Rigoletto (Verdi)

recensioni e commenti di spettacoli visti dal vivo

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Rigoletto a Modena-400 per Nucci

Messaggioda walpurgys » lun 04 feb 2008, 16:13

Vista la recita di ieri a Modena.
Nucci rispetto a Luisa Miller e Barbiere è meno a fuoco, ma chissenefrega!
Interpretazione maiuscola, calamita su di se l'attenzione scenica, fraseggio come sempre scavato nella minima inflessione della parola e della nota, commovente e torturato, il "Vendetta" giustamente bissato è una perla, finale commoventissimo (sembra quasi una piccola figura sbigottita e schiacciata).
Leggendario e il pubblico lo ha accolto con un oceano di applausi!!!
Silvia dalla Benetta...perchè ?
Una sciagura su tutti i fronti vocalmente, completamente inerte, sovracuti (terribili i due della "Vendetta" bissata), attacchi ed agilità pessimi.
Nel primo e secondo atto commette un "Gildicidio" nel terzo quasi non la si udiva...
Peccato che non ci sia stata la Mosuc ...ero curioso di ascoltarla!
Bravo Hong, grande voce molto personale, grande volume, quando prende un acuto però sembra stia per detonare, ma se sistemasse anche il fraseggio e qualche problemino avremmo un bravissimo tenore.
La coppia di fratelli Iori e Innamorati veramente bravissimi sia vocalmente che scenicamente, assolutamente sicuri, felina e sensualissima lei, volitivo e misterioso lui, entrambi si imponevano con gusto ed eleganza senza inflessioni bieche o volgari.
Ottimi.
Bravi tutti i comprimari e bravo anche il coro.

La regia non esiste.
La scena vuota e scura, con proiezioni casuali di opere d'arte e di palazzi, le rumorosissime e fastidiose tendine rosse e quelle sedie tristissime, i gesti, tutto era banale e trascurabile.

Oren l'ho ascoltato per la 3 volta dal vivo e continua a non dirmi nulla.
Nei momenti intimi o amorosi dilata i tempi fino alla letargia, quando l'azione è più concitata aumenta il tempo fino a renderlo una poltiglia sonora, nei momenti d'insieme si scolla con il palco, ma a mio parere senza un'idea particolare o un vivo senso della tensione.
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Dir Treuen dank' ich
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Rigoletto (Verdi)

Messaggioda Pruun » mar 05 feb 2008, 17:58

Che peccato non essersi visti! :cry:

Io mi sono annoiato a morte a questo Rigoletto.
Direi che, Nucci e Iori a parte e qualche sprazzo di Oren, non è valsa la pena muoversi da Macerata...
Il primo atto lo ho trovato assolutamente micidiale!!! :shock: :shock: :shock:
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Verdi - Rigoletto - Dresda 3 luglio 2008

Messaggioda Maurizio Dania » mar 08 lug 2008, 0:16

Io c'ero.
Duca di Mantova.....Juan Diego Florez
Rigoletto..............Zeljko Lucic
Gilda...................Diana Damrau
Monterone.............Markus Marquardt
Conte di Ceprano.....Markus Butter
Sparafucile............Georg Zeppenfeld
Ceprano................Kyung-Hae Kang
Marullo.................Matthias Henneberg

Orchestra: Sächsische Staatskappelle

Direttore.............Fabio Luisi
Regia, Coreografia e Messa in scena.................Raymond Bauer; Ilsedore Reinsberg; Bettina Walter

