chi VUOLE restare fuori dalla realtà, giustifica perfettamente la gioiosa gradevolezza (sinistra e terribile a questo punto) della cabaletta, il suo uscire dal mondo.
Sentire da quell'esplosione rabbiosa (sull'accordo del climax, lo ripeto) emergere la delicata e saltellante melodia della cabaletta produce un effetto musicalmente portentoso.
E dal punto di vista teatrale esalta proprio lo scollamento fra la realtà rifiutata (l'incontro col fratello) e la fuga nel delirio salvifico e nella morte (la cabaletta).
Ricapitolando, quell'urlo potrà anche essere (come le tette di Ronconi) irritante, fuori della tradizione, anti-belcantistico (ma ne siamo sicuri?), però è IPER-TEATRALE (in quanto serve a sviluppare una poderosa dinamica patologica con la cabaletta) e IPER-MUSICALE, perché è collocato proprio nell'accordo che tende a una tensione tonale e cadenzale, in preparazione alla cabaletta.
Ben diverso (e inutile) è l'urlo della Sills su "va, la morte sul capo discende" del Devereux: quello sì non significa niente.
Ben diversa (e inutile) è la risata demente (in tutti i sensi) della Caballé nella cabaletta della Lucrezia Borgia.
Questi esempi (di urla davvero idiote, a differenza di quella della Dessay) li cito solo per dimostrarti che sarebbe ora di finirla con le banalità su come "si faceva sessant'anni fa".
Sessant'anni fa, nessuna Lucia avrebbe mai urlato...

Poi, intendiamoci, io sarei al tuo fianco nell'affermare che non si può fare della Dessay sia una grande Lucia in virtù di quell'urlo. Sarebbe sciocco.
Ma lo è anche affermare che la Dessay è una delle peggiori Lucie della storia per colpa di quell'urlo.

Bene, ora che abbiamo sviscerato il problema dell'urlo, io mi chiedo come mai non abbiamo detto neanche una parola dei colori variegatissimi esibiti dalla Dessay durante "il dolce suono".
Perché non abbiamo perso un secondo a proposito della narcotizzante sospensione ritmica di "ardon gli incensi", tenuto dalla liquidità del legato su un filo di fiato, striato di orrore.
O perché non abbiamo parlato dell'equilibrio sonoro difficilissimo con la glasharmonica, gestito divinamente dalla Dessay con quei vocalizzi della trasparenza di cristalli.
Non erano tutte questioni più interessanti dell'urlo?

E perchè (visto che l'opera si deve vedere e non solo ascoltare) non parliamo anche delle infinite proiezioni mimiche, di quegli sguardi smarriti e angoscianti, di quel guardarsi intorno incoerente e tenerissimo, di quel voler negare il sangue il cui odore la soffoca? Tutti gesti che (lo dico per inciso) sono integrati a ogni più piccolo suono provenga dall'orchestra, nascono e si sprigionano da essi, a dimostrazione che il vero interprete d'opera non prescinde mai dalla musica, proprio come la Dessay.
Siamo di fronte a una delle interpretazioni vocali e fisiche più elettrizzanti e tormentose che abbia mai visto.
Una delle poche (sia pure non al livello della Callas, ne convengo) che sappia dare a questa musica quei brividi di orrore misti di fragilità e dolcezza che Donizetti proprio voleva dare!

Brutta copia della Devia?
Scusami, Pruun, ma a costo di sembrarti villano, sono io che (per citarti) mi sbellico dalle risate! :)
Pensa che io non ho alcun dubbio a considerare la Lucia della Dessay superiore (ma di molto) alla stessa Sutherland, che con questi ruoli da romanticismo "nero" e da lacerazioni psicanalitiche non avrebbe mai dovuto impegnarsi (e che credo avrebbe irritato lo stesso Donizetti).
Altro che brutta copia...

