Macbeth (Verdi)

recensioni e commenti di spettacoli visti dal vivo

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Re: Mabeth alla Scala

Messaggioda pbagnoli » dom 25 mag 2008, 20:59

Il punto, Vittorio, è che questo Macbeth non merita oggettivamente piùdi 2 righe di commento.
Ono è interessante, ma in un contesto così mortificante faccio fatica ad estrapolare la sua prestazione
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Mabeth alla Scala

Messaggioda Belphagor » lun 26 mag 2008, 2:23

Questo "Macbeth" aumenta la lista dei vari fallimenti di questa stagione scaligera che salvo il bellissimo "Tristan und Isolde", l'interessante "Wozzeck" e la curiosità del "Cyrano" non ne ha imbroccata una.
Nucci ha fatto routine giustamente poco convinto, Urmana fuori parte, direzione per me orribile e lontana anni luce dalla intensissima "Lady Macbeth" dello scorso anno.
E voi, Spirti Negri e candidi, Rossi e ceruli, Rimescete!
Voi che mescere Ben sapete, Rimescete! Rimescete!
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Re: Mabeth alla Scala

Messaggioda MatMarazzi » lun 26 mag 2008, 23:24

VGobbi ha scritto:Alura Pietro e Mat, vi decidete ad ascoltare questo Macbeth? Ripeto, il mio interesse e' la vostra opinione sulla direzione di Ono.


Vittorio, io ci ho provato a scaricare il tuo file, ma alla fine era corrotto.
Sarò incapace io, ma purtroppo è così.
Provo a scaricarlo da OS, se c'è.
E poi ti saprò dire.

Salutoni,
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SALISBURGO 2011

Messaggioda MatMarazzi » sab 27 ago 2011, 18:36

Eccomi tornato dal celebratissimo e discusso Macbeth Muti/Stein a Salisburgo.
Certo uno degli spettacoli più istericamente attesi dell'anno: non era ancora stato annunciato che i biglietti erano già spariti.

Tutta l'attenzione (a parte Stein) era concentrata su Muti e i Wiener, ed effettivamente da loro sono giunte le maggiori soddisfazioni.
Le uniche di questo allestimento.

Muti conosce ogni battuta di quest'opera. Ciò che ne ricava ha dell'incredibile.
Mai ho sentito dirigere il Macbeth in questo modo (nemmeno dallo stesso Muti) e mai più credo lo sentirò a questi livelli.
Gli equilibri sonori sono talmente millimetrici che ogni strumentino, il più insignificante accompagnamento (di quelli che ...anche se possiedi venti edizioni dell'opera non avevi mai notato) diventano protagonistici e rivelatori.
Si potrà odiare l'enfasi chiassosa e "colossal" con cui vengono risolte certe pagine (il finale primo, il coro degli esuli) e tuttavia ci vuole un titano della direzione per gestire una architettura tanto piramidale come un miracolo di equilibrismo, per non far scadere in rumore i climax più assordanti e per far sì che il più minuscolo suono partecipi a una struttura generale compatta come il cemento armato, specie laddove i ritmi si fanno improvvisamente vorticosi, turbinanti... senza che una semicroma dei violini vada persa.
L'ottimo rapporto fra il direttore e l'orchestra austriaca non si limita a questa sfida di virtuosismo, ma si concretizza in una comunanza di prospettive estetiche e di gusto che - per quanto snaturanti possano essere in rapporto al Macbeth di Verdi, non certo scritto per questi tardo-romantici e clangori mitteleuropei - suscita sbalordimento e ammirazione.
Davvero impossibile resistere a una direzione come questa. Non ci sono parole per elogiarla.
E tuttavia, fermo restando il mio entusiasmo, non posso esimermi dal contestare al direttore le sue solite colpe - alcune dirette, altre indirette - che alla fine e nonostante tutto hanno fatto di questo Macbeth la solita occasione sprecata.

Partiamo dalle prime: le critiche dirette.
Intanto (e il fatto che tanti altri direttori commettano lo stesso errore non assolve Muti) io non tollero più il pastrocchio testuale che ancora ci viene propinato.
Premesso che di Macbeth ce ne sono due (quello fiorentino del 47 e quello parigino del 65), perché non orientarsi sull'una o sull'altra versione?
Perché ad esempio non appoggiarsi semplicemente all'edizione francese, certamente più matura e moderna?
Ma perché Muti è difensore dell'italianità di Verdi e non accetterebbe di dirigerlo in Francese.
Bene, allora prenda la versione italiana del 1847.
Già, ma se così facesse dovrebbe dirigere un'orchestrazione meno sfarzosa e brillante... meno atta a valorizzarlo.
Così lui "sceglie" la versione francese però non solo la fa in Italiano, ma le impone il brutto finale del 1847, che tra l'altro avrebbe senso solo con un grande baritono alla Varesi (ovviamente non è il caso di Lucic).
Naturalmente Muti non può resistere alla tentazione di eseguire i ballabili delle streghe (scritti appositamente per Parigi) e tuttavia - forse vittima della vecchia tesi che Verdi in Francia si sia venduto alle pratiche del Grand-Opéra - il piazza ad apertura del terzo atto, come fosse un'Ouverture, come fosse una Leonore III, senza streghe in scena, senza coreografie e facendoli così apparire spaventosamente brutti, illogici, volgari.

