SPAZIO ALLE INTERVISTE

problemi estetici, storici, tecnici sull'opera

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Re: SPAZIO ALLE INTERVISTE

Messaggioda pbagnoli » dom 16 mar 2008, 21:58

teo.emme ha scritto: Infine sul Pavarotti non musicista che canta bene Idomeneo: scusa ma non ti capisco. Pavarotti non era nè un filologo nè uno studioso, ma era un cantante e mi risulta che per cantare si debba essere proprio cantanti (magari in futuro non sarà più così, quando verranno battute altre vie espressive che relegheranno il canto ad una cosa non necessaria all'interpretazione di un'opera, tra l'altro la Dessay ci sta proprio convincendo che si vada verso quella strada...). E per cantare di tutto, da Monteverdi a Henze, bisogna esserlo. Cosa significhi cantante musicista, quindi, mi sfugge, o meglio non mi interessa. Ti ribalto però la questione: Domingo è cantante musicista (fa pure il direttore d'orchestra), ha iterpretato un buonissimo Tristano e ha in repertorio Sigmund e Parsifal. Ha provato anche Idomeneo - parte che secondo te sarebbe non molto difficile - con esiti a dir poco disastrosi. Come disastrosi sono stati i suoi tentativi nel repertorio del tenore belcantista, da Nemorino ad Edgardo... Come la mettiamo? Idomeneo è parte difficilissima e che richiede molto dalla voce (basta leggere la partitura del resto) e se Pavarotti l'ha interpretata egregiamente (l'unico in disco, giacchè non si può dire lo stesso di nessuno degli altri cantanti che hanno affrontato il ruolo: da Gedda, ai tenorini filologici anglosassoni, a Domingo) vuol dire che sapeva cantare, magari ignorava altre cose, ma possedeva la tecnica per il ruolo (a differenza di Domingo e degli altri citati).

Che Pavarotti sia stato Idomeneo, nessun dubbio: lo ha fatto.
Che lo abbia fatto bene, qualche dubbio - permettimi - ce l'ho. Conosco bene quell'incisione - se ti riferisci a quella di Pritchard - e la trovo una delle più colossali ciofeche discografiche di sempre. Non prevalentemente per Pavarotti - d'accordo - ma anche. Non era male, oggettivamente: faceva quello che poteva in una parte che lo sovrastava non tanto tecnicamente (ne viene a capo), quanto umanamente, dimostrando che non basta avere una bella voce per cantare questo ruolo di padre disperato e lacerato. Lo stesso Langridge, secondo me, gli è infinitamente superiore quanto a statura artistica, ma anche Bostridge, ed è tutto dire! Non parliamo di Gedda, per me massima icona tenorile di sempre...
Parli di Domingo, e sono globalmente d'accordo con te: non è Idomeneo, e bene avrebbe fatto ad astenersene.
Come dicevo in altro post, la sua tecnica, soprattutto negli ultimi anni, ha preso una direzione prevalentemente declamatoria che gli proscriverebbe questi ruoli, affrontati per vili esigenze commerciali.
Se proprio vogliamo, la differenza essenziale fra i due grandi tenori è che Domingo è stato l'una e l'altra cosa, Pavarotti solo una, ma poco conta.
Quanto alle tue affermazioni sulla Dessay, è talmente stridente lo jato fra la statura immensa di questa Artista (che, tra l'altro, mi ha letteralmente entusiasmato nell'ascolto della Lucia dal Met) e quello che tu dici, da riportarmi in mente quello che il mio nonno buonanima diceva su un giocatore di poker che si misurò con lui... :D
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Re: SPAZIO ALLE INTERVISTE

Messaggioda dottorcajus » dom 16 mar 2008, 23:23

teo.emme ha scritto: Si parla di canto, cioè di una forma espresssiva che delle sue regole e delle sue insite difficoltà. Non si può cavarsela con un tutto è soggettivo: certe difficoltà ci sono e sono evidenti.

