Un nuovo corso verdiano?

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Un nuovo corso verdiano?

Messaggioda LeProphete » gio 31 mar 2016, 9:26

Negli ultimi tre mesi si sono avvicendate sui palcoscenici del Nord Italia quattro opere del giovane Verdi: “Giovanna d’Arco” e “I due Foscari” a Milano; “Stiffelio” a Venezia; “Attila” a Bologna. Ho potuto assistere in teatro ai primi tre titoli (rispettivamente nelle date del 4 dicembre, 22 marzo e 28 gennaio), mentre del quarto ho potuto beneficiare della sola fruizione video della prima rappresentazione grazie a Rai 5. Molto è già stato scritto, e non vorrei riscrivere la solita storiella di concezione e genesi delle opere, nè tanto meno l’analisi formale. Vorrei più semplicemente presentare un breve confronto sull’operato dei tre teatri ponendo alcune domande.

Quale teatro ha avuto maggiore intraprendenza? Sicuramente il Teatro alla Scala che ha voluto presentare quale inaugurazione di stagione, con tutte le critiche del caso, un’opera praticamente misconosciuta ai più quale la “Giovanna d’Arco”. E vi è riuscito, presentando il miglior cast attualmente ipotizzabile per il titolo; una regia a mio parere intrigante, mai scontata e che riusciva ad attirare lo spettatore; nutrivo pregiudizi sul Verdi di Chailly, invece mi ha favorevolmente stupido la sua direzione che ha saputo imprimere alla partitura una sua drammaticità intrinseca ed è riuscito a rivelarne tutti gli aspetti, complice anche un coro in forma più che smagliante. L’idea di Chailly è stata quindi vincente: far conoscere a molti (anche grazie alla ripresa video) un’opera di Verdi ormai negletta, mettendo in evidenza luci e ombre della partitura. “I due Foscari” è sicuramente stato un prezioso tassello in quanto ci ha mostrato: la preziosa direzione di Michele Mariotti; un altro ruolo stupendamente cantato da Francesco Meli; la crescita di un nuovo bel baritono verdiano; una regia senza infamia e senza lode ma che almeno non ha disturbato più di tanto lo spettacolo. Ecco, forse avrei osato con un titolo ancora più raro, per esempio “I Lombardi alla prima crociata” oppure “La battaglia di Legnano”, facilmente montabili con lo stesso cast a disposizione. Spero ciò accada nelle prossime stagioni.

Quale teatro ha avuto la peggio? La Fenice ha presentato il titolo a mio parere più interessante dei quattro, un’opera molto particolare per tematica e stile, molto vicino alla “Luisa Miller” e praticamente attaccata a quel che sarà la trilogia popolare. Nonostante l’ottima prova del direttore Daniele Rustioni e del tenore Stefano Secco, la produzione ha avuto una palla al piede molto grossa: la regia assolutamente infondata, visivamente brutta, inguardabile di Johannes Weigand. Stankar era un piuttosto rozzo Dimitri Platanias; benino Julianna di Giacomo quale Lina, classica voce torrenziale ma spesso poco accurata, e buone le parti di fianco. È sicuramente apprezzabile la volontà del Teatro (che a dicembre riproporrà l’Attila bolognese) ma alcune volte mi chiedo se è necessario recuperare opere desuete a tutti i costi, ovvero con mezzi inappropriati non si da valore a titoli che non risplendono di luce propria, anzi alcune volte si ottiene l’effetto contrario.

Qual’è lo stato dell’arte verdiana attuale? Faccio alcuni nomi: Francesco Meli, Luca Salsi, Daniele Rustioni, Michele Mariotti, Stefano Secco, Anna Pirozzi, Fabio Sartori, Simone Piazzolla. Sono i nomi che dovrebbero ritornare spesso nel presentare titoli verdiani agli italiani. E non parlo solo del giovane Verdi, ma anche “La forza del destino” e “I vespri siciliani” (che dovrebbe aprire la stagione scaligera 2017-2018) soffrono spesso di carenza di rappresentazioni. Solo affidando il repertorio verdiano a chi ha la pazienza della dedizione potremo vedere produzioni interessanti che danno nuovo lustro a titoli poco frequentati.