Rigoletto di Dresda molto ben cantato. Dalla ballata iniziale. "Questa o quella" quasi mozartiana (Don Giovanni), un minuetto, fino alla fine. Florez canta splendidamente tutta l'opera, interpreta con sapienza e con il genio del grande fraseggiatore. La più famosa aria tenorile dell’opera "La donna è mobile", ad esempio è superlativa. Nonostante ciò, nella circostanza, sembra avere fretta. Non si abbandona agli applausi! Però tutto ha un significato.
E' vero che in quest'opera l'unità di lavoro di Verdi non è più l'"aria", ma la scena. Verdi in Rigoletto s'impegna a caratterizzare i personaggi e non è alla ricerca di effetti speciali che provochino entusiasmi; gli acuti nelle tessiture del Duca, di Gilda e di Rigoletto sono quasi sempre postume interpolazioni e non ci sono in partitura.
Da questo punto di vista l'interpretazione complessiva di questa sera è, per quel che riguarda il Duca e Gilda, molto più aderente ai dettami dell'Autore di quanto non si creda. Altra perla interpretativa. 2° atto aperto dal recitativo "Ella mi fu rapita". Florez ha preso quota. Bella e intensa l'esecuzione dell'aria "Parmi veder le lacrime". Come viene notato da illustri studiosi Verdi non sembra riuscire a dominare il personaggio. Piave non gli offre molte indicazioni. Il Duca è sincero o s'illude di esserlo? La musica che potrebbe essere anche quella che accompagna Corrado del Corsaro e Carlo de I Masnadieri, non aiuta: il Duca è un anti eroe. Quindi tutto è affidato all'interpretazione del tenore. Nel contesto Florez varia due volte il finale: dopo il recitativo, nella cabaletta "Possente amor" con chiusura non acutissima, (mentre ha eseguito il re nelle prime due recite) ; la voce è messa a dura prova dalla partitura. Il tenore si distingue, nonostante una fastidiosa raucedine.
Ecco quindi la scena di Rigoletto con i cortigiani. Lucic è molto convincente. A me la sua voce piace. Bella prova d'artista. Continua a lasciarmi perplesso sia la regia che la coreografia. Ma m'incuriosisce. La regia parrebbe essere poco comprensibile, e lo sarà per i tradizionalisti, ma m'incolla alla poltroncina. Penso e rifletto :quante sono quelle che oggi si attengono strettamente a quel che il libretto riporta? Se vogliamo parlare del temporale, ad esempio, si può notare che gli effetti, geniali, li aveva già intuiti e messi nello spartito Verdi: coro a bocca chiusa fuori scena per descrivere il rumore del vento. Interventi del flauto e dell'ottavino per descrivere i lampi.
Cinematograficamente ciò che si è visto in Tv, però, funziona. Ci sono delle idee. In teatro queste sono apparse in tutta la loro singolare genialità. Condivisa dal pubblico presente.
Torniamo alle voci: bellissimo il duetto finale tra Gilda e Rigoletto. Baritono e soprano servono Verdi magistralmente: la musica, anzi la melodia, scaturisce quasi dal nulla. "Lassù nel cielo" è bellissimo. Ovviamente grazie a Verdi e alla Damrau, già capace in precedenza di regalarci un "Caro nome" così com'è scritto. Semplice, virginale, dolce. E' un'aria delicata anche se nessuna la termina con un diminuendo sul mi, fuori scena, come Verdi desiderava, mentre i cortigiani si riuniscono per strada. Amore giovanile, innocenza, delicatezza....meglio che le canti un soprano che segue esattamente ciò che è scritto, piuttosto che altri più celebrati che inseriscono sovente trilli e acuti non scritti, a volte "pesanti". Quelli della Damrau sono soffi leggerissimi e pertinenti, pur con qualche licenza. I duetti con Florez sono magnifici: senza sbavature. "Tutte le feste al tempio" è bellissimo e concluso con un una "Vendetta" d'altri tempi! Splendida la Damrau grande padronanaza di Rigoletto nelle frasi da :"Solo per me l'infamia" in avanti; Lucic è patetico e dignitoso. "Piangi fanciulla" è struggente; Luisi dirige benissimo lanciando i violini che accompagnano le frasi di Gilda ed il legato di Rigoletto. Gli acuti finali sono facili e sicuri: splendente quello del soprano; pieno e sicuro quello di Lucic. Giusti gli applausi, scroscianti. Qualche concessione verista c'è stata, ma che importanza ha?
Torniamo alle voci: bellissimo il duetto finale tra Gilda e Rigoletto. Baritono e soprano servono Verdi magistralmente: la musica, anzi la melodia, scaturisce quasi dal nulla. "Lassù nel cielo" è molto romantico. Ovviamente grazie a Verdi. Come sanno far morire bene i protagonisti delle loro opere Verdi e Puccini! Ed ai cantanti.
Musicalmente in virtù della direzione di Luisi e vocalmente, si è trattato di un ottimo Rigoletto. Brillante la caratterizzazione dei personaggi. Da quanto tempo non si ascoltava un "Pietà signori, pietà" così dignitoso e allo stesso tempo, così disperato.
Successo personale per Florez, Lucic e Damrau. Ovazioni alla fine ed all'apparizione dei protagonisti, uno ad uno.
Regia e scenografia, scrivevo, cinematografica. Evidentemente apprezzata dal pubblico, ripeto. Però una regia intelligente.
Mi è sovvenuta l'immagine di una corte degradata; un'idea tutt'altro che peregrina; o esclusivamente pensata per un DVD che non si farà. Il regista, lo scenografo, il maestro di scena, non volevano solo stupire. Anzi, credo che abbiano svolto un gran lavoro culturalmente di alto livello.
Le comparse e non solo loro, vestite con la testa di gallina, e di altri animali in genere, mi han fatto sorgere dal fondo della memoria, alcuni quadri di Alberto Savinio; esseri umani con il volto di animali; autentici capolavori: l'animale che è in loro ha nobiltà; forse tutti noi potremmo essere visti dagli altri sotto sembianze non esclusivamente tradizionali.
Più l' ho vista, a casa dalla registrazione e poi in teatro e più penso che non sia una regia da liquidare, così, con critiche severe, solo perchè non tradizionale, come ho letto da qualche parte. Anche la stanza di Gilda e Rigoletto, non ricorda quelle del Palazzo Ducale di Mantova? Stelle, azzurri e blu. Stilizzate, certo, ma non sono quelle di Mimì. Insomma, non sarà stata apprezzata degli illustri amici a cui non è piaciuta, ma io continuo ad esserne affascinato.
(Savinio, lo scrivo solo per quelle due o tre persone che non lo sapessero, era il fratello di Giorgio de Chirico... lo pseudonimo di Andrea Francesco Alberto de Chirico).
