Fidelio - Teatro alla Scala

recensioni e commenti di spettacoli visti dal vivo

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Re: Fidelio - Teatro alla Scala

Messaggioda mattioli » dom 14 dic 2014, 18:27

Il Mattioli sempre più in odore di divinità.....


Bestemmia! :evil:
Qui di Divino ce n'è uno
(e tutti gli altri son nessuno).
Ed è anche un po' che non si appalesa per la gioia di noi devoti
Miao

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Re: Fidelio - Teatro alla Scala

Messaggioda beckmesser » dom 14 dic 2014, 19:52

mattioli ha scritto:Ho rivisto ieri sera questo Fidelio e finalmente tutto.


Ma dai, c'ero anch'io ieri sera: a saperlo ci si poteva almeno tenere svegli a vicenda con qualche barzelletta ogni tanto... In effetti, dal vivo l'impressione è stata molto peggiore: Barenboim impossibile nella sua greve lutulenta di ritmi e colori; raramente mi sono annoiato tanto ad una serata d'opera... Anche se, occorre ammetterlo, l'orchestra non ha affatto suonato male.

La Kampe in grave difficoltà; Vogt invece molto sicuro, ma la credibilità del personaggio (che già di suo passa il tempo a lamentarsi in attesa di essere salvato dalla moglie) va a ramengo con quel timbro infantile e piagnucoloso e con un fraseggio pressoché inesistente; Struckmann è un disastro: non è parte da basso, e men che meno da spompato basso arcideclamatore; grande Mattei: lui si che sarebbe stato un Pizarro interessante...

Onestamente, una gran recitazione non l'ho vista: quel Pizarro che cantava la sua aria con fare bonario e le mani in tasca tendeva un filo al surreale. Ma forse è che già faticavo a stare sveglio, figuriamoci a stare anche attento... Però il quadro finale è davvero, visivamente, spettacoloso...

Vabbè, archiviamo anche questo modesto Fidelio e tiriamo avanti, in attesa dei 7 dicembre targati Pereira...

Beck
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Re: Fidelio - Teatro alla Scala

Messaggioda mattioli » dom 14 dic 2014, 19:56

C'era il Beck e non l'ho visto!
Ma come mai allora sulla Scala non c'era la stella cometa?
Un abbraccio

AM

PS: comunque hai ragione: complessivamente, 'na palla...
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Re: Fidelio - Teatro alla Scala

Messaggioda vivelaboheme1 » dom 14 dic 2014, 21:53

http://youmedia.fanpage.it/video/ab/VInMYuSwUP-7gZzA



Evviva i milanesi, dalla Javarone in giù(o su)! Buon divertimento


marco vizzardelli
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Re: Fidelio - Teatro alla Scala

Messaggioda DottorMalatesta » lun 22 dic 2014, 11:19

Docflipperino, sei poi tornato a rivedere il Fidelio scaligero? Come fu?

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Re: Fidelio - Teatro alla Scala

Messaggioda DocFlipperino » lun 22 dic 2014, 12:18

DottorMalatesta ha scritto:Docflipperino, sei poi tornato a rivedere il Fidelio scaligero? Come fu? DM

domani domani
però ho sentito la messa solenne ieri sera. devo dire un bel concerto
chissà se anche il mattioli......
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Re: Fidelio - Teatro alla Scala

Messaggioda DocFlipperino » mer 24 dic 2014, 21:51

DottorMalatesta ha scritto:Docflipperino, sei poi tornato a rivedere il Fidelio scaligero? Come fu?
DM


Rivisto ieri sera. Più o meno confermo tutto quanto scritto con qualche miglioria del coro.
Orchestra in super forma. Suoni meravigliosi. Barenboim indugiante e grande sottolineatore di particolari orchestrali minuscoli e luccicanti.
Finale a mio avviso entusiasmante. Talmente bello da volerlo risentire all'infinito. In quei minuti ho sentito tutto. Gioia. Dolore. Amore. Libertà. Forse sarò un inguaribile romantico ma davvero il finale di ieri meritava!
Una nota conclusiva. Barenboim letteralmente osannato dal pubblico. Orchestra Che ritmicamente batteva i piedi per il direttore. Sala in festa. Quasi venti minuti di applausi! La classica serata di festa come non si vedeva da tempo.

