La critica musicale

problemi estetici, storici, tecnici sull'opera

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Re: La critica musicale

Messaggioda stecca » mer 22 apr 2009, 16:25

Posso solo dire che avendo avuto il privilegio di conoscere personalmente Elvio che mi ha pure fatto il regalo di presentare il mio libro sulla Montse alla Scala qualche sera fa egli non solo è uno dei ritici più seri in circolazione e da anni ma è anche persona squisita di grande cultura e simpatia e di piacevolissima arte conversativa su tanti argomenti, insomma una gran bella persona. Ovvio che avendo parlato di tutti i cantanti possibili e immaginabili non possa accontentare tuti i melomani e tra di noi vi sono molti giudizi buoni e cattivi che non coincidono, però garantisco sulla assoluta onestà intellettuale della persona il che non è poco....
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Re: La critica musicale

Messaggioda MatMarazzi » gio 23 apr 2009, 13:15

e lo apprezzo tantissimo per l'apertura a regie che rischiano (ma con alla base forti "concezioni" e non sterilmente infedeli: l'amore di Giudici per Sellars, e Kusej, e Konwitschny, e La Boheme di Luhrmann).


Pensa che invece è proprio in rapporto alle regie d'opera che ormai considero Giudici drammaticamente superato e persino nocivo.
Non centra quasi mai nè la prospettiva di una regia, nè la sua sintassi; si rifugia in un armamentario di coloriti a effetto ("claustrofobico", bla.. bla..) e resta alla superficie della tecnica e (inevitabilmente) del contenuto. Ma quel che è peggio è, secondo me, proprio il suo atteggiamento supino nei confronti della regia moderna in generale: parlare bene di un Kusej e di un Konwitschny è facile: così si passa per avanguardisti anti-borghesi. Spiegare perché questi personaggi siano qualcosa di più che dilettanti alla moda è invece difficile. Interrogarsi sull'uso delle coordinate spaziali e sulle geometrie del movimento, sui simboli illuministici, sulle liaison des scenes, sul rapporto movimento-musica è senz'altro difficile. Più facile dire che la scenografia era "claustrofobica", che un buco al centro della scena era un "osceno ventre" e che per fortuna è finito il tempo in cui i tenori stavano piantati in mezzo al palcoscenico, e che le "sciure" milanesi sono risibili perché rimpiangono Zeffirelli.
L'atteggiamento superficiale e forzatamente modaiolo di Giudici nei confronti delle regie "moderne" a me pare estremamente nocivo per una vera comprensione in Italia del fenomeno; primo perché non dà alcun contributo in termini di strumenti critici; secondo perché favorisce l'idea (assolutamente falsa) di un dualismo fra pubblico becero (che ama le schifezze d'antiquariato) e pubblico intellettuale (che applaude Kusej per il gran coraggio di far pisciare una cantante sul palcoscenico).

scat ha scritto:Io apprezzo Giudici anche per la gagliardìa della sua scrittura (per raggiungere la casalinga di Voghera a quanto pare, e non è un male), ben lungi dalla prosa marmorea di certi accademici,

Personalmente, scusami Scat, ho molti dubbi anche in merito a questo.
La trovo una prosa caotica e artefatta, dove il gusto di sciorinare paroloni e superlativi (in bene e in male) travolge tutto: anche il senso del discorso.

L'unico pregio che riconosco a Giudici (ma è un pregio grandissimo, almeno per me) è il gusto documentario.
La capacità di raccogliere dati, perlustrare la storia, trarne sintesi abbastanza efficaci e oltremodo utili.

Salutoni,
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Re: La critica musicale

Messaggioda Alberich » gio 23 apr 2009, 14:48

stecca ha scritto: è anche persona squisita di grande cultura e simpatia e di piacevolissima arte conversativa su tanti argomenti, insomma una gran bella persona.