Quanto all'interpretazione vera e propria, i vari numeri dell'opera (presi singolarmente) non mancano di una vera - talora fortissima - carica emozionale, tanto che non di rado si hanno i brividi lungo la schiena.
Ma è anche vero che questo avvitamento sul suono, sull'architettura del singolo tableaux, sull'emozione momentanea, non essendo sorretto da una più vasta visione drammaturgica, finisce per rendere tali emozioni slegate e incoerenti.
In sostanza, se è indubbio il potenziale teatrale del singolo brano (o del singolo effetto), l'insieme paradossalmente induce alla noia, mancando la forza di un'unità narrativa (non parliamo di coerenze psicologiche, simboliche, drammaturgiche...)
Questo Macbeth pare una lunga favoletta senza spessore, animata (questo sì) da innumerevoli sprazzi di impatto emozionale forte, fortissimo, ma che sembra spesso gratuito.

Il fatto è che Muti, invecchiando, non ha acquisito senso del teatro.
Il suo è sempre stato un teatro di emozioni possenti, abilmente descritte, ma di pelle, superficiali, sgangiate da percorsi superiori.
Nè l'età l'ha condotto a scoprire che le vere emozioni (teatrali e non) non sono quelle più sconquassanti ma quelle più complesse, sottili, interiorizzate e soprattutto giustificate da un'evoluzione nella quale sia possibile riconoscersi.
In quanto teatro d'effetti, quello di Muti resta un anti-teatro. Ne è prova il suo Macbeth che, dopo quasi quarant'anni, continua a sembrare poco più che un "noir storico" particolarmente sanguinolento e torbido, con tanti cattivacci che alla fine saranno puniti.


Queste le critiche dirette a Muti.
Poi ci sono le critiche indirette, quelle ciò che si riflettono sugli ambiti che non gli competerebbero ma nei quali esige di metter becco.
Ossia i cast e gli allestimenti scenici.

Le capacità di Muti come direttore sono abbaglianti e tutti gliele riconosciamo.
Putroppo le sue prospettive critiche, drammaturgiche e culturali lo sono terribilmente di meno.
Basta sentirlo parlare di Macbeth per capire ....la superficialità un po' infantile della sua visione
NOn sarebbe un problema... a un direttore si richiede di dirigere.
E sono assai pochi i direttori che possono dirigere questo repertorio come lo dirige lui.
Se Muti lasciasse a gente che veramente "ne sa" (direttori artistici, registi, gli stessi interpreti) il compito di intervenire dove lui non può (e non dovrebbe) arrivare, il problema non si porrebbe.
Ne è stata la prova il fantastico Moise di due anni fa, sempre qui a Salisburgo: era la prima volta che assitevo a uno spettacolo con Muti il cui pensiero drammaturgico fosse affidato a un vero, grande intellettuale, limitandosi il direttore a ottenere dalla fossa i propri ben noti miracoli.
Il risultato è stato grandioso.

Poteva essere l'inizio di una nuova fase... ma così non è stato.
In questo Macbeth ho ritrovato il Muti che (ahimé) conoscevo, il direttore tanto inconsapevole dei propri limiti culturali e critici, quanto convinto di avere il diritto e il dovere di imporre la propria insindacabile autorità.
Il Muti che non si capacita di dover dirigere solo l'orchestra, il coro, i cantanti, ma che vorrebbe - bacchetta alla mano - dirigere anche i teatri, i critici, persino il pubblico (la sera in cui ero presente io si è persino permesso un battibecco col pubblico, colpevole di aver appluadito Banco pochi minuti prima che il brano finisse... immaginiamoci come il siparietto possa aver contribuito a migliorare la già latente tensione narrativa dello spettacolo).
Peccato che i tanti anni sulle spalle, le brutte esperienze e i (pur invisibili) capelli bianchi non abbiano insegnato a Muti che questa pretesa di dirigere tutti non porta bene né all'arte, nè a lui.