Be' ok, scusa la lunghezza del post e salutoni! :)
Mat

PS: Bostridge sarà anche inadeguato a Idomeneo, ne convengo, eppure paragonarlo a Pavarotti è, per me, come paragonare la Sacher a un bombolone del barettino dietro casa! :(
Se Bostridge è inadeguato, Pavarotti come Idomeneo è semplicemente uno spasso: forse anche far ridere è un'arte! :)
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Re: Lucia al Met 8-3-2008: Dessay

Messaggioda MatMarazzi » lun 17 mar 2008, 11:30

dottorcajus ha scritto: La mia tesi sulla soggettività si ferma sempre e comunque di fronte a ciò che ribadisco essere assolutamente oggettivi: la partitura con tutto quanto in essa è scritto ed il libretto, ambedue con tutte le varie modifiche apportate dagli autori.
Ma la soggettività ritorna prepotentemente a galla quando analizziamo come un artista interpreta quei segni scritti, le note e le indicazioni.


Non vedo perché devi dare ai segni "scritti" su uno spartito, più autorevolezza dei segni "sonori" di un'esecuzione vocale.
Sempre di "segni" si tratta, decifrabili, fraintendibili ma anche comprensibili e valutabili.
Se affermi che sono "oggettivi" i dati scritti, dovrai fare altrettanto per le scelte "sonore" di un cantante.
Legare un frase invece che staccarla, aprire un suono invece che chiuderlo, accentare una sillaba piuttosto che un'altra, scurire il suono su una parola, schiarirlo su un'altra, usare un portamento languido per attaccare una nota o attaccarne un'altra con fissità spettrale, inserire un tuffo malizioso in una melodia o cacciare un urlo selvaggio sul climax di un tempo di mezzo di una "pazzia" sono SEGNI, ugualmente definiti, comprensibili e analizzabili di quelli scritti dall'autore.
Nessuno è autorizzato a interpretarli per cose diverse da quello che sono (anche se il fraintendimento è sempre possibile, come lo è per il testo scritto).
C'è margine d'errore, non di soggettività, mi pare.

Naturalmente un artista canterà nel modo che a noi parrà più appropriato per raggiungere il risultato che noi gli riconosciamo, specie se il cantante in oggetto è un artista dotato di personalità interpretativa propria.


Anche su questo non sono d'accordo, Roberto.
Non è nell'"appropriatezza" a quello che giudichamo giusto che valuto la grandezza di un'artista.
E' nel dirmi cose a cui io non avrei nemmeno pensato.
E' nel convincermi del suo punto di vista.
Io non amo il modo in cui Schumann ha musicato una lirica di Goethe, o come Verdi ha trattato il Macbeth di Shakespeare perché li ritegno "appropriati", ma proprio per come la loro personalità si è regolata in rapporto a qualcosa di diverso.
Quello che mi aspetto da un inteprete d'opera è esattamente questo: vedere come reagisce a uno spartito, e cosa riesce a cavar fuori di emozionante.

Credo che alla fine di uno spettacolo avremmo letture diverse e non sempre queste concorderebbero con l'idea originale dell'esecutore.
Se le intenzioni dell'autore sono documentate nella partitura ed arricchite da carteggi, studi e scritti, quelle dell'esecutore sono prive di questa documentazione (salvo interviste che spieghino ed illustrino tali idee) e quindi lasciate alla soggettività dello spettatore.


Ma è proprio su questo che non concordiamo, Roberto! :)
Le intenzioni dell'esecutore sono documentate altrettanto bene che quelle dell'autore.
Attraverso i segni che l'esecutore ha messo in campo!!!
Ossia i segni sonori (e visivi, per quanto riguarda l'interprete d'opera) messi in campo.
Il giudizio resterà (in parte) soggettivo, è vero, ma perché è spesso (secondo me) intaccato da questioni che trascendono l'esecuzione e il pensiero dell'esecutore.
Mia nonna, per tornare all'esempio del precedente post, non avrebbe mai potuto emettere un giudizio sereno sull'Aida di Ronconi, perché il suo bigottismo le impediva di ammettere che un paio di tette fossero esibite a un teatro d'opera (con tanti bambini che potrebbero vederle! :) )
Questo però era un problema di mia nonna, non una chiave per provare la soggettività di un'esecuzione vocale.
Almeno secondo me! :)

Salutoni,
Mat


P.S. Organizziamo un altro raduno!!!!!!!


