Luisa Miller (Verdi)

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Luisa Miller (Verdi)

Messaggioda Domenico Donzelli » lun 01 ott 2007, 14:00

PARMA 2007

qualcuno viene a vedere la miller a parma questa sera o altre sere?
saremo giulia grisi ed io questa sera a parma
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Messaggioda pbagnoli » lun 01 ott 2007, 16:24

Beati voi!...
Se anche la performance non sarà all'altezza, vi consolerete a suon di culatello e tortellini...
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Messaggioda PQYD » mer 03 ott 2007, 14:51

pbagnoli ha scritto:Beati voi!...
Se anche la performance non sarà all'altezza, vi consolerete a suon di culatello e tortellini...


Non sarebbe bastata nemmeno una pizza farcita :?
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Messaggioda giulia grisi » mer 03 ott 2007, 16:14

Piange e soffre Luisa al Festival Verdi di Parma, in quello che dovrebbe essere il tempio del canto verdiano, modello per gli altri teatri italiani ed esteri. E spiace, perché molte occasioni si sono perdute non certo per cause di forza maggiore, mancanza di mezzi o di voci, ma per l’assenza di una linea chiara che ispirasse la riproposizione di questo titolo.

Se non si ha nulla da dire, se non si ha una concezione stilistica precisa di ciò che si vuole allestire, non si và da nessuna parte, nemmeno nella routine, perché la routine odierna, a differenza di quella che si faceva sino ad una ventina d’anni fa, esula ormai anche dalle minime competenze in fatto di gusto, pertinenza stilistica appunto, fondamenti della tecnica di canto…..etc.
Parma allestisce Luisa Miller paga dell’aver messo in cartellone tre grandi nomi, forse il meglio che si possa trovare oggi sul mercato, ma non va oltre: dà loro una bacchetta di mestiere ma non certo di personalità, o che abbia la capacità di imporre una cifra personale di fronte a cotanti nomi ( talora nemmeno l’andare a tempo....), ed un regista che non vessa gli artisti con le note di regia, ma che mette insieme due o tre numeri dejà vue, di segno evidentemente contraddittorio sia per quanto attiene la scenografia, che i costumi. Del resto ciò basta a creare un successo da parte di un loggione felice di vedere i suoi beniamini, anche questi lasciano desiderare dal punto di vista vocale e musicale.

Attesa al riscatto dopo l’imbarazzante Norma di Barcellona e a dover dimostrare che la stagione che l’attende è alla sua portata, contrariamente all’opinione dei più, Fiorenza Cedolins si è presentata puntuale, con il ruolo depurato da taluni effettacci praticati in quel di Madrid due anni fa ( alludo, ad esempio, al Tu puniscimi o signor che veniva risolto ricorrendo troppo al registro di petto in zona grave….), cercando pulizia delle agilità, lirismi frequenti con smorzatore e piani, puntando, cioè, su una Luisa dimessa, lirica, intensa fin troppo ( proprio il Tu puniscimi o signor era veramente troppo sulla difensiva, perchè il momento è tragico..). Tutto ciò è stato di certo il lato migliore della serata, oltre che della prova della Cedolins, la sola che abbia esibito una linea di canto, o meglio, abbia tentato di avere una linea di canto vera, elegante e pertinente nell’accento. Se le si deve ammirazione per questo, resta il fatto che la voce è ridotta al lumicino, da soprano da Elisir d’amore più che da Aida e Trovatore ( !!! ), senza armonici, priva completamente della zona bassa e degli acuti estremi, che suonano ormai piccoli, fissi e talora veramente gridati. Ha evitato la dizione artefatta esibita altre volte, ha cercato di legare sul centro anche laddove tutto è diventato complicato, tanto che talora i suoni stanno nella bocca, un po’ arrotati in zona centrale. Insomma, ha cercato di cantare “ bello” e pulito, nella misura delle sue attuali condizioni vocali, col risultato che l’entrata ha lasciato tutti un po’ lì per la sorpresa data dalla magrezza del mezzo, gli staccati non facili; si è difesa al concertato primo; ha avuto scarsa drammaticità nella scena con Wurm, dove soltanto nella stretta finale c’è stato un il giusto peso specifico; maluccio il quartetto a cappella, con qualche stonacchiata in alto e si è difesa nel duetto col padre e nel finale del III atto, ove è arrivata molto stanca, cempennando anche alcuni staccati. Che dire alla fine? La Cedolins sa quel che si dovrebbe fare, ma le riesce soltanto in parte. E' sempre sorvegliata e tesa perchè tutto è innaturale, difficile; la voce non ha "il giro" e questo spiace agli ammiratori di un tempo. L'altra sera il futuro degli impegni è apparso spaventosamente sovradimensionato rispetto alle attuali capacità tecniche ed alle possibilità della voce.