Partiamo dal cast: ovunque vada, deve essere lui a scegliere i cantanti.
I quali devono essere allineati alla sua idea di come la partitura debba essere cantata e del tipo di personaggi che egli ha in mente.
Per conseguire tutto ciò, Muti passa sopra al fatto che dispongano di adeguate personalità artistiche (e nel caso di Macbeth o Lady Macbeth sappiamo quanto è assurdo).
Quel che è peggio è che lui non dispone sempre degli strumenti per individuare vocalmente, stilisticamente e drammaturgicamente i cantanti giusti, né per partorire idee davvero vincenti su come rendere i personaggi.

Per esempio non ha mai capito chi o cosa sia Lady Macbeth.
La vede molto "cattiva" ma non comprende come questa cattiveria vada collocata nella poetica shakespeariana o nella drammaturgia ancora intrisa di romanticismo e belcantistmo di Verdi e Piave. Non si è ancora liberato dalla vecchia formula tedesca di farne una specie di Orturd (declamatoria, sillabante, possente).
E così la lista delle sue Lady mette tristezza.
La Jones a Firenze (per lo meno l'unica vera personalità del gruppo), poi la Cossotto in studio, la Dimitrova a Napoli, la Guleghina a Milano e ora la Serjan.
L'unica eccezione (giustamente non in Italia) fu la Scotto a Londra, vocalmente, tecnicamente e interpretativamente ideale.

La Serjan non ha nulla di una grande Lady.
Non ha il canto sbalzato sul ritmo e sul fraseggio, non ha l'ardimento vorticoso di una vera belcantista, non ha il virtuosismo, i suoi acuti sono grossi ma non svettanti.
Quel che è più grave è che non ha la forza di personalità scenica e musicale richieste da un simile ruolo.
Ha in compenso una bella e grande voce (come piace a Muti), un bellissimo re bemolle filato (che piace anche a me :) ) ed è di quelle cantanti mansuete e ubbidienti che Muti predilige per costurire i personaggi esattamente come li ha pensati.

Anche peggio il Macebth di Lucic, bass-baritono declamatore abusivamente imposto in Verdi, dalla retorica completamente fuori stile, per giunta oggi un po' calante e retorico... insomma un controsenso in un ruolo Varesi.
Ho risentito volentieri, dopo anni ormai, Filianoti, la cui voce è sempre bellissima e la cui presenza scenica (per lo meno in personaggi poco articolati psicologicamente) è nobile e altera.
Al contrario non capisco la ragione di affidare Banco a un basso immaturo e fuori parte come Dmitry Beloselskiy, già Zaccaria con lo stesso Muti.


Resta il discorso registico.
E qui, francamente, sono in difficoltà, oerché piaccia o non piaccia (e a me non piace) Stein di personalità ne ha da vendere.

Da lui non mi aspettavo una grande regia. Mi aspettavo la solita pappa alla Stein.
Ma quello che ho visto è qualcosa di diverso.
Questo Macbeth era esattamente ricalcato su una produzione areniana o newyorkese degli anni '80.
Un tipico "american trash" da anni '80 (l'espressione - felicissima - è di Maugham).

In un buio pressoché costante, i personaggi si muovevano goffamente, con gesti da B-movie storico degli anni '60, inseguiti da perenni (e ridicoli) occhi di bue.
I costumi erano un arruffato défilé di manti e armature da libro delle favole.
E Lady era conciata esattamente come la regina cattiva della Biancaneve di Disney.
Le streghe erano proprio streghe con tanto di pentolone fumante (salvo il fatto che erano solo tre, in quanto il resto del coro fungeva solo da sottofondo musicale; idem per i sicari).

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Mai visto niente di più ridicolo, di più scemo...
Se penso ai Macbeth di Jones, di Cerniakov, di Carsen... non potevo credere che in pieno 2011 qualcuno proponesse una simile porcheria al festival di Salisburgo.
Il fantasma di Banco, tanto per dire, appare da una botola sul pavimento, facendo sghignazzare persino i tanti mutiani del pubblico.
Il coro si dispone regolarmente metà a destra e metà a sinistra del palcoscenico, come nelle peggiori zeffirellate per vecchietti da Blog, e lì resta immobile finché canta, salvo poi uscire ordinatamente (ognuno dalla sua parte) alla fine.

E non parliamo delle classiche idiozie da regia d'opera italiana... nessuna è stata dimentica da Stein.
Che so...
Macbeth che canta "giorno non vidi mai si fiero e bello" mentre in una scena completamente buia esplodono lampi e fulmini.
Il drappello che annuncia la morte di Glamis entra correndo, si dispone in fila per tre, e da lì dà il suo annuncio.
il messaggero che annuncia a Lady l'arrivo di Duncan entra in scena da sinistra e - congedato da Lady - esce a destra!
Macbeth che grida al fantasma (per ben due volte) di non agitargli contro i capelli insanguinati, mentre lo spettro resta puntualmente immobile.
Non parliamo della musica villereccia che accompagna l'arrivo del Re al castello di Macbeth.
Qui c'è una sfilata orripilante (sul corridoio antistante la fossa d'orchestra) con Duncan, seguito prima dai coristi - in fila per due - poi dagli strumentisti che suonano la fanfara, ovviamente vestiti in tenuta finto-medievale ma con luccicanti e modernissimi strumenti otto-novecenteschi.