Questa è un'ottima idea! Facciamolo! :)
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Re: Lucia al Met 8-3-2008: Dessay

Messaggioda Pruun » lun 17 mar 2008, 12:53

Però lo vedi che abbiamo allora due sensibilità diverse?
Quell'ulro ci parlo tanto perché per me è stato un pazzesco anticlimax nella pazzia (dai il PUNTO era scherzoso, pensavo si fosse capito :cry: :cry: :cry: ).
Come parliamo d'altro? Per me della Dessay salvo solo certi spunti del Verranno a te sull'aure e del Soffriva nel pianto.
Non è una pessima Lucia per l'urlo, è una pessima Lucia perchè, quando ti parlo di interpretazione nonostante il canto, intendo proprio che, per me, il suo modo di rapportarsi a Lucia, prescinde dalla resa vocale: nella pazzia il legato era mediocre, gli acuti duri, la coloratura non sempre sgranata...
Quando ti dico che sei disposto a prescindere dal canto (esagerando, ovvio :wink: ) è perché io questi difetti, evidenti al mio orecchio, li sento, e come se li sento: lo "Spargi d'amaro pianto"... francamente, è urlato (senti, alla ripresa... "io pregherò per te") e mi impediscono di fruire di Lucia. Parlare di interpretazione nonostante il canto, per me, è parlare proprio di questo: l'urlo è un esempio di aggiunta extramusicale, un tocco di insopportabile realismo che stride nel linguaggio astratto dell'opera (perché il canto è astratto.. noi mica cantiamo quando comunichiamo... :wink: oltretutto io son pure stonato).
Tu mi dici l'urlo della Sills... e chi ti ha detto che mi piace quel'urlo (con cui risolve una nota scritta tra l'altro, cioè, non è un'aggiunta, è scritto, lei lo urla e amen)? Però nel resto dell'opera la Sills canta da par suo, ovvero benissimo. Cosa che, perdonami, non fa la Dessay, perché troppo caricata.
Aggiungici le risatine sparse, aggiungici la coloratura non sempre a posto... come fai a dirmi che questa Lucia è superiore alla Sutherland?
Cioè, puoi dirmelo, ma allora riconoscimi che è la tua sensibilità che ti fa dire questo... io sento delle grosse limitazioni vocali (rose e fiori, va detto, a confronto con il pessimo Filianoti... ma ci sono...) che non riesco a mandare giù.
Di questo ti parlo quando ti dico interpretazione nonostante il canto: la Dessay mette la qualità del canto in secondo piano rispetto alla creazione del personaggio: una scelta legittima (lei dice sempre di essere un'attrice) e, magari anche giusta, ma che in questo caso particolare non paga. Lo stesso, tanto per non limitare il discorso, lo fa Maria Ewing (altra artista che stimo tantissimo) nella sua brutta Lady Macbeth di Shostakovich con Ozawa, in cui vocalmente è all'ammazzacaffé... lo stesso fa la Stratas (altra che stimo nonostante tutto) in alcunui suoi ruoli di fine anni '80 e primi '90 al Met... (Tabarro, ad esempio)...
Non parliamo dell'urlo? Non ne parliamo... allora parliamo della pazzia fino ad Ardon gl'incensi (dopo, per me, non esiste... te l'ho detto... mi fa da anticlimax)...
dobe sono questi colori? Io sento spunti apprezzabili di fraseggio, benché troppo caricato...
Che poi vada vista in teatro non ci piove, ma ribadisco che vocalmente secondo me la Dessay ha toppato questo ruolo... o comunque non dice nulla di suo paragonabile alle prove offerte, che so, in Manon
Nulla di male, ne può fare tanti altri... ma in questo caso proprio no.

