Rigoletto (Carsen) Aix 2013

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Rigoletto (Carsen) Aix 2013

Messaggioda teo.emme » mar 23 lug 2013, 11:19

Chiarisco la mia posizione sul Rigoletto di Carsen (mi accorgo solo ora che anche Pietro lo ha recensito). L'ho trovato inutilmente provocatorio, gratuito e volgare. Non perché sia nostalgico di teli dipinti o figurine Liebig, né perché si discosta dal libretto (anche se prima o poi ci sarà da affrontare il problema della compatibilità musicale: non possiamo ignorare che Verdi - come molti suoi colleghi - ha scritto una determinata musica per un determinato testo che comporta determinate situazioni, rapporti personali, suggestioni, ambientazioni, atmosfere etc...anche laddove per problemi di censura è stato costretto a mutare epoca o luoghi, ha mantenuto i medesimi valori: una corte rinascimentale è sovrapponibile a quella di Francesco I), ma perché snatura la drammaturgia e interviene sulle caratterizzazioni al solo scopo di esporre un suo messaggio. Ora un circo non è sovrapponibile ad una corte rinascimentale (non rispetta i rapporti sociali e di potere) così come un Duca non è un domatore o un impresario... Tralascio le solite prostitute i soliti papponi che si ubriacano e sniffano, le solite nudità: soluzioni viste e straviste che ormai son diventate il nuovo manierismo. Noto che i problemi maggiori - con la decontestualizzazione - si hanno proprio con l'opera ottocentesca: non è un caso. Credo che il melodramma necessiti di una certa retorica (anche ingenua) e di un certo linguaggio per non stridere con il senso musicale. Carsen - a differenza di Alcina o dei Contes - forza, a mio giudizio, la drammaturgia e la travisa. E fa a pugni con la musica, così come ho trovato assai sgradevole il preludio del II atto del Ballo - con le sue suggestioni ed atmosfere - usato per colonna sonora di una zuffa tra "battone".
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Re: Rigoletto (Carsen) Aix 2013

Messaggioda DottorMalatesta » mar 23 lug 2013, 13:05

Non ho voglia di riprendere discussioni vecchie ormai quanto questo sito. :wink:
Peró....
Quando scrivi „Noto che i problemi maggiori - con la decontestualizzazione - si hanno proprio con l'opera ottocentesca: non è un caso. Credo che il melodramma necessiti di una certa retorica (anche ingenua) e di un certo linguaggio per non stridere con il senso musicale.“
Il teatro evolve. Anche il linguaggio teatrale evolve. Tu stesso lo riconosci: se non fosse cosí le care, vecchie figurine Liebig sarebbero di sempiterna attualitá. E in fin dei conti il teatro ha lil suo linguaggio, che altro non é se non convenzioni condivise e legate all´hic et nunc. Altro discorso per quanto riguarda il contenuto, che - nei capolavori - é universale, capace di trascendere tempo e luoghi. Ma la forma, la forma é necessariamente legata ad un contesto ricettivo incarnato in un determinato periodo storico, in una precisa societá e cultura.
Personalmente trovo che alcuni tentativi di decontestualizzazione, destrutturazione – chiamale come vuoi – siano estremamente efficaci ed illuminanti. Tradurre é tradire? E perché? Certi spettacoli di oggi restituiscono Verdi a Verdi come raramente accaduto in passato. E non mi riferisco certo al mediocre Ballo in maschera di Michieletto :mrgreen: . Ma al Macbeth o al Trovatore di Tcherniakov, ad esempio. Che dell´ambientazione medievale non hanno nulla, ma proprio nulla. Ma che sono di un´immediatezza teatrale che piú verdiana di cosí non saprei immaginare!