Già alla fine del primo atto io avevo la sensazione che qualcosa non tornasse...
Quello non era per nulla lo stile di Stein; ci piaccia o meno, non è questo il suo linguaggio, il suo modo di fare teatro.
Più passava il tempo più questo spettacolo mi pareva strano... la gestualità troppo cretina, la scenografia troppo stupida (una porta nera che si eleva sul palcoscenico vuoto, il tavolo del banchetto era la solita lunga fratina per giunta illuminata)...

Poi, a partire dalla scena delle apparizioni, è accaduta una cosa che mi ha indotto a riflettere.
All'apparizione di Banco (ovviamente col suo bravo specchio in mano) immagini dei re "futuri" sono state proiettate sull'alto muro della Felsenreitschule.
Dapprima immagini medievali di antichissimi sovrani, poi - procedendo nella storia - monarchi più recenti.
La penultima immagine era della regina Vittoria.
L'ultima era di Elisabetta II, attualmente in carica.

Potete immaginarvi: il pubblico è scoppiato a ridere.
E io ho sbarrato gli occhi!
Che sta succedendo?
Poco dopo, appena svenuto Macbeth, parte il balletto. Tutta la scena si illumina di palline e stelline. Sembra una rappresentazione scolastica di Natale.
E infatti, puntualmente, entrano in scena tante bambine piccolissime che si lanciano in un balletto ovviamente patetico (ma tanto carino)...
L'ultima scuote Macebth, lo sveglia e poi scappa via...
I miei occhi erano ancora più sbarrati.
No! Qui Stein non "c'è". Stein "ci fa"!

E poi il colpo di scena finale.
Proprio al termine del coro dei liberatori scozzesi sul cadavere di Macbeth, all'ultima battuta prima che si spengano le luci.... un cannone posto dietro al coro fa esplodere una nuvola di coriandoli, che cade luccicando sui vincitori!
Anche in questo caso il pubbico ridacchia...
A questo punto non ho più dubbi.

Ciò in cui Stein si è lanciato, con vero divertimeno (suo e non nostro) è una parodia della regia d'opera "tradizionale".
Tutte le ingenuità e le scempiaggini (che i vecchietti anche austriaci rimpiangono) sono state pazientemente raccolte e riportate in vita.
Figuriamoci le matte risate che Stein si sarà fatto a leggere i giornali tedeschi (che lo hanno accusato di eccessivo "tradizionalismo") e - ancora di più, ma non credo li abbia letti - sui commenti degli ineffabili Soloni della stampa italiana, che hanno levato nubi di incenso alla sua regia (strehleriana, ha scritto Girardi), persino riportando le sue clamorose affermazioni in conferenza stampa ("il regista non conta nulla, dirige solo il traffico! Muti è un primus inter pares, e io sono un pares! Io non so nulla di teatro contemporaneo") senza rendersi conto dello spiritastro acido che c'era dietro.

Ora potremmo chiederci che bisogno c'è che un grandissimo regista, un decano dell'Intellighentsia tedesca, si riduca a fare una parodia invece di una grande opera di drammaturgia!
Che bisogno c'è? :)
Provateci voi a proporre qualcosa di diverso da tutto ciò a un Muti (già incattivito e furibondo con il Festival) e in un'opera come Macbeth e in un contesto come Salisburgo!
Se ci fosse stato lo scontro secondo voi chi avrebbe avuto partita vinta?
E chi glielo fa fare a Stein di mettersi tutti contro!
Volete una regia "senza stranezze"?
Io faccio di più: vi metto in scena tutto l'orrore della tradizione registica che i nostalgici rimpiangono!

Certo, Stein avrebbe potuto andarsene, rinunciando alle migliaia di euro del suo cachet.
Ha preferito montare una regia-caricatura, che avrebbe tranquillizzato Muti (che forse alla fine l'ha capita, considerato che ha impedito la diretta televisiva) pur infarcendola di piccoli e inequivocabili segnali del suo disprezzo.
Segnali che solo i nostri illuminati recensori (penso alla povera Moreni... lei sì che capisce le regie! :) ) non avevano gli strumenti per cogliere.

