Il Pipistrello, D'Espinosa e la Verdi: verso Berg e Brecht!

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Il Pipistrello, D'Espinosa e la Verdi: verso Berg e Brecht!

Messaggioda vivelaboheme1 » ven 14 ago 2015, 5:19

E' ormai abbastanza evidente, andando per musica a Milano in questi giorni, che le istituzioni musicali hanno presupposto una partecipazione di pubblico agli eventi Expo che in pratica.... non c'è. I milanesi, tendenzialmente, se ne sono andati come al solito in vacanza vuotando la città. I turisti vanno ad Expo, poi fanno altro che popolare le sale da concerto o il Teatro alla Scala. Il rischio è che, nell'ammucchiata di eventi deserti, si perda nel nulla anche qualche eccezionalità E qui di eccezionalità si tratta perché, vi dico caldamente, ANDATE ANDATE ANDATE alla replica di domenica de Il Pipistrello all'Auditorium, perché d'Espinosa, una formidabile Verdi in versione quasi da camera e una fantastica compagnia di cantanti-attori, ve lo danno in una lettura che pare renderlo come nuovo! Uno dei momenti a mio avviso più alti della stagione musicale milanese.
Die Fledermaus è - si sa, ma non si dice sempre, e alla Scala non si fa mai, mentre strameriterebbe un'inaugurazione - una vertigine di bellezza. E di grandezza, se si sa leggervi tutto il segno dei tempi suoi e di quelli successivi di tutta una cultura. D'Espinosa ci crede e ci crede fino in fondo, al punto da prendere la materia musicale e il concetto stesso di "viennesità" e riplasmarli completamente. Avviene come se, partendo dalla visione (diremmo che la partenza, solo la partenza è quella) fremente e spumeggiante (e struggente) di un Carlos Kleiber, la si prenda, la si agìti - la si congeli, in una sonorità bianca e in scansioni in cui il rubato viennese diventa geometria - e la si scagli avanti nel tempo. Come straniata. Fin dall'ouverture (fantastica, ma spiazzante, nella lettura di d'Espinosa), il Pipistrello è se stesso ma diventa anche altro. E alla fine della festa ( dal "du-i-duuu" tutto rattenuto, ai valzer) e soprattutto all'atto terzo (l'introduzione e il breve monologo del direttore delle carceri) la lettura si svela: Strauss è come proiettato in zona-Berg-Wozzeck, o se preferite, Brecht-Weill. E non solo è straniante o spiazzante, ascoltarlo così, ma è entusiasmante: funziona alla grande!
Per la riuscita, "conditio ine qua non" era avere una compagnia quale quella a disposizione di d'Espinosa: ovvero un ultraomogeneo insieme di cantanti-attori di lingua madre specialisti d'operetta (compreso il freschissimo coro Neue Wiener Stimmen) in grado di assicurare il massimo d'espressione e talmente duttili da rimettersi completamente in gioco fuori dagli schemi di una inzuccherata "viennesità" tradizionale, che qui è bypassata (non dimenticata, ma oltrepassata tenendola presente) a favore di quanto abbiamo detto. Non nominiamo i singoli perché sarebbe far torto alla compattezza della collettività (anche se non si può fare a meno di citare l'incredibile narratore-Frosch, Boris Eder, il cui italiano d'accento austriaco resta per sempre nella memoria!). E, aggiungiamo ancora il plauso all'orchestra (fantastiche sortite solistiche degli ottoni, nella asciutta trasparenza della concertazione cameristica e del suono "gelato" trovato da d'Espinosa). Grande prova d'interprete di 'Espinosa (ma, davvero, è stato discusso a Roma, a Venezia, lasciando perdere la Scala? Alla Verdi, dal magnifico Bruckner, al Barbablu di Bartok, a questo incredibile Johann Strauss, abbiamo ascoltato solo cose da belle a bellissime! Ha ben ragione, Fabio Luisi, che lo ha stimato e sostenuto). E vi ridiciamo: ANDATE, ANDATE, ANDATE alla replica di domenica del Pipistrello, all'Auditorium di Largo Mahler!

marco vizzardelli
vivelaboheme1
 

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