Ciao!
DM

P.S.: il Rigoletto di Carsen non l´ho ancora visto :oops:
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Re: Rigoletto (Carsen) Aix 2013

Messaggioda teo.emme » mar 23 lug 2013, 15:32

Non sono d'accordo...nel senso che è ovvio che il linguaggio teatrale si evolva, ma spesso si assiste ad una divaricazione radicale tra parte musicale (scritta specificatamente per una determinata drammaturgia) e parte visiva. Prendi Puccini (o Wagner) che nella scrittura musicale traducono gesti e situazioni (o atmosfere e ambientazioni): che ne resta del messaggio musicale e di una costruzione ragionata - ad esempio il finale II di Tosca - se in scena, invece dei gesti di cui la musica è traduzione, si assiste, che ne so, ad un dialogo tra ex amanti in una scalcagnata camera d'albergo? Io credo che vi sia una retorica e una certa forma da rispettare: soprattutto un regista di teatro musicale, dovrebbe evitare di stravolgere il senso di quel che accade in scena perché ad esso corrisponde "qualcosa" che accade in orchestra. Io ho trovato orribile quel Trovatore (e non solo io, anche Pietro non l'ha apprezzato) perché ciò che accadeva in scena non era il Trovatore di Verdi, ma una vicenda del tutto estranea alla drammaturgia originale che, occasionalmente, è accompagnata da musiche di Verdi. A questo punto ogni opera sarebbe intercambiabile se destinata solo ad accompagnare gesti e azioni che non hanno alcun rapporto con l'opera, ma rappresentano solo personali elucubrazioni del regista.
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Re: Rigoletto (Carsen) Aix 2013

Messaggioda Maugham » mer 24 lug 2013, 11:56

teo.emme ha scritto:Chiarisco la mia posizione sul Rigoletto di Carsen (mi accorgo solo ora che anche Pietro lo ha recensito). L'ho trovato inutilmente provocatorio, gratuito e volgare.


Adesso dirò la mia su questo spettacolo che ho visto dal vivo la settimana scorsa.
Pietro ha già recensito lo spettacolo in home e non avevo voglia di intervenire.
Però ho letto (non solo su OD) e sentito talmente tante sciocchezze che mi è venuta voglia di puntualizzare e di condividere con voi il mio punto di vista.
Non ho la pretesa di far cambiare idea a nessuno e vi garantisco che nemmeno mi interessa. Mi preme solo fornire alcuni spunti di riflessione che possano tutelare quello che secondo me è il più bel Rigoletto (teatralmente parlando) che io abbia mai visto. Purtroppo il livello musicale è stato talmente basso (e dal vivo rispetto alla diretta televisiva era ancora peggio) da arrivare a mortificare pesantemente perfino la parte visiva e l'idea registica. Che Noseda nel 2013 abbia avallato questa prestazione musicale ha dell'incredibile. Alla fine pensavo di avere di fronte qualche compagnia stabile dell'Est europeo, di quelle che negli anni Novanta portavano in giro una tripletta di opere verdiane a basso costo da fare nei cortili dei castelli della pianura padana.
Transeat.
E occupiamoci di Carsen.

Trovo singolare quanto detto da Teo.emme. Al di là delle valutazioni sullo spettacolo non riesco a capire come si possa anche solo pensare che Carsen abbia voluto provocare qualcuno. :lol: E' come dire che Kubrick, in Eyes Wide Shut, è stato "inutilmente provocatorio". O che Joyce, rivoluzionando la lingua, ha voluto solo provocare i lettori. Immagino che Carsen non abbia bisogno di provocare nessuno. I "bricchini" della regia sono altri, non lui.

Trovo anche singolare che molti (anche molto competenti in fatto di teatro) abbiano liquidato questa regia come il "solito" cambio di ambientazione. Invece che il palazzo di Mantova, un circo, invece del Duca, il domatore/direttore, invece del buffone, un pagliaccio. Insomma, Carsen trattato come se fosse Michieletto. :lol:

Questo Rigoletto era legato a doppio filo con il Don Giovanni della Scala e con quasi tutte le ultime produzioni carseniane. Il tema ricorrente è l'analisi del rapporto tra realtà e rappresentazione. Lo strumento per marcare e definire questi due mondi in questo Rigoletto (ma anche nel Don Giovanni e nella Tosca di Zurigo) è il sipario. Che qui chiude il boccascena e chiude anche lo spazio nel fondo del palchetto sopra l'ingresso dell'arena.
Come nel Don Giovanni avevamo personaggi che non cercavano il loro autore ma da lui scappavano per entrare nella realtà, così qui l'eterna battaglia tra realtà e finzione è combattuta in un circo dove Gilda tenta di diventare reale (se volete di crescere) e paga con la vita questo salto nella realtà.
Nel Don Giovanni avevamo il Commendatore (il reale) che entrava a "cortocircuitare" la finzione con un ingresso prepotente. Al fine era addirittura tra il pubblico.
Qui c'è Monterone che crea il cortocircuito realtà/rappresentazione portando in scena un cadavere "vero" mentre Rigoletto maneggia un cadavere "finto". Monterone -come il Commendatore della Scala- entra alla fine del secondo atto in platea e passa la battuta a Rigoletto che decide di vendicarlo convinto di rompere la catena della maledizione. Maledizione che qui è chiarissima: il passaggio dalla finzione alla realtà si paga con la morte. Che per un personaggio teatrale significa scomparire. Chiaro, no?