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Re: Macbeth (Verdi)

Messaggioda pbagnoli » sab 27 ago 2011, 19:01

Splendido resoconto, Matteo.
Solo una cosa non ho capito: che differenza ci sia fra questo e uno qualunque degli altri Macbeth diretti da 'o Maeschtr' e che tu hai giustamente ricordato.
Se la risposta è "nessuna", la mia domanda successiva è: che senso ha, d'ora in avanti, alla luce di quello che hai scritto, vedere un altro spettacolo diretto da Muti? Ormai, a settant'anni, non è diventato una sorta di replicante di se stesso? Ha imparato a rinnovarsi? Che sorprese ci potrebbe dare ancora, dai titoli nuovi o da quelli vecchi e già praticati da una vita?
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Re: Macbeth (Verdi)

Messaggioda MatMarazzi » sab 27 ago 2011, 19:25

pbagnoli ha scritto:Splendido resoconto, Matteo.
Solo una cosa non ho capito: che differenza ci sia fra questo e uno qualunque degli altri Macbeth diretti da 'o Maeschtr' e che tu hai giustamente ricordato.
Se la risposta è "nessuna", la mia domanda successiva è: che senso ha, d'ora in avanti, alla luce di quello che hai scritto, vedere un altro spettacolo diretto da Muti? Ormai, a settant'anni, non è diventato una sorta di replicante di se stesso? Ha imparato a rinnovarsi? Che sorprese ci potrebbe dare ancora, dai titoli nuovi o da quelli vecchi e già praticati da una vita?


La differenza, Pietro, è che la ricerca sul suono, sulla calibratura timbrica, sull'equilibrio e sul ritmo è arrivata nel Muti di oggi a livelli semplicemente grandiosi.
Ci sono momenti in cui ciò che proveniva dalla fossa lasciava veramente esterrefatti, senza fiato.
Peccato che, per gustare tutto questo, ci tocchi regolarmente subire del brutto teatro e delle modeste prestazioni canore, come se fosse la condizione necessaria per sentire un così bravo direttore.
Sinceramente non credo che al Wanderer Club proporrò più uno spettacolo diretto da Muti. Questo Macbeth è l'ultimo.
Perché trent'anni di opere mi hanno insegnato che è meglio uno spettacolo dove tutte le componenti superino appena la sufficienza, che uno con elementi di eccellenza mirabolanti ma dove tutto il resto va dal modesto al pessimo (come il 90 % degli spettacoli diretti da lui).

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Re: Macbeth (Verdi)

Messaggioda Riccardo » sab 27 ago 2011, 23:40

Concordo quasi con tutto quanto scrive Mat su questo Macbeth. Ma:

MatMarazzi ha scritto:Anche peggio il Macebth di Lucic, bass-baritono declamatore abusivamente imposto in Verdi, dalla retorica completamente fuori stile, per giunta oggi un po' calante e retorico... insomma un controsenso in un ruolo Varesi.


Che Lucic avesse alcuni problemi con la scrittura "italiana" della parte non c'è dubbio. Ma che tu Mat, paladino dei ruoli Varesi da affidarsi a Keenlyside, mi dica che chiamare un declamatore per una parte del genere sia un controsenso mi sembra eccessivamente contradditorio : Chessygrin :
Discutiamo pure Lucic (che in mezzo a qualche urlaccio qualcosa di bello ha tirato fuori - duetto con la Serjan-), ma non vedo perché la sua vocalità non possa per lo meno essere ritenuta plausibile per una parte del genere.

MatMarazzi ha scritto:Ho risentito volentieri, dopo anni ormai, Filianoti, la cui voce è sempre bellissima e la cui presenza scenica (per lo meno in personaggi poco articolati psicologicamente) è nobile e altera.

Con la voce di Filianoti ammetto di avere sempre avuto problemi, ma questa volta davvero la mia impressione è stata che nell'economia di un solo pezzo fossero evidenti più lo sforzo e le preoccupazioni vocali che non il resto. Nobile e altero poi lo vedo poco anche come personalità, strano! Semmai il suo mi pare un carattere inebetito ed insicuro.

L'intepretazione di Mat del lavoro di Stein è plausibilissima, anche se non così incontrovertibilmente confermabile mediante la lettura della conversazione con il regista contenuta nel libretto. Ci sono indizi però..
La cosa strana è che Stein parla come se il suo stile fosse rimasto inalterato rispetto al suo gloiroso passato di difensore del rispetto del libretto e della partitura.
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Re: Macbeth (Verdi)

Messaggioda VGobbi » dom 28 ago 2011, 9:41

Che spasso leggerti, Mat!!!

Una recensione che sa far ridere, che sa farncapire quello che e' successo nello spettacolo e che sopratutto sa far riflettere.

Su Muti l'ho sempre trovato geniale nel "primo" Verdi, ma se devo trovare qualcosa di innovativo nella direzione, beh penso che Ono sia inarrivabile.

Mi spiace tanto per Filianoti. Si ha sempre l'impressione che faccia la fine sin Coni, di un Raffanti. Io spero vivamente di no. E' un artista che più ho amato negli ultimi tempi.