Magari nei prossimi giorni mi verranno nuovi quesiti, ma ci tenevo a lasciare qualche appunto.
Voi cosa ne pensate?
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Re: Un nuovo corso verdiano?

Messaggioda teo.emme » gio 31 mar 2016, 11:10

LeProphete ha scritto:...“I vespri siciliani” (che dovrebbe aprire la stagione scaligera 2017-2018) ...

Ancora Verdi? Ancora opera italiana?
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Re: Un nuovo corso verdiano?

Messaggioda LeProphete » gio 31 mar 2016, 11:35

Da quel poco che ho sentito sì. Non ho purtroppo altre info...
Anche la prossima stagione sarà a quanto pare costellata di titoli italiani (unica eccezione certa i Meistersinger).
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Re: Un nuovo corso verdiano?

Messaggioda pbagnoli » gio 31 mar 2016, 11:47

Che pizza, ragazzi.
Davvero, non se ne può proprio più.
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Re: Un nuovo corso verdiano?

Messaggioda LeProphete » gio 31 mar 2016, 11:54

La mia idea è che sia giusto proporre nel corso di una stagione un titolo verdiano, appunto magari poco frequentato e che debba essere rappresentato con tutti i santissimi crismi. Intendiamoci: il mio non era un manifesto per una grande stagione verdiana : Chessygrin : anzi, era per non riproporre sempre e soltanto i soliti tre titoli verdiani, pucciniani, rossiniani, donizettiani...
Ma poi si debba dare spazio anche al "fare cultura" con altro: uno Strauss anche diverso (Elena egiziaca per esempio, oppure il buon Pereira potrebbe importare la Danae che daranno a Salisburgo), Città morta di Korngold, Janacek, far conoscere anche in Italia lo sterminato repertorio russo quale Glinka, Korsakov o anche il trittico di Rachmaninov. Insomma, dare varietà a una stagione, programmare scelte che diano vitalità al teatro e al pubblico. Invece ci fossilizziamo sui progetti verismo, opera italiana etc...
Insomma, mi piacerebbe viaggiare meno per ascoltare una buona varietà anche in Italia!
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Re: Un nuovo corso verdiano?

Messaggioda DottorMalatesta » gio 31 mar 2016, 13:31

LeProphete ha scritto:La mia idea è che sia giusto proporre nel corso di una stagione un titolo verdiano, appunto magari poco frequentato e che debba essere rappresentato con tutti i santissimi crismi. Intendiamoci: il mio non era un manifesto per una grande stagione verdiana : Chessygrin : anzi, era per non riproporre sempre e soltanto i soliti tre titoli verdiani, pucciniani, rossiniani, donizettiani...
Ma poi si debba dare spazio anche al "fare cultura" con altro: uno Strauss anche diverso (Elena egiziaca per esempio, oppure il buon Pereira potrebbe importare la Danae che daranno a Salisburgo), Città morta di Korngold, Janacek, far conoscere anche in Italia lo sterminato repertorio russo quale Glinka, Korsakov o anche il trittico di Rachmaninov. Insomma, dare varietà a una stagione, programmare scelte che diano vitalità al teatro e al pubblico. Invece ci fossilizziamo sui progetti verismo, opera italiana etc...
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Parole sacrosante!!!
Anche perché, a dirla tutta, fuori dal nostro paese capita di vedere spettacoli verdiani complessivamente ben più interessanti (IMHO)

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Re: Un nuovo corso verdiano?

Messaggioda LeProphete » gio 31 mar 2016, 13:56

DottorMalatesta ha scritto:Anche perché, a dirla tutta, fuori dal nostro paese capita di vedere spettacoli verdiani complessivamente ben più interessanti (IMHO)


Verissimo. Un esempio: cosa ha fatto la Scala per l’anno verdiano 2013? Oberto, Nabucco, Traviata, Falstaff, Ballo in maschera. Tutte produzioni di livello abbastanza medio. Salisburgo, terra straussiana e mozartiana per eccellenza, ha radunato il miglior cast possibile attualmente sulla carta (a parte Salminen) per il Don Carlo. Non so se ho sbagliato il parametro ma a me pare davvero ci sia un bel abisso.
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Re: Un nuovo corso verdiano?