Un altro punto cardine dell'allestimento è da ricercare nella frase di Verdi -stracitata- che definì il Triboulet di Hugo una creazione "shakespeariana". Verdi non solo non scriveva le note a caso, ma anche le parole le diceva dopo averci riflettuto. Perchè è shakesperiano Triboulet? Perchè è un personaggio più grande del vero, con un'oratoria solenne e offre il destro a belle tirate da primattore?
No.
Lo è perchè condivide con i grandi personaggi shakespeariani quella straordinaria verità drammatica ottenuta facendo coesistere in un solo carattere diversi registri espressivi. I sentimenti più bassi, vili, plebei, crassi convivono in Triboulet assieme alla passioni più alte e nobili in una oscillazione continua tra tragico e grottesco. Oscillazione che Verdi raccoglie con fiuto incredibile costellando di improvvisi scarti di registro la sua prima, autentica partitura in senso moderno. E che Carsen raccoglie con straordinario e geniale mestiere costellando la sua regia di alternanze pressocchè continue ottenute con le luci, con l'aprirsi e chiudersi del sipario e con un controllo perfetto delle entrate e delle uscite dei personaggi.
Ne dico solo due. Il Duca esce grottescamente a culo nodo con uno sberleffo verso il pubblico (Carsen aveva già utilizzato questo espediente nella Semele all'ENO non in quella "censurata" con la Bartoli) mentre entra Rigoletto; non si sono ancora spente le risate d'imbarazzo del pubblico che già arriva Rigoletto con la sua maschera di dolore. Gilda entra durante il "Miei signori" ormai diventata reale (e contenta di esserlo) assistendo all'umiliazione del padre (Gagnidze vocalmente improponibile), genitore che durante il "piangi, piangi...", anzichè essere consolatorio -come sempre accade- diventa aggressivo obbligando la figlia a "piangere" (e quindi a continuare nella finzione) rivolta verso il pubblico. Gilda, che ormai è indiscutibilmente reale dopo essere stata col Duca, ovviamente si rifiuta e rimane ad occhi asciutti, anzi vuole risalire la scala a pioli per rientrare in quella realtà che non le è per nulla dispiaciuta e, raccolta da terra una maschera molliccia, scuote la testa con consapevole delusione guardando suo padre che, mascherato, ancora continua a credere nella finzione.
E sono solo spunti di riflessione -ce ne sarebbero decine- su una regia che per me è stata sensazionale. E che ha aderito come un guanto al nocciolo più autentico della drammaturgia del'opera scoprendone i dolorosi e inquietanti meccanismi teatrali.
Poi, se ci si ferma ai saltimbanchi, alle tette e ai culi nudi, allora è vero, Carsen è volgare, irritante e provocatorio.

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Re: Rigoletto (Carsen) Aix 2013