Sulla regia di Stein, davvero quest'ultimo voleva prendere per i fondelli critica/pubblico? Certo che molte sue trovate sono da suicidio, da spettacoli anni 30 che andavano in scena al Met!!!
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: Macbeth (Verdi)

Messaggioda MatMarazzi » dom 28 ago 2011, 10:00

Riccardo ha scritto:Che Lucic avesse alcuni problemi con la scrittura "italiana" della parte non c'è dubbio. Ma che tu Mat, paladino dei ruoli Varesi da affidarsi a Keenlyside, mi dica che chiamare un declamatore per una parte del genere sia un controsenso mi sembra eccessivamente contradditorio : Chessygrin :
Discutiamo pure Lucic (che in mezzo a qualche urlaccio qualcosa di bello ha tirato fuori - duetto con la Serjan-), ma non vedo perché la sua vocalità non possa per lo meno essere ritenuta plausibile per una parte del genere.


Caro Ric,
ma non c'è alcuna contraddizione a rigettare l'idea del bass-baritono declamatore in Verdi e a elogiare nel contempo Keenlyside, per la semplice ragione che Keenlyside non è per niente nè un declamatore, nè un bass-baritono (se mai un baritono acuto, leggero e quasi tenorile come estensione).
Egli appartiene alla categoria dei baritoni coloristi (non declamatori) all'anglosassone, proprio come Hampson, Gunn, Gilfry, Finley e assimilati scandinavi (Skhovus, Mattei, ecc...).
Il suo repertorio, come quello dei colleghi suddetti, è Mozartian-Brittenian-liederista, non certo wagneriano-straussiano.
Come abbiamo lungamente detto nel trhead apposito, io trovo molto stimolante (per ragioni tecniche e vocali) la lenta conquista del baritono verdiano da parte dei coloristi, mentre ho sempre biasimato in questi ruoli i declamatori alla London o alla Gobbi, da Bacquier a Evans (tra le pochissime eccezioni certi personaggi di Waechter).
Persino Bastianini non mi sconfiffera.

Oltretutto (proprio come è il caso di Lucic) non si tratta quasi mai di declamatori acuti, ma proprio bass-baritononi in difficoltà non solo con l'emissione, ma anche con l'estensione.
Se proprio devo avere un declamatore in un baritono verdiano, allora come ho scritto preferirei tenori centralizzanti, anche wagneriani, che almeno (più comodi come tessitura e più chiari timbricamente) potrebbero cantare con più leggerezza e poesia.
Quindi come vedi nessuna contraddizione.

Venendo a Lucic nella mia recita forse era stanco, ma certo ha esibito tutti i limiti di un bass-baritono declamatore in questo repertorio.
Nel duetto con Lady, nella mia serata, non ci sono state belle frasi, ma solo tentativi (un po' asfittici e rantolanti) di pianissimi illogici, faticosamente tenuti sui tempi di eccessiva lentezza voluti da Muti.
Ma probabilmente la cosa era dovuta alla fatica dell'ultima recita.
Pur non essendo specialissimo, Keenlyside è su un altro pianeta per me; anche senza contare il genio attorale e interpretativo e la ben diversa consapevolezza musicale.


Con la voce di Filianoti ammetto di avere sempre avuto problemi, ma questa volta davvero la mia impressione è stata che nell'economia di un solo pezzo fossero evidenti più lo sforzo e le preoccupazioni vocali che non il resto. Nobile e altero poi lo vedo poco anche come personalità, strano! Semmai il suo mi pare un carattere inebetito ed insicuro.


Anche qui sarà questioni di serate.
Per me il timbro di Filianoti è sempre stato una colata di argento, davvero luminoso e araldico, timbro che infatti lo predisponeva benissimo ai ruoli aulici del protoromanticismo (sorprendentissima la sua Favorita a Bologna, ma anche la sua Lucrezia Borgia).
Con mia grande sorpresa, mi piacque moltissimo persino in un ruolo Nourrit come nel Moise agli Arcimboldi (anzi fu l'unico fuoriclasse di quella tristissima serata).
E' vero che gli acuti (che pure si estendevano fino al re sopracuto) erano sempre al limite dell'incidente.
Ed è anche vero che i ruoli psicolgicamente articolati non sono mai stati il suo forte (anche per questa ragione, oltre che per questioni vocali, era insensato proporlo in Don Carlos).
Ma questo non toglie che nei personaggi dell'allegoria romantica (i personaggi Duprez in particolare) Filianoti avesse ed abbia ancora una presenza aristocratica e seducente, anche se con un qualcosa di distaccato e cavalleresco.
E a me (ma capisco i gusti di tutti) questo Macduff così distinto, araldico, chiaro e luminoso di timbro, ha ricordato il Filianoti che amavo, quello del Dom Sebastien, della Lucrezia Borgia e della Favorite.

