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problemi estetici, storici, tecnici sull'opera

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Re: Grecità, mediterraneità

Messaggioda Teo » gio 31 gen 2008, 17:33

melomane ha scritto:però anni fa ho seguito una trasmissione radiofonica in cui si rileggevano frammenti e passaggi insistendo sul ritmo percussivo ad essi associato nelle rappresentazioni classiche.


Sapessi come ti capisco...
Giusto in paio di anni fa, feci un lavoro per un liceo coreutico sulla lettura delle Baccanti con ragazzi di 14/15 anni di età....beh, applicando semplicemente il senso della ritmica con la quale veniva "declamata" la parola, e dopo aver provato e riprovato pause e accenti prefissi, il risultato fù a dir poco "STRABILIANTE".
Senza voler con questo peccare di immodestia, vi posso garantire che avevamo ottenuto una vera e propria "interpretazione".
Nel canto (provato pure sulla mia pelle) si può impostare, pur con le dovute differenze, lo stesso concetto per vedere già fin dalle prime prove un risultato inaspettato.
Purtroppo l'interpretazione viene troppo spesso relegata alla sola "immedesimazione del personaggio" senza tener conto che la costruzione della frase e di ogni singola battuta, verte innanzitutto su concetti prevalentemente tecnico-musicali (ovvero pause, accenti, dinamiche, metriche, ecc...).
Peccato che questo sempre meno frequentemente venga insegnato e trasmesso dagli addetti ai lavori (insegnanti, conservatori, direttori, ecc. ecc.).

Salutissimi.

Teo
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Messaggioda melomane » gio 31 gen 2008, 18:35

Purtroppo l'interpretazione viene troppo spesso relegata alla sola "immedesimazione del personaggio" senza tener conto che la costruzione della frase e di ogni singola battuta, verte innanzitutto su concetti prevalentemente tecnico-musicali (ovvero pause, accenti, dinamiche, metriche, ecc...).


Teo, penso che l'applicazione dei concetti che esprimi giovi a creare il personaggio:
- "Norma": abitavo a Parma e ho perso la Norma della Anderson.
Mi sembra che l'idea che fosse una brutta rappresentazione sia diventata la parola d'ordine, ma gli ascolti radiofonici rivelavano tutt'altro.
Fu eseguita la partitura originale e la drammaturgia scaturiva naturalmente. Mentre ascoltavo riflettevo che non era necessario integrare la lettura con la recitazione, cosa che invece è auspicabile nelle edizioni che conosciamo;
- la Salome della Caballé: di espressivo c'è solo il candore della voce ma la bellezza dell'esecuzione ne fa il prisma su cui si rifrangono le sonorità dell'orchestra;
- l'Andrea Chénier della Tebaldi.

Qualche volta riesco ad ascoltare i "microscopi" de "La barcaccia" e le esecuzioni che i commentatori dicono essere aderenti allo spartito e alle indicazioni sono sempre più significative e gradevoli.

Un caro saluto

Francesco
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