Messaggioda mattioli » mer 24 lug 2013, 12:45

Adesso dirò la mia su questo spettacolo che ho visto dal vivo la settimana scorsa.
Pietro ha già recensito lo spettacolo in home e non avevo voglia di intervenire.
Però ho letto (non solo su OD) e sentito talmente tante sciocchezze che mi è venuta voglia di puntualizzare e di condividere con voi il mio punto di vista.
Non ho la pretesa di far cambiare idea a nessuno e vi garantisco che nemmeno mi interessa. Mi preme solo fornire alcuni spunti di riflessione che possano tutelare quello che secondo me è il più bel Rigoletto (teatralmente parlando) che io abbia mai visto. Purtroppo il livello musicale è stato talmente basso (e dal vivo rispetto alla diretta televisiva era ancora peggio) da arrivare a mortificare pesantemente perfino la parte visiva e l'idea registica. Che Noseda nel 2013 abbia avallato questa prestazione musicale ha dell'incredibile. Alla fine pensavo di avere di fronte qualche compagnia stabile dell'Est europeo, di quelle che negli anni Novanta portavano in giro una tripletta di opere verdiane a basso costo da fare nei cortili dei castelli della pianura padana.
Transeat.
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Trovo singolare quanto detto da Teo.emme. Al di là delle valutazioni sullo spettacolo non riesco a capire come si possa anche solo pensare che Carsen abbia voluto provocare qualcuno. :lol: E' come dire che Kubrick, in Eyes Wide Shut, è stato "inutilmente provocatorio". O che Joyce, rivoluzionando la lingua, ha voluto solo provocare i lettori. Immagino che Carsen non abbia bisogno di provocare nessuno. I "bricchini" della regia sono altri, non lui.

Trovo anche singolare che molti (anche molto competenti in fatto di teatro) abbiano liquidato questa regia come il "solito" cambio di ambientazione. Invece che il palazzo di Mantova, un circo, invece del Duca, il domatore/direttore, invece del buffone, un pagliaccio. Insomma, Carsen trattato come se fosse Michieletto. :lol:

Questo Rigoletto era legato a doppio filo con il Don Giovanni della Scala e con quasi tutte le ultime produzioni carseniane. Il tema ricorrente è l'analisi del rapporto tra realtà e rappresentazione. Lo strumento per marcare e definire questi due mondi in questo Rigoletto (ma anche nel Don Giovanni e nella Tosca di Zurigo) è il sipario. Che qui chiude il boccascena e chiude anche lo spazio nel fondo del palchetto sopra l'ingresso dell'arena.
Come nel Don Giovanni avevamo personaggi che non cercavano il loro autore ma da lui scappavano per entrare nella realtà, così qui l'eterna battaglia tra realtà e finzione è combattuta in un circo dove Gilda tenta di diventare reale (se volete di crescere) e paga con la vita questo salto nella realtà.
Nel Don Giovanni avevamo il Commendatore (il reale) che entrava a "cortocircuitare" la finzione con un ingresso prepotente. Al fine era addirittura tra il pubblico.
Qui c'è Monterone che crea il cortocircuito realtà/rappresentazione portando in scena un cadavere "vero" mentre Rigoletto maneggia un cadavere "finto". Monterone -come il Commendatore della Scala- entra alla fine del secondo atto in platea e passa la battuta a Rigoletto che decide di vendicarlo convinto di rompere la catena della maledizione. Maledizione che qui è chiarissima: il passaggio dalla finzione alla realtà si paga con la morte. Che per un personaggio teatrale significa scomparire. Chiaro, no?

Un altro punto cardine dell'allestimento è da ricercare nella frase di Verdi -stracitata- che definì il Triboulet di Hugo una creazione "shakespeariana". Verdi non solo non scriveva le note a caso, ma anche le parole le diceva dopo averci riflettuto. Perchè è shakesperiano Triboulet? Perchè è un personaggio più grande del vero, con un'oratoria solenne e offre il destro a belle tirate da primattore?
No.
Lo è perchè condivide con i grandi personaggi shakespeariani quella straordinaria verità drammatica ottenuta facendo coesistere in un solo carattere diversi registri espressivi. I sentimenti più bassi, vili, plebei, crassi convivono in Triboulet assieme alla passioni più alte e nobili in una oscillazione continua tra tragico e grottesco. Oscillazione che Verdi raccoglie con fiuto incredibile costellando di improvvisi scarti di registro la sua prima, autentica partitura in senso moderno. E che Carsen raccoglie con straordinario e geniale mestiere costellando la sua regia di alternanze pressocchè continue ottenute con le luci, con l'aprirsi e chiudersi del sipario e con un controllo perfetto delle entrate e delle uscite dei personaggi.
Ne dico solo due. Il Duca esce grottescamente a culo nodo con uno sberleffo verso il pubblico (Carsen aveva già utilizzato questo espediente nella Semele all'ENO non in quella "censurata" con la Bartoli) mentre entra Rigoletto; non si sono ancora spente le risate d'imbarazzo del pubblico che già arriva Rigoletto con la sua maschera di dolore. Gilda entra durante il "Miei signori" ormai diventata reale (e contenta di esserlo) assistendo all'umiliazione del padre (Gagnidze vocalmente improponibile), genitore che durante il "piangi, piangi...", anzichè essere consolatorio -come sempre accade- diventa aggressivo obbligando la figlia a "piangere" (e quindi a continuare nella finzione) rivolta verso il pubblico. Gilda, che ormai è indiscutibilmente reale dopo essere stata col Duca, ovviamente si rifiuta e rimane ad occhi asciutti, anzi vuole risalire la scala a pioli per rientrare in quella realtà che non le è per nulla dispiaciuta e, raccolta da terra una maschera molliccia, scuote la testa con consapevole delusione guardando suo padre che, mascherato, ancora continua a credere nella finzione.
E sono solo spunti di riflessione -ce ne sarebbero decine- su una regia che per me è stata sensazionale. E che ha aderito come un guanto al nocciolo più autentico della drammaturgia del'opera scoprendone i dolorosi e inquietanti meccanismi teatrali.
Poi, se ci si ferma ai saltimbanchi, alle tette e ai culi nudi, allora è vero, Carsen è volgare, irritante e provocatorio.