Non entro nel merito della vostra disputa, come ho scritto altre volte mi manca la competenza sia tecnica che culturale ma vorrei difendere la mia tesi sulla soggettività. Infatti proprio la sua caratteristica espressiva rende il canto elemento esposto perlomeno alla relatività. In questi termini le difficoltà che reputiamo esserci in uno spartito, elemento incontestabilmente oggettivo, possono essere difficili e complicate per un artista ma anche facili per un altro. Dipende dalla natura delle qualità artistiche ed espressive di un cantante più che dalla sua tecnica. Ovvio che un artista, indipendentemente dal titlo, debba eseguire quanto scritto in spartito ed essere in grado di risolvere tutto al meglio ma questo "meglio" non è possibile quantificarlo, precisarlo in maniera oggettiva perchè sarà sempre dipendente dalla nostra percezione. Anche la tecnica (o le tecniche a seconda delle scuole di pensiero) non è elemento riconducibile ad una assoluta oggettività poichè quello che noi percepiamo, che ci può o meno soddisfare, è frutto del risultato finale che spesso può tenere celato il percorso fatto per ottenerlo. In poche parole due artisti possono raggiungere lo stesso risultato esecutivo percorrendo strade tecniche diverse e saremo sempre noi a determinare se quello che ascoltiamo è buono o cattivo.
Il discorso cambia nel momento in cui discutiamo un artisti in relazione agli esiti che la sua attività ha prodotto nel mondo della lirica. La Callas può anche non piacere ma non si può contestare che, in concorso con altri, ha contribuito ad aprire (o riaprire) strade nuove percorse poi anche da altri. Lo stesso si può ovviamente dire anche per altri.
Spesso mi sono chiesto perchè non ammiro molti artisti che invece hanno raccolto il plauso di un vastissimo pubblico e creato orde di fans. Molti li trovo noiosi, altri insignificanti, tutti non riescono a dare soddisfacenti risposte alle mie aspettative.
Alla fine di tanto discutere resta sempre questo il metro di giudizio che, più o meno consapevolmente, mettiamo in pratica tutti e come ben dimostra questo thread dove si continuano a scontrare due scuole di pensiero che divergono nella loro soggettività che nessun vuol riconoscere.
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Re: SPAZIO ALLE INTERVISTE

Messaggioda Maugham » dom 16 mar 2008, 23:35

teo.emme ha scritto:Caro Maughn, una precisazione.
Innanzitutto mi stupisce come si possa oggi - quando certi pregiudizi culturali sembravano decisamente superati - essere ancora convinti di una pretesa superiorità del dramma musicale su ogni altra forma operistica (tu stesso lo affermi quando spieghi che "non occorre avere chissà quale cultura, non solo musicale, per capire se, come li chiami tu, i complessi e delicati equilibri del belcanto sono rispettati" e che, al contrario, si dovrebbe avere una ben più corposa preparazione per giudicare un'opera di Wagner).



Ribadisco, e spero per l'ultima volta. Non ho detto questo. Ho soltanto constatato ( e te lo dice un ex-belcantista tout court, ex-cellettiano giovanile, ex-rossiniano uber alles :D ) che non occorrono chissà quali competenze per baloccarsi con il pallottoliere e il bilancino vocale. Come, te lo assicuro, fanno in molti fermandosi lì, alla prima osteria. Ne occorre molta, invece, per inquadrare gli stessi titoli sotto il profilo storico, estetico, del costume. Io ad esempio sarei in grado di fare le pulci vocali a molte belcantiste ma sarei in difficoltà se mi chiedessi di esprimere un giudizio riguardo all'importanza del teatro di Hendel rapportato, che so io, al teatro in prosa di Goldsmith o Sheridan. Se poi vuoi sentirti a tutti costi chiamato in causa, mi scuso, ma non era mia intenzione. Forse mi sono espresso male. :roll:


E, nonostante tu possa pensare il contrario, riesco ad accorgermene anche io (come - per inciso - colgo perfettamente le differenze tra Knappertsbusch e Furtwaengler, tra Kempe e Keilberth, Tra Karajan e Solti, tra Barenboim e Boulez). Pure mi stupisce - soprattutto da parte tua, visto gli interventi che hai scritto, che, pur non condividendone quasi mai il contenuto, erano per me assai interessanti e stimolanti - che di nuovo e ancora si riduca Wagner al dramma musicale, omettendo come sempre i suoi forti legami con la tradizione dell'opera romantica weberiana e, soprattutto, con il melodramma italiano.


Non penso il contrario sia perchè non ti conosco e soprattutto perchè non ti ho letto a sufficienza per farmi un'idea della tua sensibilità. Comunque riguardo a Wagner compositore belcantista :shock: per dimostrarlo ti limiti a citare la risaputa ammirazione del Nostro per Norma dimenticando di quanto ne avesse frainteso se non il contenuto senza dubbio la matrice? Penso ti riferisca al Mein leben. Se hai altri riferimenti ti prego di dirmelo. Se è per questo Wagner conosceva e apprezzava anche la Favorita avendone in gioventù trascritto la partitura per pianoforte e cornetta. Così dice Westernhagen.

Ribadisco anzi, la natura essenzialmente vocalista (se non belcantista) di certe sue opere, come il Tristan, appunto (nonostante l'incredula ilarità di MatMarazzi, al quale consiglierei di sfogliare la partitura e magari di soffermarsi sui debiti di Wagner a Bellini, autore idolatrato dal serioso tedesco).


Non so Matteo (ma penso di sì) ma nella mia ignoranza la partitura del Tristano è forse una di quelle che conosco meglio. Non lo spartito, la partitura. Non fosse altro perchè il Tristano non l'ho mai particolarmente amato e di solito mi incaponisco proprio su quei titoli che tutti considerano un capolavoro ma che a me non convincono del tutto. Di conseguenza ci sono stato sopra sei mesi dedicandoci quasi tutto il mio tempo libero. Mi interesserebbe davvero, visto che anche tu sai analizzare una partitura che aprissi un thread dedicato proprio ai riferimenti belcantistici-belliniani all'interno del Tristano. Ti seguirò a ruota! :D

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Re: SPAZIO ALLE INTERVISTE

Messaggioda dottorcajus » dom 16 mar 2008, 23:38

tatiana ha scritto:Guarda però che i primi a far la differenziazione fra cantante Wagneriano e cantante Belcantista sono i direttori artistici, i direttori d'orchestra e molti critici musicali. Il cantante ha poca voce in capitolo. Se un cantate che canta prevalentemente il belcanto vuole fare anche qualche titolo tedesco del periodo da te citato è quasi sicuro che non verrà scelto. Esistono naturalmente anche delle eccezioni, ma la maggior parte delle volte succede come ho detto sopra.
Tatiana


Dipende dalle motivazioni addotte a tali scelte. Personalmente credo che il cantante alla "cantotuttoio" abbia fatto non pochi danni perchè, generalmente, ha mortificato l'aspetto interpretativo. Come tutti noi melomani, anche io convivo con le mie convinzioni e se fossi direttore artistico, libero dai vincoli che sicuramente gravano sulle direzioni artistiche, seguirei queste nella formazione di un cast.
Giusto per fare un esempio volutamente eccessivo dubito che sceglierei la Dessay per cantare Brunilde nella Walkiria, neanche se fosse un fenomeno nel canto declamatorio o, cosa che indubbiamente possiede, avesse una grande personalità artistica. Seguendo i miei canoni la sua voce non è adatta al personaggio.
Non dico che le mie siano le convinzioni giuste ma sicuramente sarebbero quelle che seguirei visto che anche in questo caso mancano reali riscontri oggettivi sui quali effettuare le proprie scelte.
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Re: SPAZIO ALLE INTERVISTE