Penso che su questo ci siano pochi dubbi. Personalmente lo ho incontrato solo una volta anni fa e mi fece la stessa impressione, così come mi è stato sempre detto dalle persone che lo conoscono.
Però il punto è un altro. Come critico a me piaceva molto. Tolti i suoi beniamini assoluti e i suoi esempi negativi assoluti, ti guidava nelle interpretazioni di un'opera con grande capacità: mi è sempre piaciuto come apprezzasse stili vocali differenti senza apparenti paraocchi, senza contare la sua capacità maggiore (il gusto storico-documentario) che ha ricordato Mat nell'ultimo post e la sua grande curiosità, sia in termini di repertorio operistico, sia in termini di regia.
Però è sempre stato ripetitivo, forse anche per necessità, e col passare del tempo mi pare che abbia abbandonato il suo approccio laico al canto. Inoltre la sua prosa si è sclerotizzata. L'impressione è che pian piano le sue recensioni siano diventate prevedibilissime, sia nei contenuti sia nella forma.
A me continua a piacere per i suoi pregi, ma devo dire che i difetti non mancano affatto.
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Re: La critica musicale

Messaggioda Tucidide » mer 09 dic 2009, 14:48

Su Alberto Mattioli e sulla critica in generale.
Addolcito dal torrone che nella mia città si mangia copiosamente il giorno dell'Immacolata (e non solo :mrgreen: ), ritorno sull'argomento, questa volta nella discussione opportuna senza rubare spazio alle considerazioni sulla Carmen della Scala.
Riassunto delle puntate precedenti:
MatMarazzi ha scritto:
VGobbi ha scritto:Ah dimenticavo!!! Forever il critico musicale della "Stampa", Mattioli, troppo simpatico! :mrgreen:


Mi spiace per Tuc, ma sono perfettamente d'accordo con Gobbi.
Mattioli è uno dei pochi critici italiani che di opera e di canto se ne intende davvero, e il fatto che si diverta a nasconderlo dietro uno spiritastro acido e dissacrante, senza i toni solenni di tanti suoi colleghi loro sì incompetenti e improvvisati, me lo rende ancora più simpatico.

Prendo spunto da questi elogi per porli a confronto con un articolo di Mattioli, apparso sul numero di maggio 2009 di «Classic Voice», "Non canta lo straniero" (pp. 30-31).
Mattioli dice cose giuste, talvolta giustissime. In sostanza, addossa la colpa dell'assenza dai cartelloni italiani dei cantanti di grosso calibro alla turbolenza dei loggioni ed alla mala gestione dei teatri da parte di governanti corrotti, dediti al nepotismo, al clientelismo e afflitti da una non meno colpevole ignoranza.
Ora, il compito di un giornalista è quello di fornire dati, esempi, insomma provare quello che dice. E' quella che Jakobson chiama funzione "referenziale" della lingua. In aggiunta, egli può aggiungere una nota "conativa", ossia cercare di convincere i lettori della giustezza delle proprie affermazioni.
Sul secondo punto, Mattioli se la cava, direi con buona efficacia.
Sul primo, beh, egli non va più in là di una generica sfilza di nomi, senza uno straccio di motivazioni sul perché quegli artisti siano desiderabili per le nostre scene. A livello denotativo-referenziale e conativo, un fallimento totale.
Poi Mattioli sfodera battute da bar e da piazza, o se vogliamo, da forum. "La Grisina con il ditino alzato e il fischietto in bocca perché così avrebbe fatto Rodolfo Celletti"; "quattro scimuniti che fischiano sempre e comunque (tranne magari quando sarebbe giusto farlo)": sono cose che posso scrivere io sul forum di OD, che posso dire durante un pranzo in compagnia Matteo e Pietro, oppure di Orbazzano, che posso dire al telefono con Maugham o nel foyer del teatro con Pruun. Ma su un giornale specialistico? No! Non è spiritastro dissascrante, questo. Non c'è nulla di dissacrante nel dire cose che tutti, bene o male, dicono. E non c'è nulla di dissacrante nel dirlo con le stesse espressioni "da bar", consone a conversazioni private e non ad un articolo pubblicato sulla carta stampata.
Sulla Bartoli ("la più celebre cantante d'opera del mondo"), Mattioli si lamenta che non canta in Italia, e parodia i giudizi estremisti dei vociomani con queste parole: "c'è sempre qualche "vociologo" a vociferare che non si sente, che non ha voce e che in un cilindro di cera del 1899 la Bertazzoni-Minghelli cantava meglio." E questo è un articolo di critica musicale??? E dove sarebbe la disamina seria sulla Bartoli? E poi, carissimo, anche Joseph Volpe, che non la chiamò più dopo il 1998 al Met, è un vociologo che non capisce niente e che ascolta la Bertazzoni-Minghelli? Fra l'altro, proprio l'ironia sui cilindri di cera e sulla loro vetustà, nonché sui cognomi astrusi e sovente doppi di alcuni cantanti di inizio secolo scorso è piuttosto gratuita, e forse si può pure leggere, sotteso ad essa, un certo disprezzo verso il disco antico. Cosa che, ove fosse vera, non farebbe onore alla sua professione di critico musicale.
Questa non è un articolo referenziale, né conativo: è uno scritto di intrattenimento, dove predomina la funzione poetica (vedi sempre il buon vecchio Roman Jakobson), dunque adatta ad un tipo di scritto ben diverso.

