Giordano - Cheniér - McVicar - Kaufmann - Londra - 2015

recensioni e commenti di spettacoli visti dal vivo

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Giordano - Cheniér - McVicar - Kaufmann - Londra - 2015

Messaggioda Maugham » lun 09 feb 2015, 12:19

Nelle librerie fanno sfracelli le guerre mondiali raccontate da Ken Follet, al cinema la Bibbia da videogioco firmata Ridley Scott sbanca i botteghini e all'Opera trionfa la Rivoluzione Francese raccontata da McVicar. Sempre più vicino allo Zeffirelli dei tempi migliori, il nostro campione dell'opera in costume non manca di rispondere all'appello della "celebration" rivoluzionaria. Ficcato dentro un teatro urlante di entusiasmo ho passato tre ore senza accorgermi del tempo che passava tra ghigliottine, mamme morte, tenori e baritoni innamorati di se stessi (e, volendo, della stessa donna) albe e tramonti più veri del vero, ponti Perronet tracimanti folla, strazianti Madelon e patrie in periglio. Più che una serata all'Opera, un'abbuffata di momenti topici che ogni melomane alla moda fa conto di disprezzare ma che in cuor suo aspetta come la crema della nonna dopo cento portate di nouvelle cuisine.
Niente da dire, il liebigismo di Illica e Giordano non poteva trovarsi in mani migliori di quelle di McVicar che anche in questo Chénier si conferma artigiano di altissimo livello, narratore robusto ed efficace nonché scaltro uomo di teatro perfettamente conscio dei propri limiti: la mancanza di profondità è riscattata tramite lo sfarzo della confezione. Di solito McVicar è anche un imbattibile direttore d'attori; ho scritto "di solito" perché in questo Chénier non ho visto particolari meraviglie. Kaufmann, Westbroek, Lucic, tolta qualche piccola trovata, gesticolavano e si muovevano come il novanta per cento dei cantanti d'opera lasciati a loro stessi e il cento per cento degli Chénier, delle Maddalene e degli Gerard che ho visto da quarant'anni a oggi. Ed è un peccato perché una delle cifre più singolari di McVicar era proprio quella di aver tolto la gestualità convenzionale anche ai cantanti più convenzionali. E così, devo ammetterlo, alla resa dei conti non ho notato cose molto diverse da quelle che, ventenne, apprezzai alla Scala in un remoto allestimento targato Puggelli con Tomowa-Sinton, Carreras e Cappuccilli. Be', forse qualcosa di diverso c'era: alla Scala Cappuccilli cantava "Nemico della Patria" con le mani atteggiate a "ti faccio un culo così"; Lucic era più politically-correct. Però Cappuccilli aveva gli acuti e Lucic no.
Anche musicalmente, lo ammetto, non ho notato grandi differenze da quella serata scaligera.
Lucic è stato il solito Gerard comiziante e vecchio stile, la Westbroek una dolente Maddalena (ma uguale dall'inizio alla fine, senza nessuna crescita del personaggio che, voglio dire, è il meno stereotipato dei tre) e Pappano si è scatenato in brillanti saggi di retorica orchestrale. Come l'allora giovanissimo Chailly.
Tengo il tenorissimo per ultimo.
Kaufmann è stato bravo, ovviamente, bravissimo in molti punti, ultrabravo, da brivido, nel Finale ed è capace come sempre di rendere credibile qualunque personaggio si metta in gola. E non è cosa da poco. Ma mi fermo qui.
Capisco che in un ruolo così "estroverso" come Chénier non si possano tirar fuori chissà quali finezze, ma qualcosa in più che il solito, seppur qualificatissimo, tenorismo da loggione, mi aspettavo.
Anche teatralmente Kaufmann ci aveva abituato ad altri risultati. In questo Chénier ho visto una serie di gesti convenzionali, un buona dose di impaccio nelle controscene e, nel peggiore dei casi, un'inerzia singolare mentre cantavano i colleghi.
Sono comunque, lo ripeto, fisime da snob specie se penso a quali altri tenori cantino questa parte :D . Però Kaufmann è nell'occhio del ciclone e quindi da lui ci si aspetta sempre qualcosa di intrigante e rivelatorio.
Pubblico anglosassone che, nella mia sera, ha dimenticato l'understatement. Urla, battimani ritmati, boati da hooligans, strilli da loggione latino, signore dai capelli lilla trasformate in groupies che fregandosene del gelo, della tempesta di ghiaccio e dell'umidità se ne stavano all'uscita degli artisti come Compar Alfio in Cavalleria, "all'acqua e al vento" per guadagnarsi, lui il pane, loro un autografo.
Tornando a casa sono passato di lì e lo ho viste agguerrite come soldati in trincea. Dopo un'ora dalla fine dello spettacolo ancora aspettavano.
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Re: Giordano - Cheniér - McVicar - Kaufmann - Londra - 2015