Messaggioda teo.emme » lun 17 mar 2008, 0:49

pbagnoli ha scritto: Che Pavarotti sia stato Idomeneo, nessun dubbio: lo ha fatto.
Che lo abbia fatto bene, qualche dubbio - permettimi - ce l'ho. Conosco bene quell'incisione - se ti riferisci a quella di Pritchard - e la trovo una delle più colossali ciofeche discografiche di sempre. Non prevalentemente per Pavarotti - d'accordo - ma anche. Non era male, oggettivamente: faceva quello che poteva in una parte che lo sovrastava non tanto tecnicamente (ne viene a capo), quanto umanamente, dimostrando che non basta avere una bella voce per cantare questo ruolo di padre disperato e lacerato. Lo stesso Langridge, secondo me, gli è infinitamente superiore quanto a statura artistica, ma anche Bostridge, ed è tutto dire! Non parliamo di Gedda, per me massima icona tenorile di sempre...


Mi scuso per l'OT relativo all'Idomeneo di Pavarotti, ma mi sembra necessario rispondere. :D

In realtà mi riferisco alla versione video diretta da Levine, molto più riuscita di quella solo audio. Quest'ultima ha diversi difetti, non sono certo io a negarli, a cominciare da Pritchard, da qualche taglio di troppo e da alcuni cantanti scelti (che presi in sè sono ottimi, ma in quell'incisione appaiono un pò deludenti). Tuttavia non la trovo affatto una ciofeca, ha momenti di grande fascino strumentale (i Wiener non sono quei mortificanti complessini barocchi...e si sente) e vocale. Pavarotti poi, ne esce vincitore. Non so, ma quella voce solare e mediterranea mi sembra perfetta per il re di Creta, troppo spesso affidato alle bianche ed effemminate vocine di tenori anglosassoni (penso a Rolfe-Johnson, a Bostridge...voci che non riesco ad ascoltare per più di 5 minuti, con quella astrusa e improbabile pronuncia, l'andamento maldestro e schiacciato..che davvero, non riesco a sopportare). Parliamo di interpretazione: padre lacerato? Anche, ma soprattutto re e guerriero, conscio del suo destino tragico. E non dimentichiamoci che Mozart scrive un Opera Seria, non un dramma verista, quindi, le sfumature degli affetti, vanno risolti soprattutto nella musica. Tecnicamente, poi, lo trovo quasi perfetto e penso che, se all'epoca avesse ancora avuto voglia di studiare davvero una partitura nuova, avrebbe potuto affrontare integralmente il ruolo, con la stesura originale di "Fuor del mar" (ma comunque anche così la trovo di una bellezza e di uno splendore vocale smaglianti). Su Gedda: anche a me piace molto, ma il suo Idomeneo mi convince meno, molto meno. Ho preferito di gran lunga il suo Arnold o il suo Alfredo (per ricordare due dei suoi ruoli che non mi stanco mai di ascoltare)
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Re: SPAZIO ALLE INTERVISTE

Messaggioda teo.emme » lun 17 mar 2008, 0:53

pbagnoli ha scritto: Quanto alle tue affermazioni sulla Dessay, è talmente stridente lo jato fra la statura immensa di questa Artista (che, tra l'altro, mi ha letteralmente entusiasmato nell'ascolto della Lucia dal Met) e quello che tu dici, da riportarmi in mente quello che il mio nonno buonanima diceva su un giocatore di poker che si misurò con lui... :D


Premesso che era una battuta.....anche se è evidente quanto non mi piaccia la diva in oggetto.......pure io ho ascoltato quella Lucia del Met, e ho avuto una reazione del tutto differente rispetto alla tua........... :twisted:
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Re: SPAZIO ALLE INTERVISTE

Messaggioda Maugham » lun 17 mar 2008, 13:48

teo.emme ha scritto:Cosa significhi cantante musicista, quindi, mi sfugge, o meglio non mi interessa. Ti ribalto però la questione: Domingo è cantante musicista (fa pure il direttore d'orchestra), ha iterpretato un buonissimo Tristano e ha in repertorio Sigmund e Parsifal.