Detto questo, volevo fare un passo avanti. Dopo questo articolo, apparve in internet uno scritto di risposta da parte di chi si sentiva chiamato in causa. Costui ebbe gioco facile facile a smontare il nulla delle argomentazioni di Mattioli, e proporre il solito, rancido e stantio armamentario di luoghi comuni vecchi come il cucco: critica prona alle majors discografiche, carriere di cantanti costruite a tavolino, tam tam pubblicitari in grado di elevare agli altari una nullità e farla credere una grande stella del canto, con sottintesa considerazione che i pubblici di mezzo mondo siano stupidi e si facciano influenzare dalla pubblicità e da quello che gli fanno credere. Insomma, tutte le bagattelle che si sentono dire da secoli da parte degli intellettualoidi sedicenti indipendenti, prive di qualsivoglia fondamento, e denotanti ignoranza delle elementari regole che disciplinano da sempre il mondo dell'arte e della pubblicità.
Chi scrisse queste meraviglie, ripeto, ebbe gioco facile a proporre per la milionesima volta queste tesi risibili: Mattioli presta davvero il destro a tali accozzaglie di luoghi comuni, e pare un alfiere di questa fantomatica critica asservita. Vuoto di argomentazioni, frasi fatte, che tutti dicono in tutte le salse su tutti i mezzi informatici e non. Insomma, fa di tutto per far sembrare valide e inoppugnabili le tesi miserande che lui stesso attacca.
A mio parere, questa è critica inutile, anzi dannosa, poiché fortifica le tesi che vorrebbe colpire.

D'altronde, mi conforta leggere lo stesso Matteo che dice:
Le cose che scrive Mattioli le pensano e le dicono tutti.

Appunto! Il contrario del dissacrante. : Thumbup :
Dissacrante non è chi dice cose già dette adottando sulla carta stampata il tono scanzonato e pressappochista da bar (del tutto legittimo in contesti disimpegnati e privati), ma al contrario chi dice cose che nessuno dice, o chi nega le cose che tutti dicono. : Cowboy :

Saluti :mrgreen:
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Re: La critica musicale

Messaggioda Milady » ven 11 dic 2009, 1:41

PROPOSTA DECENTE

Amici carissimi,
eravamo partiti dalla terza edizione del librone di Giudici.
Così , a occhio e croce, mi pare che su 500 pagine aggiunte, dati i miei gusti,me ne potrebbero interessare, sì e no, circa 100 o poco meno.
Non sono una arpagona,ma onestamente, 65 euro per un miserando mannello di pagine mi sembrano un po' troppi.
E così mi sono proposta - e vi propongo- di assumere per qualche la cittadinanza portoghese.
E come?
Semplice .Nella mia città ci sono ,a due passi da dove abito ,almeno grandi due librerie , munite di bar.
Afferro il librone, ordino un teino , un caffeino o una birretta e , in varie puntate, me lo leggo a spizzichi e a sbafo. Prima di guadagnare l'uscita all'inglese sotto lo aghuardo mi compro un libretto o un qualche gadgettino low cost, un grazioso
Se poi il megabiblion mi piace o suscita in me un qualche interesse per taluni settori della lirica che non conosco , rinuncerò a una seduta dal parrucchiere e me lo comprerò.
PER TUC
Abbiamo anche parlato dell'oramai introvabile libro di Celletti.
E tu l'hai trovato su una bancarella a Bologna , quindi a prezzo stracciato o abbordabile."Son più verde dell'erba"(Saffo).
Ti calza a pennello il titolo di un notissimo musical dell'era hippy :"OH Calcutta!" ( da pronunciare all'inglese e quindi storpiatura o ammiccamento del francese "Oh quel cul 't'as!".)
A questo punto non mi resta che augurare a tutti la più affettuosa
Buona notte!
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Re: La critica musicale