Flip
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Re: Fidelio - Teatro alla Scala

Messaggioda Maugham » lun 29 dic 2014, 11:32

Arrivo anch'io. Per ultimo all'ultima recita. 8)
Devo ammettere che mi aspettavo il peggio.
Ci sono spettacoli che dopo la prima irrimediabilmente svaccano ed altri che, al contrario, migliorano replica dopo replica. Immagino che questo Fidelio appartenga a questa categoria. Oppure, più semplicemente, dopo aver letto e ascoltato pareri di persone di cui mi fido mi aspettavo catastrofi così immani da farmi entrare alla Scala con l'elmetto.
Certo, la direzione di Barenboim è stata ben al di là del fuoritempomassimo. Ma anche qui, nessuna sorpresa. Così è stato il suo Wagner, il suo Verdi, il suo Bizet e il suo Rimsky. Perchè Beethoven doveva fare eccezione?
Che poi, come dice Mattioli, il furtwanglerismo di ritorno piaccia nella sua consolatoria musealità non lo nego. Ciò non toglie che in più punti stavo per addormentarmi. Non so voi, ma a me il risaputo, a teatro, annoia.
Leonore non è un rebus. Semplicemente la Kampe è una Leonore senza le note della parte. Come nove Leonore su dieci. Il problema è la scarsa fantasia di Lissner che l'ha scritturata. Bastava andare a Reggio Emilia con Abbado per rendersene conto e sceglierne un'altra.
Vogt mi è piaciuto. Innanzitutto, alla prese con Florestan, si è mostrato vocalmente più in regola lui del tenorissimo che l'ha sostituito. E poi, cosa volete che vi dica, con la sua vocina penetrante, con quel timbro da sanluigino, con quell'accento di chi sta per mettersi a piangere in bilico tra il dolore autentico e il capriccio... insomma, con tutto questo, Vogt mi ha conquistato.
Finalmente, un Florestan diverso dal solito Charlton Heston segregato in cantina che cerca con erculea possanza di spezzare le catene.
Il Florestan di Vogt è un rivoluzionario da salotto, un teorico della resistenza, un ingenuo ribelle in pantofole che si è cacciato in un guaio. Dopo averlo ascoltato nessuno può avere dubbi su chi portava (e porterà) i pantaloni in casa. :lol:
E il terzo atto, con quell'atmosfera da dungeon and dragons, quelle prospettive strane (il Piranesi azzeccatissimo del Mattioli), quella regia così spielberghiana nella sua terribilità da fumetto e nella sua gioia altrettanto consolatoria, tipo video da cinquepermille alla chiesa, quella maniacalità così esaperata e lineare della Warner nello stabilire da che parte stanno i buoni e da che parte i cattivi (oltre alla mo-stru-o-sa bravura di Mattei che come una calamita ha fatto sparire tutti gli altri), insomma, tutto questo mi ha preso e nel finale canticchiavo (un pelino commosso) assieme al coro.
Il resto mi ha annoiato.
Come mi hanno annoiato i telefonatissimo tripudi dei clacchisti riservati a Barenboim. E i ciaociao fatti con le manine. E lui, che impassibile come una statua dell'isola di Pasqua, li prendeva senza neanche sorridere.

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Re: Fidelio - Teatro alla Scala

Messaggioda mattioli » lun 29 dic 2014, 13:52

Confermo che di Divino ce n'è uno (e non aggiungo che tutti gli altri son nessuno perché non vorrei che nessuno si offendesse).