Nucci ha cantato come sempre: capito che la serata girava maluccio, sul freddino andante, ha ben pensato di darci dentro nell’aria e di berciare, nel vero senso della parola, la cabaletta, memore del motto che per suscitare gli applausi si deve fare di tutto, “ anche calarsi le mutande !”. E così è stato: il cantare vociante paga l’orecchio del popolo, e che il baritono da Verdi debba fraseggiare legando e non ghermendo, smorzare e rinforzare i suoni invece di abbaiarli, tutti se ne sono dimenticati. Il fatto di essere al Festival di Verdi, poi, non importava a nessuno. Ottenuta l’ovazione che ha un po’ smosso le acque, il nostro simpatico baritono nonnetto si è placato, è ritornato ad un canto più quieto, con una voce che, a parte gli acuti estremi, è straordinariamente fresca ed invidiabile. Grande uomo di teatro Nucci, non c’è che dire. Peccato che ogni tanto non resista e si faccia tentare dal canto lupino e volgare.

Quanto ad Alvarez, ha fornito, insieme alla Franci ( che mai è stata contralto, e Dio sa che ci faceva a cantare Federica, che è ruolo serio e non da caratterista!!), una prova di vero malcanto, anche se con una voce di qualità. Ma cosa sia il canto, e cosa distingua il fatto di avere la dote dall’essere un cantante, questo tenore pare proprio non saperlo. La sua prova si può definire sinteticamente urla e falsetti, falsetti e urla. La sua “generosità” del “buttarla fuori” tutta, del cantare a squarciagola, con la mano sul cuore, non porta da nessuna parte. Il personaggio è sempre lo stesso, non diverso dal brutto Riccardo del recente Ballo parigino o dal Cavaradossi areniano. Passa il duetto d’entrata con Luisa, arrivano gli zittii per entrambi al duetto Federica-Rodolfo, regge di prepotenza la scena col padre. Nessuna nobiltà, un accento genericamente e banalmente irruente, che può anche andar bene, appunto nella scena di sfida a Walter ( sempre ammesso che anche lì si debba urlare… ), ma che disturba l’ascoltatore nel recitativo e nell’aria, straordinario momento di inventiva musicale che ha letteralmente distrutto. E qui ci si domanda se chi sta in buca, a Parma come a Parigi, non sappia o non possa moderare questo canto inconsulto, a squarciagola, acuti fatti con contrazioni di gola, singulti e penosi falsettini che vorrebbero sembrare pianissimi senza esserlo, per carenza di sostegno della voce. Mormoravano i vecchietti in palco con me l’altra sera, ed hanno anche mormorato all’indirizzo di un loggione che plaude in questo modo simili esibizioni. Rodolfo è nobile, romantico, estatico, e nell’aria ricorda con malinconia il momento più bello della sua vita: è mai possibile che urli??? Da lì in poi, sempre più stanco, Alvarez è andato verso la fine dell’opera, col fiato anche evidentemente corto nella scena finale con Luisa, vociando a vanvera, con gli acuti indietro e tutto quanto ne consegue.

E si!!! Si può proprio dire che a Parma, in questa Miller, chi voleva cantare come si dovrebbe non poteva, e chi poteva non ci ha provato quasi per nulla. E il maestro in buca qui che fa? Serve solo a battere il tempo? E la Direzione Artistica che fa? Come tutela le peculiarità del canto verdiano? E’ sufficiente questa ruotine dei più grani nomi del momento? Che idea si fa un giovane oggi di come si dovrebbe cantare Verdi? Da come applaudivano i ragazzi del loggione, si potrebbe ben dire che anche qui la tradizione del canto è perduta.
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Messaggioda dottorcajus » gio 04 ott 2007, 13:33