Messaggioda Tucidide » ven 11 dic 2009, 1:59

Milady ha scritto:Abbiamo anche parlato dell'oramai introvabile libro di Celletti.
E tu l'hai trovato su una bancarella a Bologna , quindi a prezzo stracciato o abbordabile."Son più verde dell'erba"(Saffo).

"chlorotéra dè poias / émmi" :wink:
A proposito (cioè... non c'entra niente, ma all'una di notte ci sta anche questo :mrgreen: ), Quasimodo traduce infedelmente: "come erba patita scoloro".
Ti calza a pennello il titolo di un notissimo musical dell'era hippy :"OH Calcutta!" ( da pronunciare all'inglese e quindi storpiatura o ammiccamento del francese "Oh quel cul 't'as!".)

:lol: :lol: :lol:
Beh, in effetti... : Sig :
Anche se devo dire che, nella Calcutta :D che ho avuto, sono stato anche un po' cretino. La bancarella da cui l'ho acquistato, a metà prezzo, ne aveva due copie. Io ne ho preso una a caso, e non mi sono accorto che la terza di copertina era tutta strappata vicino alla legatura! : Andry :
Quando sono ritornato sul posto, ho potuto constatare come l'altra fosse perfetta, :( ma non potevo chiedere di farmela sostituire perché nel frattempo l'avevo riparata con la carta adesiva.

Detto questo, Le grandi voci è davvero uno scrigno di tesori. E più lo sfoglio, più scopro cose inimmaginabili: Celletti non sembra lui!
Qualcuno direbbe o che all'epoca era ancora incompetente (forse prima della folgorazione sulla via di Martina Franca), o che era al soldo delle agenzie e delle multinazionali del disco pure lui!

Di recente ho anche trovato Prime alla Scala, ossia la raccolta delle recensioni scaligere di Montale. Bellissimo lo stile (ma che strano... :D ), ottime notazioni di carattere musicale, ma... a livello di critica dell'esecuzione vocale sono rimasto un po' deluso: il grande poeta non si profonde in grandi disamine tranne che per gli artisti preferiti e adorati come la Callas, che Montale (e non solo lui) già allora riteneva cantante epocale... e aveva visto giusto. :D
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Re: La critica musicale

Messaggioda Milady » ven 11 dic 2009, 17:28

Carissimo Tuc,
volevo scriverti un MP, ma ho sbagliato tasto o link.
E allora, sono proprio contenta che il prezioso volume cellettiano da te calcuttianamente reperito su una bancarella a metà prezzo, fosse un po' sciupacchiato.
La cupidigia ti ha fregato! Bene! (Ora ,miguadagno pure la nomea di vecchia strega!)
Allo stucchevole buonismo imperante- la bontà è tutta un'altra cosa- oppongo un pizzico di sana invidia.
Infatti sono anni che cerco inutilmente questo libro.
In luogo dell'aureo testo in questione- dove erano assenti certe future puntate atrabiliari ed erano invece radiografate tutte le grandi voci poi dimostratesi tali- mi volevano propinare insistentemente quelle zuccherose biografie agiografiche su cantanti più o meno noti che non riesco a sopportare.
Riprenderò le mie ricerche con implacabile rigore metodologico.
Non dispero.
Ho invece da anni ed anni il libro di Montale : giace in qualche remoto angolo delle mie arruffate biblioteche.
Pari siamo!(Non proprio pari, tu mi hai distaccato di varie lunghezze..., ma un po' di cavalleria non guasta.)
Un abbraccio
Milady.
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Re: La critica musicale