Genialata 1:
Il Florestan di Vogt è un rivoluzionario da salotto, un teorico della resistenza, un ingenuo ribelle in pantofole che si è cacciato in un guaio. Dopo averlo ascoltato nessuno può avere dubbi su chi portava (e porterà) i pantaloni in casa. :lol:


Genialata 2:
quella regia così spielberghiana nella sua terribilità da fumetto e nella sua gioia altrettanto consolatoria, tipo video da cinquepermille alla chiesa, quella maniacalità così esaperata e lineare della Warner nello stabilire da che parte stanno i buoni e da che parte i cattivi (oltre alla mo-stru-o-sa bravura di Mattei che come una calamita ha fatto sparire tutti gli altri),


Quoto in toto.
Su Bimbumbàm, la vera domanda è perché questo direttore quasi sempre così prevedibile non sia simpatico a quella parte di critica e a quella parte di pubblico (in Italia entrambe maggioritarie) che vanno a teatro APPUNTO per riascoltare/rivedere l'opera come la si è sempre ascoltata/vista...

Augurissimissimi a tutti

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Re: Fidelio - Teatro alla Scala

Messaggioda DottorMalatesta » lun 29 dic 2014, 19:44

mattioli ha scritto:Confermo che di Divino ce n'è uno


Su questo non ci piove. E soprattutto scrive così bene che quasi quasi vien voglia di riabilitare lo spettacolo della Warner : CoolGun : :mrgreen:

mattioli ha scritto:Su Bimbumbàm, la vera domanda è perché questo direttore quasi sempre così prevedibile non sia simpatico a quella parte di critica e a quella parte di pubblico (in Italia entrambe maggioritarie) che vanno a teatro APPUNTO per riascoltare/rivedere l'opera come la si è sempre ascoltata/vista...


Mi sembra però di capire che di queste recite di Fidelio il grande festeggiato fosse proprio il caro, vecchio, prevedibile Barenboim...

Ciao!!!

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Re: Fidelio - Teatro alla Scala

Messaggioda mattioli » lun 29 dic 2014, 19:53

Mi sembra però di capire che di queste recite di Fidelio il grande festeggiato fosse proprio il caro, vecchio, prevedibile Barenboim...


Sì, hai ragione, papà Malatestino. Si potrebbe malignamente dire (qualcuno l'ha fatto) che è stata una specie di festa della Liberazione.
Fatto sta che Barenbùam non ha mai fatto l'unanimità a Milano, né è stato amato, talvolta acriticamente, come i suoi due predecessori nella carica (che peraltro ci sono rimasti molto più tempo di lui).
Che poi questo Fidelio sia tanto piaciuto è la conferma del sostanziale conservatorismo del pubblico milanese, anche perché chi dovrebbe metterlo in condizione di capire, o almeno di discutere, eventuali stimoli degli interpreti è ancora più conservatore di lui...
Comunque si volta pagina e, anche se qui c'è già chi ha deciso che sarà nera, io aspetto di leggerla. Wait and see.
Ciao, auguroni affettuosi a tutta la tribù (mi riferisco ai Malatesta, ma anche al forum...) : Love :

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Fidelio - Firenze 2015

Messaggioda reysfilip » mer 06 mag 2015, 18:34

Riferisco qui, dato che l'argomento è simile e vagamente correlato.