Caro Teo, forse sono stato un po' precipitoso, ma quello che volevo esprimere con non musicista era un dato di fatto penso noto a tutti. Non una critica a Pavarotti. Per sua stessa ammissione, il tenorissimo non era in grado di leggere compiutamente uno spartito. Quindi il suo repertorio era per forza di cose limitato a quei titoli dove un buon orecchio e un'innata musicalità ti permettono di venirne fuori.
Vuoi un esempio extra-tenorile?
Azucena la puoi imparare anche senza saper leggere la musica. Ti aiuta l'orecchiabilità delle frasi e con un buon maestro al piano la metti in gola senza troppi problemi anche se non riconosci a menadito le note sulla carta. Poi hai incredibili problemi tecnico-interpretativi, ma che puoi affrontare anche senza essere un musicista.
Con la Nutrice di Strauss invece, se non sei un musicista, non ci cavi i piedi. Non parti neanche. Nemmeno con il miglior preparatore di cantanti in circolazione. Non ti aiuta l'orecchio, non ti aiuta l'armonia dell'orchestra, non ti aiuta la melodia. Devi metterti con pazienza, battuta dopo battuta, intervallo dopo intervallo a costruire la parte. Come ho detto in un altro messaggio, la Horne, che pur musicista era, mi disse che non le sarebbero bastati mesi solo per imparare -non per dubuttare, assolutamente!- tutte le note della Amme. Matteuzzi (anche lui musicista e capace di preparare un ruolo da solo con un pianoforte) mi confidò che studiare Capriccio per il suo debutto bolognese fu una delle fatiche più titaniche della sua carriera.
Pensa cosa sarebbe per un non musicista!
Domingo, che è invece un musicista di fino, ha potuto affrontare Tristano dopo anni di studio cosa che, qualora anche ne avesse avuto l'intenzione, Pavarotti presumo non sarebbe stato in grado di fare. Ma non perchè Pavarotti era meno... bravo di Domingo. :D
Le loro competenze musicali erano diverse.
Poi possiamo discutere all'infinito su chi sia il miglior Idomeneo ma, oggettivamente, lo ripeto, oggettivamente, le difficoltà dei ruoli sono imparagonabili.
Come è oggettivamente chiaro di quanto sia più difficile per un italiano imparare il cinese che lo spagnolo.
Saluti
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Re: SPAZIO ALLE INTERVISTE

Messaggioda teo.emme » lun 17 mar 2008, 15:52

Maugham ha scritto: Poi possiamo discutere all'infinito su chi sia il miglior Idomeneo ma, oggettivamente, lo ripeto, oggettivamente, le difficoltà dei ruoli sono imparagonabili.
Come è oggettivamente chiaro di quanto sia più difficile per un italiano imparare il cinese che lo spagnolo.
Saluti
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I ruoli sono sì imparagonabili, poichè Idomeneo è oggettivamente ruolo molto più difficile vocalmente (altri sono i problemi).
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Re: SPAZIO ALLE INTERVISTE

Messaggioda Maugham » lun 17 mar 2008, 17:23

I ruoli sono sì imparagonabili, poichè Idomeneo è oggettivamente ruolo molto più difficile vocalmente (altri sono i problemi).