Tornando alla serata da me vista direttamente e scrivendo liberamente, non sotto dettatura, non desiderando più citare Jdf, o altri interpreti, che non piaceranno mai, specie a chi poco li ha ascoltati dal vivo, posso affermare che il Teatro di Dresda è uno dei migliori teatri europei e forse del mondo, adatto per ascoltare l'opera, forse alla pari con il Real di Madrid, dall’acustica straordinaria. Perfetto in ogni settore; il suono che giunge dall’orchestra, quello delle voci, è un suono che sale, si espande, riempie ogni angolo, e le voci corrono, eccome se corrono, e gli strumenti, tra l'altro nelle mani di un Luisi straordinario concertatore, fan risaltare tutte le sonorità. Anche i pianissimi: tanto da creare, in Rigoletto, ad esempio, quel senso del concertato continuo che dissipa ogni dubbio, spazzando via il senso bandistico di tante produzioni non solo italiane, per donare all’Autore, la dimensione di genio assoluto, già nella trilogia, in grado di essere ammirato anche dai coevi che in privato lo apprezzavano, ma che in pubblico lo consideravano poco più di un buon compositore.
In piena Sassonia, nell’anno 2008, Rigoletto è stato un capolavoro di conversazione musicale, ottimamente servito da una compagnia di canto omogenea ed all'altezza del compito, senza alcun limite segnalato da chi ha ascoltato, come me, la trasmissione di Arte, per nessuno dei protagonisti.
In teatro è un’altra storia. Si sa; specie se ci si reca senza alcuna costrizione e senza dover nulla a nessuno.
E ancora sulla regia aggiungo che la scenografia, e la messa in scena, i costumi, erano di grande effetto.
Non si farà il DVD a meno di miracoli, ho scritto, ma per ragioni particolari per le quali non è facile o prevedibile che la situazione "politica" cambi e che questo Rigoletto diventi un Video. In ogni caso non sono legate a richieste economiche dei protagonisti. (Detto per inciso, tanto pera sgombrare il terreno dai soliti cattivi pensieri dei noti accademici della crusca, che sovente firmano trattati scritti da altri che a loro volta inventano, senza conoscere).
Riconosco la stessa buona fede a chi ha criticato aspramente questa regia: avrà le sue ragioni, eppure è piaciuta, al pubblico tedesco. Il punto irrisolto, se proprio occorre dare un senso critico alla lettura non musicale dell'opera, rimane l'ultimo atto. Pare che ad un certo punto la fantasia e l'ispirazione siano venute a mancare. Anche il temporale, di cui ho già scritto, può essere giudicato positivamente; meno lampi, apparivano in scena in teatro, rispetto alle riprese TV, ma più dramma, con l'aiuto del genio di Verdi; poi qualcosa si ferma; personalmente avrei tolto qualche struttura per lasciar morire Gilda tra le braccia del padre, magari circondando il tutto con una coltre di nebbia, oppure avrei pensato ad un finale che psicologicamente terminasse con l'assassinio della fanciulla e la consegna del sacco con il suo corpo al padre, il quale, da quel momento, appena riascolta la voce del Duca, entra in una specie di sogno, come se anche lui fosse morto, nello stesso istante in cui intuisce la verità. Da lì tutto può essere rappresentato come se la mente di tutti, anche di chi ascolta l'opera, la vive e la segue intimamente, comprendesse che la verità è la fine del desiderio di vendetta; una fine che avviene prima del racconto finale di Piave. Ciò che vien cantato è delirio fino all'esplosione di verità e di risvegliata presa di coscienza con l'urlo disperato di "Ah la meledizione".
Io la vedo così. Così ho immaginata la scena finale dopo che il protagonista, il quale si è lasciato scorrere qualche licenza verista, anche lui, nell'ultima serata della prima compagnia, ha ricevuto il giusto trionfo per una recita assolutamente straordinaria. Vocalmente ed interpretativamente straordinaria.
Con lui la Damrau: applauditissima; Damrau tedesca, ovviamente, il cui nome comunque, i francesi continuano a scrivere Damerau ed a pronunciarne il nome come ha fatto l'annunciatrice francese, alla TV.
Il resto ha rilevanza? Mah: se non bastano urla di entusiasmo, 10 e più chiamate, applausi a non finire, un'oretta abbondante in attesa per ottenere un autografo, non saprei come poter distinguere un trionfo da una recita discreta. Ma le opinioni sono inopinabili. Ognuno ha le sue e se le tiene.
Veramente incomprensibili sono le critiche precotte, già scritte; specie quelle copiate ed ispirate da chi, scrissi mesi fa, giunge "mal voler con l'intelletto". (Ma non alludo a nessuno in particolare, se non a qualche collega che dalle pagine di quotidiani nazionali, lanciava campagne auto promozionali, pensando di essere un giorno o l'altro, chiamato a dirigere artisticamente questo o quel teatro).
Dresda ha decretato il trionfo ed il successo a questo Rigoletto, a questa direzione, a questa regia, a questa compagnia; il successo è stato totale, senza se e senza ma; riportato dai più noti critici europei sui loro quotidiani; se il dissenso è ridotto a 4 o 5 righette scritte da 1 o 2 persone, non credo abbia molta rilevanza. (Lo disse anche Domingo).
Altro è discutere intelligentemente di regia; di analisi critica, di messa in scena.
Altro è chiedersi se il Rigoletto e Verdi possano lasciare qualche durezza nella voce di Jdf. (Lo ha scritto Ernesto Palacio, il suo agente ed amico, altrove. Concordo). Conseguentemente altro è attendere, dopo l'esordio di Lima e questa magnifica ripresa europea se sia il caso di riproporre il ruolo a Madrid fra un anno, oppure se attendere ancora un'ulteriore maturazione della voce.
Io personalmente credo che, adeguatamente preparata, l'opera possa e debba essere cantata al Real, nella data stabilita, possibilmente facendo si che tra la generale e la prima, trascorra più tempo, con una compagnia di canto simile a quella tedesca. A Dresda anche l'orchestra ha quasi dovuto imparare la partitura, o meglio rivederla, non essendo in repertorio.
Jdf è un tenore intelligente, è ottimamente guidato e sa perfettamente cosa deve cantare. Il Duca di Mantova è suo: con questo non è detto che lo debba cantare ogni tre mesi. E non c'è scritto, nè lui, nè altri hanno affermato di essere il Duca di Mantova di riferimento. Lo deve però cantare nuovamente, in condizioni ottimali.