Della Luisa, altrove, ho visto in video l'esecuzione di Alvarez della famosa romanza. La voce è indubbiamente bella, l'interprete, purtroppo, votato alla genericità, ad una semplice esteriorità dei sentimenti. Nell'esecuzione c'è indubbiamente stata, da un punto di vista puramente vocale, una ricerca dell'effetto la cui realizzazione è stata piuttosto precaria. Scenicamente invece abbiamo il solito Alvarez proiettato nell'eccesso di qualsiasi gesto.
Il rammarico più grande è che questo percorso verso il "pavarottismo" (passatemi il neologismo improvvisato) intrapreso da tempo ci sta togliendo un artista che poteva dire qualcosa di veramente buono.
Non è il primo e putroppo non sarà l'ultimo che spreca un patrimonio di voce.
Roberto
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Messaggioda pbagnoli » gio 04 ott 2007, 15:48

dottorcajus ha scritto:
Il rammarico più grande è che questo percorso verso il "pavarottismo" (passatemi il neologismo improvvisato) intrapreso da tempo ci sta togliendo un artista che poteva dire qualcosa di veramente buono.
Non è il primo e putroppo non sarà l'ultimo che spreca un patrimonio di voce.
Roberto

E bravo, Roberto!
Discutendone con alcuni amici che lo difendono a spada tratta (e trattasi davvero di personaggio simpatico, indiscutibilmente) anch'io ho sostenuto la stessa argomentazione: ha intrapreso la strada del tenore nazional-popolare, buono per tutti gli usi, invece di cercare una propria caratterizzazione che lo porterebbe ad una rapida identificazione.
Un'occasione persa, temo; a meno che non trovi qualche espediente...
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Messaggioda Teo » gio 04 ott 2007, 15:54

Parma 2007


Londra 2003


E pensare che, non molto tempo fa lui era anche questo:


Questione di ruoli? di repertorio?
e pensare che qualcuno a proposito della sua recente Luisa, ha scritto che lui per il ruolo di Rodolfo è perfetto....

Salutissimi.

Teo
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Messaggioda giulia grisi » gio 04 ott 2007, 17:38

Teo ha scritto:Questione di ruoli? di repertorio?
e pensare che qualcuno a proposito della sua recente Luisa, ha scritto che lui per il ruolo di Rodolfo è perfetto....

Salutissimi.

Teo


E credo sarebbe perfetto se solo lui.........
:roll:
Solo due cose vorrei precisare sul pavarottismo di Alvarez.

- se ai suoi tempi ( parlo degli anni d'oro ) Pavarotti avesse anche solo osato attaccare il recitativo che precede l'aria come ha fatto Alvarez l'altra sera sarebbe stato sepolto dai commmenti durante l'esecuzione, ed il pubblico non lo avrebbe comunque premiato come il loggione di Parma ha fatto l'altra sera. Perciò c' è pavarottismo e pavarottismo, diciamola così.

- non confonderei comunque la bella voce di Pavarotti con quella di Alvarez, che del primo non ha nè la proiezione, nè lo squillo, nè la sonorità in sala. E soprattutto, gli acuti, argentini e scintillanti, che non si possono avere senza una corretta respirazione ed appoggio. Gli acuti di Alvarez sono quelli di una dote straordinaria, una voce originariamente estesissima, ma solo per natura generosa. Ora sono suoni larghi, spesso indietro, spessi...non belli insomma. Ed il tenore si è visibilmente accorciato in alto e non è più in grado di reggere tessiture alte ( ..e questo accadde poi anche al Pava ma.....).

Tutto questo spiace, spiace, perchè doti simili compaiono una volta ogni tot decenni. Credo che sia la moderna cultura del malcanto, diffusa anche tra i professionisti, e non solo tra il pubblico, per cui si accetta tutto fuor dalle regole del cantare corretto e professionale, a produrre simili sperperi.
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Messaggioda dottorcajus » gio 04 ott 2007, 18:47

Vedere i due filmati acuisce il rimpianto perchè il materiale vocale è bello.
Quello che mi meraviglia è che chi confronta le due Luise, specie se suo sincero estimatore, non si accorga dell'abisso vocale ed interpretativo esistente fra le due esecuzioni.
Certo non aveva ancora intrapreso la nuova strada che credo responsabile dell'appesantimento vocale e delle conseguenti difficoltà a cantare piano.
Comunque credo che in ogni caso, anche recuperando un repertorio adeguato, non sarà mai un interprete raffinato e vario. Potrà eccellere solo in ruoli facili da interpretare.
Roberto
Ultima modifica di dottorcajus il gio 04 ott 2007, 20:08, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda pbagnoli » gio 04 ott 2007, 18:49

giulia grisi ha scritto: Solo due cose vorrei precisare sul pavarottismo di Alvarez...etc

Attenzione, Giulia: per "pavarottismo" non intendevo peculiarità legate all'emissione, ma la tendenza ad una trasversalità nazional-popolare!
E' questo che ho sempre percepito nel canto di Alvarez (soprattutto nella sua ultima fase) e che, mi dispiace, corre il rischio di dequalificarlo
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Messaggioda MatMarazzi » gio 04 ott 2007, 19:13

pbagnoli ha scritto:E' questo che ho sempre percepito nel canto di Alvarez (soprattutto nella sua ultima fase) e che, mi dispiace, corre il rischio di dequalificarlo


Bah... Io non capisco cosa ci si possa aspettare andando a sentire una ...Luisa Miller (!) a Parma (!) con Alvarez (!).