L'intepretazione di Mat del lavoro di Stein è plausibilissima, anche se non così incontrovertibilmente confermabile mediante la lettura della conversazione con il regista contenuta nel libretto. Ci sono indizi però..
La cosa strana è che Stein parla come se il suo stile fosse rimasto inalterato rispetto al suo gloiroso passato di difensore del rispetto del libretto e della partitura.


Il fatto Ric è che Stein non poteva presentare la sua "parodia" come una cosa evidente e addirittura vantarsene in conferenza stampa.
Se Muti o il festival avessero odorato questo intento, l'avrebbero fermato (Muti secondo me se n'è accorto, ma troppo tardi: ormai l'unica cosa che poteva fare era limitarsi a bloccare la diretta televisiva).
Furbescamente Stein ha dovuto far passare la sua regia come il trionfo della sobrietà e del tradizionalismo, contando sul fatto che i conoscitori della sua opera - numerosissimi nella Mitteleuropa e non solo - avrebbero capito il suo reale intento.
E per meglio facilitare loro il compito, ha anche posto qua e là una manciata di buffonatine provocatorie e si è lasciato andare a una serie di considerazioni teoriche che - come certamente Muti e la Moreni non sapeva - non possono essere prese sul serio in rapporto alla carriera di questo artista.
Pertanto, se è vera la mia ipotesi, nulla di strano che sul programma di sala Stein non abbia dichiarato "voglio ridicolizzare il tipo di regia che Muti ha imposto per vent'anni alla Scala e che pretende di imporre anche a Salisburgo!" :)
No?

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Re: Macbeth (Verdi)

Messaggioda Riccardo » dom 28 ago 2011, 11:05

MatMarazzi ha scritto:Pur non essendo specialissimo, Keenlyside è su un altro pianeta per me; anche senza contare il genio attorale e interpretativo e la ben diversa consapevolezza musicale.

Allora sarà soltanto che nel Don Carlo di Pizzi il genio attoriale e intepretativo faticavano ad emergere...
Per quanto riguarda Lucic è vero che comunque i pianissimi (che saranno stati illogici, ma mi hanno fatto ricordare come si può stare bene anche senza Nucci) non erano granché assecondati da Muti.
Il discorso comunque, per me, stava nel fatto che nella tristezza del cast, quelle due cose destanti un minimo interesse le ha fatte Lucic e non gli altri. Nel bene e nel male.

MatMarazzi ha scritto:Ma questo non toglie che nei personaggi dell'allegoria romantica (i personaggi Duprez in particolare) Filianoti avesse ed abbia ancora una presenza aristocratica e seducente, anche se con un qualcosa di distaccato e cavalleresco.

Sì, ma dei personaggi Duprez secondo me non possiede la necessaria saldezza vocale... La Lucia alla Scala di qualche anno fa fu piuttosto imbarazzante per l'impossibilità di sostenere la vocalità.
Per il resto, la storia del timbro meraviglioso come una colata di argento di Filianoti l'ho sentita dire da talmente tante persone che evidentemente il problema è solo del mio orecchio!

MatMarazzi ha scritto:Pertanto, se è vera la mia ipotesi, nulla di strano che sul programma di sala Stein non abbia dichiarato "voglio ridicolizzare il tipo di regia che Muti ha imposto per vent'anni alla Scala e che pretende di imporre anche a Salisburgo!"
No?

Però tra questo che dici tu e tessere volontariamente le lodi di un connubio d'intese trionfale, realizzatosi dopo anni che Muti cercava Stein per quest'opera, decollato addirittura a Ravenna quando i due si incontrarono per suonare cantare e discutere il capolavoro verdiano...ci sono anche vie di mezzo no? :D
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Re: Macbeth (Verdi)

Messaggioda Tucidide » dom 28 ago 2011, 11:13

Riccardo ha scritto:Per il resto, la storia del timbro meraviglioso come una colata di argento di Filianoti l'ho sentita dire da talmente tante persone che evidentemente il problema è solo del mio orecchio!

Che il timbro di Filianoti sia meraviglioso lo penso anche io, ma secondo me vocalmente è sempre stato molto alla "come viene viene". Di tenori di bel timbro, superdotati di natura, ma tecnicamente e musicalmente molto bradi è piena la storia dell'opera. A me all'inizio piaceva, adesso lo trovo in grandissime difficoltà.
Comunque ogni tanto succede di ascoltare voci unanimemente considerate pregiate e non trovarle niente di che. A me succede con Alvarez (Marcelo-ciuffo-unto): tutti a parlare di 'sta meraviglia timbrica... boh... :roll:
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Macbeth (Verdi)

Messaggioda MatMarazzi » dom 28 ago 2011, 11:19

Riccardo ha scritto:Allora sarà soltanto che nel Don Carlo di Pizzi il genio attoriale e intepretativo faticavano ad emergere...
Per quanto riguarda Lucic è vero che comunque i pianissimi (che saranno stati illogici, ma mi hanno fatto ricordare come si può stare bene anche senza Nucci) non erano granché assecondati da Muti.
Il discorso comunque, per me, stava nel fatto che nella tristezza del cast, quelle due cose destanti un minimo interesse le ha fatte Lucic e non gli altri. Nel bene e nel male.