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Sei un grande. Però questo Rigoletto era, alla fine, semplicissimo, tanto che l'ho capito perfino io (che pure l'ho visto solo qui: : Tv Happy : ). Bastava pensarci un attimo. Ma, si sa, "io a teatro non vado per pensare, vado per sognareee!", come urlò una povera arteriosclerotica cui si cercava di spiegare che, magari, se un regista mette in scena qualcosa lo fa per una qualche ragione... (sarà andata alla Scala a tirare i volantini con "Povero Verdi" per il Ballo di Michieletto?).
Piuttosto, Divino, permettimi una chiosa come meritano i Veri Grandi Maestri: hai notato che questa produzione del Rigoletto è l'unica a risolvere la sola incongruità drammaturgica dell'opera, cioè l'aria del tenore del secondo atto? E' proprio vero che i grandi interpreti sono quelli che ci fanno capire meglio l'interpretato...
Per il resto, Divino: : Love :
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Re: Rigoletto (Carsen) Aix 2013

Messaggioda Enrico » mer 24 lug 2013, 19:38

mattioli ha scritto:questa produzione del Rigoletto è l'unica a risolvere la sola incongruità drammaturgica dell'opera, cioè l'aria del tenore del secondo atto?

Non me ne sono accorto. Mi spieghi meglio?
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Re: Rigoletto (Carsen) Aix 2013

Messaggioda Enrico » mer 24 lug 2013, 19:47

Maugham ha scritto:Però ho letto (non solo su OD) e sentito talmente tante sciocchezze che mi è venuta voglia di puntualizzare e di condividere con voi il mio punto di vista.

Bene, mi fa piacere apprendere che gli stupidi non siamo solo noi. Ma penso che le opinioni altrui si possano contestare anche senza definirle "sciocchezze".
A me il Rigoletto di Carsen è piaciuto poco, molto poco, ritengo anche legittime e comprensibili alcune delle osservazioni di teo.emme, ma non l'ho visto dal vivo e dovrei rivedere meglio il video per esprimere eventuali considerazioni motivate: cosa che sicuramente NON farò nelle prossime settimane, anzi credo fino a settembre, un po' perché non posso, e un po' perché non ne ho voglia.
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Re: Rigoletto (Carsen) Aix 2013

Messaggioda Bugs Bunny » mer 24 lug 2013, 20:19

Enrico ha scritto: cosa che sicuramente NON farò nelle prossime settimane, anzi credo fino a settembre, un po' perché non posso, e un po' perché non ne ho voglia.