P.S.
Quanto qui scritto è stato già da me riportato a pezzi e a bocconi su altri fogli, telematici e non. Inserisco qui i miei pensieri, sollecitato da Matteo. Non specificatamente per quest'opera, ma perchè sapendo lui benissimo quanto sia libero di esprimere i miei pensieri, se provengono da partecipazioni dirette di spettacoli visti fuori Italia, possano costituire un piccolo modesto arricchimento per il forum, data l'antica frequentazione attraverso il Wanderer.
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Re: Verdi - Rigoletto - Dresda 3 luglio 2008

Messaggioda VGobbi » mar 08 lug 2008, 9:32

Hai sempre mostrato grandissimo ed incontenibile entusiasmo per Florez, qualunque cosa cantasse. Io questo Rigoletto l'avevo visto a spizziconi, causa concomitanza con gli Europei di calcio.

Oltre ad una Ballata sfrontata ed un "Donna e' mobile" senza eccessivi voli di fantasia, mi incuriosiva sopra tutto la sua interpretazione del recitavo e romanza "Parmi veder le lagrime". Probabilmente in teatro avra' avuto un altro effetto, ma seduto comodamente a casa e premettendo che non son un fan di Florez (Maurizio mi perdoni! :oops:), ho trovato maggiore incisivita' ed un fraseggio piu' accurato, oltre ad una piu' ricca e doviziosa tornitura nell'accarezzare le frasi. Pero' e' un grande peccato, conoscendo i mezzi di Florez, che non abbia fatto ricorso a fiati piu' lunghi, rendendo il legato piu' regale e maestoso. Peccato!

Comunque potrebbe diventare un grande Duca, anche se per ora Filianoti (che l'ho sentito dal vivo), resta a mio modestissimo parere, su un altro pianeta.
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Re: Verdi - Rigoletto - Dresda 3 luglio 2008

Messaggioda pbagnoli » mar 08 lug 2008, 11:59

L'ho scaricato da OS ma, causa concomitanti problemi lavorativi, non ho ancora avuto tempo di vedermelo.
Sono curioso!
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Verdi - Rigoletto - Dresda 3 luglio 2008