Messaggioda Alberich » ven 11 dic 2009, 17:48

Ma i libri di Celletti non li trovate neanche su Amazon o Ebay? :?:
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Re: La critica musicale

Messaggioda Milady » ven 11 dic 2009, 19:19

Certamente Alberich,
ma il libro scovato sulla bancarella ha tutto un altro sapore:Come di una personale scoperta.La magia dei libri consiste anche in questo." Nisi qui probat".
Nella sala di consultazione di talune delle biblioteche della mia città c'è . Non sono tanto vicine a dove abito . In passato l' ho letto e consultato durante i non proprio comodi orari di apertura al pubblico.
Avere questo libro tra tutti gli altri significa che posso leggermelo quando voglio ,quando me ne punge vaghezza..
Scusami se la mia risposta , che doveva essere in altro luogo, a Tucidide ti ha irritato.
Con simpatia
Milady
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Re: La critica musicale

Messaggioda Tucidide » ven 11 dic 2009, 22:13

Alberich ha scritto:Ma i libri di Celletti non li trovate neanche su Amazon o Ebay? :?:

Beh, a dire il vero io cerco da anni Il teatro d'opera in disco ed. 1987. Su eBay non l'ho mai trovato.
In compenso si trovano i suoi romanzi - che non ho.

Milady ha scritto:il libro scovato sulla bancarella ha tutto un altro sapore:Come di una personale scoperta.La magia dei libri consiste anche in questo

Quanto è vero! :D
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Re: La critica musicale

Messaggioda Alberich » sab 12 dic 2009, 20:11

Milady ha scritto:Scusami se la mia risposta , che doveva essere in altro luogo, a Tucidide ti ha irritato.
Con simpatia
Milady

:shock:
Figurati...era solo una domanda. :D Non ho assolutamente idea della reperibilità dei libri di Celletti.
Io le bancarelle le uso per cercare a casaccio, sperando di trovar libri che non sapevo esistessero...se, invece, cerco un libro specifico in genere uso uno di quei due canali e son quasi sempre riuscito a trovar ciò che mi serviva.
Saluti
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Re: La critica musicale

Messaggioda Milady » dom 13 dic 2009, 0:03

Egregio Alnerich,
"Noble seigneur salut!"( scusa il singolare : è una mia piccola licenza rispetto al ltesto cdel ibretto)
Vedo che sei l'Indiana Jones delle bancarelle . ma che invece della frusta....
"Tranquillo posa "( altra licenza)
"Parto di più non chiedo" ( questa va bene)
Buona notte!
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Re: La critica musicale

Messaggioda Ilaria » mer 16 dic 2009, 0:42

Tucidide ha scritto:
Alberich ha scritto:Ma i libri di Celletti non li trovate neanche su Amazon o Ebay? :?:

Beh, a dire il vero io cerco da anni Il teatro d'opera in disco ed. 1987. Su eBay non l'ho mai trovato.
In compenso si trovano i suoi romanzi - che non ho.

Milady ha scritto:il libro scovato sulla bancarella ha tutto un altro sapore:Come di una personale scoperta.La magia dei libri consiste anche in questo

Quanto è vero! :D


Tutte le estati, a Pesaro, si materializza una copia di "Voce di tenore". Nel 2008 rimase nella vetrina di una nota libreria di Viale della Repubblica per qualche giorno, fino a quando qualcuno più disposto della sottoscritta a pagare il cimelio la modica cifra di 80 euro non la fece sparire. Quest'anno il fantasmagorico libro s'è palesato in una libreria-antiquario in una viuzza del centro a 15 euro: preso!

Monitorizzo eBay da tempo, ma dei libri di Celletti nessuna traccia... Comunque concordo, le bancarelle e i negozi dell'usato hanno un fascino particolare, un che di avventuroso.
Per lei sfidai le stelle,
Di lauri ornai sue chiome,
Deve di Grande il nome,
Le sue vittorie a me.
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