Cercheremo di farcene una ragione. :wink:
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Re: Rigoletto (Carsen) Aix 2013

Messaggioda mattioli » mer 24 lug 2013, 20:48

Apperò, Bugs!
Come diceva Kipling: la femmina della specie è più micidiale del maschio : Nar :
Ben ritrovata

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Re: Rigoletto (Carsen) Aix 2013

Messaggioda DottorMalatesta » mer 24 lug 2013, 21:29

mattioli ha scritto:Apperò, Bugs!
Come diceva Kipling: la femmina della specie è più micidiale del maschio : Nar :



Avevi dubbi?
:mrgreen:

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Re: Rigoletto (Carsen) Aix 2013

Messaggioda mattioli » mer 24 lug 2013, 21:56

Non me ne sono accorto. Mi spieghi meglio?


Volentieri.
Volevo dire che Rigoletto, opera drammaturgicamente (quasi) perfetta, ha un unico punto debole (beninteso, IMHO): l’aria del Duca del secondo atto. Ma come? Ha cinicamente mentito a Gilda, si è spacciato per quel che non è, ha approfittato dell’ingenuità virginale della ragazza e adesso si sdilinquisce come un qualsiasi tenore romantico? Ci fa o ci è? Comunque è un momento ambiguo, che ben difficilmente si concilia con tutto quel che sappiamo del Duca.
Certo, bisognava che Mirate avesse la sua brava scena completa, recitativo-cantabile-tempodimezzo-cabalettacoldaccapo. Resta la difficoltà (non solo vocale) di quel Parmi veder le lagrime. E’ sincero? Finge? E se finge, perché? Poi arrivano i cortigiani a dirgli che il bocconcino è lì e lui corre a stuprarla con una delle cabalette più (volutamente) becere, volgari e pappone di tutto Verdi, e ben venga, se il signor tenore è capace, il re bemolle: un orgasmo anticipato, anzi (scusatemi) un’eiaculazione precoce.
Ora, proprio il fatto che Carsen giochi con questa continua ambivalenza fra realtà e finzione, fra teatro e vita vera, mi sembra risolva il problema drammaturgico e teatrale di quest’aria: in quel momento, il Duca recita una parte, recita la parte dell’amoroso. Poi parte per fare l’amore, anzi per fare sesso, mostrando il culo: geniale, secondo me, non solo per il contrasto con il successivo ingresso di Rigoletto, come giustamente nota il Divino (sempre : Love : ), ma perché è una strizzata d’occhio alla voluta volgarità verdiana.
Fra le innumerevoli idiozie (scusa, sai, Enrico, ma quando ci vuole ci vuole) che leggo sulle regie “moderne” c’è la loro mancanza di “buongusto”. Eh, sì, dice signora mia, non sono contraria alle regie moderne, purché siano di “buongusto”. Ora, se c’è un’opera in cui Verdi sfida VOLUTAMENTE il buongusto è proprio Rigoletto. Soggetto (cito a memoria, perdonatemi se falla) di “ributtante immoralità e oscena trivialità”, secondo il censore. Con le sue orge, i suoi sicari e le sue puttane. Il Rigoletto NON deve essere di buongusto. Deve essere volgare, triviale, immorale, pieno di culi e di… vabbé, comincia sempre per "c" e prosegue con un paio di zeta. Fra Verdi e i censori, nemmeno dopo un secolo e mezzo si può stare dalla parte di Verdi?
Scusate lo sfogo. ‘Notte.

AM
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Re: Rigoletto (Carsen) Aix 2013

Messaggioda DottorMalatesta » gio 25 lug 2013, 8:44

Fino a quando, signor Mattioli, il mondo sará disposto a tollerare le sue parole?
Lei è un sovversivo, un provocatore e – sia detto chiaro e tondo- un uomo pericoloso.
I Suoi scritti sono reiterati, continui attacchi contro la purezza dell´arte e la nobilitá del canto del compositore che pianse ed amó per tutti, contribuendo a spargere nell´orbe intero la fama del Regno Italico.
Nella musica del Maestro Verdi tutto è nobile, alto, sublime. L´appellativo di “traviata” (cui Lei vorrebbe attribuire connotazioni di irripetibile volgaritá) deriva dall´aver smarrito la via di casa, la poveretta, rientrando da un tè a corte. E mi stupisco che Lei non lo sappia: vivendo a Parigi, avrá pur notato che in certe ore il traffico è una cosa terribile! In Verdi le donne sono o angeli o sante, e gli uomini eroi impavidi e coraggiosi, una mano sul cuore e l´altra sull´elsa (e non da altre parti, come invece lei vorrebbe insinuare). Altro che mignotte, gobbi assassini, poppe al vento e culi all´aria!
Cordialmente sua,