Messaggioda Maurizio Dania » mar 08 lug 2008, 17:35

Vittorio scusami ma la mia registrazione del 3 luglio ce l'hai. Te l'ho inviata. In ogni caso è scaricabile. Concordo sul fatto che può e deve migliorare. Il mio è un sano entusiasmo. Incontenibile no: lo diventa, anche ferocemente se, ma non è il caso tuo, si parla della sua vocalità ed a volte dell'uomo Florez, senza averlo conosciuto, senza sapere nulla di lui, sovente senza averlo ascoltato in teatro.
Ma la mia cura particolare nei confronti di quella voce era la stessa che impiegavo in età giovanile per la Caballè.
Ad ogni modo, se ogni tanto leggi ciò che scrivo, non parlo bene o a volte non bene, solo di lui o di lei. E quando lo faccio cerco di apportare chiarimenti tecnici che fatalmente sono quelli e non altri, quindi oggettivi; poi nel giudizio complessivo entra anche la simpatia o il gusto. Quindi in questo caso il mio è un discorso soggettivo. Ma si comprende benissimo. Anche tra le righe. Volendo si possono anche notare alcune critiche.
Se si legge con un pizzico di cattiveria, non si noterebbe, ad esempio, che gli è stato consigliato di non cantarlo per almeno un anno, magari di più.
Poi forse solo i denigratori pervicaci sono convinti che lui creda di essere il più bravo, il più grande ecc.ecc.
Certo che la voce di Jdf mi piace: dichiararlo non è un peccato, se si riesce ad essere equilibrati, anche nei confronti di altri interpreti.
Nel lungo intervento ci sono ben più di 2 accenni favorevoli alla grande prova della signora Damrau e del signor Lucic.
Ciao.
P.S.
Naturalmente si può scrivere ciò che si desidera; dal momento che si pubblica qualcosa, specie su internet, ciò diventa pubblico e quindi opinabile o condivisibile; basta farlo con i modi dovuti. Ovunque si pubblichi e sia leggibile senza pass particolari.
Ovviamente ci sono differenze: in un' altra piazza telematica, si è parlato di Bonisolli. Ora, qualcuno ha pensato, avendolo ascoltato nell'aria del Barbiere, di accostarlo agli specialisti. (Non aggiungo i nomi). Liberissimo di farlo, ma è come se facessi e proponessi un parallelo tra una BMW 3200, con una qualsiasi auto che corra la Formula 1. Cioè, sarebbe sciocchino.
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Re: Verdi - Rigoletto - Dresda 3 luglio 2008

Messaggioda VGobbi » mar 08 lug 2008, 18:12

Figurati Maurizio, certo che l'ho letto il tuo intervento e mi piace assai come scrivi, anche per la capacita' di essere dettagliato senza essere pedante. Cosa rarissima. Cosi' come ho letto pure la prova della Damrau (di cui non ho ascoltato quasi nulla) e di Lucic (qualcosina di piu' e mi sembra un baritono dotato di ottimo materiale, ma e' sconosciuto almeno in Italia).

Comunque, ad essere sinceri, di critiche negative nei confronti di Florez da parte tua ne leggo assai pochine. :twisted:

Quanto al fatto di averlo ascoltato dal vivo, dalla mia scarsissima esperienza di ascolti live, Florez e' quello che ho sentito di piu'. Una Sonnambula soporifera alla Scala (prima del restauro) con la Dessay e due volte all'Arcimboldi (Italiana in Algeri e Barbiere). E ti confesso che come interprete non e' che mi entusiasmasse tanto. E non si tiri in ballo il discorso della scarsa acustica arcimboldiana, visto che ho sentito altri interpreti e molto bene per inciso (una bravissima Dessi' nei panni di Butterfly a fronte di un Pinkerton - Armiliato inudibile, ma sopra tutto un Filianoti fenomenale nel Moise' et Pharaon oltre che nel Rigoletto).
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Re: Verdi - Rigoletto - Dresda 3 luglio 2008

Messaggioda Maurizio Dania » mer 09 lug 2008, 1:14

Vittorio, cerco di far mia e di praticare la lezione di Soprano. Ricordare i bei momenti e dimenticare i cattivi quarti d'ora. Devo dire che per Jdf i cattivi quarti d'ora son cosa rara e si possono ridurre a qualche minuto. Ma, non è questo il punto. Penso che un giornalista debba sapere le cose; conoscere a fondo il tema di cui desidera parlare e, nel caso specifico, entrare nel merito di alcune questioni che a volte si possono dire, altre volte no, quindi solo quando lo ritiene necessario.
Per due ragioni: la prima è che non si rivelano mai le fonti; la seconda che se non la ritieni essenziale una mezza verità è meglio non raccontarla; tanto vale non riportare nulla. E così ho fatto nel caso del concerto bolognese del tenore Armiliato.
E' una persona che ho conosciuto da poco, ma alla quale mi son permesso di fare privatamente qualche appunto. Lo ha accettato, non so ancora se integralmente o meno, ma per me conta il rapporto che si è instaurato.
E non è tale da far si che mi possa regalare un biglietto difficile da trovare: a quelli ci pemso da solo, o altri per me. E, solo per precisare, non sono l'addetto stampa di nessuno. Magari! Neppure del tenore Armiliato.
Non ci avevo mai pensato ma potrei cullare questo sogno. Altri e, credimi sulla parola e sul mio onore, scrivono o hanno scritto, sperando di diventare collaboratori di un direttore artistico, noto critico, o meglio scrittore operistico, che mai lo è diventato. Direttore artistico del Teatro alla Scala, non dell'Alfieri di Asti. Si tratta di personaggi milanesi. Il signore in questione è milanese ed osannava Muti, sperando.....
Per quanto riguarda Filianoti, tu sai benissimo, come altri che sanno di latino, che ha attraversato un periodo molto difficle. Problemi di salute, felicemente superati. Anche io l'ho trovato molto bravo nel Moise. Per lui vale lo stesso discorso che a suo tempo feci per Meli: decida quale sia il suo repertorio.
Meli son certo che, attraverso i consigli del suo agente, lo abbia capito benissimo. Filianoti non ancora, ma dovrà scegliere. Una rondine non fa primavera. Così come un Rigoletto.
In ogni caso Jdf e chi gli sta vicino è felicissimo che vi siano altri bravissimi cantanti. Egli com'ebbi modo di dire non nasce tenore lirico; è un musicista, ama la musica, non è geloso, non crede di essere il migliore di tutti.
Certo è che, chi tenta di seguirlo per le strade da lui percorse, prima o poi, ha dovuto abbandonare l'idea.
Ovviamente qualche lettore non ci crederà, ma non importa: un tenore spagnolo, che ha appena sostituito Kunde, mi pare, nel Barbiere a Dresda, una sera a cena, in Italia, scherzando, presenti tutti coloro che dovevano esserci, ha detto, sorridendo come solo una persona sincera e solare sa fare:" Ma basta Juan Diego...non cantare più o non canto più io...faccio una cosa che hai fatto tu e tutti a dirmi....si,si bravo, ma chissà come l'avrebbe fatto Florez...e basta, smettila....oppure, si si, bravo, ma Florez...." - il tutto in castigliano, con qualche parola italiana, spassosissimo, facendo ridere tutti.
Non ero l'unico giornalista presente.
Ho detto anche troppo.
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Re: Rigoletto (Verdi)