Quanto al fatto di prendere un Alvarez (e capirai!) e additarlo come prova del tramonto dell'opera, è come se negli anni 50, si fosse andati a Rovigo a sentire Filippeschi in Aida e lo si fosse preso a esempio di chissà quale degrado operistico!
Certo... se, invece di Filippeschi, si fosse andati andati a sentire la Schwarzkopf nel Cavaliere della rosa...

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Messaggioda VGobbi » gio 04 ott 2007, 19:32

Sempre bastian contrario il Marazzo, eh? :twisted:
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Messaggioda PQYD » gio 04 ott 2007, 19:35

MatMarazzi ha scritto:
pbagnoli ha scritto:E' questo che ho sempre percepito nel canto di Alvarez (soprattutto nella sua ultima fase) e che, mi dispiace, corre il rischio di dequalificarlo


Bah... Io non capisco cosa ci si possa aspettare andando a sentire una ...Luisa Miller (!) a Parma (!) con Alvarez (!).

Quanto al fatto di prendere un Alvarez (e capirai!) e additarlo come prova del tramonto dell'opera, è come se negli anni 50, si fosse andati a Rovigo a sentire Filippeschi in Aida e lo si fosse preso a esempio di chissà quale degrado operistico!
Certo... se, invece di Filippeschi, si fosse andati andati a sentire la Schwarzkopf nel Cavaliere della rosa...

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Che è un po' come dire: perché non andate a sentire la Fleming in Capriccio? :lol:

Quanto allo "stato dell'arte" in Luisa (che potrà non piacerti, caro Marazzi, ma resta uno dei titoli chiave del primo Verdi), Rodolfo sarà cantato nei prossimi mesi da Vargas (a Parigi) e da La Scola (a Barcellona). Non credo che assisteremo a performance radicalmente diverse da quella offerta da Alvarez in "provincia". E questo perché, banalmente, si è perso il senso di quello che si può e si deve fare per cantare bene. E non basta una bella regia (a Parma neppure quella c'era, ma vabbeh) a metterci una pezza, almeno per lo spettatore che conosca minimamente l'opera.

Tutto questo mettendo da parte il fatto che oggi parlare di "provincia" non ha più molto senso, dato che sono sempre i soliti nomi che girano... forse Alvarez non ha da poco cantato a Parigi e a Londra?
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Messaggioda VGobbi » gio 04 ott 2007, 19:53

Dopo l'ottima prova fornita a Firenze nel ruolo di Riccardo, mi piacerebbe assai sentire il Vargas nei panni Rodolfo, lo confesso.
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Messaggioda dottorcajus » gio 04 ott 2007, 20:17

Visto che il mio neologismo è diventato di uso comune vorrei precisare che io lo uso per indicare un interprete privo di fantasia, tendente a ripetersi utilizzando le stesse forme espressive indipendentemente dal titolo. In questo trovo una certa analogia fra Alvarez e Pavarotti. Daltronde trovo altrettanto malati di "pavarottismo" altri artisti oggi tanto in voga, vecchi e giovani.
Certo anche il significato proposto da Pietro mi vede concorde.

Daltronde, del terzetto che propone oltre a lui, La Scola e Vargas, Alvarez sembrerebbe essere l'unico con la voce giusta.
Purtroppo nonostante il Ballo o i Lombardi fiorentini si continua a pensare plausibile il fatto che un tenore appena leggero come Vargas canti anche nella Luisa. A quando Forza del Destino o Chenier?
Lo stesso dicasi per La Scola, un tempo tenore leggero di ottimi mezzi e di plausibile bel futuro, oggi saltuariamente corretto ma inespressivo esecutore di note.
Consiglio l'ascolto di Pertile per sentire quanti colori si possano trovare nel cantare questa romanza, e tutto con l'uso della voce e dei suoi colori.
Roberto
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