Adelia degli Adimari
Presidentessa della Lega Italiana a difesa dell´autentico spirito verdiano
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Re: Rigoletto (Carsen) Aix 2013

Messaggioda Maugham » gio 25 lug 2013, 10:12

DottorMalatesta ha scritto:Fino a quando, signor Mattioli, il mondo sará disposto a tollerare le sue parole?....
Altro che mignotte, gobbi assassini, poppe al vento e culi all´aria!
Cordialmente sua,

Adelia degli Adimari
Presidentessa della Lega Italiana a difesa dell´autentico spirito verdiano


Malatesta, dopo questa tirata sei entrato a pieno titolo nella rosa degli operomani al vetriolo di cui Mattioli è presidente.
Quando ci vedremo ti canteremo il finale dei Meistersinger e Bagnoli di metterà sul capo (come Eva con Walther) "il lauro ambito di seta e d'or". Il verso non è Wagner ma zanardinese puro.
Bravo.

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Re: Rigoletto (Carsen) Aix 2013

Messaggioda Rodrigo » gio 25 lug 2013, 11:12

Buon giorno a tutti,
complimenti per la discussione tra Mattioli, Maugham e Teoemme che lancia in resta combattono su una delle partiture che amo di più. Personalmente non ho mai pensato che la corte dell'anonimo Duca fosse un luogo da educande o un circolo di santi, come peraltro non è mai stata nessuna corte e nessun luogo di potere. L'unico a contrabbandare le corti fossero virtuose adunate di gentiluomini e di gentildonne ad di sopra di ogni vizio probabilmente è stato quel sognatore di Baldassar Castiglione (a meno che non volesse ironizzare e allora è un genio!).
Torniamo a noi, a me intrigano parecchio le chiavi di lettura proposte e che WSM ha brillantemente esposto, mi chiedo solamente se non è "troppo comodo" decontestualizzzare per metterle a nudo. In altre parole: siamo davvero sicuri che l'ambientazione originaria non ci permetta di evidenziare i nodi sottesi a Rigoletto? Certo bisogna intendersi sul concetto, per cosi' dire, di ambientazione rinascimentale. Se lo intendiamo stile film in costume anni 60 o trovarobato da fiction sono perfettamente d'accordo.L'ambientazione "in stile" diventa una vera e propria cortina fumogena che ci impedisce di cogliere la carica eversiva che Verdi cercava intenzionalmente.
Ma il cinema ci insegna che si può parlare del Rinascimento dicendo cose "nuove" senza mettere in soffitta velluti, gorgiere, else e giustacuori. Pensiamo a Elisabeth o, e so di provocare, la regina Margot. Esattamente come ha rinnovato quello che sembrava il più polveroso e grossolano dei generi il peplum. Penso che a chiunque risulti la differenza che c'è tra.. gli ultimi giorni di Pompei e il Gladiatore. Il primo era già vecchio quanto è uscito il secondo parla a noi di problemi contemporanei senza rincunciare a tuniche corazze e colonnati.
Torniamo a Rigoletto: dalle vostre descrizioni a me pare chea mi abbia alcune delle questioni sottolienate da Carsen fossero già presenti anche nel film di Ponnelle, forse non perfetto ma che una sua idea registica l'aveva. Sbaglio? Infine, e chiudo, possibile che nessun regista mi abbia ancora spiegato perché il duca è l'unico personaggio che non ha nome? In un'opera, si badi, dove persino la carmeriera di Gilda ha il suo bravo nome.
Saluti e scusate per l'intervento un po' ingenuo.
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Re: Rigoletto (Carsen) Aix 2013

Messaggioda DottorMalatesta » gio 25 lug 2013, 11:23

Maugham ha scritto:Malatesta, dopo questa tirata sei entrato a pieno titolo nella rosa degli operomani al vetriolo di cui Mattioli è presidente.
Quando ci vedremo ti canteremo il finale dei Meistersinger e Bagnoli di metterà sul capo (come Eva con Walther) "il lauro ambito di seta e d'or". Il verso non è Wagner ma zanardinese puro.


E´sempre stata la mia massima aspirazione!
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