Messaggioda Tucidide » gio 30 apr 2009, 23:41

Bologna: Nucci - Peretyatko - Aronica - Bartoletti

Ieri ho visto in loggione, scomodissimo in seconda fila, la prima di Rigoletto con la vecchia regia di Cobelli e il vecchio Rigoletto di Nucci.
Mi è piaciuto Bartoletti, per le belle atmosfere create nel III atto e per l'accompagnamente sensibile al canto.
Nucci è davvero andato, vocalmente. Non ha legato, è opaco nel timbro, e ricicla il suo Rigoletto cantandolo sempre un po' di meno ogni volta. Certo, conosce il ruolo come le sue tasche, e qualche bel fraseggio c'è sempre, come nell'incontro con Sparafucile, nel "Pari siamo" e nel "Cortigiani, vil razza dannata". Maluccio invece il duetto con Gilda del I atto, un po' meglio quello del II atto. Ha bissato la "Vendetta"... Io personalmente non ne sentivo la necessità... :roll:
Aronica... Dio santo! Siamo dalle parti del tenorastro di provincia, e non dico altro. :roll: :?
Peretyatko non male, pur senza entusiasmare. Rispetto alla Desdemona di Pesaro, che sentii due anni fa, il ruolo le sta meglio, anche se, incredibile dictu, la voce mi è sembrata ancora più piccola :shock: : è proprio una vocina-ina-ina che più -ina non si può. Però è stata molto convincente come interprete, evitando ogni leziosità. Con un volume e un suono così, il rischio di sentire smancerie e mossettine da zanzarina è sempre dietro l'angolo, ma la Peretyatko è stata brava ad evitare ogni caduta in questo senso. Nel duetto con Rigoletto del I atto e nel finale è stata molto toccante. Vocalmente non tutto è andato liscio (un acuto nel "Caro nome" si è spezzato, il registro acuto aveva un certo vibratino, e in basso spariva un po'), ma nel complesso ha funzionato. E' stata a mio giudizio la migliore della serata.
Piccola chiosa: non so come la Machaidze canti Gilda, ma alla luce di quello che ho sentito nei Puritani, mi sarebbe piaciuto ascoltarla in questo ruolo. Di certo avrebbe potuto contare su un colore più pieno e su un timbro più sonoro della Peretyatko, oltre che su una personalità forse più spiccata - anche se la Peretyatko non è stata carente sotto quest'ultimo punto di vista.
Ad ogni modo, va bene così: come dicevo, la Peretyatko si è disimpegnata bene.

Sentirò anche il secondo cast e la compagnia della S.O.I.
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Scala: Rigoletto non è una sinfonia