Messaggioda teo.emme » gio 31 mar 2016, 15:01

LeProphete ha scritto:La mia idea è che sia giusto proporre nel corso di una stagione un titolo verdiano...


Pensa che per me, invece, dovrebbero fare una moratoria generale: niente più Verdi per almeno 5 anni.

Scherzi a parte: hai ragione. Il fatto è che Verdi è fatto ovunque (e molto meglio): la stessa esistenza di un Festival Verdi a Parma è, per me, totalmente priva di significato...titoli abusati eseguiti in modo provinciale e senza alcun vero approfondimento critico e filologico: a che serve? Davvero qualcuno può mai essere interessato ad un ennesimo Don Carlo in 4 atti diretto da Oren (!?!) e con Pertusi? E se pure interessasse Parma e provincia, cosa aggiungerebbe mai alla storia dell'interpretazione verdiana? NULLA.

Stiamo assistendo ad una regressione nelle stagioni: sempre più chiuse e ripetitive, sempre più autarchiche e autoreferenziali. Questo oltre ad impoverire l'offerta, comporta un generale abbassamento di livello nel gusto e nella preparazione del pubblico che, gradualmente, tende ad abituarsi a "razzolare sempre nello stesso giardino": così ogni tentativo di novità - nulla di trascendentale, basta un Fidelio o un Wozzeck - viene vissuto come un azzardo o un capriccio snob. Mi è capitato di sentire, all'ultimo Rosenkavalier scaligero, che "insomma, queste sono opere difficili e da non fare così spesso in Italia perché non sono cantabili". Ed è sempre peggio: Britten, Berlioz, Rimsky-Korsakov, Janacek, ma anche Monteverdi...sono considerati astruserie. Per non parlare del barocco o di certi autori contemporanei.

E la stagione scaligera è una prova provata di questa tendenza...
Ultima modifica di teo.emme il gio 31 mar 2016, 15:36, modificato 1 volta in totale.
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Re: Un nuovo corso verdiano?

Messaggioda LeProphete » gio 31 mar 2016, 15:17

Condivido il tuo pensiero, semplicemente parlo da “giovane”: tante opere verdiane non le ho mai viste in teatro e almeno una volta vorrei vederle (p.e. non ho mai visto Forza o Vespri). Certo, non fare tutto Verdi in una sola stagione!
Ultimamente alla Scala per altro è più facile fare bene opere di repertorio internazionale, come è avvenuto sotto l’era Lissner (i vari Janacek, Death in Venice, Troyens, Lohengrin, Elektra, Donna senz’ombra, Sposa dello zar per citarne alcuni). E spesse volte il teatro si riempiva per passaparola dopo la prima.
Probabilmente era la strada da seguire, non tornare autoreferenzialmente sulla propria strada ottocentesca, anzi cercare di coniugare al meglio il passato con quanto non è tipicamente della nostra cultura. E invece la Scala ritornerà il prossimo anno a riproporre l'ennesimo Falstaff in cinque anni, di nuovo Nabucco e ancora Don Carlo, e due di queste direttamente da Salisburgo. Ai titoli che mi son venuti all'orecchio per il 2016/17 pochi rientrano in quello che viene definito come "repertorio internazionale".
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Re: Un nuovo corso verdiano?

Messaggioda DocFlipperino » gio 31 mar 2016, 15:31

DottorMalatesta ha scritto:Anche perché, a dirla tutta, fuori dal nostro paese capita di vedere spettacoli verdiani complessivamente ben più interessanti (IMHO)
DM


ah sì?? :?:
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è in arresto. sì! all'ottavo piano....
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Re: Un nuovo corso verdiano?

Messaggioda LeProphete » gio 14 apr 2016, 17:06

Posto qui la nuova stagione dell'opera di Wallonie: http://www.operaliege.be/fr/activites/saison-2016-2017
semplicemente però trovo assai interessante lo Jerusalem...
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