Che Mehta raccolga un'ovazione a Firenze non è certo una novità. Il capoluogo toscano lo adora anche quando dovrebbe meno. Ma ieri sera le grida di giubilo alla fine dell'ultima recita di Fidelio erano interamente giustificate. Il direttore indiano ha una propensione all'alta routine, soprattutto in un certo repertorio (a tal proposito viene in mente l'ultima Traviata fiorentina ma anche tutto il Verdi che ha portato in riva all'Arno negli ultimi anni). Ogni tanto però si desta dal torpore e trova opere a lui congeniali: ed ecco allora la Turandot di due anni fa, il Tristano dello scorso anno e infine questo Fidelio.
Diciamolo subito: non è il Fidelio rivelatore del singspiel mozartiano, e nessuno si aspettava questo da un direttore come Mehta, come non ci si aspettava da Barenboim alla Scala. Questo era un Fidelio di tradizione quindi un Fidelio dall'anelito romantico, con l'Ouverture 1814 al suo posto e la Leonora III prima del finale. Tuttavia era da tanto che non si sentiva un Mehta così padrone della situazione e con un tale impeto drammaturgico da far da motore primo alla stessa azione sul palco. E in tutto ciò l'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, con cui lavora da trent'anni, lo seguiva ovunque senza mai sbavare.
Già dall'Ouverture si sentiva che era in serata: l'inizio solenne si è via via stemperato in un crescendo, dipanandosi fino al finale liberatorio. E da lì è stato un tripudio di colori, di dettagli nitidi che emergono dalla trama orchestrale. In tutto ciò i cantanti si inseriscono con i loro strumenti alla perfezione.
L'afflato romantico c'è tutto, ma più che a Wagner questo Fidelio sembra guardare a Mendelssohn con qualche occhiata alle sinfonie Beethoveniane. Tale sguardo al sinfonismo tuttavia non si traduce in una discontinuità dovuta alle forme del singspiel, ma in esse la musica e il dramma si alimentano in un insieme coerente e unitario.
L'unico momento di turgore si nota nella Leonora III, in cui Mehta si lascia andare a un po' troppo volume negli ottoni e calca un po' troppo la mano in direzione superomistica, ma forse è l'unico difetto che gli si può annoverare.
Insomma una direzione teatrale, concentrata, estremamente bella e curata, con un Mehta che quando vuole dimostra di essere ottimo concertatore e direttore d'opera.
Più deficitari gli altri versanti.
La scelta dei cantanti era sicuramente di stampo tradizionale. Ecco quindi che Leonore viene affidata ad Ausrine Stundyte, soprano lettone che canta Sieglinde, Katerina Izmajlova, Tosca e Chrysothemis; ovviamente era fuori parte, ma le note le aveva tutte e anche una discreta presenza scenica (per quanto possibile in una regia del genere). Fidelio non è certo l'opera migliore per valorizzarla.
Burkhard Fitz fatica nella parte di Florestan ma ne esce facendo il suo compitino e senza strafalcioni.
Evgeny Nikitin esce bene dalla parte di Pizarro senza faticare e urlare troppo come fanno molti di quelli che interpretano tale parte.
Spicca la giovane Marzelline di Anna Virovlansky: dotata di bel timbro, fatica un po' inizialmente nel registro centrale, ma si riprende presto cantando meravigliosamente la sua aria e tutti i suoi interventi successivi.
Non tanto buono Eike Wilm Schulte come Fernando, corretti il Rocco di Manfred Hemm e lo Jaquino di Karl Michael Ebner.
E infine c'è la regia. C'è da chiedersi con che coraggio si possa ancora affidare regie a Pier'Alli. Nessuna idea, neanche per costruire un minimo i personaggi. Alla fine si contano qualche scenografia bella e qualche ideuzza in un mare di niente. Totale incapacità di muovere interpreti e masse che sostanzialmente stanno fermi a guardare il direttore. E quando le masse si muovono è anche peggio con coreografie di soldatini che fanno molto Buckingham Palace for tourist (anche se le divise facevano più cambio della guardia a Copenhagen). Non parliamo poi delle proiezioni e del finale in cielo con il coro vestito di orribili colori pastello smunti. Si ride per non piangere. Poi si guarda al programma di sala dove si legge il regista dell'ultimo Fidelio fiorentino di 12 anni fa e compare il nome di Robert Carsen. E uno si chiede: cosa abbiamo fatto di male per meritarci questo?
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