Su Pavarotti e Idomeneo che ti devo dire? Per me è il più grande (anche io, come teo.emme, mi pare, mi riferisco al video del Met... l'incisione in studio non mi piace) e NON per la stazza fisica :D

Sper di esser stato chiaro!
Ciao e Buon inizio settimana. :wink:
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Re: Lucia al Met 8-3-2008: Dessay

Messaggioda teo.emme » lun 17 mar 2008, 15:48

MatMarazzi ha scritto: Se Bostridge è inadeguato, Pavarotti come Idomeneo è semplicemente uno spasso: forse anche far ridere è un'arte! .....


Questa è talmente grossa che non può che essere una provocazione! Già, perchè a differenza di Bostridge, Pavarotti canta....
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Re: Lucia al Met 8-3-2008: Dessay

Messaggioda MatMarazzi » mar 18 mar 2008, 13:09

teo.emme ha scritto:
MatMarazzi ha scritto: Se Bostridge è inadeguato, Pavarotti come Idomeneo è semplicemente uno spasso: forse anche far ridere è un'arte! .....


Questa è talmente grossa che non può che essere una provocazione! Già, perchè a differenza di Bostridge, Pavarotti canta....


Sbagli, Teo.Emme,
C'è una bella differenza fra "cantare" ed "emettere suoni" (per gradevoli che siano).

Pavarotti non ha mai "cantato"; ha sempre emesso suoni, alcuni dei quali davvero molto gradevoli.
...e questo è stato il suo contributo alla storia dell'opera (e soprattutto alla storia del concerto di piazza,
al quale si è dedicato assia più che a Idomeneo, per fortuna nostra, sua e di Mozart).

All'inizio sembra difficile, ma poi, col tempo, si impara a distinguere fra chi "canta" e chi "emette suoni".
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Re: Lucia al Met 8-3-2008: Dessay

Messaggioda MatMarazzi » mar 18 mar 2008, 13:47

lo "Spargi d'amaro pianto"... francamente, è urlato (senti, alla ripresa... "io pregherò per te") e mi impediscono di fruire di Lucia.


Riascoltalo meglio, Pruun,
E' un po' teso e vetroso solo il punto che hai citato, benché aperto da un ottimo trillo in pianissimo, perchè è una variante acutissima e oggi la Dessay fatica a sostenerla.
E tuttavia, Pruun... :) che cosa modesta attaccarsi a queste sciocchezze, come una notina aspra e faticosa.
Ci sono mille altri punti, in quella pazzia, in cui la Dessay fa cose anche vocalisticamente strepitose, e tu lo sai benissimo.
E inoltre, se volessi giocare a questo giochetto che non mi interessa affatto, ti potrei citare mille punti altrettanti vetrosi e sgradevoli nella pazzia della Callas, note dure, aspre, tirate (e spero che siamo d'accordo che è stata la Lucia maggiore di tutti i tempi, o no?).

A parte quel punto, il resto della cabaletta non è affatto urlato: anzi è cantato con legerezza, con grazia sognatrice e, come sempre, grande senso ritmico. Solo la seconda strofa è più agitata, ma di buon impatto e con non semplicissime variazioni.
Comunque senti, non ho intenzione di convincerti.
Però fai una cosa: prendi qualsiasi amico e conoscente e fai vedere il video della Dessay, poi magari la Sutherland.
Vediamo cosa ti dicono.
Io trovo semplicemente incredibile che stiamo qui a fare le pulci a un simile esempio di cos'è (o dovrebbe essere) l'interpretazione operistica.

Parlare di interpretazione nonostante il canto, per me, è parlare proprio di questo: l'urlo è un esempio di aggiunta extramusicale, un tocco di insopportabile realismo che stride nel linguaggio astratto dell'opera (perché il canto è astratto.. noi mica cantiamo quando comunichiamo... :wink: oltretutto io son pure stonato).