Messaggioda vivelaboheme » gio 08 nov 2012, 2:18

Gustavo Dudamel ha tratto suoni molto belli dall’orchestra con una concertazione quasi maniacale, ma ha, in pratica, diretto una sinfonia con voci. Grande assente: il teatro. E questo, in Verdi – e in Rigoletto! – non può essere. Dopo Don Giovanni, Boheme e fatto salvo l’esito interessantissimo delle repliche di Carmen da lui dirette, il rapporto fra Dudamel e il teatro d’opera è ancora irrisolto. Siccome il direttore sinfonico Gustavo Dudamel è (senza dubbio: lo si è colto anche nel recente Bartok con Barenmboim al piano) dotatissimo e anche creativo, il divario con le sue accurate (con l’orchestra, a parte, in questo Rigoletto il preludio bruttarello, lavora bene) ma “timide” prove operistiche è molto, forse troppo forte. Non sembra lo stesso direttore. Attenzione: siamo comunque su un livello di qualità, sul piano “direttoriale”: i Battistoni, i Fogliani, i Montanaro ecc. si sognano di dirigere un’orchestra a questo modo. A quelli che hanno “buato”, vorrei dire: in proporzione, ai tre che ho nominato bisognerebbe tirar giù banchi interi di un negozio d’ortolano. Qui, con Dudamel parliamo di un direttore ottimo – o forse eccelso – nel “sinfonico” che non ha la stessa “naturalità” e dimestichezza nell’opera. Un Rigoletto di suoni suggestivi è poco, se non c’è il dramma, se non ci “racconta” Rigoletto. E qui non c’è dramma e non c’è narrazione. Esempio preclaro: “Bella Figlia dell’Amore” è catatonico e non esprime la situazione grottesca ed anche amaramente umoristica degli stati d’animo, vuol dire che non è stato colto. Non raccontato. Solo suggestione di suoni.
Sinfonia con voci. Migliore in campo, la Gilda di Elena Mosuc, al solito un modello. Grigolo non ci sembra ripetere la prova da fuoriclasse del suo Romeo in Gounod. E’ un buon Duca, fa teatro anche oltre la direzione (lui il senso del teatro ce l’ha), ma forse qui eccede in un canto “dimostrativo”: grande artista comunque. Modesto pur nelle buone intenzioni il Rigoletto di Gagnidze: il suono a tratti si intuba e non passa. Complessivamente a posto gli altri. Inesorabilmente datato il pur decorativo (ma al terz’atto inerte) spettacolo di Deflo, e qui sarebbe da aprire ancora una volta la questione: prendi un direttore giovane di valore, perché non fargli “allestire”, con regista, uno spettacolo nuovo, magari originale, magari estroso, ma “giovane”? Lasciando perdere le Nozze di Figaro del pupo-mediatico, troppo al di sotto di qualunque giudizio, la Scala in tempi recenti ha scottato Wellber con un’Aida museo, adesso bruciacchia Dudamel con un polveroso Rigoletto. E’ una politica giusta? E questi baldi giovani sono contenti? Non gli conviene starsene a Los Angeles, Vienna, Valencia ecc.? Val la pena bruciarsi le ali per la politica sbagliata di un teatro nei loro confronti, si chiami pure Scala?

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Re: Scala: Rigoletto non è una sinfonia

Messaggioda DottorMalatesta » gio 08 nov 2012, 10:56

vivelaboheme ha scritto:Inesorabilmente datato il pur decorativo (ma al terz’atto inerte) spettacolo di Deflo, e qui sarebbe da aprire ancora una volta la questione: prendi un direttore giovane di valore, perché non fargli “allestire”, con regista, uno spettacolo nuovo, magari originale, magari estroso, ma “giovane”? Lasciando perdere le Nozze di Figaro del pupo-mediatico, troppo al di sotto di qualunque giudizio, la Scala in tempi recenti ha scottato Wellber con un’Aida museo, adesso bruciacchia Dudamel con un polveroso Rigoletto. E’ una politica giusta? E questi baldi giovani sono contenti? Non gli conviene starsene a Los Angeles, Vienna, Valencia ecc.? Val la pena bruciarsi le ali per la politica sbagliata di un teatro nei loro confronti, si chiami pure Scala?


Ciao Marco,
non conosco a sufficienza il Dudamel direttore d´opera per espriemre un giudizio. Certo é che non é scontato che chi sa dirigere benissimo la sinfonica dimostri altrettanta dimistichezza con l´opera (e viceversa!!! anzi, forse il viceversa capita piú spesso). E´ una questione di tecnica? ovviamente no. Penso sia una questione di sensiblitá e di consuetudine al repertorio...
Sottoscrivo in pienissimo i tuoi commenti (acidini, ma veritieri) sugli altri giovani "battisolfa" :mrgreen: e ancora piú in pienissimo quanto hai detto sulla "politica" della Scala nei confronti dei "giovani" direttori. (luminosa eccezione il Peter Grimes di quest´anno...).

Ciao,
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Re: Scala: Rigoletto non è una sinfonia

Messaggioda vivelaboheme » gio 08 nov 2012, 14:57

Giusto: luminosa eccezione il Peter Grimes Ticciati-Jones. Infatti, non è Rigoletto o Aida. E qui si apre, oltre il problema di una giusta (cioé: non distruttiva) valorizzazione dei giovani, un'altra parte della questione...


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Re: Scala: Rigoletto non è una sinfonia

Messaggioda Chuck » gio 08 nov 2012, 15:29

vivelaboheme ha scritto:Inesorabilmente datato il pur decorativo (ma al terz’atto inerte) spettacolo di Deflo, e qui sarebbe da aprire ancora una volta la questione: prendi un direttore giovane di valore, perché non fargli “allestire”, con regista, uno spettacolo nuovo, magari originale, magari estroso, ma “giovane”? Lasciando perdere le Nozze di Figaro del pupo-mediatico, troppo al di sotto di qualunque giudizio, la Scala in tempi recenti ha scottato Wellber con un’Aida museo, adesso bruciacchia Dudamel con un polveroso Rigoletto. E’ una politica giusta? E questi baldi giovani sono contenti? Non gli conviene starsene a Los Angeles, Vienna, Valencia ecc.? Val la pena bruciarsi le ali per la politica sbagliata di un teatro nei loro confronti, si chiami pure Scala?