NOn metto in dubbio che il suo Posa sia stato deludente. Io stesso dal suo Rigoletto e dal suo Macbeth mi aspettavo tanto di più.
Quel che volevo dire è che in tutti i casi Keenlyside prove del suo straordinario talento ha avuto spesso occasione di offrirle.
Secondo me basta il Prospero "Punck" della Tempesta di Ades o il Billy Budd per collocare Keenlyside fra i giganti del nostro tempo (Beck aggiungerebbe il suo Oniegin e il suo Wozzeck, che purtroppo non ho mai visto).
E te lo dice uno che non va propriamente pazzo per Keenlyside.
Lucic nemmeno nel suo repertorio di elezione si è mai elevato a questi traguardi.
Relativamente al suo Macbeth... sicuramente hai ragione. Io, in un simile ruolo, parto un po' prevenuto.
Mi aspetto di sentire sempre qualcuno che "spacchi" :), che imponga una visione forte, orginale, profonda.
Il ruolo è un tale crogiuolo di insicurezze, ambizioni, tragedie, passioni (anche sessuali verso la moglie) che non posso più permettermi di sentire un Lucic.
E poi ho spesso constatato che un cantante arriva all'ultima recita provato, demotivato, deconcentrato...
Sarà sicuramente anche per questo che, alla tua, è risultato più interessante.

Sì, ma dei personaggi Duprez secondo me non possiede la necessaria saldezza vocale... La Lucia alla Scala di qualche anno fa fu piuttosto imbarazzante per l'impossibilità di sostenere la vocalità.
Per il resto, la storia del timbro meraviglioso come una colata di argento di Filianoti l'ho sentita dire da talmente tante persone che evidentemente il problema è solo del mio orecchio!


Oggi è vero... Anche io gli sconsiglierei oggi di affrontare i ruoli Duprez.
Questo non toglie che, tra la fine degli anni '90 e i primi anni 2000, io non conoscessi alcun tenore al mondo capace di fare meglio di lui quei personaggi.
Mi spiace che tu l'abbia sentito male in quella Lucia (che a quel punto forse non avrebbe più dovuto cantare).
Al contrario sono sicuro che la sua Favorite ti avrebbe entusiasmato (per inciso... è lì, in quei ruoli da post-Falcon, che la Ganassi era grandiosa).

Salutoni,
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Re: Macbeth (Verdi)

Messaggioda Riccardo » dom 28 ago 2011, 11:51

MatMarazzi ha scritto:Al contrario sono sicuro che la sua Favorite ti avrebbe entusiasmato

L'ho sentito a Genova nella Favorite, ma pure lì c'erano stecche dietro l'angolo che, almeno per me, è una sensazione ancora peggiore della stecca vera e propria!
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Re: Macbeth (Verdi)

Messaggioda MatMarazzi » dom 28 ago 2011, 12:09

Riccardo ha scritto:
MatMarazzi ha scritto:Al contrario sono sicuro che la sua Favorite ti avrebbe entusiasmato

L'ho sentito a Genova nella Favorite, ma pure lì c'erano stecche dietro l'angolo che, almeno per me, è una sensazione ancora peggiore della stecca vera e propria!


Hai dimenticato di specificare l'anno: 2007.
Quella di cui parlavo io era del 2002.
Solo cinque anni? Sì, come fra la Norma della Callas del 55 e quella incisa per la EMI nel 60.

Ribadisco ancora una volta che l'inarrivabilità stilistica, musicale e vocale di Filianoti nei ruoli Duprez è stata a cavallo fra gli ultimi anni '90 e i primi anni 2000.
Dopo la sua voce è cambiata, non distrutta ma cambiata.
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Re: Macbeth (Verdi)

Messaggioda Maugham » mar 30 ago 2011, 10:15

MatMarazzi ha scritto:Perché trent'anni di opere mi hanno insegnato che è meglio uno spettacolo dove tutte le componenti superino appena la sufficienza, che uno con elementi di eccellenza mirabolanti ma dove tutto il resto va dal modesto al pessimo .



Hai perfettamente ragione.
Anch'io, anno dopo anno, sono arrivato alla tua stessa conclusione.
E non è stato un percorso così scontato come potrebbe sembrare.
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