Messaggioda vivelaboheme1 » lun 09 feb 2015, 12:57

Pappano com'era?


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Re: Giordano - Cheniér - McVicar - Kaufmann - Londra - 2015

Messaggioda pbagnoli » lun 09 feb 2015, 18:27

Sì, interessa anche a me!
Teoricamente dovrebbe essere adattissimo a un'operazione del genere, no?
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Re: Giordano - Cheniér - McVicar - Kaufmann - Londra - 2015

Messaggioda DottorMalatesta » lun 09 feb 2015, 18:29

Intanto mi sono permesso di pubblicare il Divino : Love : in home

: Chessygrin :

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Re: Giordano - Cheniér - McVicar - Kaufmann - Londra - 2015

Messaggioda vivelaboheme1 » lun 09 feb 2015, 18:32

Esatto, Pappano ne ha tutto il temperamento e nello stesso tempo la misura per non "sbracare". Mi pare d'aver letto che sia stato appunto acceso ma misurato, ma attendiamo notizie da chi c'è stato. Purtroppo non ho neppure visto la diretta al cinema. Non sono un fan di Chenier ma qui l'interesse c'era tutto.

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Re: Giordano - Cheniér - McVicar - Kaufmann - Londra - 2015

Messaggioda DottorMalatesta » lun 09 feb 2015, 18:36

Immagino ne faranno un DVD, giusto?

In effetti il Pap, sull carta, sembra una buona scelta per lo Chénier...



Scommetto che Irina : Love : ha già attaccato in camera da letto la bandiera francese con JK impresso sopra :mrgreen:



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Re: Giordano - Cheniér - McVicar - Kaufmann - Londra - 2015

Messaggioda Maugham » mar 10 feb 2015, 10:31

vivelaboheme1 ha scritto:Esatto, Pappano ne ha tutto il temperamento e nello stesso tempo la misura per non "sbracare". Mi pare d'aver letto che sia stato appunto acceso ma misurato, ma attendiamo notizie da chi c'è stato. Purtroppo non ho neppure visto la diretta al cinema.


Pappano è perfettamente a suo agio in questo repertorio. Quello che ho detto per Puccini, per me vale anche per Giordano. Bisogna crederci e lui ci crede. Tramite un controllo micidiale dei volumi e una perfetta concertazione ha firmato un notevole Andrea Chénier. Come Levine prima di lui. Diciamo che, dopo due esiti assolutamente senza paragoni, come Il Trittico del 2011 e la Manon Lescaut del giugno scorso mi aspettavo talmente tanto da non essere... realista nelle mie aspettative.
Vale però quello che ho scritto sopra nel commento e che forse vi è sfuggito:

Pappano si è scatenato in brillanti saggi di retorica orchestrale


e qui per me sta la chiave per leggere lo Chénier: dopo aver compreso che la retorica, l'oratoria solenne, il tono sempre a metà tra il tribunizio e l'esclamativo non sono orpelli ma parte integrante di questo titolo, Pappano ha cercato di renderli brillanti, incisivi, senza però mai privarli della loro incandescenza brada e popolare. In parole povere ha evitato l'errore in cui, a Baden, è caduto Rattle alle prese con Puccini. "Suonare" la Manon Lescaut come se fosse stato riscritta da Britten non solo è stata una scelta noiosa, ma ha prodotto la più imbarazzante esecuzione pucciniana che io abbia mai ascoltato in audio e dal vivo.
Fortunatamente Pappano non è un sessantottardo che avvicina certi autori con degnazione e si prodiga nel cercare di trasformarli in qualcosa che non sono.
E fortunatamente i manager anglosassoni riservano le stesse attenzioni e gli stessi budget a Giordano e Mascagni come a Wagner e Berg. E i risultati si vedono. Tutti.
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Re: Giordano - Cheniér - McVicar - Kaufmann - Londra - 2015

Messaggioda dollarius@libero.it » mar 10 feb 2015, 11:41

DottorMalatesta ha scritto:

Scommetto che Irina : Love : ha già attaccato in camera da letto la bandiera francese con JK impresso sopra :mrgreen:


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Scusami tanto, intervengo solo ora, ma sto vivendo una settimana lavorativamente schifosa.
Purtroppo io l'ho visto solo al cinema. Senza il mio accompagnatore ufficiale, bloccato con la schiena. Posso solo dire, per la parte che si puo' capire in una sala cinematografica, che l'allestimento e' curato nei minimi dettagli, sicuramente tradizionalissimo, perfettamente eseguito ma mai sorprendente. Per quanto riguarda i cantanti, tutti bravi, tranne Berci, davvero poco bene. Kaufmann alla fine non lo vedevo piu', vedevo solo Andrea. Anzi, gia' alla fine del processo, quando lo condannano a morte, e la sua Maddalena grida disperata "Andreaaaaa!!!!", gia' li, Kaufmann non esisteva piu'....c'era Andrea. La stessa cosa che mi successe per Don Jose', Werther, Lohengrin. Don Carlo, Maurizio, ossia la perfetta identificazione. Musicalmente il massimo lo ha dato nell'ultimo atto, quando disperato, esausto, ha cantato come da par suo.
Da segnalare che mio papa', che mi accompagnava, e che ha sentito i piu' grandi tenori del passato, e' uscito dal cinema osannandolo, nominandolo, invocandolo, decantandolo, gesticolando come un pazzo. Pappano lo adoro e basta.
Ciao ragazzi, mi aspettano altri dieci giorni d'inferno, poi andro' a Roma per Aida e spero di sentirmi meglio. : Hurted :
Irina
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Re: Giordano - Cheniér - McVicar - Kaufmann - Londra - 2015

Messaggioda vivelaboheme1 » mer 11 feb 2015, 16:28

La grandezza di Pappano è proprio in questo: la semplicità del porsi, il non snobismo di non vedersi come altro da sé (sa di non essere un intellettuale ma uno spontaneo, e questa è la sua forza. Un grave errore di autovalutazione in cui è invece caduto, ad esempio, il Muti pedante degli anni maturi, così pure il raggelato e "appesantito" Rattle di questi anni, così lontano dalla brillantezza della gioventù fantastica in quel di Birmingham) e di non vedere in ciò che dirige altro da ciò che è. "Nobilitare" Chenier sarebbe sciocco. E Pappano non cade nel tranello


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Re: Giordano - Cheniér - McVicar - Kaufmann - Londra - 2015

Messaggioda DottorMalatesta » mer 11 feb 2015, 16:53

vivelaboheme1 ha scritto:La grandezza di Pappano è proprio in questo: la semplicità del porsi, il non snobismo di non vedersi come altro da sé (sa di non essere un intellettuale ma uno spontaneo, e questa è la sua forza.


Sono molto molto d'accordo.

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