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Ci pensavo proprio in merito a Wellber, ascoltato in Fenice a pochi giorni di distanza in un'elettrizzante Carmen (regia di Bieito 8) ) e in un Elisir niente di speciale con la regia (?) di Bepi Morassi :roll: ....a onor del vero neanche Kleiber avrebbe cavato granchè da uno spettacolo del genere.
So che l'operoinomane Mattioli era presente ad entrambi gli spettacoli (lo so perchè ero uno dei moltissimi :lol: accorsi da ogni angolo del triveneto per la conferenza di presentazione del suo bel libro in lagoona)...magari ha voglia di smentirmi clamorosamente sulle prestazioni del direttore
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Re: Scala: Rigoletto non è una sinfonia

Messaggioda vivelaboheme » gio 08 nov 2012, 15:56

Io ero presente, a Venezia, sia a Carmen che a Elisir, ho apprezzato Omer Wellber in entrambe - ma è vero: la direzione-interpretazione di Carmen era fantastica! - certo a Valencia, Elisir su regia Michieletto gli offriva ben altre opportunità interpretative.
E qui torniamo al punto: proprio in quest'ultima stagione, alla Scala, è accaduto che un giovane direttore, Robin Ticciati, abbia fatto un figurone all'interno di un memorabile allestimento del Peter Grimes di Britten firmato Richard Jones. Quel successo dovrebbe servire da "spia luminosa" alla Scala, sulla gestione dei giovani di valore. Quel successo apre anche un'altra problematica: la Scala di Lissner ha fatto cose spettacolose - su un repertorio europeo - e c'è da essergliene grati: meglio, a mio avviso, che le Europe Riconosciute da Scala italiota della precedente gestione! - non altrettanto su quello italiano.


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Re: Scala: Rigoletto non è una sinfonia

Messaggioda vivelaboheme » mar 20 nov 2012, 19:43

Ho letto l'editoriale di Bagnoli, che in parte condivido, anche se, avendo assistito ad una delle prime repliche di Sigfrido con tanto di (eccellente ) Stemme non avevo riscontrato, almeno nella parte musicale, i difetti da lui annotati.
Al fondo, la problematica sollevata da Bagnoli ha sicuramente verità e chiunque frequenti la Scala ne può dar conto.
Nel frattempo, mi è però accaduto di trascorrere cinque giorni a Vienna, ascoltando

- lo straordinario ritorno in concerto di Georges Pretre (89 anni, un'operazione in primavera e un figlio perso un mese fa) traboccante di sensualità, colori, in memorabili esecuzioni (con i Wiener Symphoniker) de La Valse, della Suite del Cavaliere della Rosa, e in una lucidissima versione della Quarta di Beethoven
- una memorabile "Scozzese" di Mendelssohn firmata da Claudio Abbado con la Mozart
- un ottimo concerto Wagner-Ciaikovsky del lanciato Andriss Nelsons, con i Wiener Philarmoniker
- una sorprendente, fantastica Ifigenia in Aulide di Gluck al Theater an der Wien, direzione De Marchi regia Fischer, di straordinaria tensione musicale e scenica

- un'avvilente, vergognosa, lettura de La Traviata alla Staatsoper con compagnia di canto appena adeguata (e ben peggiore di quella del pur non memorabile Rigoletto scaligero ) e una "direzione" (se così si voglia chiamare la mortuaria, catatonica esecuzione) di tale Bertrand De Billy che peraltro gode di una certa reputazione presso frange di ascoltatori anche nostrani che vedono nel direttore un semplice accompagnatore. Qui siamo anche al di sotto del termine "accompagnare", in quanto il De Billy annega Traviata in una palude di noia. Non è una questione di tempi veloci o lenti (qui per lo più lentissimi) ma di saperli sostenere vivificando una "vicenda" musicale e teatrale. Il Rigoletto firmato Dudamel manca senz'altro di dimestichezza con il palcoscenico ma è comunque l'esito di un direttore degno del termine. Questa Traviata, no. E devo dire che uno sguardo complessivo all'avvilente (non c'è altro termine) calendario di un'istituzione di prestigio quale la Staatsoper (si dirà: sì, ma è di repertorio...rispondo: sì. ma la qualità è ben bassa!) rende un po' più indulgenti rispetto alla pur problematica programmazione del Teatro alla Scala. A Vienna per ascoltare e vedere spettacoli stimolanti bisogna andare in teatri che NON siano la Staatsoper (e, devo aggiungere, che parlandone, si scopre che il fatto è ben noto anche a livello locale: la Staatsoper ha tendenzialmente, ormai, una frequentazione da turismo di passaggio: i locali evitano).


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