Eh, no! C'è astrazione e astrazione!
L'opera è ricca di convenzioni, e questo non toglie che a volte si sia tentato di avvicinarsi alla realtà, altre volte di allontanarsi da lei: è un processo dialettico.
Quando Janacek studiava la fonetica del ceco e vi costruiva sopra il suo declamato, è chiaro che vi si avvicinava di più alla cosidetta "realtà" che non Haendel.
Quando i primi operisti, dai camerati di Firenze a Monteverdi, scrivevano il loro rivoluzionario stile recitativo, cercavano proprio un linguaggio musicale e poetico che fosse più vicino alla declamazione che al canto.
Ora non dico che Donizetti vada cantato come Monteverdi e Janacek, però la sua rivoluzione "romantica" (rispetto al mondo equilibrato e classico di Romani e Bellini), consisteva proprio in un maggiore realismo, assaporato anche nella sua brutalità e violenza (basta confrontare il personaggio di Edgardo a qualsiasi ruolo Rubini).
Fatto sta, che come abbiamo chiarito a proposito di Belisario, le urla arrivava a richiederle espressamente Donizetti: vogliamo dire che anche lui "toppa"?.

Tu mi dici l'urlo della Sills... e chi ti ha detto che mi piace quel'urlo

Era solo per dire - e l'ho anche detto - che la si dovrebbe smettere di evocare i mostri di sessant'anni fa.
Le urla nel belcanto le hanno introdotte proprio le nostre idolatrate belcantiste della donizetti-renaissance.
Sessant'anni fa le grandi virtuose non avrebbero osato (e infatti il belcanto non sapevano nemmeno cosa fosse).

(la Sills risolve una nota scritta, cioè, non è un'aggiunta, è scritto, lei lo urla e amen)

Peggio ancora, se permetti! :)
E' proprio quello un esempio di chi "parla" invece di cantare (nel senso che risolve urlando quel che Donizetti ha scritto in musica)! Cosa che la Dessay non fa!
Quindi in futuro, quando parli di gente che "parla" laddove l'autore ha scritto "note", prendi la Sills ad esempio, e non la Desay.

Però nel resto dell'opera la Sills canta da par suo, ovvero benissimo. Cosa che, perdonami, non fa la Dessay, perché troppo caricata.


Non capisco...
Se c'è un difetto della Sills, perdonami, è proprio quello di essere sempre troppo caricata.
Di atteggiarsi a gran diva di Holliwood, di sottolineare tutto, di aprire in modo scriteriato nel registo di petto (che non aveva) e sparare acuti e sorpacuti non scritti (anche quando ne escono suono schiacciati e soprattutto calanti), o accentuare l'articolazione sillabica in modo scriteriato (che, considerata la pessima pronuncia italiana, produce spesso risultati comici) o giocare coi colori fino a ottenere suoni di una bruttezza indubitabile.
Alla fine questo compiacimento le torna comodo in personaggi estremistici e contraddittori (come appunto Elisabetta e la Stewart), e poi certo era un tale mostro di personalità e di musicalità (e anche di forza attorale!!!) che si arriva a perdonarle tutto e ad amarla lo stesso.
....ma certo accusare la Dessay di essere "caricata" al suo confronto mi sempre curioso! :)
Quanto meno!!!!

dobe sono questi colori?

Non li senti? :)
Forse perché sei troppo abituato a cantanti che, in quanto a colori, sembrano delle pianole elettriche!
;) dai, scherzo.

Comunque, se qualcuno non ha visto la Lucia della Dessay, consiglio di vederla su Youtube, anche se quei disgraziati hanno tagliato la scena in 4 tronconi.
Tutte le parole che stiamo sprecando, sono niente in confronto all'emozione che può dare la sua visione e il suo ascolto.

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Re: Lucia al Met 8-3-2008: Dessay

Messaggioda Pruun » mar 18 mar 2008, 15:19

Niente... riconosco che ancora una volta (e temo che non sarà l'ultima :wink: ) siamo su piani diversi:
nella Dessay sento un'emissione sempre forzata, mai leggera come dici tu (l'ho riascoltata quella pazzia, che ti credi?) cosa che non avverto nella Sills.
Insomma la Dessay non mi trasmette nulla per trasmettermi troppo e curiosamente trovo molto meno caricata e quindi più comunicativa la Sills (quando parlo di Sills, beninteso, alludo al Devereux in studio con Mackerras)...
Si si, bravissima attrice, si ha un suo senso potendola anche vedere... non dico che non sia un'interpretazione "logica" (guarda fin dove arrivo... certe cose andrebbero apprezzate... :D :wink: )... ma a me non piace...