Caro Teo, come dicono dalle mie parti... per me è pari anche tredici! :D :D
E se ho portato avanti questo discorso piuttosto sciocchino su cosa fosse più difficile da cantare :wink: è solo perchè mi hai interpellato personalmente (seppur pubblicamente) in un messaggio precedente e trovo quindi educato rispondere.
Sono invece molto interessato visto che tu sei un conoscitore delle ascendenze belliniane nel Tristano, a portare avanti quel discorso di cui parlavamo sopra. Converrai con me di come questo argomento abbia ben altro spessore. Non lasciarmi quindi in sospeso come con la faccenda del finale del Don Giovanni.... :wink:. Mi avevi promesso una risposta il giorno dopo!!! :(
Saluti
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Re: SPAZIO ALLE INTERVISTE

Messaggioda teo.emme » lun 17 mar 2008, 20:34

Maugham ha scritto:
I ruoli sono sì imparagonabili, poichè Idomeneo è oggettivamente ruolo molto più difficile vocalmente (altri sono i problemi).


Caro Teo, come dicono dalle mie parti... per me è pari anche tredici! :D :D
E se ho portato avanti questo discorso piuttosto sciocchino su cosa fosse più difficile da cantare :wink: è solo perchè mi hai interpellato personalmente (seppur pubblicamente) in un messaggio precedente e trovo quindi educato rispondere.
Sono invece molto interessato visto che tu sei un conoscitore delle ascendenze belliniane nel Tristano, a portare avanti quel discorso di cui parlavamo sopra. Converrai con me di come questo argomento abbia ben altro spessore. Non lasciarmi quindi in sospeso come con la faccenda del finale del Don Giovanni.... :wink:. Mi avevi promesso una risposta il giorno dopo!!! :(
Saluti
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Hai ragione...scusami...ti risponderò al più presto. :wink:
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Re: SPAZIO ALLE INTERVISTE

Messaggioda MatMarazzi » mar 18 mar 2008, 13:58

teo.emme ha scritto:nonostante l'incredula ilarità di MatMarazzi :wink: ,


E rido ancor... E rido ancor...
;)

Bellini, autore idolatrato dal serioso tedesco


Idolatrato???
Perché a Wagner è scappata qualche parola di elogio (che gli faceva onore, intendiamoci) sulla Norma, è diventato un "idolatra" di Bellini?
:D
Me lo vedo, il buon Wagner, tutte le sere, venerare l'icona del suo Idolo: Bellini.
Ma se Bellini era il suo idolo... c'è da chiedersi perché nel primo atto del Tristano non vi sia almeno una cavatina di Isolde con cabaletta e da capo fiorito! O una bella polacca, magari alla fine dell'atto, con Isolde che fa le agilità mentre Marke, Tristan e Brangane ritmano l'accompagnamento: "Son vergin, vezzosa in veste di sposa!"!

Ma su... per cortesia! ;)
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Re: SPAZIO ALLE INTERVISTE

Messaggioda MatMarazzi » mar 18 mar 2008, 14:16

dottorcajus ha scritto:Giusto per fare un esempio volutamente eccessivo dubito che sceglierei la Dessay per cantare Brunilde nella Walkiria, neanche se fosse un fenomeno nel canto declamatorio o, cosa che indubbiamente possiede, avesse una grande personalità artistica. Seguendo i miei canoni la sua voce non è adatta al personaggio.
Non dico che le mie siano le convinzioni giuste ma sicuramente sarebbero quelle che seguirei visto che anche in questo caso mancano reali riscontri oggettivi sui quali effettuare le proprie scelte.


Caro Roberto, proprio perchè "volutamente eccessivo" il tuo esempio calza a pennello.
Tu non chiameresti la Dessay in Bruennhilde, io nemmeno.
Penso che nessuno al mondo lo farebbe, nè lei accetterebbe.
Non trovi che questo sia già significativo di quel margine di "oggettività" su cui dobbiamo ragionare.
Ci sono questioni "fisiologiche" che vanno tenute in considerazione in rapporto al repertorio.

