Puccini - Manon Lescaut - ROH 2014
Inviato: lun 23 giu 2014, 7:12
Come diceva Celletti, il bilancio di questa Manon è presto fatto.
Straordinario Kaufmann. Ancora di più per il fatto di stravincere in un personaggio che, sulla carta, non era proprio l'ideale per la sua voce. Ovviamente il si naturale della romanza del Terzo era forzato e a un pelo dallo strangolo. Per il resto, la solita meravigliosa serata assiema a Kaufmann, ovvero sfumature, fraseggi perfetti, colori, dinamismo scenico controllato e funzionale, rifiuto di tutta l'effettistica tenorile che molti suoi colleghi ancora ci rifilano.
Subito dopo Pappano: Il quale deve dirigere sempre questo repertorio perché così bene ci riesce solo lui. Per fare Puccini bisogna crederci fino in fondo, non si scappa. Se si cercano altre strade, ovvero si vuole nobilitarlo, intellettualizzarlo, costringerlo a dire cose a cui non pensava minimamente (vedi recente fallimento pucciniano di Rattle a Baden) tutto si sgonfia e perdere interesse.
Bravissima l'Opolais. Che per sua (e nostra) fortuna non è la Freni nè la Caballé. Certe forzature in altro, certe difficoltà a tenere ferma la linea vocale nella arcate più ampie ci sono e sicuramente hanno fatto storcere il naso ai puristi. In cambio però c'è un singolare senso del fraseggio, un'impressionante quantità di sfumature e una capacità di lavorare sul ritmo del tutto precluso a molte pucciniane doc come sempre concentrate nel far sentire la melodia "grande così" e a cantarsi addosso. Inoltre -mi dispiace signori, il mondo dell'Opera è cambiato- è bellissima e sa muoversi in scena come un'attrice di prima classe.
Magnifico Maltman. Un Lescaut così non l'avevo nè visto nè sentito.
Regia di Kent sciocchina e banale.
Discreta direzione d'attori, attualizzazione senza far tornare i conti, trovatine di dubbio gusto (una scena lesbo stile live sex nel secondo atto idiotissima) e finale che scivola nel simbolico dopo tre atti invece improntati al realismo più spinto.
C'è comunque un percorso e una logica in questo.
All'inizio fu Carsen. Poi venne Carsen senza Carsen e si chiamò Michieletto. Poi venne Michieletto senza Michieletto e si chiamò Kent.
Pubblico entusiata urlante, mugghiante, reboante.
Roba da concerto rock.
Trionfissimo.
WSM
Straordinario Kaufmann. Ancora di più per il fatto di stravincere in un personaggio che, sulla carta, non era proprio l'ideale per la sua voce. Ovviamente il si naturale della romanza del Terzo era forzato e a un pelo dallo strangolo. Per il resto, la solita meravigliosa serata assiema a Kaufmann, ovvero sfumature, fraseggi perfetti, colori, dinamismo scenico controllato e funzionale, rifiuto di tutta l'effettistica tenorile che molti suoi colleghi ancora ci rifilano.
Subito dopo Pappano: Il quale deve dirigere sempre questo repertorio perché così bene ci riesce solo lui. Per fare Puccini bisogna crederci fino in fondo, non si scappa. Se si cercano altre strade, ovvero si vuole nobilitarlo, intellettualizzarlo, costringerlo a dire cose a cui non pensava minimamente (vedi recente fallimento pucciniano di Rattle a Baden) tutto si sgonfia e perdere interesse.
Bravissima l'Opolais. Che per sua (e nostra) fortuna non è la Freni nè la Caballé. Certe forzature in altro, certe difficoltà a tenere ferma la linea vocale nella arcate più ampie ci sono e sicuramente hanno fatto storcere il naso ai puristi. In cambio però c'è un singolare senso del fraseggio, un'impressionante quantità di sfumature e una capacità di lavorare sul ritmo del tutto precluso a molte pucciniane doc come sempre concentrate nel far sentire la melodia "grande così" e a cantarsi addosso. Inoltre -mi dispiace signori, il mondo dell'Opera è cambiato- è bellissima e sa muoversi in scena come un'attrice di prima classe.
Magnifico Maltman. Un Lescaut così non l'avevo nè visto nè sentito.
Regia di Kent sciocchina e banale.
Discreta direzione d'attori, attualizzazione senza far tornare i conti, trovatine di dubbio gusto (una scena lesbo stile live sex nel secondo atto idiotissima) e finale che scivola nel simbolico dopo tre atti invece improntati al realismo più spinto.
C'è comunque un percorso e una logica in questo.
All'inizio fu Carsen. Poi venne Carsen senza Carsen e si chiamò Michieletto. Poi venne Michieletto senza Michieletto e si chiamò Kent.
Pubblico entusiata urlante, mugghiante, reboante.
Roba da concerto rock.
Trionfissimo.
WSM