Tra l'altro, e non te lo dico per sfottere, avevo già fatto la prova che dici tu, anche se non con la Joan: ho fatto vedere la Dessay a una mia amica che mi ha tranquillamente risposto:
"preferisco la Devia" (da lei ascoltata a Macerata nel 2003)
E IO NON L'HO MINACCIATA CON UNA PISTOLA!!!! :D :D :D

che t'aggia fà? (i napoletani perdoneranno l'orrida traslitterazione... :roll: :roll: :roll: :roll: )
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Re: Lucia al Met 8-3-2008: Dessay

Messaggioda MatMarazzi » mar 18 mar 2008, 15:43

Pruun ha scritto:non dico che non sia un'interpretazione "logica"
guarda fin dove arrivo... certe cose andrebbero apprezzate...


Apprezzo... Apprezzo...
;)

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Re: Lucia al Met 8-3-2008: Dessay

Messaggioda teo.emme » mar 18 mar 2008, 15:52

MatMarazzi ha scritto:
teo.emme ha scritto:
MatMarazzi ha scritto: Se Bostridge è inadeguato, Pavarotti come Idomeneo è semplicemente uno spasso: forse anche far ridere è un'arte! .....


Questa è talmente grossa che non può che essere una provocazione! Già, perchè a differenza di Bostridge, Pavarotti canta....


Sbagli, Teo.Emme,
C'è una bella differenza fra "cantare" ed "emettere suoni" (per gradevoli che siano).

Pavarotti non ha mai "cantato"; ha sempre emesso suoni, alcuni dei quali davvero molto gradevoli.
...e questo è stato il suo contributo alla storia dell'opera (e soprattutto alla storia del concerto di piazza,
al quale si è dedicato assia più che a Idomeneo, per fortuna nostra, sua e di Mozart).

All'inizio sembra difficile, ma poi, col tempo, si impara a distinguere fra chi "canta" e chi "emette suoni".


Mi permetto di dire che sbagli tu.... Prima di tutto nel liquidare Pavarotti al solo concerto di piazza (cosa che ha fatto quando ormai era in fase declinante: e sai che ti dico? meglio così che calcare le scene in modo grottesco come si ostina a fare Domingo ad esempio...per lo meno quei concertoni - di cattivo gusto, discutibili, brutti etc...e siam d'accordo - non avevano le pretese che hanno certe porcherie che si sentono in scena da chi si ostina ad esibirsi in virtù di glorie passate). Secondo nel non comprendere l'assoluta bellezza del canto di Pavarotti in certi ruoli: i suoni li emettono anche le capre, e non ho mai sentito cantare ad una capra un "Nessun Dorma" come quello di Pavarotti.... Tu preferisci Bostridge? Che invece di cantare farfuglia e spinge note a cui non riesce ad arrivare, e che ha la voce che pare esca con fatica da un tubetto del dentifricio talmente è schiacciata, con una pronuncia semplicemente schifosa? Amen e così sia.... Peccato solo che non si possano mettere gli ascolti (causa legge sui diritti d'autore), così sarebbe nota a tutti l'inconsistenza e la bizzarria dei tuoi assunti. Comunque pensala come vuoi...non ci tengo a farti cambiare idea, solo mi stupisce come il pregiudizio e la prevenzione portino ad affermazioni parossistiche e prive di ragionevolezza. A questo punto però si può dire tutto! Per mio conto meglio i "suoni emessi" da Pavarotti (in Boheme Elisir Lucia di Lammermoor etc...) che il "canto" del serraglio canicolante dei Bostridge o dei Rolfe Johnson etc... Comunque, dato che sono per natura curioso e conciliante, mi piacerebbe sapere da te, chi ritieni essere - nei ruoli interpretati da Pavarotti e unanimamente considerati eccellenti - migliore e autenticamente "cantante". Certo che se si ricerca nel belcanto il declamato di Janaceck allora stiam freschi...........
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Re: Lucia al Met 8-3-2008: Dessay