Una di questa è l'estensione.
Hai tutte le note richieste da uno spartito?
Un'altra è il volume.
C'è un'orchestrazione pazzesca! Riesci a penterarla?
Un'altra (per me la più importante) è la capacità tecnica.
In questa partitura ci sono trilli, agilità, e altre complesse formule vocalistiche.
Le sai affrontare?
Oppure, in quest'altra partitura ci sono (come nel Tristano) centinaia di migliaia di parole, immerse in un declamato continuo.
Sai valorizzarle, colorandole? assaporandole? facendole capire fino all'ultima fila della galleria? proiettandole oltre un'orchestra tumultuosa?
Poi c'è la questione stilistica.
Lo domini il liguaggio estetico e culturale di un determinato spartito? Riesci a "parlarlo" come fosse la tua lingua?
Riesci a farne tue le sfumatura, le cose "non dette", il mondo che vi pulsa fra le righe?
Last but not least, (proprio not least, anzi...), c'è la questione della personalità dell'artista in rapporto al ruolo, dell'aderenza fisica-anagrafica-psicologica al personaggio, o per lo meno la capacità di far aderire il ruolo - come un vestito - alle più riposte ragioni del proprio "io".
E a questo stadio può arrivare - io credo - solo il direttore artistico che conosce personalmente e umanamente l'artista che ha di fronte.

Questi sono, o doverebbero essere per me, i gradini da percorrere nella scelta di un debutto.
I primi tre sono i più facili (o dovrebbero esserlo, perché i nostri geniali addetti al casting sbagliano pure quelli).
Gli altri sono più difficili da imbroccare ma quando capita abbiamo le interpretazioni di genio.

Con questo non voglio dire che tutto sia oggettivo e matematico.
Ma non credo nemmeno alla soggettività pura.
Esiste una via di mezzo: e questa via di mezzo è fatta dalle "convenzioni", mutevoli ma esistenti, solide, importanti.
Tra il solido e il gassoso, non c'è il nulla! :)

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Re: SPAZIO ALLE INTERVISTE

Messaggioda teo.emme » mar 18 mar 2008, 16:03

MatMarazzi ha scritto: Me lo vedo, il buon Wagner, tutte le sere, venerare l'icona del suo Idolo: Bellini.
Ma se Bellini era il suo idolo... c'è da chiedersi perché nel primo atto del Tristano non vi sia almeno una cavatina di Isolde con cabaletta e da capo fiorito! O una bella polacca, magari alla fine dell'atto, con Isolde che fa le agilità mentre Marke, Tristan e Brangane ritmano l'accompagnamento: "Son vergin, vezzosa in veste di sposa!"!

Ma su... per cortesia! ;)
Mat


Il buon Wagner forse non aveva il busto di Bellini, ma nelle melodie "lunghe lunghe" ha trovato più di un'ispirazione. E' noto a tutti ciò che pensava di Norma, forse però tu ignori che non solo gli scappò qualche parola di elogio (probabilmente da te ritenuta fuori luogo, visto la pretesa superiorità del teutonico Richard su tutto ciò che puzzi di mediterraneo...vero?), ma scrisse pure un'aria per Oroveso in occasione di una rappresentazione..

Su cabalette e cavtine ti risponderei seriamente parlandoti del fatto che il teatro si evolve etc...ma non vale la pena...

Comunque è veramente gustoso essere capitato in un covo di nostalgici del dramma musicale wagneriano come summa e apice della storia musicale universale! Davvero un bel viaggio indietro nel tempo.....e per fortuna che sarei io il reazionario!
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Re: SPAZIO ALLE INTERVISTE

Messaggioda MatMarazzi » mar 18 mar 2008, 17:30

teo.emme ha scritto:Il buon Wagner forse non aveva il busto di Bellini, ma nelle melodie "lunghe lunghe" ha trovato più di un'ispirazione.


Guarda che non fu Wagner a definirle "lunghe, lunghe". :)
Fu Verdi.
E la lunghezza dei temi di Bellini (almeno nell'annotazione verdiana) non va vista in senso assoluto.
I temi di Bellini non sono più lunghi di quelli di tantissimi altri compositori.