Messaggioda stecca » mar 18 mar 2008, 16:20

Non capisco la tesi di fondo di alcuni....che sia sbagliato ricercare sempre il suono bene emesso mi sta bene e concordo, che sia invece giusto esaltare sempre quello male emesso mi lascia..alquanto perplesso, leggo di peana a favore di una cantante cui scappa spesso voce ed emissione oppure paragoni tenorili davvero irriverenti, insomma fatico a trovare un percorso....colgo la boutade ma non mi arriva il substrato insomma...tradotto in dialetto: ma che ci mettiamo a discutere una Sills o un Pavarotti ??? Ma è SCHERZO OD è FOLLIA ???
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Re: Lucia al Met 8-3-2008: Dessay

Messaggioda MatMarazzi » mar 18 mar 2008, 17:17

Guarda Teo.Emme,
mi devi scusare ma non ho nessuna intenzione di investire il mio tempo in una discussione sul genio artistico, musicale, drammaturgico di un Pavarotti.

Vedi, il canto (anzi, l'insieme dell'l'interpretazione operistica che non è solo "canto") è per me qualcosa di profondamente serio, di "importante", che riguarda tutte le possibilità della voce, le sue multiformi applicazioni "segniche", le sue varie e contrapposte tradizioni storiche, in relazione alla MUSICA (visto che l'opera è anche musica, quindi ritmo, ricerca di colori e di equilibri con lo strumentale, comprensione e valorizzazione delle articolazioni armoniche, della pulsazioni nascoste); ma anche in relazione al TEATRO (visto che l'opera è anche teatro, quindi eredità letterarie, drammaturgiche, poetiche, psicologiche, per non parlare delle suggestioni visive, scenografiche, quindi mimiche, corporee, coreografiche, oggi persino cinematografiche).
Per me l'interprete d'opera è come un poeta, un poeta dei suoni, che usa la sua voce (non importa se bella o brutta, se grande o piccola, se giovane o già segnata dall'età, se afferente a un certo tipo di tecnica o ad altra) per scrivere la sua poesia: una poesia di "suoni" e di "espressioni" che sappia parlare non solo del personaggio che incarna, rendendolo vivo, ma anche del nostro mondo, di cui anche l'interprete d'opera (come tutti gli artisti) tenta di donarci una rappresentazione.

E' per questo, capisci, che non posso aderire a una discussione sull'acuto più lungo e sul timbro più "solare": perché - mi scuserai la franchezza - non la ritengo degna nè del mio poco tempo, nè di questo forum.

Troverai sicuramente qualcun'altro con cui parlare di acuti e timbri "solari".
E con cui poter condivedere le tue invettive contro i tenori britannici, che per altro - ma lo sai anche tu - non sono nemmeno originali: sono rimasticature vecchie di trent'anni, copiate e ricopiate dagli articoli di Celletti buonanima, e come tali ancora meno interessanti per me: ai dogmini appresi a scuola, io preferisco sempre le posizioni personali, autenticamente vissute, anche quando non le condivido.

Scusami sia la franchezza, sia il fatto di interrompere qui questa discussione.
e saluti.
Matteo
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Re: Lucia al Met 8-3-2008: Dessay

Messaggioda teo.emme » mar 18 mar 2008, 20:23

stecca ha scritto:Non capisco la tesi di fondo di alcuni....che sia sbagliato ricercare sempre il suono bene emesso mi sta bene e concordo, che sia invece giusto esaltare sempre quello male emesso mi lascia..alquanto perplesso, leggo di peana a favore di una cantante cui scappa spesso voce ed emissione oppure paragoni tenorili davvero irriverenti, insomma fatico a trovare un percorso....colgo la boutade ma non mi arriva il substrato insomma...tradotto in dialetto: ma che ci mettiamo a discutere una Sills o un Pavarotti ??? Ma è SCHERZO OD è FOLLIA ???


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