La "lunghezza" celebrata da Verdi era riferita all'inusitata libertà melodica che Bellini riusciva a prendersi rispetto alle pressioni accentuative del verso.
Così in un semplice ottonario ritmatissimo e cadenzatissimo ("càsta dìva chè inargènti / quèste sàcre antìche piànte")
Bellini era capace di inventarsi una frase melodica totalmente libera dalla pulsazione metrica, dove nessuno potrebbe più dire che all'origine c'era un ottonario, e dove nemmeno il rigoroso incedere trocaico insito in questi versi si sente più.

Verdi ammirava questa abilità di Bellini, perché lui, al contrario, non riusciva a liberarsi tanto facilmente dalle scatole ritmiche dei versi, risultando spesso meccanico e marziale.
E' quasi inutile dire che Wagner questi problemi non li aveva... e se qualche tema wagneriano è molto lungo non è certo per imitazione di Bellini: avrebbe potuto trovare temi infinitamente lunghi in centomila altri compositori.


E' noto a tutti ciò che pensava di Norma, forse però tu ignori che non solo gli scappò qualche parola di elogio (probabilmente da te ritenuta fuori luogo, visto la pretesa superiorità del teutonico Richard su tutto ciò che puzzi di mediterraneo...vero?),


Certo che è fuori luogo!
Che schifo Bellini! W Wagner!
:)


ma scrisse pure un'aria per Oroveso in occasione di una rappresentazione..


Ma come? Non gli bastavano quelle che aveva scritto Bellini?
O non gli piacevano?
Non poteva lasciare intatto ciò che il suo "idolo" aveva scritto?
:)

Su cabalette e cavtine ti risponderei seriamente parlandoti del fatto che il teatro si evolve etc...ma non vale la pena...


Be', non c'erano cabalette nè polacche nemmeno nel Vascello Fantasma, che fu creato nel 43 (i Puritani sono del 35).

Comunque è veramente gustoso essere capitato in un covo di nostalgici del dramma musicale wagneriano come summa e apice della storia musicale universale! Davvero un bel viaggio indietro nel tempo.....e per fortuna che sarei io il reazionario!


Sì, bravo! hai capito tutto!
Siamo una specie di setta di invasati che vuole abolire il belcanto, espressione del diavolo!!!!
Siiii... Bruciamo la Sutherland! Torturiamo la Horne!!!
Costringiamole ad abiurare, pardon... declamare per tre ore, senza nemmeno un trillo! :)

Scusami se scherzo, ma te le tiri!
:)
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Re: SPAZIO ALLE INTERVISTE

Messaggioda Pruun » mar 18 mar 2008, 18:56

MatMarazzi ha scritto:Siiii... Bruciamo la Sutherland! Torturiamo la Horne!!!
Costringiamole ad abiurare, pardon... declamare per tre ore, senza nemmeno un trillo! :)


Ammazza... e se a loro facciam questo... alla Tourangeau che le facciamo?? :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:

Vabbé dai era per sdrammatizzare un po'...

... piuttosto mi piacerebbe molto approfondire questo discorso di Bellini e Wagner, perché credo che comparandoli proprio sulla libertà d'uso del verso (uhé Mat, tu l'hai messa in mezzo eh!) e sull'armonia possa venire fuori un discorso molto intrigante... o anche parlando dei famosi trilli che sarebbero presenti nella parte di Bruhnilde! (Lo lessi da qualche parte ma per inefficienza mai controllai in partitura... :oops: :oops: :oops: )

Mat, Mat, Mat... non ti devo certo dire che l'aria di Oroveso fu il classico troppo amore che uccide il bene amato, vero? Un pò come l'orchestrazione dell'Ifigenia in Aulide, no?

Tanto oramai mi pare di capire che definirci off-topic a questo punto ha dell'eufemistico.... :mrgreen: :mrgreen:
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